Questo tipo di assistenza è previsto qualora le strutture italiane non fossero in grado di dare prestazioni adeguate. La procedura cambia in base alle modalità di assistenza e dal paese in cui ci si deve recare per essere curati. Per quel che riguarda le strutture di altissima specializzazione, esistono due modalità di assistenza, che comunque richiedono l’autorizzazione da parte dell’ASL:
Assistenza diretta: le prestazioni sono pagate direttamente dall’ASL
Assistenza indiretta: il costo delle prestazioni sanitarie sono a carico del paziente, il quale riceverà successivamente un rimborso parziale dalla ASL di appartenenza.
La domanda deve essere presentata all’ASL di competenza, allegando un certificato emesso da uno specialista, che attesti l’impossibilità di essere curato in Italia e che indichi la struttura estera prescelta.
La patologia neoplastica può portare ad alterazioni anatomiche e funzionali tali da richiedere, nel soggetto che ne è colpito, l’ausilio di presidi protesici ed altri. Il requisito necessario per ottenere tale fornitura è quello di avere una invalidità superiore al 33% e di essere tra i beneficiari del Decreto del Ministero della Sanità 332/1999, tra i quali rientrano le donne mastectomizzate, gli amputati d’arto, gli stomizzati, i laringectomizzati e coloro che sono in attesa del riconoscimento dell’invalidità.
La richiesta per ottenere tali forniture, deve essere fatta dal medico specialista del servizio sanitario nazionale, competente per il tipo di patologia.
Il lavoratore che, a causa delle conseguenze di una neoplasia, veda ridotta la sua capacità di lavoro in modo permanente a meno di un terzo può richiedere il riconoscimento dell’invalidità pensionabile. In questo caso, a differenza dell’invalidità civile, il giudizio risulta ad personam, cioè si deve valutare quanto le infermità accertate incidano sulla capacità lavorativa attitudinale di un determinato individuo. La domanda deve essere presentata presso la sede INPS di competenza e alla domanda deve essere allegato il modello SS3 che deve essere compilato dal medico di fiducia. Se la domanda dovesse essere respinta, il soggetto potrà presentare ricorso presso i Comitati provinciali e regionali dell’INPS.
Pensionamento anticipato
Per i lavoratori invalidi, con un’ invalidità superiore al 74%, vi è il beneficio di ottenere 2 mesi di contribuzione per ogni anno lavorativo prestato come invalido. Questo beneficio è riconosciuto fino ad un massimo di 5 anni.
Pensione di inabilità
Per ottenerne il riconoscimento il soggetto deve avere i seguenti requisiti:
età compresa tra 18-65 anni
percentuale di invalidità del 100%
reddito al di sotto dei limiti minimi previsti dalla legge
Al compimento del 65° anno tale assegno verrà sostituito dalla pensione sociale. La domanda va presentata all’ASL di competenza, la cui commissione medico-legale deve fissare entro tre mesi la data della visita. Se la domanda non viene accolta, le modalità per la presentazione del ricorso sono uguali a quelle per la mancata concessione dell’assegno di invalidità.
I presupposti per il riconoscimento di tale indennità sono la totale inabilità (invalidità del 100%), l’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore o di compiere le attività di vita quotidiana. A differenza delle altre, tale indennità non prende in considerazione i requisiti anagrafici ed economici del soggetto (non viene considerato il reddito). L’erogazione dell’assegno è di competenza dell’INPS e ha decorrenza dal mese successivo dalla presentazione della domanda.
Al malato che si debba sottoporre ai trattamenti chemioterapici spetta l’indennità di accompagnamento per il periodo di chemioterapia o di radioterapia. Diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno infatti riconosciuto il diritto del paziente sottoposto ai trattamenti chemioterapici a ricevere l’indennità di accompagnamento per tutto il periodo di cura (anche se il periodo è breve). La domanda va presentata all’ASL di competenza presso l’Ufficio Invalidi civili. Alla domanda è necessario allegare il riconoscimento di invalidità civile ed il certificato medico che deve contenere i dati necessari per consentire l’individuazione delle menomazioni e delle infermità. L’indennità decorre dal primo giorno del mese successivo dalla presentazione della domanda.
Il paziente ha diritto all’esenzione totale dal pagamento del ticket per farmaci, per visite ed esami appropriati per la cura del tumore (D.M. Sanità 329/1999). L’esenzione viene rilasciata da un apposito ufficio dell’ASL dietro la presentazione di una certificazione rilasciata dall’oncologo o da un altro medico. Una volta riconosciuto il diritto all’esenzione del pagamento del ticket, verrà rilasciata al paziente la tessera di esenzione, recante il codice 048 di identificazione delle patologie tumorali. La presentazione di tale tessera dà il diritto di usufruire di cure mediche e sanitarie riferite alla patologia tumorale presso le strutture sanitarie (pubbliche o private convenzionate). L’esenzione vale anche per i farmaci.
La domanda deve essere presentata all’ASL di competenza, così come quella per l’eventuale ricovero in centri di elevata specializzazione all’estero.
Tutti i malati di cancro in terapia hanno il diritto di ottenere il contrassegno di libera circolazione e di sosta che consente:
La sosta nei parcheggi riservati ai disabili, la sosta gratuita nei parcheggi a pagamento (qualora non ci fossero gli spazi riservati)
Libera circolazione nelle zone a traffico limitato e nelle zone pedonali.
Il paziente dovrà fare domanda presso il Comune di residenza. Potrà ottenere il contrassegno dopo aver compilato un apposito modulo e allegato la documentazione attestante lo stato di invalidità.
Se il cittadino non ha un’occupazione e gli viene riconosciuta l’invalidità civile, quest’ultima può diventare utile per un’assunzione futura, in quanto secondo una legge del 1999, i datori di lavoro hanno l’obbligo di assumere i soggetti con una invalidità superiore al 46% iscritti nelle liste speciali di collocamento, in un numero proporzionale alle dimensioni dell’azienda o dell’ente. Inoltre, se il cittadino ha una invalidità superiore al 67%, ha il diritto di scegliere la sede aziendale più vicina al proprio domicilio.
Assenze dal lavoro
La possibilità di assentarsi dal lavoro da parte di un paziente e di un suo familiare è subordinata al grado di invalidità o di handicap. Nel momento in cui sia stato riconosciuto dalla ASL lo stato di invalidità, il paziente dovrà recarsi presso il suo datore di lavoro con la documentazione necessaria. Il lavoratore disabile ha dunque diritto (ex art. 33 della legge 104/1992) a due ore al giorno o di tre giorni al mese di permesso retribuito, il familiare a tre giorni mensili. Se al paziente è stata riconosciuta una invalidità del 50% gli spetteranno di diritto 30 giorni all’anno di congedo retribuito per cure mediche connesse allo stato di invalidità in aggiunta ai giorni di malattia previsti dal contratto. Alcuni CCNL del settore pubblico prevedono che, nel caso di patologie gravi per cui il paziente debba sottoporsi alla chemioterapia, i giorni di trattamento o di ricovero non vengano calcolati nel computo dei giorni di assenza per malattia e che siano retribuiti interamente. La legge 53/2000 prevede, per un lavoratore pubblico o privato, la possibilità di ottenere un congedo lavorativo pari a due anni (continuativi o frazionati), per gravi e motivati problemi familiari. Quest’ultima legge è a favore del parente di un ammalato di patologia neoplastica. Inoltre, con la riforma Biagi del mercato del lavoro (Dlgs 276/2003), è stato riconosciuto ai malati di tumore il diritto di chiedere ed ottenere dal datore di lavoro di trasformare il contratto di lavoro da tempo pieno a part-time (orizzontale o verticale). Naturalmente tutto questo vale fino a che le condizioni di salute del malato non gli consentiranno di riprendere l’orario normale.
Per ottenere questo riconoscimento il soggetto deve possedere i seguenti requisiti:
Età compresa tra i 18-60 anni
Avere una invalidità uguale o superiore al 74%
Possedere redditi inferiori ai limiti previsti dalla legge
Trovarsi temporaneamente senza lavoro
Essere iscritto all’INPS da almeno 5 anni
Al compimento dei 65 anni l’assegno di invalidità viene sostituito dalla pensione di anzianità. Il requisito medico legale, il requisito economico e quello di trovarsi temporaneamente senza lavoro sono fondamentali per il riconoscimento dello stato di invalidità civile e quindi per il riconoscimento del diritto all’assegno di invalidità. La domanda va rivolta alla sede INPS di competenza, allegando la seguente documentazione:
Certificati anagrafici
Certificazione medica che attesti l’infermità fisica che ha ridotto la capacità lavorativa
Se la domanda non viene accolta, si deve presentare il ricorso presso ilcomitato provinciale dell’INPS, entro 180 giorni dalla comunicazione dell’esito negativo. Se il ricorso non viene accolto oppure se entro 90 giorni il comitato provinciale dell’INPS non si pronuncia, il cittadino dovrà ricorrere presso la sezione del lavoro e di previdenza del Tribunale della zona di residenza, facendosi assistere da un legale di fiducia.
La stanchezza (o più propriamente astenia) è una sensazione persistente e soggettiva di malessere fisico, mentale ed emotivo. Essa è spesso correlata sia al tumore sia al trattamento anti-tumorale. [EXPAND leggi tutto]
Questo tipo di stanchezza si differenzia da quella abituale in quanto è persistente e non migliora nonostante il riposo. Talvolta è molto più invalidante di altri disturbi quali il dolore, la nausea e il vomito. L’astenia può:
Ridurre/annullare la capacità di “sentirsi bene”
Rendere difficoltosi i rapporti con familiari e amici
Ridurre la capacità di svolgere qualunque attività lavorativa
Rendere difficile il completamento delle terapie anti-tumorali
Il paziente in genere riferisce una stanchezza inabilitante che si accompagna a sensazione di debolezza a carico di tutti e quattro gli arti. Spesso si associa a uno stato di depressione cronica, irritabilità e frustrazione. Questo problema è estremamente frequente: si stima che sia presente nel 90% dei pazienti in corso di trattamento e nel 75% dei pazienti NON in corso di terapia. Le principali cause di fatica cronica possono essere rappresentate da:
anemia, cioè l’abbassamento dei livelli di emoglobina nel sangue (che può essere determinata da varie cause come una alimentazione inappropriata, trattamenti chemio/radioterapici, stato cronico della malattia, disfunzione dei principali organi (come reni, fegato, cuore) o
un sanguinamernto persistente. Una grave anemizzazione può ridurre significativamente sia la qualità di vita che il buon esito dei
trattamenti chemio/radioterapici.
Per questa ragione il controllo dei valori di emoglobina medi dei pazienti oncologici è sempre doveroso e necessita, in presenza
di anemia, di trattamenti specifici da attuarsi sotto lo stretto controllo medico.
danno indotto dai trattamenti chemio/radioterapici
dolore cronico estenuante che spesso necessita di farmaci, tra i cui effetti collaterali vi è un indebolimento dello stato psico-fisico generale
stato depressivo cronico
problemi nutrizionali quali nausea, vomito, ageusia (incapacità
di percepire i gusti), inappetenza, mucosite
disturbi del sonno [/EXPAND]
Effetti collaterali da chemioterapia
E’ importante sottolineare come la moderna chemioterapia ha permesso di ridurre gli effetti collaterali che ne gravano l’utilizzo; inoltre, di regola, tali effetti possono regredire progressivamente a partire dal termire del trattamento. Tra gli effetti più comuni determinati dall’uso dei chemioterapici bisogna segnalare innanzitutto la nausea ed il vomito. [EXPAND leggi tutto]
Questi sintomi possono essere ridotti/controllati da un adeguato utilizzo di farmaci antiemetici (attivi cioè contro nausea e vomito), la cui prescrizione è effettuata dall’oncologo alla comparsa dei disturbi. Per il meccanismo tipico dei chemioterapici, è inoltre possibile una riduzione nel numero delle cellule sane del sangue. Questo può comportare un aumento del rischio di infezioni e del senso di stanchezza generale. E’ compito dell’oncologo la valutazione di questi rischi e del loro eventuale trattamento tempestivo. In caso di ulcerazioni della bocca o mancanza d’appetito – frequenti con alcuni chemioterapici – sarà possibile ricorrere a collutori che riducano l’infiammazione e, per l’inappetenza, ad apposite bevande energetiche comunemente vendute in farmacia.
Molti trattamenti chemioterapici – ma non tutti – possono provocare anche una vistosa caduta dei capelli, fortunatamente del tutto reversibile in breve tempo dopo il termine del ciclo terapeutico. [/EXPAND] Effetti collaterali da radioterapia
La radioterapia può indurre effetti collaterali come stanchezza e nausea, di diversa intensità in rapporto a durata ed intensità del trattamento. [EXPAND leggi tutto]
Così come detto per la chemioterapia, in presenza di nausea un buon aiuto può venire dai cosiddetti farmaci antiemetici, da assumere sotto controllo medico, che sono in grado nella maggior parte dei casi di ridurre il disturbo. Analogamente, in caso di disturbi della deglutizione o mancanza di appetito sarà possibile ricorrere all’utilizzo delle bevande energetiche prima citate. [/EXPAND] Effetti collaterali da Target Therapy o farmaci biologici
La Target Therapy o terapia con farmaci biologici si avvale dell’impiego di una nuova classe di farmaci, innovativi e specifici, che agendo in modo differente e molto più selettivo della chemioterapia classica verso le cellule tumorali, inducono di norma una tossicità significativamente minore rispetto a quest’ultima nei confronti delle cellule sane.
[EXPAND leggi tutto]
Gli effetti collaterali più comuni derivanti dall’utilizzo dei farmaci biologici impiegati nel trattamento del tumore del polmone sembrano essere legati in massima parte a sintomi quali diarrea ed eruzioni cutanee. Con minor frequenza, ma da segnalare comunque, possono manifestarsi gli effetti collaterali legati all’interazione di questi farmaci con il sistema immunitario – con un possibile aumento del rischio di infezioni -, tossicità ematologica (alterazioni delle cellule del sangue, specie in caso di somministrazione concomitante con chemioterapia standard), ipertensione e aumentata tendenza all’affaticamento. [/EXPAND] Dr.ssa M. Longo
It is important to emphasise how modern chemotherapy has allowed the reduction of side-effects which are an obstacle to its use. Furthermore, as a rule, these effects may progressively decrease starting from the end of the treatment.
Among the most common side-effects caused by the use of chemotherapeutic drugs there are, first of all, nausea and vomiting. These symptoms can be reduced/controlled by an appropriate use of antiemetics (that is active against nausea and vomiting) whose prescription is made by the oncologist when the troubles appear. Because of a mechanisms typical of chemotherapeutic drugs, a possible reduction in the number of the healthy cells of the blood can also be observed. This may lead to an increased risk of infection and a rise in the feeling of general fatigue. It is up to the oncologist to evaluate such risks and their timely treatment, if any.
In case of mouth ulcerations or lack of appetite – which are frequent with certain chemotherapeutic drugs – mouthwashes reducing inflammation and, for inappetence, special energy drinks commonly sold in pharmacies will be indicated.
Several chemotherapeutic drugs, but not all, may also cause a huge loss of hair, fortunately completely reversible in a short time after the end of the therapeutic cycle.
Radiation Therapy Side-effects
Radiation therapy can cause side-effects as fatigue and nausea of various intensity according to the length of treatment and its strength. As already stated for chemotherapy, in case of nausea the so-called antiemetics, to be taken under the physician’s control, can reduce the trouble in most cases. Similarly, in case of swallowing disturbances or loss of appetite, the use of the above-mentioned energy drinks will be recommended.
Side-effects of Target Therapy or Biological Agents
The Target Therapy or therapy with Biological Agents makes use of a new class of innovative and specific drugs which, acting towards tumour cells in a different and much more selective way than classic chemotherapy, cause, normally, significant less toxicity towards healthy cells than the latter. The most common side-effects resulting from the use of Biological Agents in the treatment of lung cancer are mostly linked to symptoms such as diarrhoea and skin rashes. It has to be reported that also side-effects related to the interaction of these medications with the immune system – with a possible increase in the risk of infections – blood toxicity (alterations of blood cells, especially in case of simultaneous treatment with standard chemotherapy), hypertension and an increased tendency to tiredness may appear, though less frequently.
Agobiopsia TC guidata: procedura diagnostica che prevede il campionamento, tramite puntura con ago percutanea, di tessuto patologico sotto guida TC.
Agobiopsia transparietale: tecnica diagnostica che consente il prelievo di un frustolo di tessuto vitale da sottoporre a esame cito-/istologico per scopo diagnostico. Le dimensioni del tessuto prelevato corrispondono al diametro interno dell’ago impiegato per tale procedura.
Anemia: presenza di valori medi di emoglobina al di sotto di 12-11,5 gr/dl (considerando che i valori emoglobinici variano in funzione dell’età, del sesso e dello stato fisico di ciascun soggetto).
Anti-angiogenetici: farmaci in grado di inibire le molecole coinvolte nel meccanismo di proliferazione di nuovi vasi sanguigni da parte del tumore (la loro attività può essere caratterizzata sia dall’impiego degli anticorpi monoclonali che dall’uso degli inibitori tirosin-chinasica).
Astenia (stanchezza): sensazione persistente e soggettiva di malessere fisico, mentale ed emozionale. Essa è spesso correlata al tumore nonché al trattamento anti-tumorale.
Broncoscopia: procedura diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o il naso per consentire la visualizzazione delle vie aeree ed eventualmente per eseguire procedure terapeutiche (laserterapia, posizionamento di stent e/o protesi) e/o diagnostiche (biopsie).
Discromia: alterazione del colorito della cute e/o di alcune secrezioni corporee.
Dispnea: sensazione sgradevole di difficoltà nel respirare, assimilabile alla “mancanza di fiato” e/o alla “fame d’aria”.
Disfagia: difficoltà a deglutire i cibi solidi o liquidi, a volte accompagnata da dolore.
Disfonia: disturbo nella emissione dei suoni con alterazione del tono della voce.
Edema: imbibizione dei tessuti molli e degli spazi interstiziali a opera di liquido sieroso, che comporta un anomalo rigonfiamento degli organi o delle regioni corporee interessate.
Esame cito-/istologico: esame microscopico delle caratteristiche morfologiche di un frammento di tessuto e delle cellule che lo compongono, al fine di confermarne la natura (per esempio, la natura benigna o maligna di un tumore).
Fibrobroncoscopia: indagine diagnostica che consente la diretta visualizzazione dell’albero tracheobronchiale tramite uno strumento flessibile a fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o piú frequentemente il naso. Permette l’esecuzione di prelievi bioptici polmonari e l’aspirazione delle secrezioni per l’esame citologico e colturale. Viene generalmente eseguita in anestesia locale.
Giugulo: spazio anatomico localizzato a livello del collo in corrispondenza del margine superiore dello sterno.
Incidenza: numero di pazienti affetti da una determinata malattia.
Inibitori tirosino-chinasici: farmaci con meccanismo a bersaglio rivolto contro alcune molecole presenti nel citoplasma cellulare implicate nei meccanismi di replicazione tumorale.
Ipercalcemia: incremento della concentrazione del calcio plasmatico.
Linfoadenopatie: ingrossamento dei linfonodi dovuto all’infiltrazione da parte di cellule neoplastiche.
Linfonodi: piccoli organi del sistema linfatico, disposti in modo isolato o raccolti in gruppi, deputati al drenaggio della linfa proveniente da aree circoscritte dell’organismo.
Mediastino: regione anatomica a forma cilindrica che si localizza fra i due polmoni al centro del torace; viene attraversato da strutture vascolari, nervose, da vie aeree e linfatiche.
Mediastinoscopia: procedura chirurgica diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche per consentire la visualizzazione del mediastino per eseguire procedure diagnostiche (biopsie).
Meta-analisi: risultato finale relativo alla sintesi dei dati epidemiologici e statistici di studi relativi ad un farmaco o ad un argomento di carattere scientifico.
Metastatizzazione neoplastica: disseminazione delle cellule cancerose a partire dal tumore primitivo.
Mortalità: numero di decessi imputabili ad una determinata malattia (nel caso specifico i decessi per tumore al polmone).
Rush cutaneo: manifestazioni cutanee che insorgono in corso di terapia con farmaci biologici.
Prevenzione primaria: riduzione di fattori di rischio noti per una determinata patologia. Nel caso del tumore del polmone la prevenzione primaria consiste principalmente nelle campagne antifumo e l’abitudine tabagica (campagne di disassuefazione dal fumo di sigaretta) e nell’implementazione del controllo dei fattori di rischio in ambito lavorativo.
Prevenzione secondaria: comprende tutti i programmi volti a identificare la malattia in fase precoce e in assenza di segni o sintomi di malattia. Un esempio di prevenzione secondaria è il PAP test per il carcinoma dell’utero.
Prevenzione terziaria: è la prevenzione di un secondo tumore in una persona già trattata per un altro tumore. Essa avviene mediante la programmazione di esami di controlli periodici impostati dall’oncologo di riferimento. La reazione cutanea mano-piede indica un gruppo di segni e sintomi clinici che interessano esclusivamente le mani e/o i piedi dei pazienti in terapia con farmaci biologici.
Studio randomizzato: studio clinico in cui il paziente in maniera del tutto casuale e in cieco viene assegnato ad un farmaco sperimentale contro un braccio di controllo al fine di valutare il profilo di efficacia e di sicurezza del farmaco stesso.
Toracentesi: la toracentesi è una procedura diagnostica o terapeutica che serve ad estrarre liquido formatosi nel cavo pleurico
Videotoracoscopia: tipo di intervento chirurgico e tecnica diagnostica mini-invasiva avanzata nata dalla tecnica diagnostica toracoscopia. Grazie ad essa è possibile anche l’esecuzione di biopsie.
Agobiopsia TC guidata: procedura diagnostica che prevede il campionamento, tramite puntura con ago percutanea, di tessuto patologico sotto guida TC.
Agobiopsia transparietale: tecnica diagnostica che consente il prelievo di un frustolo di tessuto vitale da sottoporre a esame cito-/istologico per scopo diagnostico. Le dimensioni del tessuto prelevato corrispondono al diametro interno dell’ago impiegato per tale procedura.
Anemia: presenza di valori medi di emoglobina al di sotto di 12-11,5 gr/dl (considerando che i valori emoglobinici variano in funzione dell’età, del sesso e dello stato fisico di ciascun soggetto).
Anti-angiogenetici: farmaci in grado di inibire le molecole coinvolte nel meccanismo di proliferazione di nuovi vasi sanguigni da parte del tumore (la loro attività può essere caratterizzata sia dall’impiego degli anticorpi monoclonali che dall’uso degli inibitori tirosin-chinasica).
Astenia (stanchezza): sensazione persistente e soggettiva di malessere fisico, mentale ed emozionale. Essa è spesso correlata al tumore nonché al trattamento anti-tumorale.
Broncoscopia: procedura diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o il naso per consentire la visualizzazione delle vie aeree ed eventualmente per eseguire procedure terapeutiche (laserterapia, posizionamento di stent e/o protesi) e/o diagnostiche (biopsie).
Discromia: alterazione del colorito della cute e/o di alcune secrezioni corporee.
Dispnea: sensazione sgradevole di difficoltà nel respirare, assimilabile alla “mancanza di fiato” e/o alla “fame d’aria”.
Disfagia: difficoltà a deglutire i cibi solidi o liquidi, a volte accompagnata da dolore.
Disfonia: disturbo nella emissione dei suoni con alterazione del tono della voce.
Edema: imbibizione dei tessuti molli e degli spazi interstiziali a opera di liquido sieroso, che comporta un anomalo rigonfiamento degli organi o delle regioni corporee interessate.
Esame cito-/istologico: esame microscopico delle caratteristiche morfologiche di un frammento di tessuto e delle cellule che lo compongono, al fine di confermarne la natura (per esempio, la natura benigna o maligna di un tumore).
Fibrobroncoscopia: indagine diagnostica che consente la diretta visualizzazione dell’albero tracheobronchiale tramite uno strumento flessibile a fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o piú frequentemente il naso. Permette l’esecuzione di prelievi bioptici polmonari e l’aspirazione delle secrezioni per l’esame citologico e colturale. Viene generalmente eseguita in anestesia locale.
Giugulo: spazio anatomico localizzato a livello del collo in corrispondenza del margine superiore dello sterno.
Incidenza: numero di pazienti affetti da una determinata malattia.
Inibitori tirosino-chinasici: farmaci con meccanismo a bersaglio rivolto contro alcune molecole presenti nel citoplasma cellulare implicate nei meccanismi di replicazione tumorale.
Ipercalcemia: incremento della concentrazione del calcio plasmatico.
Linfoadenopatie: ingrossamento dei linfonodi dovuto all’infiltrazione da parte di cellule neoplastiche.
Linfonodi: piccoli organi del sistema linfatico, disposti in modo isolato o raccolti in gruppi, deputati al drenaggio della linfa proveniente da aree circoscritte dell’organismo.
Mediastino: regione anatomica a forma cilindrica che si localizza fra i due polmoni al centro del torace; viene attraversato da strutture vascolari, nervose, da vie aeree e linfatiche.
Mediastinoscopia: procedura chirurgica diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche per consentire la visualizzazione del mediastino per eseguire procedure diagnostiche (biopsie).
Meta-analisi: risultato finale relativo alla sintesi dei dati epidemiologici e statistici di studi relativi ad un farmaco o ad un argomento di carattere scientifico.
Metastatizzazione neoplastica: disseminazione delle cellule cancerose a partire dal tumore primitivo.
Mortalità: numero di decessi imputabili ad una determinata malattia (nel caso specifico i decessi per tumore al polmone).
Rush cutaneo: manifestazioni cutanee che insorgono in corso di terapia con farmaci biologici.
Prevenzione primaria: riduzione di fattori di rischio noti per una determinata patologia. Nel caso del tumore del polmone la prevenzione primaria consiste principalmente nelle campagne antifumo e l’abitudine tabagica (campagne di disassuefazione dal fumo di sigaretta) e nell’implementazione del controllo dei fattori di rischio in ambito lavorativo.
Prevenzione secondaria: comprende tutti i programmi volti a identificare la malattia in fase precoce e in assenza di segni o sintomi di malattia. Un esempio di prevenzione secondaria è il PAP test per il carcinoma dell’utero.
Prevenzione terziaria: è la prevenzione di un secondo tumore in una persona già trattata per un altro tumore. Essa avviene mediante la programmazione di esami di controlli periodici impostati dall’oncologo di riferimento. La reazione cutanea mano-piede indica un gruppo di segni e sintomi clinici che interessano esclusivamente le mani e/o i piedi dei pazienti in terapia con farmaci biologici.
Studio randomizzato: studio clinico in cui il paziente in maniera del tutto casuale e in cieco viene assegnato ad un farmaco sperimentale contro un braccio di controllo al fine di valutare il profilo di efficacia e di sicurezza del farmaco stesso.
Toracentesi: la toracentesi è una procedura diagnostica o terapeutica che serve ad estrarre liquido formatosi nel cavo pleurico
Videotoracoscopia: tipo di intervento chirurgico e tecnica diagnostica mini-invasiva avanzata nata dalla tecnica diagnostica toracoscopia. Grazie ad essa è possibile anche l’esecuzione di biopsie.
Agobiopsia TC guidata: procedura diagnostica che prevede il campionamento, tramite puntura con ago percutanea, di tessuto patologico sotto guida TC.
Agobiopsia transparietale: tecnica diagnostica che consente il prelievo di un frustolo di tessuto vitale da sottoporre a esame cito-/istologico per scopo diagnostico. Le dimensioni del tessuto prelevato corrispondono al diametro interno dell’ago impiegato per tale procedura.
Anemia: presenza di valori medi di emoglobina al di sotto di 12-11,5 gr/dl (considerando che i valori emoglobinici variano in funzione dell’età, del sesso e dello stato fisico di ciascun soggetto).
Anti-angiogenetici: farmaci in grado di inibire le molecole coinvolte nel meccanismo di proliferazione di nuovi vasi sanguigni da parte del tumore (la loro attività può essere caratterizzata sia dall’impiego degli anticorpi monoclonali che dall’uso degli inibitori tirosin-chinasica).
Astenia (stanchezza): sensazione persistente e soggettiva di malessere fisico, mentale ed emozionale. Essa è spesso correlata al tumore nonché al trattamento anti-tumorale.
Broncoscopia: procedura diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o il naso per consentire la visualizzazione delle vie aeree ed eventualmente per eseguire procedure terapeutiche (laserterapia, posizionamento di stent e/o protesi) e/o diagnostiche (biopsie).
Discromia: alterazione del colorito della cute e/o di alcune secrezioni corporee.
Dispnea: sensazione sgradevole di difficoltà nel respirare, assimilabile alla “mancanza di fiato” e/o alla “fame d’aria”.
Disfagia: difficoltà a deglutire i cibi solidi o liquidi, a volte accompagnata da dolore.
Disfonia: disturbo nella emissione dei suoni con alterazione del tono della voce.
Edema: imbibizione dei tessuti molli e degli spazi interstiziali a opera di liquido sieroso, che comporta un anomalo rigonfiamento degli organi o delle regioni corporee interessate.
Esame cito-/istologico: esame microscopico delle caratteristiche morfologiche di un frammento di tessuto e delle cellule che lo compongono, al fine di confermarne la natura (per esempio, la natura benigna o maligna di un tumore).
Fibrobroncoscopia: indagine diagnostica che consente la diretta visualizzazione dell’albero tracheobronchiale tramite uno strumento flessibile a fibre ottiche introdotto attraverso la bocca o piú frequentemente il naso. Permette l’esecuzione di prelievi bioptici polmonari e l’aspirazione delle secrezioni per l’esame citologico e colturale. Viene generalmente eseguita in anestesia locale.
Giugulo: spazio anatomico localizzato a livello del collo in corrispondenza del margine superiore dello sterno.
Incidenza: numero di pazienti affetti da una determinata malattia.
Inibitori tirosino-chinasici: farmaci con meccanismo a bersaglio rivolto contro alcune molecole presenti nel citoplasma cellulare implicate nei meccanismi di replicazione tumorale.
Ipercalcemia: incremento della concentrazione del calcio plasmatico.
Linfoadenopatie: ingrossamento dei linfonodi dovuto all’infiltrazione da parte di cellule neoplastiche.
Linfonodi: piccoli organi del sistema linfatico, disposti in modo isolato o raccolti in gruppi, deputati al drenaggio della linfa proveniente da aree circoscritte dell’organismo.
Mediastino: regione anatomica a forma cilindrica che si localizza fra i due polmoni al centro del torace; viene attraversato da strutture vascolari, nervose, da vie aeree e linfatiche.
Mediastinoscopia: procedura chirurgica diagnostica che prevede l’utilizzo di un tubo contente fibre ottiche per consentire la visualizzazione del mediastino per eseguire procedure diagnostiche (biopsie).
Meta-analisi: risultato finale relativo alla sintesi dei dati epidemiologici e statistici di studi relativi ad un farmaco o ad un argomento di carattere scientifico.
Metastatizzazione neoplastica: disseminazione delle cellule cancerose a partire dal tumore primitivo.
Mortalità: numero di decessi imputabili ad una determinata malattia (nel caso specifico i decessi per tumore al polmone).
Rush cutaneo: manifestazioni cutanee che insorgono in corso di terapia con farmaci biologici.
Prevenzione primaria: riduzione di fattori di rischio noti per una determinata patologia. Nel caso del tumore del polmone la prevenzione primaria consiste principalmente nelle campagne antifumo e l’abitudine tabagica (campagne di disassuefazione dal fumo di sigaretta) e nell’implementazione del controllo dei fattori di rischio in ambito lavorativo.
Prevenzione secondaria: comprende tutti i programmi volti a identificare la malattia in fase precoce e in assenza di segni o sintomi di malattia. Un esempio di prevenzione secondaria è il PAP test per il carcinoma dell’utero.
Prevenzione terziaria: è la prevenzione di un secondo tumore in una persona già trattata per un altro tumore. Essa avviene mediante la programmazione di esami di controlli periodici impostati dall’oncologo di riferimento. La reazione cutanea mano-piede indica un gruppo di segni e sintomi clinici che interessano esclusivamente le mani e/o i piedi dei pazienti in terapia con farmaci biologici.
Studio randomizzato: studio clinico in cui il paziente in maniera del tutto casuale e in cieco viene assegnato ad un farmaco sperimentale contro un braccio di controllo al fine di valutare il profilo di efficacia e di sicurezza del farmaco stesso.
Toracentesi: la toracentesi è una procedura diagnostica o terapeutica che serve ad estrarre liquido formatosi nel cavo pleurico
Videotoracoscopia: tipo di intervento chirurgico e tecnica diagnostica mini-invasiva avanzata nata dalla tecnica diagnostica toracoscopia. Grazie ad essa è possibile anche l’esecuzione di biopsie.
La diagnosi e il trattamento precoce dei tumori migliora le possibilità di sopravvivenza dei pazienti(CancerDay 2017 – OMS).
Secondo l’OMS dal riconoscimento dei sintomi all’inizio della terapia non dovrebbero trascorrere più di 90 giorni, al fine di ridurre ritardi nell’assistenza, evitare di perdere pazienti al follow-up e massimizzare l’efficacia delle terapie.
Nelle fasi iniziali, il tumore del polmone può non essere riconosciuto, perché i sintomi possono essere assenti, vaghi o confusi con quelli di altre patologie e ci sono casi che vengono diagnosticati in corso di esami (radiografia del torace) effettuati per altri motivi.
In presenza però, di sintomi sospetti, è importante contattare il medico di base, che dopo una visita, potrà riferire il paziente al consulto di uno specialista (pneumologo o oncologo).
I passaggi principali del percorso diagnostico per il tumore del polmone sono:
• Radiografia del torace
È uno dei primi esami eseguiti per la valutazione del paziente con sospetto carcinoma polmonare e sua esecuzione è molto semplice, breve e indolore, ma non consente di identificare un tumore di piccole dimensioni o nascosto in alcune zone del torace.
• TAC spirale (Tomografia computerizzata)
Se una radiografia (RX) del torace mostra la presenza di un nodulo polmonare sospetto, si richiede una TAC del torace con mezzo di contrasto per meglio indagarne le caratteristiche morfologiche.
Il mezzo di contrasto somministrato per bocca o iniettato in vena, rende più facile e precisa la lettura della TAC, esame più sensibile e preciso della radiografia, poiché in grado di fornire informazioni sulla forma, sulle dimensioni (anche di tumori estremamente piccoli) e sull’esatta localizzazione di un tumore.
Talvolta, insieme alla TAC del torace, si richiede anche quella dell’addome e della pelvi per indagare l’eventuale estensione di malattia fuori dal polmone (cosiddette metastasi).
Con l’introduzione della TAC spirale è possibile realizzare l’esame dell’intero torace in 20-30 secondi, riducendo la somministrazione della quantità di radiazioni.
• Tomografia a emissioni di positroni (PET)
È un esame di medicina nucleare in cui le immagini vengono ottenute dopo la somministrazione endovenosa di fluoridesossiglucosio, uno zucchero, normalmente utilizzato dalle cellule tumorali per la loro crescita.
Maggiore è l’attività di crescita della cellula, maggiore è la quantità di zucchero che viene captato. L’esame non è doloroso, l’esecuzione richiede un tempo pari a circa 3 ore e nelle 24 ore successive va usata l’accortezza di non stare accanto a donne in gravidanza.
Il medico può ritenere utile prescrivere ulteriori indagini strumentali quali ad esempio:
• Scintigrafia ossea: anche questo è un esame di medicina nucleare e viene usato per rilevare la presenza di metastasi ossee;
• TC del cranio: esame necessario per escludere che vi siano metastasi al cervello ed è raccomandato per i pazienti nei quali i sintomi facciano pensare alla loro presenza;
• Risonanza magnetica (RM) del cranio: esame che spesso completa le informazioni derivanti dalla TC del cranio. L’acquisizione delle scansioni non è dolorosa, ma potrebbe arrecare un leggero fastidio, poiché richiede di rimanere sdraiati immobili all’interno del tubo di scansione, solitamente chiuso, per circa 30 minuti durante i quali sarà comunque possibile sentire e parlare con la persona che esegue la scansione. Se soffrite di claustrofobia esistono macchinari aperti (chiedete al vostro medico in quale struttura potete trovare questa macchina).
Esame citologico e istologico
Se le indagini radiologiche evidenziano il sospetto di una malattia tumorale per ottenere una diagnosi certa di tumore è necessario effettuare una biopsia, che consiste nel prelievo di cellule o di tessuto da una sospetta area tumorale, che vengono analizzati al microscopio dal patologo, che effettua l’esame citologico (se il campione è costituito da cellule) o l’esame istologico (se è costituito da un campione di tessuto tumorale).
Questi esami sono indispensabili per poter fare diagnosi di carcinoma polmonare e identificarne il tipo e altre sue caratteristiche.
Grazie alla disponibilità di nuovi farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici, sarebbe preferibile ottenere una diagnosi istologica e non solo citologica al fine di avere più materiale a disposizione per effettuare⇒ indagini molecolari.
Ci sono vari tipi di procedure per ottenere il materiale da esaminare. La sede da biopsiare si sceglie sulla base di considerazioni di tipo tecnico (cosa dà meno problemi al paziente, quindi in base a quelli che sono gli esami meno invasivi).
• Esame citologico dell’espettorato
Questa tecnica non invasiva prevede la ricerca di cellule tumorali maligne all’interno di almeno 3 campioni di espettorato, cioè muco espulso dai bronchi attraverso la tosse.
Al di là del limitato materiale eventualmente disponibile, il limite è rappresentato dalla ridotta sensibilità rispetto alle procedure più invasive.
• La broncoscopia
È la procedura più comune di biopsia (ossia di prelievo tissutale) nel caso di sospetto tumore del polmone.
Permette di visionare l’albero bronchiale grazie all’uso di fibre ottiche e l’esame viene effettuato in anestesia locale, con l’utilizzo di uno tubicino flessibile contenente fibre ottiche, detto broncoscopio.
Durante la broncoscopia, passando attraverso narici o bocca, vengono raggiunti i bronchi e il medico o l’infermiere preleva campioni di cellule (campioni bioptici) dalle vie aeree o dai polmoni, che verranno esaminate per valutare se vi siano eventuali anomalie.
• L’agobiopsia, per ottenere una piccola quantità di tessuto, e consiste in un prelievo di cellule o di tessuto dall’area sospetta mediante un ago che può essere di diverso calibro a seconda dei casi. L’esame viene praticato sotto anestesia locale.
• La biopsia endobronchiale eco-guidata (endobronchialultrasound-guidedsampling, EBUS)
Tecnica solitamente utilizzata per verificare l’eventuale diffusione del tumore ai linfonodi vicini, dopo che gli esami radiologici hanno suggerito un loro possibile interessamento.
Per valutare quali siano i linfonodi ingranditi, viene fatto passare un broncoscopio contenente una piccola sonda ecografica attraverso la trachea. Per ottenere campioni bioptici del tumore o dei linfonodi, il medico può far scendere lungo il broncoscopio un ago.
L’esame può risultare fastidioso, ma non dovrebbe essere doloroso e l’esecuzione richiede meno di un’ora.
• La biopsia transesofagea eco-guidata (oesophagealultrasound-guidedsampling, EUS)
Al pari dell’EBUS, è una procedura utilizzata per confermare l’eventuale diffusione del tumore ai linfonodi vicini, dopo che gli esami radiologici hanno suggerito un loro possibile interessamento. Ma, a differenza dell’EBUS, la sonda ecografica viene inserita attraverso l’esofago.
• Biopsia di una metastasi
Nel caso in cui la malattia abbia dato metastasi, si può ottenere una biopsia dal sito metastatico (fegato, surreni, ecc).
Più raramente, la diagnosi può avvenire mediante manovre chirurgiche più invasive (la mediastinoscopia, la mediastinotomia, la toracentesi o la videotoracoscopia), eseguite in anestesia generale, con lo scopo di eseguire biopsie delle stazioni linfonodali mediastiniche non raggiungibili tramite broncoscopia.
• La mediastinoscopia
Raccomandata nel caso in cui l’EBUS/EUS non permetta di confermare se il tumore si sia diffuso ai linfonodi vicini o i linfonodi sospetti non possano essere raggiunti dall’EBUS. La procedura permette di prelevare campioni di tessuto e linfonodi da sottoporre a ulteriori analisi.
• in presenza di metastasi alla pleura si può formare un versamento pleurico (ossia un’aumentata produzione di liquido da parte del foglietto pleurico che riveste il polmone e che può essere responsabile di grave difficoltà respiratoria), la diagnosi può essere fatta esaminando proprio questo liquido e la manovra che consente di ottenerlo, si chiama toracentesi.
Anche questo esame viene fatto ambulatorialmente, con un’anestesia locale nel punto in cui viene inserito l’ago attraverso la parete toracica per estrarre il liquido.
In presenza di una diagnosi di adenocarcinoma polmonare o nei pazienti che non abbiano mai fumato, sullo stesso materiale (citologico o istologico), l’anatomopatologo potrà effettuare⇒ un’analisi molecolaresulle alterazioni genetiche specifiche in modo da ottenere ulteriori informazioni sulla prognosi del tumore nonché sull’efficacia di un determinato trattamento anti-tumorale.
Biopsia liquida
La biopsia liquida (leggi il PDF per saperne di più ↓) è un prelievo di sangue venoso sul quale possono essere eseguite analisi molecolari quando non è possibile disporre di tessuto tumorale.
Il termine spesso genera malintesi, infatti, la biopsia liquida non consente di effettuare una diagnosi di tumore, perché questa viene effettuata su tessuto tumorale.
La biopsia liquida può essere utilizzata per la identificazione di marcatori prognostici o predittivi.
I suoi vantaggi rispetto a quella tradizionale sono:
1) È una procedura rapida e minimamente invasiva, poiché si tratta di un prelievo di sangue.
2)Può essere ripetuta periodicamente in modo semplice e sicuro. Il tumore è una malattia le cui caratteristiche molecolari possono modificarsi nel tempo, anche in relazione al trattamento che viene effettuato.
Ma il limite è rappresentato dal fatto che non è in grado di fornire le informazioni necessarie per la diagnosi di tumore per la quale rimane necessaria una biopsia tessutale.
When talking about early diagnosis the meaning of a few basic concepts has to be emphasised.
PRIMARY PREVENTION means reducing the risk factors known for a specified disease. Thus, in the case of lung cancer, primary prevention consists mainly in antismoking and tobacco habit campaigns (nicotic weaning campaigns) and in implementing the control of risk factors in the working environment.
SECONDARY PREVENTION includes all the programmes aiming at identifying the disease in the early stage and in the absence of its signs or symptoms. An example of secondary prevention is the Pap test for uterine carcinoma.
TERTIARY PREVENTION means preventing the onset of a second tumour in a person already treated for another tumour. It is carried out through periodic examinations and follow-ups planned by the reference oncologist. Screening programmes fall within secondary prevention procedures. The ultimate goal of screening programmes is to obtain a fall in mortality for a specified disease, that is a definite reduction in the number of deaths related to such an illness. In the ’70s studies were conducted on healthy subjects (mostly heavy smokers) using chest x-ray, but no study among those carried out showed a mortality reduction for such a disease in the population being examined. The same deceiving results were obtained with the performance of the sputum cytology (i.e. the search for tumour cells in the catarrh). The introduction of spiral CT (computed tomography) scan arose many hopes about this technique and its possible application in early diagnosis. The spiral CT scan allows to acquire in a unique lung ventilation (thanks to a computed reconstruction of the image) a clear representation of the thorax, improving the examination reliability and reducing radiation exposure. Spiral CT scan is a highly sensitive and specific technique thanks to its capacity of minimising artefacts (or better the alterations of images) caused by respiration. Furthermore the technique allows a relatively low dosage of radiations: 0.75 mSv (millisievert, measure unit used to evaluate radiation exposure versus 1 mSv of the simple chest x-ray.
Spiral CT scan can record also minimum differences in density among tissues (for example fluid/solid) and allows the detection of elements which otherwise could not be seen by x-ray only. In the last few years several studies have been conducted using spiral CT scan as screening examination in subjects having a ‘high risk’ to develop a lung neoplasm (thus heavy smokers). The choice of population is based on the fact that no data are still available showing unquestionably a fall in mortality for lung neoplasm thanks to the use of this system of diagnosis. It is sure that spiral CT scan succeeds in identifying more frequently and precisely the presence of small lung nodules (diagnostic superiority). It has to be emphasised, however, that most of such nodules are NOT diagnosed as tumours. In the American study ELCAP (conducted by Claudia Henske and published in 1999 in The Lancet) the yearly performance of a spiral CT scan of the chest was compared with the simple chest x-ray. The study was carried out on a sample of 1,000 high risk subjects and a clear diagnostic superiority was proved for spiral CT scan versus chest x-ray. Another example with similar results is the Japanese study (conducted and published in Kaneko, Radiology in 1996) on a population of 1,369 high risk subjects submitted to a spiral CT scan or chest x-ray every 6 months for a certain number of years.
From 2000 to 2005 also in our Hospital a programme of early diagnosis was carried out on 520 asymptomatic volunteers having a high risk of developing a lung carcinoma. These persons yearly underwent a spiral CT scan of the chest for five consecutive years. Awaiting the consolidated results on the role of spiral CT scan in the reduction of mortality for lung cancer (the results will come from large world studies presently under way), there are still many ‘dark’ points in planning a screening for lung cancer.
A number of difficulties are still present in:
– identifying and studying small size (millimetric) nodules
– determining the nature of non-solid nodules at lung level
(also called ‘ground-glass opacity’ or GGO)
– defining the frequency of performance of CT scan
(every year, every two years…)
– defining the age of start and the length of the screening
(for example starting from the age of 50 and for how many years?)
– defining exactly the characteristics of the subjects under study with the screening (the entire population or only smokers / people having had or being under an occupational exposure to potentially carcinogenic material).
In Italy, at the Istituto Nazionale dei Tumori of Milan, the project MILD (Multicentric Italian Lung Detection), co-ordinated by Ugo Pastorino, M.D. (green number 800.21.36.01;www.progettomild.org) is under way.
The goal of the project is to evaluate if the periodic examination of the chest through spiral CT scan, in association or not with other advanced diagnostic methods, is capable of reducing lung cancer mortality in high risk subjects, that is heavy smokers or ex-smokers having ceased smoking from at least 10 years, aged between 49 and 75. The volunteers enrolled are randomly assigned to two groups: a control group undergoing the pneumologic visit and the spirometric exam (an exam assessing the lung function that is the ‘respiratory capacities’ of a subject) also submitted to a programme of primary prevention providing help to cease smoking and a second group combining primary prevention to a periodic spiral CT scan (the subjects are submitted to spiral CT scan yearly or every two years).
• La tosse è uno dei sintomi più frequenti nei pazienti con tumore del polmone. Spesso si tratta di una tosse secca, irritativa, dovuta all’ostruzione delle vie aeree da parte del tumore e può essere caratterizzata anche dall’emissione di catarro (escreato) o essere un peggioramento della solita “tosse del fumatore”.
Esistono anche di disturbi legati a sostanze prodotte dalle cellule tumorali che, entrando in circolo, possono causare febbre (soprattutto nelle ore serali), dolori articolari, diminuzioni di alcuni valori degli esami del sangue (es. del sodio).
Questi disturbi vengono classificati come “sindromi paraneoplastiche”.
Gli effetti paraneoplastici comuni del carcinoma polmonare includono:
• Ipercalcemia (bassi livelli ematici di calcio) nei pazienti con carcinoma a cellule squamose
• Sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH)
• Ippocratismo digitale con o senza osteoartropatia polmonare ipertrofica (infiammazione di ossa e articolazioni)
• Ipercoagulabilità con trombosi venosa superficiale migrante (sindrome di Trousseau), che spesso causa coaguli di sangue nelle gambe
• I sintomi sono simili a quelli della miastenia grave (sindrome di Eaton-Lambert)
• Diversi altri tipi di disfunzione del sistema nervoso
Alcuni sintomi possono regredire una volta intrapresa la cura, altri si attenuano poco per volta.
Consultare il medico se notate la comparsa di uno qualsiasi di questi sintomi.
Tuttavia, è importante ricordare che questi sintomi possono essere causati anche da altre condizioni e si riscontrano comunemente anche in persone che non hanno un tumore del polmone.
The symptoms of lung cancer generally appear late and when diagnosed 10-15 per cent of the patients are completely asymptomatic.
It may happen that the diagnosis of lung cancer is made after the patient’s submission to a chest x-ray carried out for another reason.
Its symptoms are aspecific and may be confused with those of other respiratory diseases. The ability to recognise symptoms is important even though they often appear when the tumour is already at an advanced stage.
– COUGH is one of the most frequent symptoms in patients suffering from a tumour of the lungs. Frequently we are dealing with dry, irritative coughing caused by the tumour obstruction of airways. It may also be featured by the release of catarrh (sputum) or be a worsening of the usual ‘smoker’s cough’.
Other possible symptoms include:
– chest pain
– shortness of breath (dyspnoea)
– slow-resolution pneumonia notwithstanding an appropriate antibiotic
therapy
– release of blood in the catarrh
There are also other signs not directly related to the lung which often accompany the tumour disease such as:
– fatigue
– inappetence
– weight loss (not justified by a diet)
If lung cancer has already affected other organs, then organ-specific symptoms may appear such as:
– cephalalgia (headache), in case of brain involvement
– bone pain
– yellow painting of the sclerae (the white of the eye) or of the skin
Certain tumours of the lungs are accompanied by the production of substances leading to “paraneoplastic syndromes” which are characterised by a variety of symptoms and signs.
Un “fattore di rischio” è ciò che aumenta la probabilità che una persona possa sviluppare una certa malattia.
Nel caso del tumore del polmone, è importante ricordare che i fattori di rischioaumentano la probabilità di sviluppare questa neoplasia, ma non causano necessariamente la sua insorgenza.
Allo stesso modo, l’assenza di fattori di rischio non esclude questa possibilità.
Questi fattori possono aumentare il rischio di sviluppare un NSCLC (Tumore del Polmone Non a Piccole Cellule):
Tabacco e fumo: il fumo è il principale fattore di rischio e la maggior parte delle nuove diagnosi, 80%-85%, si registra in persone da anni a contatto con le sigarette.
Esiste un chiaro rapporto dose-effetto, perciò, il rischio è maggiore se si fuma da lungo tempo, e secondo gli esperti la durata di tale dipendenza è anche più importante del numero di sigarette fumate; pertanto, smettere di fumare a qualsiasi età può ridurre il rischio di sviluppare il tumore del polmone in misura maggiore che diminuire il numero di sigarette.
Tuttavia anche le persone che non fumano e/o che non hanno mai fumato possono sviluppare la malattia oncologica (si tratta di oltre 6.100 nuovi pazienti all’anno, soltanto in Italia), quindi è importante conoscere i fattori di rischio, ma anche saper riconoscere i sintomi di questa malattia.
Si ricorda che, il fumo è uno dei principali fattori di rischio anche per altre neoplasie:
in particolare il tumore al seno, al collo dell’utero, alla vescica e al pancreas.
N. B. Sono tanti i progetti ideati, sviluppati e realizzati in questi anni da WALCE Onlus nell’area della prevenzione primaria. Scopri di più su tutte le campagne di prevenzione WALCE (nelle scuole, nelle piazze, on line…): www.awavesdev.it/prevenzione-primaria
L’importanza di smettere di fumare anche per pazienti con una diagnosi di tumore
È importante sottolineare che SMETTERE DI FUMARE:
1) può ridurre la probabilità di sviluppare una malattia tumorale anche nei forti fumatori;
2) porta un beneficio anche per le persone alle quali sia stata diagnosticata una malattia tumorale.
Quando a un paziente viene comunicata una diagnosi di tumore, è portato a pensare che sia troppo tardi per interrompere l’abitudine tabagica, in quanto non ne ricaverebbe alcun vantaggio.
Smettere di fumare ha sempre e comunque
un impatto positivo sulla salute.
Da questo punto di vista, la ricerca scientifica ha messo chiaramente in evidenza come l’interruzione dell’uso del tabacco in pazienti affetti da malattia oncologica possa comportare importanti benefici in tutto il percorso di cura della malattia.
Al contrario, continuare a fumare, durante e dopo il trattamento, aumenta il rischio di complicanze, di recidiva, di sviluppo di una nuova malattia fumo-correlata, peggiora la qualità di vita e impatta negativamente sulla sopravvivenza.
Nel libretto scaricabile qui sotto, sono contenute informazioni sul perché smettere di fumare sia così importante per il paziente e la sua famiglia, su quali sono i rischi del fumo per le persone che hanno un tumore, sui vantaggi di smettere e su come alimentare la fiducia nella possibilità di riuscirci.
Fumo passivo: chiamato anche “fumo di seconda mano” o “fumo di tabacco ambientale”, aumenta questo rischio, sebbene in misura minore rispetto alla condizione di fumatore.
Esistono altri cancerogeni chimici che possono provocare questo tumore, soprattutto tra coloro che sono a contatto con queste sostanze per motivi di lavoro: si parla in questo caso di esposizione professionale:
Amianto: si tratta di cristalli sottili come capelli che si trovano in molti tipi di roccia, spesso usati come isolamento ignifugo negli edifici. Quando le fibre di amianto vengono inalate, possono irritare i polmoni. Molti studi dimostrano che la combinazione di esposizione al fumo e all’amianto è particolarmente pericolosa e l’uso di dispositivi di protezione respiratoria aiuta a ridurre il rischio.
Radon: Il radon è un gas naturale radioattivo incolore, inodore e insapore che fuoriesce facilmente dal sottosuolo e si disperde rapidamente nell’atmosfera, ma tende ad accumularsi negli ambienti chiusi dove può raggiungere concentrazioni dannose per la salute umana.
Il radon è nocivo perché radioattivo: decadendo produce nell’aria elementi a loro volta radioattivi (figli del radon) non più gassosi e con emivita molto breve, che si attaccano al pulviscolo e, se inalati, decadono all’interno dei polmoni emettendo radiazioni ionizzanti che producono un danno alle cellule bronco-polmonari che può evolversi in tumore.
Studi epidemiologici hanno confermato che “l’esposizione a elevate concentrazioni di radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta”. Secondo i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, il 10% circa dei 41.500 nuovi casi di carcinoma polmonare che si registrano ogni anno in Italia è attribuibile al radon.
Quali sono i livelli considerati accettabili?
La Direttiva Europea Euratom n.59/2013 del 5 dicembre 2013 sulle norme di sicurezza di base contro l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, non ancora recepita dall’Italia, stabilisce un livello di riferimento annuale della concentrazione di attività in aria per gli ambienti chiusi (abitazioni e luoghi di lavoro) di: 300 Bq/m3, superato il quale, si deve intervenire per ridurre la concentrazione del radon.
• Altre sostanze: la presenza di gas o sostanze chimiche sul luogo di lavoro o nell’ambiente, possono aumentare il rischio che una persona possa sviluppare questo tumore.
È stato inoltre suggerito che, in alcuni Paesi, l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi è dovuto all’uso di fornelli a carbone possa rappresentare un fattore di rischio (Planchard et al., 2018).
Per esempio, in Cina il tasso di incidenza di tumore del polmone è maggiore nelle donne, nonostante la percentuale di donne fumatrici in questo paese sia più bassa rispetto a quella che si registra in alcuni Paesi europei.
Altri fattori includono l’esposizione a radiazioni, arsenico, nichel e cromo.
• Aumentano il rischio anche l’inquinamento atmosferico, precedenti malattie polmonari o trattamenti di radioterapia che hanno colpito i polmoni (magari per un pregresso linfoma) e:
Suscettibilità genetica: si presume che alcune persone possano avere maggiori probabilità di sviluppare un tumore del polmone a causa del loro corredo genetico (Bailey-Wilson et al., 2004).
Avere una storia familiare di tumore del polmone o di altri tipi di tumore aumenta, in parte, il rischio di sviluppare una neoplasia polmonare.
Nelle persone geneticamente predisposte a sviluppare un tumore del polmone, il fumo aumenta ulteriormente il rischio.
The “risk factor” is what increases the probability that a person may develop a certain disease. Most of the patients suffering from lung cancer were or are smokers. Cigarette smoke contains a number of carcinogens, capable of irreversibly damaging the cells of many organs. Cigarette smoking is not only a risk factor for lung cancer, but also for tumours of the oesophagus, the larynx, the mouth, the bladder, the kidney, the cervix uteri and the pancreas.
Thus it is clear that thousands of lives may be saved every year if people would not smoke. An effective anti-smoking campaign may be conducted in school age, but also later it is important to convince people to kick smoking because halting the tobacco habit at a young age let that person reacquire over the years the same risk of getting a lung cancer as a non-smoker.
Breaking the smoking habit should always be encouraged, even in patients already affected by lung cancer, especially when they have been submitted to surgical resection in order to reduce the possibilities of the onset of a second tumour.
To this purpose there are various programmes for preventing and quitting the tobacco habit, a number of them are promoted by the Italian Ministry of Health (see the related file “Anti-smoking centres in Italy”)
Even the exposure to the so-called second-hand smoke increases the risk of lung cancer as to the general population. Cigarette smoking is not the only risk factor known. There are carcinogens, which are present in the working environment, that increase the risk of getting such a disease. These substances include: Asbestos, Chromium, Arsenic, Beryllium, Vinyl Chloride, Polycyclic Aromatic Hydrocarbons, Chloromethylether, Tar, Radon and so on… Frequently, as in the case of asbestos, the risk of developing a mesothelioma, that is a tumour affecting the pleura (the membrane lining the lungs) rises dramatically in smokers because these substances strengthen their effects in the presence of tobacco smoke.
Genetic susceptibility plays an important role in the onset of the disease, even though environmental factors are prevailing in the aetiology of such a tumour.
Le « facteur de risque » est ce qui augmente la probabilité qu’une personne développe une certaine maladie. La plupart des patients atteints de cancer du poumon a été ou est un fumeur. La fumée de cigarette contient beaucoup d’agents cancérigènes, c’est-à-dire capables d’endommager irréversiblement les cellules de nombreux d’organes. En effet, la fumée de cigarette n’est pas seulement un facteur de risque pour le cancer du poumon, mais aussi pour les cancers de l’œsophage, du larynx, de la bouche, de la vessie, du rein, du col de l’utérus, du pancréas. Il est donc évident que des milliers de vies pourraient être épargnées chaque année si les gens ne fumaient pas. Une campagne efficace contre le tabagisme pourrait être conduite en âge scolaire. Mais, par la suite, il aussi important de convaincre les personnes à arrêter de fumer. En effet, une interruption de la consommation régulière de tabac en jeune âge, permet au fil des années, de recouvrer le même risque d’être atteint du cancer du poumon qu’une personne qui n’a jamais fumé.
L’interruption de la consommation régulière de tabac devrait être toujours encouragée, même chez les patients ayant déjà un diagnostic de cancer du poumon, surtout lorsqu’ils ont été soumis à des résections chirurgicales pour réduire les possibilités d’apparition d’une seconde tumeur.
À ce propos, il existe différents programmes de prévention et d’abandon de la dépendance tabagique. Beaucoup ont été promus par le Ministère de la Santé. (cf. fichier annexe des « Centres anti-tabac en Italie »).
Même l’exposition au soi-disant tabagisme passif comporte un risque élevé de cancer du poumon par rapport à la population générale. La fumée de cigarette n’est pas l’unique facteur de risque connu. Il existe des substances cancérigènes présentes dans l’environnement de travail qui augmentent le risque de cette pathologie. Parmi ces substances : l’Asbeste, le Chrome, l’Arsenic, le Béryllium, le Chlorure de Vinyle, les Hydrocarbures Aromatiques Polycycliques, le Chlorure de Méthylène, le Goudron, le Radon etc.… Souvent, comme l’amiante (asbeste), le risque de développer un mésothéliome, c’est-à-dire une tumeur qui touche la plèvre (la membrane qui entoure les poumons) augmente considérablement chez les fumeurs, puisque ces substances multiplient la puissance de leurs effets en présence de fumée de tabac.
La prédisposition génétique détient un rôle important dans l’apparition de la maladie, même si dans l’étiologie de cette tumeur les facteurs environnementaux ont un poids important.
Il tumore polmonare origina nei polmoni e si sviluppa dalle cellule che rivestono le vie aeree del polmone, che hanno acquisito la capacità di crescere e proliferare in maniera incontrollata andando così a formare una massa.
Il riconoscimento del tipo di tumore è quello che si definisce diagnosi, pertanto il tumore polmonare può essere identificato in due modi, attraverso:
1) Profilo istologico: rivela come appaiono le cellule al microscopio; 2) Profilo molecolare (detto anche profilo genomico): rivela quali biomarcatori siano presenti nel tessuto.
Poiché ogni tipo di tumore del polmone si comporta in modo diverso e richiede approcci terapeutici differenti, è importante raccogliere più informazioni possibili al fine di identificarlo correttamente e guidare il medico nella scelta più adeguata tra le possibili opzioni terapeutiche.
Profilo istologico
In base all’aspetto che le cellule tumorali presentano all’esame microscopico, si possono distinguere due diverse categorie di tumore del polmone:
• Il tumore del polmone a piccole cellule (omicrocitoma o Small Cell Lung Cancer = SCLC, secondo la dicitura anglosassone), che deve il nome alle dimensioni delle cellule dalle quali appare costituito quando viene analizzato al microscopio e rappresenta il 10-15% dei casi. Frequentemente origina dai bronchi principali vicino alle vie aeree, al centro del torace ed è una forma aggressiva a rapida crescita.
Quale è il trattamento standard per il microcitoma?
• Il trattamento di scelta è la terapia sistemica, cioè una terapia medica in grado di diffondersi in tutto il corpo attraverso il sangue, che permette un controllo generalizzato (sistemico) della malattia.
• Il microcitoma è un tumore molto sensibile alla chemioterapia e alla radioterapia.
• La scelta del trattamento dipende dalla stadi azione della malattia, dalle condizioni generali della persona, dalla sua età e dalle eventuali patologie concomitanti.
Se la malattia è:
• Limitata, la migliore scelta terapeutica è la chemioterapia e radioterapia concomitante, efficace nel controllo della malattia, ma che dà maggiore tossicità (riduzione dei globuli del sangue, polmoniti…), da qui, l’importanza di selezionare i pazienti.
• Estesa: trova indicazione il solo trattamento chemioterapico: cisplatino o carboplatino in associazione a etoposide rappresenta lo schema di riferimento nella terapia del microcitoma a livello mondiale.
• Nella quasi totalità dei casi la chirurgia non è indicata, perché si ritiene che il tumore sia già potenzialmente disseminato al momento della diagnosi, e pertanto più adeguatamente aggredibile con la chemioterapia.
In casi rari e selezionati, in cui il tumore è di piccole dimensioni e non ha interessato altre parti, può essere valutato un approccio che includa la chirurgia.
• Le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia al momento non sono indicate nella pratica clinica di questo tumore, ma trovano spazio solo nell’ambito di studi clinici.(Per saperne di più)
Quali sono le cause del microcitoma? Quali sono i sintomi? Come si giunge alla diagnosi? Come può essere trattato il microcitoma? Come si valuta la risposta al trattamento?
Per saperne di più sul carcinoma polmonare a piccole cellule o microcitoma:
• Il tumore del polmone non a piccole cellule (o Non Small Cell LungCancer = NSCLC, secondo la dicitura anglosassone): si tratta del tipo più comune di tumore del polmone e rappresenta il 75-80% di tutte le neoplasie polmonari maligne.
In genere cresce e si diffonde in maniera più lenta rispetto al carcinoma polmonare a piccole cellule e inizia nelle cellule epiteliali.
Il NSCLC si divide in altri sottotipi, fra cui i tre tipi principali sono: l’adenocarcinoma, il carcinoma a cellule squamose e il carcinoma a grandi cellule (indifferenziato) del polmone. Queste tipologie di tumore vengono diagnosticate allo stesso modo, ma possono essere trattate adottando strategie differenti.
♦ Adenocarcinoma: rappresenta circa il 40% di tutti i tumori polmonari. Si sviluppa dalle cellule che producono il muco bronchiale ed è il tumore polmonare più frequente tra chi non ha mai fumato e tra le donne. La sua frequenza è in costante aumento.
♦ Carcinoma a cellule squamose (o squamouscell carcinoma – SqCLC): si sviluppa spesso nelle vie aeree maggiori (bronchi) che mettono in comunicazione la trachea con il polmone, rappresenta circa il 25-30% dei casi di NSCLC ed è molto difficile da trattare, anche per la mancanza di alterazioni molecolari.
In che modo viene trattato il carcinoma polmonare squamoso?
Il trattamento dipende da quanto è diffuso il tumore e dal benessere generale del paziente.
La chirurgia può rappresentare una possibilità di cura per gli stadi precoci, se la funzionalità polmonare è abbastanza buona.
La chemioterapia può essere usata da sola, con la radioterapia o dopo intervento chirurgico.
La radioterapia può essere usata per trattare il tumore, compresi i linfonodi, oppure per controllare i sintomi, se il tumore si è diffuso (metastatizzato).
Per lo stadio avanzato, l’aggiunta del trattamento con un anticorpo monoclonale alla chemioterapia può aiutare a vivere più a lungo rispetto alla sola chemioterapia. Inoltre, per alcuni pazienti è possibile utilizzare l’immunoterapia, un nuovo approccio per trattare il carcinoma squamoso in stadio avanzato nei pazienti idonei
♦ Carcinoma a grandi cellule (indifferenziato): questo tipo rappresenta il 15% di tutti i tumori polmonari e prende il nome dall’aspetto che si evidenzia delle cellule cancerose analizzate al microscopio.
Profilo molecolare
I tumori del polmone si differenziano anche per la presenza di mutazioni presenti in alcuni geni, che vengono identificate grazie allo studio delle cellule tumorali e che permettono di classificare i tumori sulla base del profilo molecolare.
Queste mutazioni sono rilevabili attraverso la presenza di biomarcatori e per identificare queste caratteristiche specifiche del tumore è necessario eseguire il test molecolare.
Ogni tipo di carcinoma polmonare può presentare delle mutazioni, ma fino a oggi, i progressi più significativi sono stati registrati nell’ambito dell’adenocarcinoma. I ricercatori stanno, comunque, continuando a studiare le mutazioni presenti nelle cellule squamose e nel carcinoma a piccole cellule.
L’attività di⇒ diagnostica molecolareè diventata fondamentale per guidare l’oncologo nelle decisioni terapeutiche sempre più personalizzate, perché basate su specifiche caratteristiche biologiche del tumore di ciascun paziente.
Negli ultimi dieci anni sono state identificate numerose mutazioni molecolari nel NSCLC, alcune delle quali rappresentano un target terapeutico peri trattamenti a bersaglio molecolare, mentre altre potrebbero rappresentarlo in futuro.
Tutti i pazienti con tumore polmonare NSCLC con istotipo adenocarcinoma in fase avanzata dovrebbero essere testati alla diagnosi e il test dovrebbe essere esteso anche ai pazienti con istotipo squamoso e non fumatori, considerata l’alta incidenza delle alterazioni genetiche in questo sottogruppo
On the basis of the aspect shown by tumour cells when examined under the microscope we can distinguish two different types of lung cancer:
1. the NON small-cell lung cancer
it is the most common form and accounts for 75-80 per cent of all lung cancers. Generally it develops and spreads out more slowly than the small cell lung cancer.
The NON small cell lung cancer is in turn divided into three different types:
Squamous cell carcinoma (or epidermoid or spinocellular carcinoma): it is the most widespread in men and accounts for approximately 30 per cent of all lung tumours.
A new educational booklet, that provides specific information on squamous cell lung cancer to patients and their caregivers, with a focus on the advanced stage of this cancer, is available.
Adenocarcinoma: it arises from the cells secreting the bronchial mucus; its frequency is 30-40 per cent. It is the most frequent lung cancer among the nonsmokers and women.
The frequency of adenocarcinoma is constantly increasing.
Large cell carcinoma: its name derives from the round large cells appearing when a biopsy sample is examined under the microscope. It accounts for about 15 per cent of all lung cancers.
In the last few decades the squamous cell carcinoma is declining while a relative increase in adenocarcinomas is observed, probably due to a change in cigarette production and composition.
2. The small cell lung carcinoma or microcytoma or ‘oat cell’ carcinoma, so defined because of the characteristic shape of its cells. The small cell lung cancer is definitely more aggressive than the non small cell lung cancer. The microcytoma is characterised by rapid growth and is more likely to spread to other organs. Just because of its aggressivity, surgical resection is generally not indicated. The small cell lung cancer responds very well to chemotherapy and radiation therapy, but nevertheless the disease is recurrent (that is to say reappears) after a period which varies from person to person in almost all cases.
Lo stato di malattia della persona determina una condizione di riconoscimento giuridico-previdenziale modulabile, secondo il percorso di vita del soggetto.
Consulta il sito del progetto di advocacy “La Salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere“, promosso e coordinato da Salute Donna Onlus con la collaborazione di altre 26 Associazioni, tra cui WALCE Onlus dalla fondazione dell’iniziativa, impegnate nella segnalazione dei bisogni dei pazienti oncologici e onco-ematologici.
In 2013 too, girls and women resident in Piedmont and suffering from alopecia due to chemotherapy or radiotherapy can avail of a public contribution of € 250.00 for the purchase of a wig occurred during the year 2013 (January – December 2013). The Regional Government decided to fund again this program initiated in 2010, allocating the sum of 517 thousand euro.
The contribution will be paid by health care providers and may be granted only to patients who haven’t already received this sum in previous years. We would like to remind all women that the documentation to be submitted to the Local Health of residence is the following:
– Certificate from the specialist (NOT the family doctor), attesting the current treatment regimen
– Proof of the wig purchase (receipt or invoice)
– Filling a form provided from the Local Health of residence
Come e dove presentare la domanda di invalidità civile?
Un cittadino a cui sia stata certificata una riduzione permanente della capacità lavorativa generica, in misura non inferiore a un terzo può presentare domanda per il riconoscimento dell’invalidità civile. Tale domanda deve essere inoltrata presso l’ASL di competenza e va presentata su carta semplice alla Commissione medica presso l’Azienda Sanitaria competente per la propria zona.
Se il soggetto è maggiorenne va utilizzato il modello A
Se il soggetto è minorenne o interdetto il modello B
I modelli da compilare per presentare la domanda sono reperibili presso gli uffici dell’ASL di riferimento. La domanda può essere presentata tramite raccomandata, attraverso un rappresentante legale o tramite un patronato. Alla domanda devono essere allegati i seguenti documenti:
Certificati anagrafìci richiesti nella domanda
Certificato del medico di base o dell’oncologo che attesti la natura invalidante della malattia.
Cartella clinica ed eventuali referti medici.
Per il paziente oncologico sono previste tre percentuali di invalidità civile, che sono determinate in base alle condizioni cliniche del paziente:
11%
70%
100%
Entro sei mesi, dalla notifica del giudizio sfavorevole della Commissione medica dell ‘ASL, si può presentare ricorso alla sezione lavoro e previdenza del tribunale competente. Il ricorso dovrà essere notificato all’I.N.P.S. e al ministero dell’economia e delle finanze. In seguito a una normativa del marzo 2006 i tempi di attesa per quel che riguarda la visita di accertamento da parte della commissione medico-legale dell’ASL si sono ridotti notevolmente: da nove mesi a quindici giorni dalla data di presentazione della domanda. L’erogazione dell’assegno di invalidità (la cui emissione spetta all’INPS) decorre dal mese successivo alla presentazione della domanda. Se il paziente non ha possibilità (difficoltà di deambulazione o gravità della malattia) di presentarsi negli appositi uffici per essere sottoposto alla visita, quest’ultima può essere effettuata a casa del paziente presentando certificazione medica che attesti l’impossibilità del paziente di lasciare la propria abitazione. Il paziente, inoltre, ha il diritto di essere assistito, durante la visita medico legale, da un suo medico di fiducia, il quale potrà esporre il caso alla commissione esaminatrice. Nel caso di aggravamento della malattia, il paziente potrà presentare la domanda di accertamento, allegando tutta la documentazione che attesti il peggioramento della situazione clinica. Il riconoscimento dello stato di invalidità da parte della commissione medico-legale da il diritto a benefìci economici che dipendono dal grado di invalidità.
Il mesotelioma pleurico maligno è una forma tumorale relativamente rara e molto aggressiva che origina dal mesotelio, la sottile membrana che riveste e protegge i polmoni.
Il mesotelio è costituito da due strati, uno che circonda il polmone (pleura viscerale) e l’altro che forma un rivestimento “a sacco” intorno ad esso (pleura parietale) all’interno della cassa toracica.
Tra questi due foglietti si raccoglie normalmente una piccola quantità di liquido lubrificante, come un’intercapedine, che consente ai polmoni di espandersi nella gabbia toracica durante i movimenti respiratori.
Oltre al mesotelioma pleurico, esistono altre forme di mesotelioma, più rare, che insorgono nelle membrane sierose di rivestimento di altre strutture del corpo umano come il mesotelioma pericardico, che nasce dai foglietti che rivestono il cuore, e il mesotelioma peritoneale, che nasce dai mesoteli che rivestono gli organi addominali.
Tra tutte le forme di mesotelioma maligno quello pleurico è il più frequente, rappresentando da solo circa l’80% di tutti i mesoteliomi.
Fattori di rischio
Il fattore di rischio principale per lo sviluppo del mesotelioma è l’esposizione all’amianto (detto anche asbesto). Fino a non molti anni fa l’amianto era un materiale molto utilizzato grazie al suo elevato potere isolante e coibentante e tra le categorie lavorative considerate più a rischio vi sono gli operai delle piastre metalliche, i costruttori di veicoli e di navi, gli idraulici, gli installatori di impianti a gas, gli elettricisti, gli operai del settore edile. Sono considerate altresì a rischio le persone che vivono a stretto contatto con i lavoratori esposti.
Dal 2005 in Europa e in varie nazioni in via di sviluppo è stato proibito l’utilizzo dell’amianto, ma alcuni paesi ne rimangono tutt’oggi importanti produttori come la Russia, la Cina, il Kazakistan il Brasile e il Canada. Il picco di incidenza di mesotelioma nell’Europa occidentale è previsto tra il 2010 e il 2020, in quanto il tempo di latenza (ossia il tempo che può intercorrere tra l’esposizione all’amianto e lo sviluppo della malattia) è infatti molto lungo, dell’ordine di 20-40 anni.
Va comunque detto che l’essere stati esposti a tale sostanza non significa necessariamente sviluppare la patologia così come, d’altro canto, la mancata esposizione non comporta la certezza di non sviluppare mai tale forma tumorale. L’80% dei mesoteliomi riconosce infatti nell’esposizione all’asbesto la causa del tumore, ma solo il 5% delle persone esposte si ammalano di mesotelioma. Tutto ciò fa pensare che vi possano essere anche altre cause o concause di malattia.
Una delle concause più studiate è il virus SV 40, che è risultato essere in grado di provocare il mesotelioma nei topi ed è stato ritrovato in alcune forme di mesotelioma pleurico dell’uomo. Sono state descritte anche rare forme familiari di mesotelioma pleurico, legate cioè ad una mutazione a livello genetico, che può essere trasmessa da una generazione all’altra.
Sintomi
I primi sintomi del mesotelioma sono di natura non specifica, cioè possono essere uguali a quelli causati da altre malattie che colpiscono, ad esempio, l’apparato cardio-respiratorio. La loro aspecificità può portare ad un ritardo nella diagnosi. In generale fiato corto (detto “dispnea”), dolore al petto o al dorso, tosse persistente, perdita di peso ingiustificata sono sintomi comuni.
Nella maggior parte dei casi i sintomi respiratori sono causati da un eccessivo accumulo di liquido nello spazio compreso tra i due foglietti pleurici (versamento) o dall’inspessimento dei foglietti stessi, con compressione dei polmoni, che non riescono così ad espandersi adeguatamente durante la respirazione.
Alcuni pazienti, infine, possono non manifestare alcun disturbo pur presentando la malattia, che invece viene scoperta occasionalmente,eseguendo esami radiologici per altre motivazioni.
Non esistono modalità di screening, che consentano la diagnosi precoce della malattia in soggetti asintomatici, pertanto l’unica reale prevenzione ad oggi attuabile è evitare l’esposizione all’amianto.
Stadiazione e diagnosi
Purtroppo molto spesso si giunge alla diagnosi quando la malattia è già in fase avanzata, sia perché i sintomi clinici vengono sottovalutati o misconosciuti, sia perché è difficile correlarli con un’esposizione ad una sostanza nociva avvenuta molti anni prima. La valutazione di un paziente con sospetto mesotelioma dovrebbe comprendere esami come la radiografia del torace, la TAC di encefalo, torace ed addome, la PET ed eventualmente altri (come la mediastinoscopia), in base al quadro clinico e a discrezione del medico oncologo.
L’obiettivo di tali accertamenti è quello di valutare l’estensione della malattia nel torace ed eventualmente in altri organi (stadiazione), oltre che escludere possibili complicanze conseguenti alla malattia. Considerando il grado di diffusione del tumore all’interno del torace, il coinvolgimento delle strutture linfonodali regionali e la presenza di sedi di malattia al di fuori del torace, il mesotelioma può essere classificato in quattro stadi (I-IV), dal meno al più esteso.
La diagnosi di natura, e cioè la conferma o la smentita del sospetto clinico o radiologico di mesotelioma, si ottiene invece con gli esami citologico ed istologico. Questi prevedono che si prelevi con un ago una minima quota del liquido pleurico (prelievo per esame citologico in corso di toracentesi) o, preferibilmente, un piccolo frustolo di pleura (biopsia per esame istologico in corso videotoracoscopia o sotto guida TC).
Il materiale così prelevato verrà valutato al microscopio dal medico anatomopatologo. Nonostante tali procedure vengano eseguite adeguatamente, non è facile giungere ad una corretta diagnosi: il mesotelioma infatti è un tumore molto eterogeneo, perciò può essere erroneamente confuso con altre patologie benigne o maligne, interessanti la pleura.
Nell’ambito dei mesoteliomi esistono tre sottogruppi (o istotipi) che si differenziano tra loro per gli aspetti delle cellule che li compongono e per la prognosi: il mesotelioma epitelioide (presenta cellule rotondeggianti, è la forma più comune e con decorso più favorevole), il mesotelioma sarcomatoide (è composto prevalentemente da cellule fusate) e il mesotelioma misto o bifasico, che presenta caratteristiche intermedie rispetto ai due precedenti. Ancora una volta è l’anatomopatologo il medico che, guardando le cellule prelevate al microscopio, definisce l’istotipo della malattia.
Trattamento
Il corretto percorso terapeutico viene impostato dal medico in base alle caratteristiche della persona (condizioni generali di salute, età, patologie concomitanti, funzionalità respiratoria, pregressi trattamenti) e al grado di estensione della malattia. Questo significa che, a pazienti con caratteristiche simili e con malattie che si differenziano solo per l’estensione, possono essere proposti trattamenti diversi. Allo stesso modo, pazienti con malattie uguali per tipo ed estensione, ma con uno diverso stato di salute, possono ricevere terapie differenti.
Il mesotelioma pleurico può essere trattato con la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, eventualmente in combinazione tra di loro.
Ruolo della chirurgia: in presenza di una malattia resecabile chirurgicamente (stadi I, II, III) le tecniche chirurgiche utilizzabili sono la pleurectomia/decorticazione (P/D), che prevede la rimozione della massa tumorale e della pleura interessata da malattia, e la pneumonectomia extra-pleurica (EPP), intervento più massivo, che comporta anche l’asportazione del polmone oltre che di altre strutture toraciche. Di norma, ove possibile, in relazione alla diffusione di malattia ed alle condizioni del paziente, si ricorre alla EPP. Va tuttavia ricordato che tale intervento è molto invalidante ed è gravato da alti tassi di mortalità e da complicanze postoperatorie. Inoltre né con la P/D né con la EPP la guarigione della malattia viene garantita al 100% dei pazienti e, nonostante un corretto intervento, rimane comunque alto il rischio che la malattia si ripresenti. Di norma l’opzione chirurgica viene scartata qualora il paziente si presenti in condizioni generali non ottimali, la malattia sia molto estesa (stadio IV) e per l’istotipo sarcomatoide.
Ruolo della radioterapia: può essere somministrata prima o dopo la chirurgia in associazione o meno con la chemioterapia. L’estensione del campo di trattamento, nonché il dosaggio delle radiazioni sono a discrezione del medico radioterapista ed in relazione alle condizioni del paziente e ai risultati ottenuti con l’intervento. Anche il paziente non trattabile con chirurgia può beneficiare dal trattamento radiante, se presenta disturbi legati, ad esempio, ad interessamento osseo o cerebrale di malattia. In questi casi la radioterapia può servire anche a ridurre i sintomi riferiti.
Ruolo della chemioterapia: può essere somministrata in associazione o meno alla radioterapia, prima dell’intervento chirurgico con l’intento di renderlo più agevole, o dopo con lo scopo di consolidarne i risultati. Rappresenta invece il trattamento d’elezione per il paziente non operabile o con malattia estesa. In tale situazione, ove possibile, è preferibile utilizzare un’associazione di due farmaci ma, ancora una volta, la scelta terapeutica è a discrezione del medico oncologo, che terrà conto delle condizioni del paziente, dell’età, della funzione renale ed epatica e delle patologie associate. I farmaci più comunemente utilizzati sono il cisplatino ed il pemetrexed: questi due chemioterapici sono quelli che, nel corso degli anni, hanno dimostrato la maggiore efficacia nel trattamento di questo tipo di malattia.
Sono previste in genere quattro o sei somministrazioni endovenose di tali farmaci, ripetute ogni tre settimane ed intervallate da periodiche rivalutazioni radiologiche che consentono di valutare la risposta. Altri chemioterapici utilizzabili comprendono il carboplatino, la gemcitabina e la vinorelbina. Il mesotelioma pleurico ad oggi rimane una patologia difficile da trattare e trattamenti innovativi (come nuovi farmaci biologici ed agenti chemioterapici e nuove metodiche di radioterapia) sono attualmente in corso di studio.
E’ pertanto importante chiedere al proprio oncologo se nel centro in cui si è seguiti vi siano studi clinici cui poter partecipare e quali siano i vantaggi e gli svantaggi ad essi correlati.
Dr.ssa V. Merlo
Il mesotelioma pleurico maligno è una forma tumorale relativamente rara e molto aggressiva che origina dal mesotelio, la sottile membrana che riveste e protegge i polmoni. Il mesotelio è costituito da due strati, uno che circonda il polmone (pleura viscerale) e l’altro che forma un rivestimento “a sacco” intorno ad esso (pleura parietale) all’interno della cassa toracica. Tra questi due foglietti si raccoglie normalmente una piccola quantità di liquido lubrificante, come un’intercapedine, che consente ai polmoni di espandersi nella gabbia toracica durante i movimenti respiratori.
Oltre al mesotelioma pleurico, esistono altre forme di mesotelioma, più rare, che insorgono nelle membrane sierose di rivestimento di altre strutture del corpo umano come il mesotelioma pericardico, che nasce dai foglietti che rivestono il cuore, e il mesotelioma peritoneale, che nasce dai mesoteli che rivestono gli organi addominali. Tra tutte le forme di mesotelioma maligno quello pleurico è il più frequente, rappresentando da solo circa l’80% di tutti i mesoteliomi.
Fattori di rischio
Il fattore di rischio principale per lo sviluppo del mesotelioma è l’esposizione all’amianto (detto anche asbesto). Fino a non molti anni fa l’amianto era un materiale molto utilizzato grazie al suo elevato potere isolante e coibentante e tra le categorie lavorative considerate più a rischio vi sono gli operai delle piastre metalliche, i costruttori di veicoli e di navi, gli idraulici, gli installatori di impianti a gas, gli elettricisti, gli operai del settore edile. Sono considerate altresì a rischio le persone che vivono a stretto contatto con i lavoratori esposti. Dal 2005 in Europa e in varie nazioni in via di sviluppo è stato proibito l’utilizzo dell’amianto, ma alcuni paesi ne rimangono tutt’oggi importanti produttori come la Russia, la Cina, il Kazakhstan il Brasile e il Canada. Il picco di incidenza di mesotelioma nell’Europa occidentale è previsto tra il 2010 e il 2020, in quanto il tempo di latenza (ossia il tempo che può intercorrere tra l’esposizione all’amianto e lo sviluppo della malattia) è infatti molto lungo, dell’ordine di 20-40 anni. Va comunque detto che l’essere stati esposti a tale sostanza non significa necessariamente sviluppare la patologia così come, d’altro canto, la mancata esposizione non comporta la certezza di non sviluppare mai tale forma tumorale. L’80% dei mesoteliomi riconosce infatti nell’esposizione all’asbesto la causa del tumore, ma solo il 5% delle persone esposte si ammalano di mesotelioma. Tutto ciò fa pensare che vi possano essere anche altre cause o concause di malattia. Una delle concause più studiate è il virus SV 40, che è risultato essere in grado di provocare il mesotelioma nei topi ed è stato ritrovato in alcune forme di mesotelioma pleurico dell’uomo. Sono state descritte anche rare forme familiari di mesotelioma pleurico, legate cioè ad unamutazione a livello genetico, che può essere trasmessa da una generazione all’altra.
Sintomi
I primi sintomi del mesotelioma sono di natura non specifica, cioè possono essere uguali a quelli causati da altre malattie che colpiscono, ad esempio, l’apparato cardio-respiratorio. La loro aspecificità può portare ad un ritardo nella diagnosi. In generale fiato corto (detto “dispnea”), dolore al petto o al dorso, tosse persistente, perdita di peso ingiustificata sono sintomi comuni. Nella maggior parte dei casi i sintomi respiratori sono causati da un eccessivo accumulo di liquido nello spazio compreso tra i due foglietti pleurici (versamento) o dall’inspessimento dei foglietti stessi, con compressione dei polmoni, che non riescono così ad espandersi adeguatamente durante la respirazione. Alcuni pazienti, infine, possono non manifestare alcun disturbo pur presentando la malattia, che invece viene scoperta occasionalmente,eseguendo esami radiologici per altre motivazioni.
Non esistono modalità di screening, che consentano la diagnosi precoce della malattia in soggetti asintomatici, pertanto l’unica reale prevenzione ad oggi attuabile è evitare l’esposizione all’amianto.
Stadiazione e diagnosi
Purtroppo molto spesso si giunge alla diagnosi quando la malattia è già in fase avanzata, sia perché i sintomi clinici vengono sottovalutati o misconosciuti, sia perché è difficile correlarli con un’esposizione ad una sostanza nociva avvenuta molti anni prima. La valutazione di un paziente con sospetto mesotelioma dovrebbe comprendere esami come la radiografia del torace, la TAC di encefalo, torace ed addome, la PET ed eventualmente altri (come la mediastinoscopia), in base al quadro clinico e a discrezione del medico oncologo. L’obiettivo di tali accertamenti è quello di valutare l’estensione della malattia nel torace ed eventualmente in altri organi (stadiazione), oltre che escludere possibili complicanze conseguenti alla malattia. Considerando il grado di diffusione del tumore all’interno del torace, il coinvolgimento delle strutture linfonodali regionali e la presenza di sedi di malattia al di fuori del torace, il mesotelioma può essere classificato in quattro stadi (I-IV), dal meno al più esteso.
La diagnosi di natura, e cioè la conferma o la smentita del sospetto clinico o radiologico di mesotelioma, si ottiene invece con gli esami citologico ed istologico. Questi prevedono che si prelevi con un ago una minima quota del liquido pleurico (prelievo per esame citologico in corso di toracentesi) o, preferibilmente, un piccolo frustolo di pleura (biopsia per esame istologico in corso videotoracoscopia o sotto guida TC). Il materiale così prelevato verrà valutato al microscopio dal medico anatomopatologo. Nonostante tali procedure vengano eseguite adeguatamente, non è facile giungere ad una corretta diagnosi: il mesotelioma infatti è un tumore molto eterogeneo, perciò può essere erroneamente confuso con altre patologie benigne o maligne, interessanti la pleura.
Nell’ambito dei mesoteliomi esistono tre sottogruppi (o istotipi) che si differenziano tra loro per gli aspetti delle cellule che li compongono e per la prognosi: il mesotelioma epitelioide (presenta cellule rotondeggianti, è la forma più comune e con decorso più favorevole), il mesotelioma sarcomatoide (è composto prevalentemente da cellule fusate) e il mesotelioma misto o bifasico, che presenta caratteristiche intermedie rispetto ai due precedenti. Ancora una volta è l’anatomopatologo il medico che, guardando le cellule prelevate al microscopio, definisce l’istotipo della malattia.
Trattamento
Il corretto percorso terapeutico viene impostato dal medico in base alle caratteristiche della persona (condizioni generali di salute, età, patologie concomitanti, funzionalità respiratoria, pregressi trattamenti) e al grado di estensione della malattia. Questo significa che, a pazienti con caratteristiche simili e con malattie che si differenziano solo per l’estensione, possono essere proposti trattamenti diversi. Allo stesso modo, pazienti con malattie uguali per tipo ed estensione, ma con uno diverso stato di salute, possono ricevere terapie differenti.
Il mesotelioma pleurico può essere trattato con la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, eventualmente in combinazione tra di loro.
Ruolo della chirurgia: in presenza di una malattia resecabile chirurgicamente (stadi I, II, III) le tecniche chirurgiche utilizzabili sono la pleurectomia/decorticazione (P/D), che prevede la rimozione della massa tumorale e della pleura interessata da malattia, e la pneumonectomia extra-pleurica (EPP), intervento più massivo, che comporta anche l’asportazione del polmone oltre che di altre strutture toraciche. Di norma, ove possibile, in relazione alla diffusione di malattia ed alle condizioni del paziente, si ricorre alla EPP. Va tuttavia ricordato che tale intervento è molto invalidante ed è gravato da alti tassi di mortalità e da complicanze postoperatorie. Inoltre né con la P/D né con la EPP la guarigione della malattia viene garantita al 100% dei pazienti e, nonostante un corretto intervento, rimane comunque alto il rischio che la malattia si ripresenti. Di norma l’opzione chirurgica viene scartata qualora il paziente si presenti in condizioni generali non ottimali, la malattia sia molto estesa (stadio IV) e per l’istotipo sarcomatoide.
Ruolo della radioterapia: può essere somministrata prima o dopo la chirurgia in associazione o meno con la chemioterapia. L’estensione del campo di trattamento, nonché il dosaggio delle radiazioni sono a discrezione del medico radioterapista ed in relazione alle condizioni del paziente e ai risultati ottenuti con l’intervento. Anche il paziente non trattabile con chirurgia può beneficiare dal trattamento radiante, se presenta disturbi legati, ad esempio, ad interessamento osseo o cerebrale di malattia. In questi casi la radioterapia può servire anche a ridurre i sintomi riferiti.
Ruolo della chemioterapia: può essere somministrata in associazione o meno alla radioterapia, prima dell’intervento chirurgico con l’intento di renderlo più agevole, o dopo con lo scopo di consolidarne i risultati. Rappresenta invece il trattamento d’elezione per il paziente non operabile o con malattia estesa. In tale situazione, ove possibile, è preferibile utilizzare un’associazione di due farmaci ma, ancora una volta, la scelta terapeutica è a discrezione del medico oncologo, che terrà conto delle condizioni del paziente, dell’età, della funzione renale ed epatica e delle patologie associate. I farmaci più comunemente utilizzati sono il cisplatino ed il pemetrexed: questi due chemioterapici sono quelli che, nel corso degli anni, hanno dimostrato la maggiore efficacia nel trattamento di questo tipo di malattia. Sono previste in genere quattro o sei somministrazioni endovenose di tali farmaci, ripetute ogni tre settimane ed intervallate da periodiche rivalutazioni radiologiche che consentono di valutare la risposta. Altri chemioterapici utilizzabili comprendono il carboplatino, la gemcitabina e la vinorelbina. Il mesotelioma pleurico ad oggi rimane una patologia difficile da trattare e trattamenti innovativi (come nuovi farmaci biologici ed agenti chemioterapici e nuove metodiche di radioterapia) sono attualmente in corso di studio. E’ pertanto importante chiedere al proprio oncologo se nel centro in cui si è seguiti vi siano studi clinici cui poter partecipare e quali siano i vantaggi e gli svantaggi ad essi correlati.