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“Test sulla saliva per svelare il tumore, strumento per la diagnosi precoce” | Da Corriere.it di lunedì 15 febbraio 2016
“Farmaci&governance, Aiom: «Bene il fondo ad hoc per l’oncologia»” | Da Sanità24-IlSole24Ore.com di lunedì 15 febbraio 2016
“Esclusiva. Intervista a Barack Obama. Il futuro di medicina, scienza e clima: “Con la medicina personalizzata le possibilità di cure sono infinite. Io un nerd? Sì, e me ne vanto”” | Da QuotidianoSanità.it di sabato 13 febbraio 2016
LUANA FOCARACCIO: aggiornamento sui supporti farmacologici volti alla cessazione dell’abitudine tabagica | Da www.torinodonna.it – Mercoledì 10 febbraio 2016
“Speranza contro cancro, efficaci alcuni antibiotici e medicinali per il cuore” | Da Adnkronos.com di martedì 9 febbraio 2016
“Un’analisi del sangue per individuare cinque tipi di tumore” | Da IlGiornale.it di lunedì 8 febbraio 2016
“Norme antifumo, in vigore dal 20 maggio” | Da IlTempo.it di domenica 7 febbraio 2016
“Giornata internazionale contro il cancro. Via alla campagna #WeCanICan” | Da IlSole24Ore.com di giovedì 4 febbraio 2016
“Giornata internazionale contro il cancro. Aiom e Lilt aderiscono alla campagna #WeCanICan. 40% dei decessi evitabili con prevenzione. Fumo è il Big Killer da sconfiggere” | Da QuotidianoSanità.it di mercoledì 3 febbraio 2016
“Tumori: 274mila persone hanno perso lavoro per la malattia” | Da Ansa.it di mercoledì 3 febbraio 2016
“Tumori, arrivano i nano farmaci che riconoscono le cellule malate” | Da LaStampa.it di martedì 2 febbraio 2016
“Da oggi in vigore le nuove norme anti-sigarette: ecco le immagini choc che vedremo sui pacchi” | Da LaStampa.it di martedì 2 febbraio 2016
“Fumo, da oggi nuovi divieti e restrizioni” | Da Sky TG24 di martedì 2 febbraio 2016
“Fumo, foto choc sui pacchetti di sigarette e nuovi divieti. Ecco le regole in vigore da oggi” | Da RaiNews.it di martedì 2 febbario 2016
“Nuova stretta al fumo: le immagini choc sui pacchetti di sigarette” | Da Corriere.it di martedì 2 febbraio 2016
“Norme antifumo, da oggi nuove sanzioni in Italia” | Da La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 2 febbraio 2016
“Dal 2 febbraio stretta sul fumo, stop in auto se ci sono minori” | Da Ansa.it di domenica 31 gennaio 2016
“ELISA GOBBINI: Mutazioni germinali in geni che predispongono ai tumori pediatrici” | Da www.torinodonna.it – Mercoledì 27 gennaio 2016
“Le cose da non dire ai malati di tumore” | Da Corriere.it di mercoledì 27 gennaio 2016
“Fumo, approvato decreto legislativo. Non si fuma in auto in presenza di bambini e donne in gravidanza” | Dal sito del Ministero della Salute
“Tumori nei gemelli: se uno si ammala sale il rischio anche per l’altro” | Da Corriere.it di lunedì 25 gennaio 2016
“Una tassa su smog, fumo e alcool per finanziare farmaci innovativi” | Da Healthdesk.it di venerdì 22 gennaio 2016
“TERESA MELE: dieta mediterranea e rischio di carcinoma mammario invasivo in donne con elevato rischio cardiovascolare partecipanti al trial clinico” | Da www.torinodonna.it – Mercoledì 20 gennaio 2016
“Tabacco, al via le nuove norme e c’è anche la sigaretta «senza fumo»” | Da Corriere.it di mercoledì 20 gennaio 2016
“Tumori. Pazienti e familiari raccontano la malattia: al via il concorso letterario dell’Aiom” | Da Quotidiano Sanità.it di martedì 19 gennaio 2016
“Alcol. L’allarme del governo britannico: aumenta il rischio di cancro. Anche se si beve poco. Le nuove linee guida sul consumo” | Da Quotidiano Sanità.it di sabato 16 gennaio 2016
“VALENTINA BERTAGLIA: possibili meccanismi di resistenza al tumore negli elefanti, quali implicazioni per l’uomo” | Da www.torinodonna.it – Gennaio 2016
“Preservare la fertilità dopo il cancro al seno è possibile” | Da Corriere.it di giovedì 14 gennaio 2016
“Lo zucchero fa salire il rischio di cancro al seno e metastasi” | Da Corriere.it di mercoledì 13 gennaio 2016
Emergenza bambini nella Terra dei Fuochi: «I tumori già a 1 anno» | Da Corriere.it di martedì 12 gennaio 2016
“Una biblioteca per l’Oncologia del Papardo” | Da Gazzetta del Sud.it di sabato 9 gennaio 2016
“Nuovi farmaci. Tutte le novità in arrivo dagli Usa. Dal cancro alla fibrosi cistica. Dal cuore al colesterolo. Con attenzione alle malattie rare” | Da QuotidianoSanità.it di venerdì 8 gennaio 2016
“Un centesimo in più a sigaretta per curare tutti i malati di tumore” | Da Corriere.it di giovedì 7 gennaio 2016
“Emergenza ambiente: “Niente fumo nei parchi giochi dei bambini”” | Da La Stampa.it di giovedì 7 gennaio 2016
“Aiom: «Un centesimo in più a sigaretta per garantire i nuovi farmaci oncologici a tutti i pazienti»” | Da Sanità24.IlSole24Ore.com di giovedì 17 dicembre 2015
“E-cig: gli effetti sul cervello sono uguali a quelle delle sigarette normali” | Da Healthdesk.it di martedì 15 dicembre 2015
Ematologia: “alleanza Italia-Usa contro i tumori del sangue”
Roma, 14 dicembre 2015 – Nasce l’alleanza fra Italia e Stati Uniti per combattere i tumori del sangue. Un ponte della ricerca e dell’assistenza per definire strategie comuni fra le due sponde dell’Atlantico. L’intesa è stata siglata fra la Società Italiana di Ematologia (SIE) e quella americana (ASH, American Society of Hematology) a Orlando (USA) durante il 57° Congresso ASH che si è svolto in Florida dal 5 all’8 dicembre. “È il riconoscimento del grande valore svolto in questi anni dai nostri ricercatori – spiega il prof. Fabrizio Pane, presidente SIE -. Gli scienziati italiani sono secondi solo agli USA per numero di pubblicazioni sulle principali riviste internazionali. Ed è la prima volta che l’ASH firma un’intesa di questo tipo con una società europea”. Quali gli obiettivi? “Innanzitutto – sottolinea il prof. Pane –redigeremo linee guida condivise. In questo senso possiamo affermare con orgoglio di disporre di strumenti molto avanzati. Quelle italiane infatti includono quasi tutte le malattie del sangue, invece negli USA questi documenti si occupano del trattamento di un numero limitato di patologie ematologiche. Inoltre offriremo a dieci giovani clinici italiani una borsa di studio per frequentare per almeno un anno una prestigiosa Università americana, sotto l’egida condivisa delle due società scientifiche”. “L’ematologia è una specialità molto vivace – conclude il prof. Pane -, che spazia dalla ricerca clinica a quella traslazionale. In questi anni abbiamo assistito all’introduzione di armi sempre più efficaci che hanno permesso di cronicizzare numerose neoplasie. Anche per una patologia tradizionalmente difficile da trattare come il mieloma multiplo oggi si stanno aprendo prospettive importanti grazie all’immuno-oncologia. Questa malattia fa registrare ogni anno in Italia circa 4.500 nuovi casi, è particolarmente difficile da trattare perché dà origine a ‘subcloni’ resistenti, in grado di adattarsi all’ambiente in cui la terapia agisce. Quindi è necessario adottare strategie combinate per raggiungere l’efficacia terapeutica. Il mieloma multiplo passa di solito dalla fase attiva alla remissione durante il trattamento, per poi presentare frequenti recidive. Oggi circa il 42% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. L’immuno-oncologia permette inoltre di raggiungere un profilo di tossicità ottimale, eliminando molti effetti collaterali legati ad esempio alle terapie classiche come la perdita dei capelli”.
“Tumore del polmone, crizotinib approvato in Europa anche come prima linea” | Da Pharmastar.it di domenica 13 dicembre 2015
“Farmaci oncologici, il prezzo varia di oltre il 300% in Australia, Europa e Nuova Zelanda” | Da Farmacista33.it di giovedì 10 dicembre 2015
EMATOLOGIA: IMMUNO-ONCOLOGIA CARDINE CONTRO I TUMORI DEL SANGUE
Roma, 10 dicembre 2015 – Per il 96% degli ematologi italiani l’immuno-oncologia diventerà sempre più un trattamento cardine contro il cancro. Ma è essenziale investire più fondi nella ricerca. Infatti per il 98% degli specialisti il farmaco innovativo deve essere considerato una risorsa, perché offre una speranza di lungo-sopravvivenza (69%) e rallenta la progressione della malattia (23%). Senza dimenticare l’impatto sulla qualità di vita grazie a un profilo di tossicità ottimale. Sono i principali risultati del sondaggio condotto lo scorso novembre a cui hanno risposto circa 250 ematologi, presentati oggi al Senato in un incontro con i giornalisti dedicato alle “Nuove frontiere dell’ematologia e la sfida della sostenibilità. Le prospettive offerte dall’immuno-oncologia”. “La qualità dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese – spiega il prof. Fabrizio Pane, Presidente della Società Italiana di Ematologia (SIE) – si colloca al di sopra della media OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), anche se i livelli di spesa sanitaria sono inferiori ad altri Paesi a alto reddito”. Infatti la sanità costa agli italiani l’8,8% del Pil (rapporto OCSE, Health at a Glance 2015), molto meno che agli olandesi (11,1%), ai tedeschi (11%), agli svedesi (11%), ai francesi (10,9%), e la metà che ai cittadini statunitensi (16,4%). “La sfida della sostenibilità può essere vinta solo grazie all’innovazione, che permette di evitare l’uso non appropriato dei farmaci e spesso determina benefici economici a lungo termine – continua il prof. Pane -. Va ricordato che proprio l’ematologia ha aperto più di 10 anni fa la strada alle cosiddette molecole intelligenti, che sono state applicate con successo anche nel trattamento delle neoplasie solide. Le terapie mirate hanno rivoluzionato ad esempio la cura delle leucemie, agendo in modo selettivo sul difetto molecolare. E oggi si apre una nuova era con l’immuno-oncologia che sta evidenziando risultati importanti nel mieloma multiplo, un tumore del sangue che ogni anno in Italia colpisce circa 4.500 persone. In particolare una nuova molecola immuno-oncologica sperimentale, elotuzumab, ha ridotto in maniera significativa il rischio di progressione della malattia e ha dimostrato un aumento relativo del 44% della sopravvivenza libera da progressione”. “Tra accademia e industria farmaceutica – continua il prof. Pane – si sono sviluppate strategie terapeutiche integrate di pieno successo. Manca ancora questa collaborazione fra industria, clinici, decisori in sanità e associazioni dei pazienti. Non si è ancora realizzato un sistema integrato che riunisca allo stesso tavolo questi attori. L’obiettivo è mettere a fuoco una strategia globale, per portare benefici concreti al sistema Paese e rendere accessibili a tutti le terapie innovative. Sempre rispondendo al principio dell’appropriatezza. Solo così potremo risolvere le criticità che ancora oggi dobbiamo affrontare”. Complessivamente ogni anno circa 28mila italiani sono colpiti dai tumori del sangue. Sono decisamente migliorati i tassi di guarigione. “L’incidenza delle leucemie è in crescita ma oggi la sopravvivenza a cinque anni per tutte le forme si aggira intorno al 43% negli adulti e raggiunge il 69% nella leucemia linfatica cronica – sottolinea il prof. Mario Boccadoro, Direttore Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Città della Salute e della Scienza di Torino -. È essenziale identificare nuove armi che consentano non solo un prolungamento della sopravvivenza ma anche una buona qualità di vita. In questo senso le prospettive offerte dalla immuno-oncologia sono davvero importanti”. Questo nuovo approccio, che rinforza il sistema immunitario contro il cancro, ha già evidenziato risultati decisivi nel trattamento dei tumori solidi. In particolare il melanoma ha rappresentato il candidato ideale per la sua applicazione. Oggi il 20% dei pazienti colpiti da questo tumore della pelle in fase avanzata è vivo a 10 anni dalla diagnosi. E passi in avanti sono stati compiuti in neoplasie frequenti come quelle del rene e del polmone, che ogni anno nel nostro Paese fanno registrare 12.600 e 41.000 nuove diagnosi.
Come emerge dal sondaggio, i principali vantaggi offerti dall’immuno-oncologia sono rappresentati dall’aumento della sopravvivenza, dalla riduzione degli effetti collaterali, dai maggiori benefici a lungo termine e dalla migliore adesione alle terapie da parte del paziente. “La terapia del mieloma multiplo si è basata per molti decenni sulla somministrazione di farmaci chemioterapici a basse dosi, con l’eventuale aggiunta della radioterapia – afferma il prof. Michele Cavo, Direttore Istituto di Ematologia e Oncologia Medica ‘L. A. Seràgnoli’ Università degli Studi-Policlinico S. Orsola-Malpighi Bologna -. I risultati ottenuti però sono stati modesti, per l’elevata resistenza delle cellule tumorali ai trattamenti utilizzati. In seguito, l’applicazione del trapianto di cellule staminali ha migliorato i risultati, ma ancora più rilevante è stato l’impatto derivante dall’uso dei ‘nuovi farmaci’, non chemioterapici. Tra questi, i farmaci immuno-oncologi aprono nuove prospettive di terapia, sia per il loro meccanismo d’azione che permette di controllare con più efficacia la malattia, che per l’ottimo profilo di tossicità che li rende ‘partner’ ideali di altre terapie target”. La malattia si manifesta quando una plasmacellula, un tipo di cellula presente nella parte centrale del midollo osseo, diventa cancerosa e si moltiplica senza controllo. Nel nostro Paese il 42% delle persone affette da questo tumore del sangue è vivo a cinque anni dalla diagnosi. “Uno dei sintomi tipici è rappresentato dal dolore alle ossa, infatti i bifosfonati vengono utilizzati per ridurre il disturbo e il rischio di fratture ossee – spiega il prof. Antonio Palumbo, Direttore Clinical Trial in Oncoematologia e Mieloma multiplo, Città della Salute e della Scienza di Torino -. Il trapianto viene eseguito utilizzando le cellule staminali del paziente o di un donatore sano. Generalmente, gli over 65 sono esclusi dall’intervento: si tratta di una convenzione, non necessariamente applicabile in qualunque situazione. Infatti, possono esservi pazienti con età superiore a 65 anni ma in ottime condizioni fisiche in grado di affrontare un trapianto e persone più giovani con patologie associate che precludono questa procedura”. “La SIE – continua il prof. Pane – vuole impegnarsi in campagne di sensibilizzazione sull’immuno-oncologia, infatti il 46% degli specialisti ritiene che siano strumenti fondamentali di aggiornamento insieme a convegni dedicati”. Per un italiano su due (54,3%) i nuovi farmaci rappresentano le innovazioni tecnologiche e sociali che daranno maggiore impulso al cambiamento della vita in Italia nel prossimo futuro (Censis). “Le iniziative di informazione dovrebbero essere indirizzate non solo ai clinici ma anche ai pazienti – conclude la dott.ssa Laura Del Campo, Responsabile Affari Generali della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) -. I tumori infatti costituiscono l’area terapeutica in cui più si stanno concentrando gli sforzi di investimento per l’innovazione. Da un lato migliora la sopravvivenza dei malati oncologici, dall’altro si radica la convinzione che guarire dal cancro è possibile”.
“Fumo: sostanza pericolosa in 75% e-cig, ‘non in Italia'” | Da Ansa.it di mercoledì 9 dicembre 2015
“Cancro al polmone, sovraespressione di MET predittiva di risposta alla terapia” | Da Pharmastar.it di sabato 5 dicembre 2015
“Campus Bio Medico: Diagnosi precoce cancro al polmone. Al via la seconda sperimentazione” | Da Il Tempo.it di venerdì 4 dicembre 2015
“Un prelievo di sangue a 5 anni svela se mamma ha fumato in gravidanza” | Da Corriere.it di mercoledì 2 dicembre 2015
Ue: Italia maglia nera per morti da inquinamento, 84mila nel 2012
Bruxelles, 30 novembre 2015 – L’Italia e’ il primo Paese europeo per morti premature dovute all’inquinamento atmosferico. Lo rileva l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) nel “Rapporto sulla qualita’ dell’aria” pubblicato riferito agli anni 2012 e 2013. Complessivamente l’Italia conta nel 2012 84mila decessi prematuri dovuti a concentrazioni troppo elevate di polveri ultra sottili (59.500), ozono (3.300) e diossido di azoto (21.600) sul 491mila registrati nell’Ue. Complessivamente nell’Ue la principale causa di morte prematura si deve alle polveri ultrasottili (403mila vittime), seguito da biossido di azoto (72mila vittime) e ozono (16mila vittime). L’Italia paga le elevate concentrazioni di sostanza inquinanti nell’atmosfera, come confermato anche dai dati relativi al 2013. Secondo lo studio le concentrazioni di piombo hanno superato la soglia limite di 0,5 microgrammi per metro cubo nelle stazioni urbane e industriali, e “tutte le eccedenze sono state registrate in Italia”. Anche i livelli di polveri ultrasottili sono risultate “piu’ alte del normale” in alcuni Paesi tra cui il nostro, e i valori di diossido di azoto hanno raggiunto livelli “critici” in 13 stazioni di misurazione rurale, “principalmente in Italia”. Secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente “le piu’ grandi conseguenze attribuibili all’esposizione a diossido di azoto (NO) e’ visibile nella valle del Po”, dove si oltrepassa il limite Ue di concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria. Mentre per quanto riguarda l’ozono (O3), “i Paesi con i maggiore impatto sulla salute sono Italia, Germania, Spagna, Francia e Polonia”.
Tumori: patate e cavoli riducono rischio cancro stomaco
Londra, 30 novembre 2015 – Mangiare patate e cavolo puo’ contribuire a ridurre il rischio di sviluppare il cancro allo stomaco. Non solo. Le persone che consuma una gran quantita’ di verdure, come cipolle e cavolfiore, hanno un terzo di probabilita’ in meno di ammalarsi di questo tumore. Un rischio che invece aumenta quando si consuma birra, alcolici, sa le e conserve. ALmeno questo e’ quanto emerso da uno studio della Zhejiang University in Cina, riportato dal quotidiano britannico Daily Mail. I ricercatori hanno analizzato i dati di 76 ricerche sul cancro allo stomaco e dieta, che hanno coinvolto un totale di 6,3 milioni di persone, di cui 33mila morti per tumore dello stomaco. Dai risultati e’ emersi che per ogni 100 grammi di frutta mangiata al giorno il rischio di sviluppare questo cancro si e’ ridotto del 5 per cento. Le probabilita’ di ammalarsi sono ulteriormente scese, precisamente dell’8 per cento, quando invece sono stati assunti 50 mg di vitamina C, l’equivalente di due patate. Mentre il sale ha aumentato il rischio del 12 per cento.
“Trovato nuovo interruttore in grado di bloccare il cancro” | Da Adnkronos.com di giovedì 26 novembre.
“Lotta ai tumori: Se l’immunoterapia è la vera ‘quarta arma'” | Da Il Giornale di giovedì 26 novembre 2015
“Ci sono passi avanti nella ricerca sui tumori provocati dall’amianto?” | Da Corriere.it di martedì 24 novembre 2015
Riforma Titolo V: via libera dalla Commissione Affari Sociali della Camera
Roma, 16 novembre 2015 – La riforma costituzionale ha passato l’esame della commissione Affari Sociali alla Camera. Non sono però mancate critiche alle modifiche apportate all’articolo 30 nel corso dell’esame del Senato. I deputati della XII commissione hanno infatti bocciato l’approvazione al Senato dell’emendamento presentato da Francesco Russo (Pd), grazie al quale è stata inserita la possibilità di devolvere alle Regioni alcune potestà legislative esclusive dello Stato. Una possibilità già prevista dall’articolo 116 della Costituzione che però, dal 2001 ad oggi, non è comunque mai giunta a conclusiva applicazione. In particolare, contrariamento a quanto stabilito lo scorso marzo dalla Camera, proprio su indicazione della stessa commissione Affari Sociali, è stata introdotta la possibilità di devoluzione per la potestà legislativa “sulle disposizioni generali e comuni per le politiche sociali”. Nel parere si legge che l’accesso ai livelli essenziali di assistenza sia in materia sanitaria sia in quella delle politiche sociali “deve essere ugualmente garantito su tutto il territorio nazionale”. È stato inoltre osservato che la formulazione stessa della disposizione contenuta all’articolo 116, terzo comma, del testo in esame, “risulta poco efficace in quanto nel caso delle politiche sociali, diversamente da quanto avviene rispetto ad altre fattispecie analogamente assoggettate al cosiddetto ‘regionalismo differenziato’ – quali ad esempio istruzione e formazione professionale e governo del territorio, di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere o) ed u) – si fa riferimento non alla materia bensì alle ‘disposizioni generali e comuni’ per le politiche sociali”.
Farmaci innovativi: in Gazzetta il decreto con le modalità di rimborso
Roma, 13 novembre 2015 – Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero della Salute e di quello dell’Economia che disciplinano le modalità operative di erogazione delle risorse a titolo di concorso al rimborso per l’acquisto dei medicinali innovativi negli anni 2015 e 2016. Il Fondo innovativi per il 2015 e il 2016 è alimentato da: un contributo statale alla diffusione dei predetti medicinali innovativi per 100 milioni di euro per l’anno 2015 e una quota delle risorse destinate alla realizzazione di specifici obiettivi del Piano sanitario nazionale, pari a 400 milioni di euro per l’anno 2015 e 500 milioni di euro per l’anno 2016.
AGENAS: “lo sviluppo del SSN deve coinvolgere i cittadini”
Roma, 12 novembre 2015 – “Lo sviluppo del nostro SSN deve prevedere necessariamente e strutturalmente il coinvolgimento dei cittadini. Sono i cittadini ad usufruire dei servizi sanitari e soltanto attraverso la loro partecipazione le Istituzioni possono avvalersi di un importante feedback sulla loro capacità di rispondere ai bisogni di salute. E’ quanto ha dichiarato il direttore generale di AGENAS, Francesco Bevere a margine di un convegno. “A distanza di più di un anno dall’Intesa sul nuovo Patto per la Salute l’attuazione di una revisione dell’attuale modello di governance del SSN sottende anche ad una riprogettazione partecipata dei processi decisionali di costruzione e tutela della salute pubblica, attraverso la condivisione ed il coinvolgimento strutturale e costante di tutti gli attori che di fatto vivono gli effetti dei provvedimenti emanati da Governo e Regioni. La volontà dell’Agenzia di considerare le persone e le associazioni che tutelano i diritti dei cittadini quali interlocutori privilegiati del cambiamento – ha aggiungo Bevere -. Favorire la partecipazione dei cittadini, per AGENAS, significa avvalersi di un contributo molto speciale”.
Tumore al seno: il numero di donne under 50 è aumentato del 27%
Roma, 11 novembre 2015 – Aumentano i casi di tumore del seno nelle under 50. In 15 anni nel nostro Paese si è registrato un incremento del 27%: erano 7.921 nel 2000, quest’anno le nuove diagnosi in questa fascia d’età saranno 10.105. Per questo diventa essenziale rivedere i criteri di accesso alla mammografia ed estendere il test a tutte le italiane a partire dai 45 anni. A lanciare l’appello gli oncologi riuniti nell’International Meeting on New Drugs in Breast Cancer, che si apre domani al Regina Elena di Roma con la partecipazione di più di 200 esperti da tutto il mondo. “Lo screening nelle donne dai 50 ai 69 anni ha contribuito in maniera determinante a ridurre di quasi il 40% la mortalità per cancro del seno nell’ultimo ventennio – spiega il prof. Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia Medica del Regina Elena di Roma e presidente del Convegno giunto alla quarta edizione -. L’età del primo esame va abbassata per tutte le donne a 45 anni e i controlli devono proseguire fino ai 74. Oggi solo due Regioni, Emilia-Romagna e Piemonte, hanno ampliato in maniera strutturata la fascia d’età da coinvolgere nei programmi di screening, come suggerito dal ‘Piano nazionale prevenzione’”. Nel 2015 sono stimati in Italia circa 48.000 nuovi casi di tumore del seno, 692.955 donne vivono con una diagnosi per questa patologia. “L’innovazione prodotta dalla ricerca ha permesso di raggiungere risultati importanti – afferma il prof. Cognetti -. In quindici anni le percentuali di guarigione sono cresciute di circa il 10%, passando dal 78 all’87 per cento. Si tratta di un risultato eccezionale, da ricondurre alle campagne di prevenzione e a trattamenti innovativi sempre più efficaci”. E, se si interviene ai primissimi stadi, la sopravvivenza raggiunge il 98%”. “Ma il tumore del seno – continua il prof. Cognetti – resta la più frequente causa di morte per cancro nel sesso femminile anche fra i 40 e i 50 anni. Vanno quindi sensibilizzate le donne ad aderire alla mammografia ed è necessario che le Istituzioni siano pronte a recepire le indicazioni che provengono dalla comunità medico-scientifica”.
Nel biennio 2011-2012 quasi 5.300.000 donne di età compresa fra 50 e 69 anni sono state invitate a sottoporsi alla mammografia, circa 3.000.000 sono state esaminate. L’estensione teorica è risultata pari al 94,4%, mentre quella effettiva è stata del 73,3%. Il confronto tra le Regioni del Nord e del Centro con quelle del Sud Italia rivela ancora uno squilibrio nell’estensione di questo esame: mentre al Nord e al Centro è rispettivamente del 94% e dell’86%, al Sud il valore registrato è inferiore al 40%. “Le evidenze scientifiche – conclude il prof. Cognetti – dimostrano che nelle donne ad alto rischio per importante storia familiare o perché portatrici della mutazione di un particolare gene, BRCA1 o BRCA-2, i controlli mammografici dovrebbero iniziare a 25 anni o 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane. Questi sono casi particolari, perché la maggior parte delle diagnosi di tumore del seno sotto i 50 anni non è legata a fattori ereditari. Ma l’incidenza della malattia nelle quarantenni è in costante crescita. Ecco perché è indispensabile abbassare la soglia dello screening a 45 anni. Solo così potremo salvare più vite”. Come dimostrano gli studi scientifici la riduzione della mortalità per carcinoma mammario grazie allo screening è diversa nelle varie fasce d’età. È pari al 14% per le donne fra 50 e 59 anni e al 32% per quelle fra 60 e 69. La sensibilità della mammografia infatti aumenta in relazione all’età per la riduzione della densità mammaria. Da qui l’opportunità di includere nei controlli anche le over 70.
Mieloma multiplo: il 42% dei pazienti italiani è vivo a 5 anni. “l’immuno-oncologia può controllare la malattia”
Roma, 10 novembre 2015 – La sopravvivenza dei pazienti italiani colpiti da mieloma multiplo è più alta della media europea. Infatti nel nostro Paese il 42% delle persone affette da questo tumore del sangue è vivo a cinque anni dalla diagnosi rispetto al 39% dei cittadini europei. “Questi dati sottolineano l’eccellente livello delle cure in Italia – spiega il prof. Fabrizio Pane, presidente della Società Italiana di Ematologia (SIE), in un incontro con i giornalisti oggi a Roma -. La malattia si manifesta quando una plasmacellula, un tipo di cellula presente nella parte centrale del midollo osseo, diventa cancerosa e si moltiplica senza controllo. Oggi si stanno aprendo importanti prospettive grazie all’immuno-oncologia, che rinforza il sistema immunitario contro il tumore. Una nuova molecola immuno-oncologica sperimentale, elotuzumab, ha ridotto in maniera significativa il rischio di progressione della malattia”. Si stimano circa 2.300 nuovi casi di mieloma multiplo ogni anno fra gli uomini (1,2% di tutti i tumori) e 2.100 fra le donne (1,3%). L’incidenza aumenta con l’età: è più frequente negli over 60 (il 38% è over 70), solo il 5-10% dei pazienti è under 40. “L’immuno-oncologia – afferma il prof. Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma – ha già dimostrato di essere efficace nel trattamento dei tumori solidi, a partire dal melanoma fino a neoplasie più frequenti come quelle del polmone e del rene in fase avanzata. Il 20% dei pazienti colpiti da melanoma oggi è vivo a 10 anni. Nel tumore del polmone non a piccole cellule non squamoso (adenocarcinoma) in fase avanzata, il 39% è vivo a 18 mesi. E il 20% delle persone colpite dalla forma non a piccole cellule squamosa metastatica è vivo a tre anni. Siamo di fronte a risultati davvero impressionanti in tumori che, prima dell’arrivo dei farmaci immuno-oncologici, presentavano scarse opzioni terapeutiche”. I trattamenti per il mieloma multiplo includono chemioterapia e corticosteroidi per eliminare le cellule tumorali e terapie mirate per bloccarne la crescita. Uno dei sintomi tipici della malattia è rappresentato dal dolore alle ossa, infatti i bifosfonati vengono utilizzati per ridurre questo disturbo e il rischio di fratture ossee. “La somministrazione di farmaci chemioterapici ad alte dosi con successivo trapianto di cellule staminali, in grado di ricostituire il tessuto midollare distrutto dal trattamento, ha migliorato i risultati – conclude il prof. Pane -. Però gli over 65 sono generalmente esclusi dal trapianto. La radioterapia è impiegata come terapia di supporto per alleviare i sintomi. Va ricordato che l’obiettivo del trattamento è costituito dal controllo della patologia e dal miglioramento della sopravvivenza. Molti pazienti manifestano cicliche remissioni e recidive, tra le quali sospendono il trattamento per un breve periodo per eventualmente riprenderlo. Dopo la recidiva, meno del 20% dei pazienti è vivo a 5 anni. La possibilità di utilizzare l’immuno-oncologia anche nei tumori del sangue costituisce una svolta decisiva”.
Bambina malata di leucemia curata con terapia genica
Londra, 9 novembre 2015 – Nel Regno Unito una bambina di un anno, per la quale i medici che l’avevano in cura avevano perso ogni speranza e l’avevano data per spacciata, è stata del tutto curata, primo caso al mondo, dalla sua forma di leucemia particolarmente aggressiva. Il tutto grazie ad un’innovativa terapia genetico/cellulare definita da ricercatori britannici e dalla società francese di biotech Cellectis che – in sintesi – ha creato per lei nuove cellule immunitarie, ” invisibili” alle difese della malattia, e disegnate appositamente per distruggere le cellule leucemiche o ‘blasti’. La piccola aveva provato, ed erano ormai esauriti, tutti i trattamenti possibili, quando i medici Great Ormond Street Hospital (GOSH) le somministrarono la terapia altamente sperimentale di cellule modificate geneticamente in una singola piccola dose di 1 mm per infusione. Solo due mesi dopo non c’era più alcuna traccia della leucemia e ora è a casa. Il professore Paul Veys, direttore del centro per il trapianto del midollo (una delle tecniche usate nel trattamento della leucemia) al GHosh ha parlato di ” quasi un miracolo”. Il trattamento di ingeneria genica cellulare è stato messo a punto dai ricercatori del Gosh e dell’University College London (UCL) insieme alla società di biotech francese Cellectis, che ora ha deciso di finanziare trial clinici che inizieranno il prossimo anno. La tecnica prevede di aggiungere due nuove geni a cellule linfociti T (globuli bianchi) da un donatore sano, che li rendono armi imbattibili contro la leucemia. Usando una tecnologia di ingegneria genetica chiama Talen, che agisce come una ” forbice molecolare”, geni specifici sono stati rimossi per alterare in modo utile i linfociti T: prima di tutto sono stati resi ” invisibili” ad una potente sostanza sviluppata dalla leucemia che normalmente eliminerebbe i linfociti T malati; dopo questi ultimi sono riprogrammati solo per colpire e uccidere le cellule della leucemia.
Vaccinazioni: verso l’obbligo per l’iscrizione a scuola
Roma, 6 novembre 2015 – Obbligo di vaccinazione per le iscrizioni a scuola, e sanzioni, con la collaborazione degli ordini professionali, per i medici che non dovessero seguire le indicazioni. Sono tra i punti qualificanti del piano nazionale Vaccini del ministero della salute, approvato stamane dai presidenti di regioni, ma non dalla conferenza Stato-Regioni, dopo che il ministero dell’Economia ne ha chiesto un rinvio per approfondire ”alcuni aspetti tecnici”, legati all’impatto finanziario del provvedimento. Un rinvio del parere finale legato quindi alla copertura economica, come ha spiegato il sottosegretario all’Economia Pier paolo Baretta: “la richiesta di rinvio sul provvedimento sui vaccini è motivata da ragioni tecniche. Il testo è complesso e il tempo per analizzarlo è stato scarso. Ne parleremo col Ministero della Salute per condividere la relazione tecnica e pensiamo di concludere positivamente entro la prossima conferenza straordinaria”. Dello stesso tenore il coordinatore degli assessori al Bilancio, Garavaglia: “l’intesa verrà prevedibilmente trovata nel corso della prossima Stato-Regioni, ma in ogni caso bisogna dare al governo il tempo necessario per fare gli approfondimenti circa l’impatto finanziario sul piano dei vaccini”. Naturalmente l’obbligatorietà delle vaccinazioni per potersi iscrivere a scuola, dovrà essere regolata da un ”aggiornamento” della normativa. ”Tale percorso – si legge nel testo del piano vaccini – sarà approfondito e dal nuovo piano potrà essere generata una normazione aggiornata, garantendo, peraltro, la protezione degli individui e delle comunità, con misure correlate, come, ad esempio, l’obbligo di certificazione dell’avvenuta effettuazione delle vaccinazioni previste dal calendario per l’ingresso scolastico”.
Italia in salute, è il secondo Paese più sano al mondo dopo Singapore
Roma, 4 novembre 2015 – L’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo Singapore, per salute e benessere dei suoi abitanti. E’ quanto reso noto da Bloomberg che ha stilato questa speciale classifica utilizzando i dati delle Nazioni Unite, dell’OMS e della Banca mondiale. Mentre il punteggio finale per certificare la buona salute della popolazione si basa su alcuni fattori tra cui l’aspettativa di vita alla nascita e le principali cause di morte. Tra i fattori sono stati inseriti la percentuale di fumatori giovani, il numero di persone con il colesterolo alto e il livello di diffusione delle vaccinazioni. La percentuale di ogni singolo Paese è stata calcolata sottraendo il valore del rischio dal punteggio totale raggiunto. Singapore ha ottenuto l’89,5% sul 92,5%, l’Italia l’89% su un totale di 94,6%. A seguire Australia, Svizzera, Giappone, Israele, Spagna, Olanda, Svezia e (decima) e Germania.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: nel 2015 colpite 2.170 donne in Puglia
Brindisi, 3 novembre 2015 – Nel 2015 in Puglia quasi 2.170 donne si sono ammalate di tumore del polmone. Numeri importanti se pensiamo che in tutta Italia, più di un terzo delle 41mila diagnosi di cancro toracico hanno il volto di donna. Un incremento che si è avuto negli ultimi anni, complice soprattutto il fumo di sigaretta, principale fattore di rischio per la neoplasia, un vizio sempre “più rosa”. Sono, infatti, più di 5 milioni le connazionali che fumano abitualmente. “La differenza della percentuale di tabagisti fra i due sessi in 53 anni (1957-2010) è diminuita dal 58,8% al 4,2%. Con conseguenze evidenti. Infatti tra il 1999 e il 2010 i casi di tumore del polmone sono calati del 20% tra gli uomini e aumentati del 36% fra le donne – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della Onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE, www.womenagainstlungcancer.org) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. La lotta al cancro è un percorso difficile e spesso doloroso, soprattutto per una donna, che si vede portar via dalla malattia la propria bellezza e femminilità. Per questo, il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’” riparte con una sesta edizione oggi a Brindisi, presso l’Ospedale Antonio Perrino: l’Unità Operativa di Oncologia Medica, sotto la guida del prof. Saverio Cinieri e della Dr.ssa Manuela Caloro (Psiconcologa) aprirà le porte a laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperti di cosmesi. La campagna si articolerà in altre 12 tappe su tutto il territorio nazionale, per offrire a tante pazienti e ai loro familiari e amici l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita. Vogliamo dare alle donne la possibilità di riappropriarsi della propria femminilità e di riconquistare, in un momento di fragilità e insicurezza, autostima, benessere e fiducia in sé e nel proprio corpo”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa malattia. Fino al 30 novembre, presso 13 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE coordineranno un incontro dedicato al make-up per una decina di pazienti, che verranno aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. “Sono interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo riusciamo a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”.
Ecco tutte le prossime ‘tappe’ della campagna “Come star meglio con un ‘trucco’” di WALCE, con i referenti locali: 4 novembre Ceglie Messapica e Francavilla Fontana (BR) (U.O.S. Oncologia, Ospedale Dario Camberlingo, dott.ssa Annamaria Miccianza); 10 novembre Torino (I.R.M.E.T. Torino e A.O.U. San Luigi, dott.ssa Elisabetta Salza e prof.ssa Silvia Novello); 16 novembre Avellino (A.O.S.G. Moscati Avellino, dott. Cesare Gridelli e dott.ssa Sara Serrao); Montecchio Maggiore (VI) (Ospedale di Montecchio Maggiore, dott.ssa Cristina Oliani e dott.ssa Samuela Binato), Parma (A.O.U. Parma, dott. Marcello Tiseo), Pordenone (A.O. Santa Maria degli Angeli, dott. Alessandro del Conte e sig.ra Renza Zanon); 19 novembre Roma (Campus Bio-Medico, UOS Radioterapia Oncologica di Trigoria, dott.ssa Sara Ramella); 20 novembre Roma (A.O. San Giovanni Addolorata, dott. Mauro Minelli e dott.ssa Olga Martelli); 21 novembre Cuneo (DH – S.C. Ematologia A.S.O. S.Croce di Cuneo, Anna Papaiz e A.I.L. – Sezione di Cuneo “Paolo Rubino”, Miranda Ciravegna ); Sassari (A.O.U Sassari, dott. Carlo Putzu) e Sondalo (SO) (Presidio Ospedaliero E. Morelli, dott. Giuseppe Valmadre e dott.ssa Laura Parolini); 30 novembre Torino (A.O. Ordine Mauriziano – DH Onco Ematologia, dott.ssa Giovanna Fazzina). Per ulteriori informazioni: www.womenagainstlungcancer.org.
Rapporto Crea 2015: Spesa sanitaria italiana -28% rispetto all’UE
Roma, 2 novembre 2015 – “La spesa sanitaria italiana è del 28,7% più bassa rispetto ai Paesi EU14, con una forbice, anche in percentuale del PIL, che si allarga anno dopo anno. Ed è inutile farsi aspettative su ulteriori risparmi: il sistema attuale non riesce ad annullare le disuguaglianze. Per questo serve una ‘moratoria’ a medio termine per impedire ulteriori tagli al comparto”. Ma si deve pure cambiare perché “quello sin qui realizzato è un Universalismo non omogeneo, crescentemente diseguale, e che dopo oltre 30 anni è forse doveroso chiedersi se non dipenda anche da qualche elemento di obsolescenza del disegno originario”. Questa una delle analisi e controproposte principali che emergono dall’11ª edizione del Rapporto Sanità a cura di C.R.E.A. Sanità-Università di Roma Tor Vergata presentato oggi a Roma. Una spesa bassa, quindi, ma in compenso gli italiani “registrano un buon livello di salute che insieme al basso livello di spesa confermerebbero l’efficienza della Sanità”, anche se – avvertono i ricercatori – “stiamo velocemente perdendo il nostro vantaggio in termini di salute e il processo di convergenza sui livelli (peggiori) degli altri Paesi sembra avere accelerato negli ultimi 10 anni”. Cresce anche la spesa privata, la cosiddetta out of pocket (+14,5% nel 2014) e se le Regioni in rosso vedono calare i loro disavanzi sanitari, il merito va più all’inasprimento fiscale a livello regionale (con differenze anche fino all’88%), che a effettivi riordini del sistema.
La FDA approva ipilimumab in terapia adiuvante dopo la chirurgia per ridurre il rischio di recidiva del melanoma
Washington, 30 ottobre 2015 – La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha esteso l’uso di ipilimumab nel melanoma cutaneo alla terapia adiuvante nei pazienti con coinvolgimento dei linfonodi regionali di dimensioni > 1 mm dopo resezione completa, accompagnata da linfoadenectomia. “L’approvazione odierna estende l’uso di ipilimumab ai pazienti ad alto rischio di recidiva del melanoma dopo la chirurgia – ha affermato il dott. Richard Pazdur, Director of the Office of Hematology and Oncology Products al Center for Drug Evaluation and Research dell’FDA. – Il nuovo utilizzo del farmaco negli stadi più iniziali della malattia si basa sulle più approfondite conoscenze dell’interazione tra il sistema immunitario e il cancro.” Ipilimumab, un anticorpo monoclonale che blocca il CTLA-4, molecola che gioca un ruolo nel rallentare o ‘spegnere’ il sistema immunitario alterando la capacità dell’ospite di combattere le cellule tumorali, è stato approvato nel 2011 per via endovenosa nel trattamento dei pazienti con melanoma in stadio avanzato non eleggibili alla chirurgia.
In Italia -38% di uso di farmaci approvati dall’EMA rispetto all’UE
Roma, 30 ottobre 2015 – Nel nostro Paese il consumo di farmaci approvati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) è inferiore in media del 38,4% rispetto a quelli medi di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. La differenza dipende dal ritardo effettivo di accesso al mercato, apprezzabile osservando che per i prodotti approvati più di recente (2014) la mediana di consumo in Italia è inferiore del 91,2% rispetto ai Paesi considerati. Scendendo poi progressivamente rimanendo intorno al 20% in meno, ancora a distanza di cinque anni. Sono questi alcuni dei numeri contenuti nell’11° Rapporto Sanità di C.R.E.A. Sanità – Tor Vergata. In Italia non sono sul mercato oltre il 30% dei farmaci approvati da EMA tra il 2009 e il 2014, e commercializzati in al meno un Paese Europeo. Dal punto di vista della spesa farmaceutica, secondo la ricerca, la governance del settore si è sinora dimostrata efficace, avendo garantito una sostanziale costanza del dato di spesa nominale, compensando con i decrementi della spesa territoriale gli incrementi dell’ospedaliera spinti dall’accesso al mercato dei nuovi farmaci innovativi, spesso ad alto costo.
Lorenzin: “No ad allarmismi sul consumo di carne rossa”
Milano, 28 ottobre 2015 – “Nessun allarme sul consumo di carne rossa dopo il dibattito aperto dall’OMS con la posizione espressa dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro”. E’ quanto ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a margine di una conferenza internazionale. “Sulla carne rossa e processata e a eventuali correlazioni con un rischio aumentato di cancro i titoli che sono stati dati sono eccessivamente allarmistici – ha aggiunto la Lorenzin -. Noi dobbiamo proporre un’educazione all’alimentazione corretta che tra l’altro è nella nostra cultura, non creare allarmismo fra i nostri cittadini. E’ molto difficile spiegare le procedure del dibattito all’interno dell’OMS – ha precisato il Ministro – Siamo ancora in una fase di studi preliminari, non di raccomandazioni. Bisogna leggere molto bene il testo prodotto dall’Oms, che parla ovviamente di diversi tipi di componenti all’interno delle carni processate. Noi abbiamo un sistema industriale tra i più avanzati del mondo, siamo tra quelli che hanno un regime più ristretto. Penso al sale e ad altre misure”.
Stefania Gori nuovo presidente eletto AIOM
Roma, 28 ottobre 2015 – Stefania Gori è il primo presidente donna nella storia dell’AIOM. La votazione per il rinnovo del Consiglio Direttivo Nazionale si è svolta durante il XVII congresso di Roma. Carmine Pinto avrà al suo fianco Stefania Gori come Presidente Eletto, Giordano Beretta come Segretario Nazionale e Saverio Cinieri nelle vesti di Tesoriere. Il Direttivo Nazionale 2015/2017 sarà composto da Massimo Di Maio, Antonio Russo, Giuseppe Procopio, Giuseppe Aprile, Silvia Novello, Sergio Bracarda, Daniele Farci e Carlo Antonio Barone. “Sono davvero felice e onorata che i soci mi abbiano concesso la loro fiducia e sono pronta a continuare la mia avventura in AIOM – ha affermato il Presidente Eletto –. Il filo conduttore del mio programma sarà intervenire nei processi di cambiamento dell’oncologia italiana ed essere insieme strumento di governo di queste trasformazioni, in collaborazione con le Istituzioni, con una presenza continua e qualificata. Un impegno in cui credo fermamente. Sono convinta infatti che la Società scientifica rivesta un ruolo fondamentale per favorire il progresso delle conoscenze e lo scambio delle esperienze, indispensabili per rendere sempre più efficace la lotta al cancro. AIOM oggi è una società solida e dinamica, è il frutto di 42 anni di lavoro, senza protagonismi”. “La lunga esperienza che ho maturato in AIOM – ha continuato Stefania Gori – ha comportato una buona conoscenza della macchina organizzativa della nostra Associazione e rappresenta anche una memoria storica: requisiti fondamentali per potenziare, senza stravolgere, l’operato futuro della Società, nel solco della continuità ma adattandoci ai tempi e alle domande correnti”.
AIOM: dall’OMS invito a tornare a dieta mediterranea
Roma, 27 ottobre 2015 – La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene è ”un invito a tornare alla dieta mediterranea”. E’ il commento ‘a caldo’ di Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), al rapporto pubblicato su Lancet Oncology. “La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo – spiega Pinto – ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una ‘soglia di esposizione’ oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore”. Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.
Italia al primo posto in Europa per guarigioni da tumore
Roma, 27 ottobre – 2015 In diciassette anni (1990-2007) i pazienti che hanno sconfitto il cancro nel nostro Paese sono aumentati del 18% (uomini) e del 10% (donne). Percentuali che collocano l’Italia al vertice in Europa per numero di guarigioni. Ma i cittadini hanno uno scarso livello di conoscenza. E’ quanto emerge da un sondaggio svolto su quasi 3.000 cittadini e condotto lo scorso settembre dall’AIOM. “Il 60% dei pazienti guarisce – ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Un risultato raggiunto anche grazie a terapie sempre più efficaci. E l’immuno-oncologia ha aperto una nuova era nel trattamento. È importante migliorare il livello di consapevolezza sulle nuove frontiere della lotta al cancro, anche al di fuori dei mezzi di comunicazione tradizionali. Per questo l’AIOM sbarca sui social network, con una pagina Facebook e un profilo Twitter (@AIOMtweet)”. “L’Italia – ha sottolineato Paolo Ascierto coordinatore delle Linee Guida AIOM sul melanoma – ha guidato le sperimentazioni in questo campo che hanno portato all’approvazione nel 2011 del primo farmaco immuno-oncologico, ipilimumab, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: il 20% dei pazienti è vivo a 10 anni. In questi casi possiamo parlare di cronicizzazione della malattia. Un risultato impensabile prima dell’arrivo di queste terapie, visto che la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%”.
AIOM: con 1 cent in più a sigaretta possiamo garantire nuove cure contro il tumore del polmone
Roma, 26 ottobre 2015 – “Basterebbe un aumento di un centesimo a sigaretta per garantire a tutti i malati di cancro al polmone in Italia l’accesso ai nuovi farmaci immunoterapici”. E’ questa la stima evidenziata giovedì scorso in occasione del Congresso Nazionale AIOM di Roma. “I progressi possibili grazie all’approccio dell’immunoncologia – ha sottolineato il presidente AIOM Carmine Pinto – sono enormi, ma bisogna rendere l’accesso ai nuovi farmaci compatibile con le risorse del servizio sanitario nazionale, affinché questa nuova arma possa essere disponibile per tutti i malati”. “ Per reperire le risorse per coprire i costi legati alle nuove terapie penso che esistano ancora margini di recupero nella sanità pubblica; nell’oncologia ad esempio – ha spiegato Pinto – risparmi potrebbero derivare da una riorganizzazione del sistema delle reti oncologiche, dall’uso di farmaci biosimilari ma anche da una razionalizzazione degli esami diagnostici”. Altra richiesta degli oncologi è la creazione di un Fondo Nazionale ad HOC per i farmaci oncologici innovativi: ”Siamo in attesa di discuterne con il Ministro della Salute”, ha affermato Pinto
Fumo: al via la prima campagna di prevenzione per gli under 14
Roma, 23 ottobre 2015 – Sono i numeri di un’epidemia. Centomila casi di tumore ogni anno in Italia sono dovuti al fumo di sigaretta. Per arrestare le conseguenze allarmanti di questo fattore di rischio evitabile, l’AIOM promuove la prima campagna nazionale realizzata nel nostro Paese dedicata esclusivamente agli adolescenti (11-14 anni), per prevenire il primo approccio alla sigaretta dei più giovani (soprattutto delle ragazzine). Il progetto è stato presentato venerdì scorso al XVII Congresso nazionale di Roma. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM – è educare e responsabilizzare gli under 14 sulla pericolosità e le conseguenze del fumo. A partire da gennaio 2016 l’iniziativa interesserà 100 scuole medie inferiori dislocate su tutto il territorio nazionale fino al termine dell’anno scolastico. Coinvolgeremo testimonial sportivi e del mondo dello spettacolo. Tutte le scuole italiane saranno invitate a proiettare questa lezione ‘speciale’ di approfondimento e prevenzione sul fumo in classe. Sarà sviluppata anche una app con giochi e quiz per illustrare ai ragazzi la pericolosità di questo vizio e i benefici che derivano da stili di vita sani”. “Troppi adolescenti accendono la prima sigaretta a 13 anni o ancora più giovani – ha sottolineato Silvia Novello, presidente WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe) e membro del direttivo nazionale AIOM -. Per il 25% dei 15enni italiani e il 22% delle ragazze della stessa età l’abitudine al fumo inizia proprio sui banchi delle scuole medie inferiori. Preoccupa in particolare l’aumento del vizio fra le donne, infatti la differenza della percentuale di tabagisti fra i due sessi in 53 anni (1957-2010) è diminuita dal 58,8% al 4,2%. Con conseguenze evidenti”. Il progetto è reso possibile grazie ad un educational grant di MSD Italia.
Cancro: una fiaba per spiegare la malattia ai figli
Roma, 22 ottobre – 2015 Una fiaba per aiutare i genitori colpiti da tumore a comunicare la notizia della malattia ai figli. Si chiama “Il Viaggio della Regina” (di Beatrice Masini e Gianni De Conno, Carthusia Edizioni), un racconto destinato sia agli adulti che ai piccoli è stato presentato al XVII Congresso Nazionale dell’AIOM. “Spesso è difficile per i genitori trovare le parole giuste per comunicare ai figli la diagnosi di tumore – ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. La notizia può determinare nel bambino disorientamento, paura di perdere il genitore, angoscia. L’ansia e il senso di dolore e di smarrimento si riversano sull’oncologo che ha in cura il genitore”. La scrittura è protagonista anche del concorso letterario Federica Le Parole della Vita, reso possibile grazie alla Fondazione AIOM e indirizzato ai malati, ai familiari dei pazienti e agli operatori sanitari del settore oncologico. “Con questa iniziativa – ha continuato Fabrizio Nicolis, Vice Presidente della Fondazione AIOM – vogliamo rompere il muro del silenzio e incoraggiare tutti coloro che vivono, o hanno vissuto, direttamente o indirettamente la malattia a raccontarsi. Condividere emozioni, stati d’animo, consigli e speranze può far sentire meno soli. Inoltre scrivere e dar voce alla propria dimensione intima aiuta ad affrontare meglio le difficoltà quotidiane legate al cancro”.
Fino al 31 gennaio 2016 sarà possibile inviare i propri scritti a premioletterariofederica@fondazioneaiom.it
Censis: oltre il 40% delle famiglie italiane rinuncia alle cure
Roma, 21 ottobre 2015 – A causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi di quella privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare ad una prestazione sanitaria. E’ quanto emerge dall’indagine “Bilancio di sostenibilita’ del Welfare italiano” del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il Forum Ania-Consumatori. Inoltre gli italiani pagano “di tasca propria” il 18% della loro spesa sanitaria totale, vale a dire oltre 500 euro pro-capite l’anno. La percentuale della spesa individuale dei singoli cittadini si attesta in Francia al 7% e in Inghilterra al 9%. Infine, in Italia ci sono 3 milioni di cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di circa 10 miliardi l’anno.
Ricerca: dalla malaria una possibile cura per il cancro
Copenaghen, 20 ottobre 2015 – Una proteina della malaria, infatti, sarebbe una bomba ad orologeria per disintegrare le cellule tumorali. A sostenerlo è l’équipe dell’Università di Copenaghen e della University of British Columbia. Secondo gli scienziati la proteina presente nel vaccino anti-malaria finisce per attaccare anche le cellule tumorali, liberandovi all’interno una tossina killer. In sostanza, la proteina avrebbe la potenzialità di funzionare come un vettore-bomba, dato che il carboidrato che il parassita della malaria attacca per entrare nella placenta delle donne in gravidanza è identico a uno presente nelle cellule tumorali. Il team ha ottenuto in laboratorio la proteina chiave, che abbinata a una tossina si è rivelata capace di individuare le cellule tumorali e di ucciderle. Per il momento l’esperimento è stato condotto solo su cellule e su topi malati di tumore. La stime sono comunque delle migliori: la speranza è quella di arrivare ai test sull’uomo nei prossimi quattro anni, con l’augurio che i risultati positivi ottenuti finora sulle singole cellule e sugli animali possano condurre a nuove cure per una delle malattie più difficili da combattere.
Sicurezza, risorse e informazione: i punti chiave per il futuro dei vaccini
Roma, 19 ottobre 2015 – Più di due terzi delle Regioni italiane non raggiungono il target di copertura del 95% per le vaccinazioni pediatriche. La copertura per morbillo-parotite-rosolia (target 95% per prima e seconda dose) è drammaticamente scesa nel 2014 all’86,6%, con un calo del 3,7% rispetto al 2012. In 11 Regioni la copertura è calata di più del 5%. Sono questi alcuni gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva che hanno promosso un decalogo per la sicurezza, l’investimento e l’informazione. “Si tratta di un provvedimento importante – commenta il prof. Sergio Pecorelli –. I programmi di vaccinazione devono essere oggetto di attenta programmazione e gestione da parte delle strutture sanitarie. Sarebbe auspicabile anche l’istituzione di un’anagrafe vaccinale che alimenti il relativo sistema informativo e di sorveglianza. Il personale sanitario deve essere formato e aggiornato sulle strategie sulla base delle migliori evidenze condivise dalla comunità scientifica per informare adeguatamente la popolazione. È importante inoltre valutare l’impatto dell’effetto vaccinale e investire risorse economiche e organizzative stabili per la prevenzione e la valorizzazione di questi importanti presidi con la collaborazione delle massime Istituzioni”. “I vaccini sono una delle tecnologie biomediche più sicure – aggiunge il prof. Alberto Ugazio, direttore Dipartimento di Medicina Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma – perché vengono sperimentati e testati prima, durante e dopo la loro introduzione nella pratica clinica. La loro scoperta e il loro impiego hanno contribuito a proteggere milioni di persone in tutto il mondo. È importante che ogni persona si vaccini, per contribuire al mantenimento della propria salute e alla riduzione della circolazione delle infezioni. Le immunizzazioni sono particolarmente raccomandate a tutti coloro che svolgano attività a contatto con altri individui (soprattutto personale sanitario, insegnanti) e alle fasce più delicate della popolazione come bambini e anziani”.
Lorenzin: “dopo anni 800 milioni per nuovi LEA”
Roma, 16 ottobre 2015 – “Dopo tanti anni finalmente una svolta, 800 milioni finalizzati ai nuovi LEA e al nomenclatore delle protesi”. E’ quanto ha afferma il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin dopo la conferenza stampa del premier Matteo Renzi sui provvedimenti per previsti dalla Legge di stabilità approvata la scorsa settimana da Palazzo Chigi. “Il presidente del Consiglio, riferendosi agli interventi per il settore sanità, ha ribadito che il Fondo sanitario “era 109 miliardi un anno fa, 110 miliardi oggi, saranno 111 miliardi nel 2016”. Inoltre, il premier ha sottolineato come “applicare i costi standard in sanità può finalmente vedere realizzate alcune battaglie storiche. Penso al nomenclatore, penso ai LEA, cose che sono importanti per il mondo della sanità”. “E’ normale che le Regioni si aspettino sempre più risorse – ha sottolineato Renzi – ma è indubbio che il Fondo sanitario nel 2016 crescerà”. Il premier ha poi annunciato che ci saranno 400 milioni per il Fondo per le politiche sociali e 100 mln per il ‘Dopo di noi’, la proposta per dare assistenza alle persone affette da disabilità grave e prive del sostegno familiare, o con famiglie con mezzi economici e sociali tali da renderne impossibile la cura e l’assistenza”.
Chiamparino: servono 2 miliardi di aumento del fondo sanitario
Roma, 15 ottobre 2015 – “Servono almeno due dei tre miliardi previsti di aumento del fondo sanitario”. E’ quanto affermato dal Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, subito dopo l’incontro con il Governo sulla legge di stabilità. “Senza di questi – ha aggiunto Chiamparino – è difficile far fronte anche alle richieste di accesso ai farmaci innovativi, all’implementazione dei livelli essenziali di assistenza ed al rinnovo dei contratti”. Nella riunione di Palazzo Chigi, l’incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, e una delegazione della Conferenza delle regioni guidata dal presidente Sergio Chiamparino. Tra i governatori presenti Enrico Rossi, Debora Serracchiani e Giovanni Toti.
AIOM: “Contro il fumo bisogna dobbiamo cambiare i modelli culturali”
Roma, 14 ottobre 2015 – “Cambiare i modelli culturali, soprattutto tra i giovani, per convincerli a smettere di fumare”. E’ su questo che bisogna puntare per ottenere risultati duraturi nella lotta al fumo. Ad affermarlo è il presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Carmine Pinto, commentando i divieti sul fumo approvati dal Consiglio dei Ministri. “La misura migliore – rileva il presidente degli oncologi – sarebbe arrivare ad un divieto di vendita delle sigarette, ma il passato ci ha insegnato che i problemi, come visto in altri ambiti, non si risolvono col proibizionismo. Sono dunque necessarie altre misure”. D’altro canto, spiega, ”non si può fare tutto in un giorno: nel 2003, quando si introdusse il divieto di fumo nei luoghi pubblici chiusi, ad esempio, si pensò che ciò avrebbe portato molti problemi. A distanza di alcuni anni si sono invece visti forti effetti positivi, con una diminuzione dei fumatori tra gli uomini. Questa è stata una vera rivoluzione per il nostro Paese, ma purtroppo ciò non è stato sufficiente”. La misura che prevede immagini choc sui pacchetti, sottolinea Pinto, ”è molto importante, ma bisogna anche puntare su una vera campagna culturale indirizzata soprattutto ai giovani: vanno cambiati appunto i modelli, perché le persone devono essere convinte, e non costrette, a non fumare”. Per questo, annuncia il presidente Aiom, ”il prossimo anno la nostra associazione avvierà una grande campagna contro il tabagismo, rivolta anche ai giovani e alle scuole, puntando su nuovi modelli culturale e sociali”.
Fumo: via libera al divieto in auto con bimbi e donne incinte
Roma, 13 ottobre 2015 – Via libera dal Governo al divieto di fumo in auto in presenza di minori e donne in gravidanza. Le nuove norma, volute dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sono previste nell’ambito del decreto che recepisce la direttiva UE sul tabacco. La direttiva europea prevede anche che i pacchetti di sigarette riportino immagini ‘forti’ per dissuadere i consumatori dall’utilizzo di sigarette. Il decreto sarà legge entro Natale, dopo i passaggi previsti alle commissioni competenti, alla Conferenza Stato-Regioni e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Le norme UE prevedono tra l’altro che i pacchetti riportino avvertenze combinate (immagini e testo) relative alla salute e che devono coprire il 65% della superficie. In particolare all’articolo 10 si informa il consumatore sui rischi per la salute con la seguente avvertenza: ‘Il fumo uccide – smetti subito’. Per le sigarette elettroniche comparirà invece l’avvertenza ‘Prodotto contenente nicotina, sostanza che crea un’elevata dipendenza. Uso sconsigliato ai non fumatori’. Quindi le fotografie sui danni da fumo e il seguente messaggio: ‘Il fumo del tabacco contiene oltre 70 sostanze cancerogene’. Tra le frasi che compariranno sui pacchetti anche ‘Il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno’. Previste varie disposizioni finalizzate alla tutela dei minori: divieto di vendita ai minori di sigarette elettroniche e contenitori di liquido di ricarica con presenza di nicotina e prodotti di nuova generazione; divieto di fumo in autoveicoli in presenza di minori e donne in gravidanza; divieto di fumo nelle pertinenze esterne degli ospedali e degli Irccs pediatrici, nonché nelle pertinenze esterne dei singoli reparti pediatrici, ginecologici, di ostetricia e neonatologia.
Chiamparino: “In tempi brevi via libera al piano vaccini”
Roma, 12 ottobre 2015 – “Le Regioni sono pronte a dare in tempi brevi il via libera al nuovo Piano Nazionale dei vaccini”. E’ quanto ha dichiarato. a margine della Conferenza delle Regioni, il Presidente Sergio Chiamparino. Non sono quindi passati inosservati i dati e l’appello dell’Istituto Superiore di Sanità, ed il Piano Nazionale vaccini è stato oggetto oggi di una specifica comunicazione durante la Conferenza delle Regioni. “Sono in corso approfondimenti e confronti, anche sul piano finanziario, con il ministero della Salute – ha spiegato Chiamparino – e credo che, d’intesa con il Ministro Lorenzin, sarà possibile portare il nuovo Piano all’attenzione di una prossima Conferenza Stato-Regioni”.
IMMUNO-ONCOLOGIA, ITALIA LEADER E SIENA TRA I PRIMI CENTRI AL MONDO
Siena, 10 ottobre 2015 – L’immuno-oncologia parla italiano. Il nostro Paese ha guidato i più importanti studi clinici con questa nuova arma e Siena è la capofila a livello mondiale. In dieci anni nella città toscana più di 700 pazienti sono stati trattati con queste terapie innovative che stimolano il sistema immunitario a combattere il cancro. Il melanoma ha rappresentato l’apripista in sperimentazioni che si sono poi allargate a molti tipi di tumore, da quelli del polmone, del rene, della prostata, del colon-retto e del cervello, fino al mesotelioma e ad altre neoplasie rare. L’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, diretta dal prof. Michele Maio, è tra i primi centri al mondo per numero di patologie trattate con questo nuovo approccio. Proprio la città toscana ospita il XIII Congresso NIBIT (Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori) con la partecipazione dei più importanti esperti a livello internazionale. E da Siena arriva l’appello dei ricercatori perché queste terapie innovative siano subito disponibili per i pazienti. “Il nostro centro è nato dieci anni fa – spiega il prof. Maio, che è anche presidente del NIBIT e della Fondazione NIBIT -. All’inizio poteva sembrare una sfida. Oggi l’immuno-oncologia si è affermata come la quarta arma disponibile per sconfiggere il cancro in grado di generare grandi benefici sia nei tumori solidi che in quelli ematologici. Il primo farmaco immuno-oncologico approvato, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti la malattia si ferma o scompare del tutto, e aumenta la sopravvivenza a lungo termine. In questo tumore della pelle è ormai possibile evitare la chemioterapia. Un passaggio che avverrà a breve anche nel tumore del polmone, con importanti vantaggi per i pazienti perché oggi uno su cinque trattato con un nuovo farmaco immuno-oncologico, nivolumab, è vivo a tre anni. Siamo di fronte a un risultato straordinario in una delle patologie a maggiore impatto, con 41.000 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015”. Il 21 luglio scorso la Commissione Europea ha approvato nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia. Il 22 settembre l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha inserito il farmaco nella lista prevista dalla legge 648/96, consentendo così a 1.400 pazienti colpiti da questa forma di neoplasia, non inclusi nel programma di uso compassionevole, di poter disporre del trattamento a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nivolumab, così come un altro anticorpo diretto contro PD-1, pembrolizumab, però non è stato ancora approvato nel nostro Paese nel melanoma. “È importante che anche i pazienti con questo tipo di tumore della pelle, che nel 2015 in Italia colpirà circa 11.300 persone, possano accedere quanto prima alla terapia innovativa – continua il prof. Maio -. Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della combinazione di ipilimumab e nivolumab. L’associazione ha evidenziato una riduzione delle dimensioni del tumore, cioè tassi di risposta non solo maggiori rispetto ai due farmaci somministrati in monoterapia ma anche più veloci e duraturi. Il regime di combinazione nel melanoma è stato approvato recentemente negli Stati Uniti dall’ente regolatorio americano, la Food and Drug Administration (FDA), ma spesso i pazienti italiani devono attendere molti mesi prima di poter accedere a queste armi. Chiediamo alle Istituzioni di prevedere approvazioni accelerate quando si tratta di terapie realmente innovative”. L’obiettivo di cronicizzare la malattia, già raggiunto in alcuni pazienti con melanoma, potrà essere esteso a altri tipi di tumore grazie all’associazione di queste molecole. “I risultati degli studi nel melanoma rafforzano le nostre convinzioni che le future terapie consisteranno nella combinazione di più farmaci immuno-oncologici, tra cui nivolumab e ipilimumab, che possono modulare il sistema immunitario per offrire ai pazienti con tumore opzioni di maggiore efficacia, più di quanto si possa ottenere con gli attuali approcci terapeutici – sottolinea il prof. Giorgio Parmiani, past president NIBIT e già direttore dell’Unità di Immuno-Bioterapia del Melanoma e Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Fondazione San Raffaele -. Nel 2011, la sopravvivenza a lungo termine in pazienti con melanoma metastatico era un risultato impensabile, ma l’introduzione di ipilimumab ha aiutato a rendere questo obiettivo una realtà per il 20% dei pazienti. Ora stiamo incrementando questi successi con nivolumab, il primo inibitore di PD-1 a dimostrare un aumentato beneficio in termini di sopravvivenza. Inoltre l’utilizzo delle tecniche di genomica consente oggi di identificare gli antigeni, cioè i bersagli verso cui il paziente può sviluppare una risposta immunologica efficace attivata dagli anticorpi immunomodulanti”. “Stiamo assistendo a risultati importanti anche nel tumore del rene – continua il prof. Parmiani -. Nivolumab infatti ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 27% nelle persone colpite dalla malattia in fase metastatica rispetto alla terapia standard”.
L’utilizzo di queste terapie non comporta necessariamente un incremento dei costi per il sistema sanitario nazionale. Infatti si stanno indentificando marcatori tumorali per indentificare in anticipo i pazienti in cui i farmaci immuno-oncologici potranno essere efficaci. “Così sarà possibile risparmiare risorse – continua il prof. Maio -. Ad esempio nel tumore del colon-retto è stata identificata una sottopopolazione di pazienti con specifiche caratteristiche molecolari che rispondono molto bene all’immunoterapia. Il carcinoma del colon-retto finora non è stato considerato un modello di sperimentazione per l’immunoterapia perché ritenuto poco immunogenico, ma oggi i dati preliminari stanno evidenziando risultati impressionanti in determinate categorie di pazienti. Gli studi di fase I sono fondamentali per implementare questo tipo di conoscenze, anche se in Italia sono in netto calo. Uno degli obiettivi del NIBIT è proprio quello di promuovere sperimentazioni pre-cliniche e cliniche in grado di portare risultati immediati al letto del paziente”. Il NIBIT riunisce in rete le più importanti strutture italiane, circa 50, che si occupano di bioterapia dei tumori. Da una costola del network è nata nel 2012 la Fondazione NIBIT. “Questo ente – conclude il prof. Maio – vuole sviluppare studi spontanei con finalità non commerciali che si occupano di alcune patologie ‘di nicchia’. Partendo dai dati generati dal nostro centro a Siena nel corso di sperimentazioni spontanee sono nati studi registrativi internazionali ad esempio nel mesotelioma, per il quale la prossima settimana partirà a Siena uno studio clinico che combinerà i due anticorpi tremelimumab e durvalumab diretti contro le molecole CTLA-4 e PD-1”.
Anziani e farmaci: da AIFA le indicazioni per un’appropriatezza migliore nella terza età
Roma, 9 ottobre 2015 – La prescrizione e l’assunzione di farmaci aumenta progressivamente con l’età, ma cala nei pazienti over85. Lo rivela l’ultimo studio condotto dal Geriatric working group dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e recentemente pubblicato sul “Journal of the American Medical Directors Association”. Agli over-85 sono prescritti in media meno di 3 farmaci al giorno contro i 7 dei pazienti fra i 65 e gli 85 anni di età. La ricerca basata sul database dell’Osservatorio sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) ha coinvolto un campione di 3 milioni e 400mila over65, rappresentativo di circa il 27% dell’intera popolazione Italiana. “È uno dei primi studi che valuta l’andamento delle prescrizioni farmacologiche nella popolazione più anziana – commenta il Presidente dell’AIFA Sergio Pecorelli – Smentisce l’assunto per cui l’uso dei medicinali aumenti con l’avanzare dell’età. Conclusioni che in uno dei Paesi “più longevi e vecchi del mondo” come il nostro offrono spunti di analisi per comprendere e migliorare l’appropriatezza prescrittiva in questa particolare popolazione, purtroppo ancora poco indagata”. “Molti farmaci non sono testati nei pazienti molto anziani. – spiega il Direttore Generale Luca Pani – Questo studio è di supporto nell’orientare i medici ad una prescrizione ottimale nella popolazione geriatrica, inoltre attraverso questi dati, anche noi regolatori, abbiamo un quadro più chiaro delle aree di intervento e degli aspetti da indagare per favorire un impiego dei farmaci sempre più razionale, sicuro e efficace”. “I risultati contrastano con l’idea che il bisogno di terapie aumenti progressivamente con l’età e sono indice di una maggiore prudenza dei medici nella prescrizione farmacologica nei pazienti molto anziani – sottolinea Graziano Onder, del Centro di Medicina dell’Invecchiamento dell’Università Cattolica al Policlinico A. Gemelli di Roma – Va inoltre sottolineato che l’efficacia di alcuni medicinali si riduce nelle fasce di età più avanzata, in particolare per le terapie che mirano a prevenire complicazioni future e che necessitano di tempi più lunghi per manifestare i loro benefici.”
Lorenzin: “In Legge di Stabilità ci saranno sicuramente i LEA”
Roma, 8 ottobre 2015 – “Nella prossima legge di Stabilità ci saranno sicuramente i LEA e il nomenclatore che per me sono una questione di principio”. È quanto ha dichiarato ieri, durante un’intervista con la stampa, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Stiamo discutendo per rendere operativi i costi standard in tutto il sistema dalle centrali uniche di acquisto ad altre proposte su cui stiamo lavorando”. Ma il Ministro ha sottolineato anche l’urgenza di intervenire per risollevare le Regioni del Sud. “Stiamo facendo in questi giorni simulazioni sull’impatto delle proposte in discussione e credo che oramai sia ineludibile un processo che faccia perno sulla lotta agli sprechi e sul miglioramento della qualità del servizio. Dopo anni di commissariamento delle regioni in piano di rientro – ha aggiunto il Ministro -, ritengo necessario uno sforzo per trovare meccanismi di più efficace premialità anche per le regioni commissariate che abbiano raggiunto risultati concreti, non solo in termini di risanamento di bilancio ma anche nella riorganizzazione dei servizi e nella qualità dei livelli essenziali di assistenza. “Lo scopo comune – ha concluso la Lorenzin – deve essere fare in modo che le regioni virtuose lo siano sempre più in una sfida sempre più nordeuropea e quelle non virtuose lo possano diventare a vantaggio dei pazienti”.
OMS: nel mondo solo per 14% pazienti riceve le cure palliative
Ginevra, 7 ottobre 2015 – Oltre 40 milioni di pazienti nel mondo avrebbe bisogno di cure palliative per gestire il dolore nella fase terminale di gravi malattie. Ma solo il 14% di loro le riceve. E’ questo l’allarme lanciato dall’’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che sta lavorando con i vari Governi per aumentare l’accesso a queste terapie. Secondo i dati, presentati dall’organizzazione sul suo sito, si stima che il 78% delle persone che avrebbero bisogno delle cure vive nei Paesi a basso e medio reddito, e ben il 98% nel caso di bambini, con quasi la metà dei quali in Africa. A rendere difficoltoso l’accesso alla morfina e altri farmaci essenziali per alleviare il dolore sono principalmente leggi troppo restrittive e la mancanza di formazione e consapevolezza nei medici e operatori sanitari. Uno studio condotto nel 2011 in 234 paesi ha rilevato come i servizi di cure palliative siano ben integrati solo in 20 Paesi, mentre il 42% non offre proprio questo tipo di servizio e il 32% lo fa in modo isolato. Eppure questo tipo di terapia, soprattutto se fatta precocemente, riduce i ricoveri inutili in ospedale e il ricorso ai servizi sanitari. Inoltre, con l’aumento delle malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione, saranno sempre più necessarie. La maggior parte dei pazienti adulti ne ha bisogno per malattie croniche come quelle cardiovascolari (38,5%), cancro (34%), malattie respiratorie croniche (10,3%), AIDS (5,7%) e diabete (4,6%). Ma possono servire anche per il trattamento di altre patologie, come sclerosi multipla, Parkinson, artrite reumatoide, demenza e tubercolosi resistente ai farmaci.
GLI ONCOLOGI: “UNA FEDERAZIONE PER RILANCIARE LA RICERCA CLINICA”
Firenze, 6 ottobre 2015 – Il 35% degli studi clinici condotti in Italia riguarda l’oncologia, l’area terapeutica su cui si concentrano i maggiori investimenti. Fino ad oggi la ricerca no profit nella nostra Nazione è stata resa possibile principalmente grazie all’iniziativa di singoli Gruppi Cooperativi che hanno saputo condurre studi clinici anche di rilevanza internazionale. E’ mancato però, soprattutto su grandi progetti, un punto di riferimento unico e strutturato, a cui le Istituzioni e l’industria si potessero rivolgere. Per colmare questo vuoto nasce, sotto l’egida dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG), che riunisce 15 gruppi cooperativi oncologici italiani (AIOM, APRIC, ASTRO, GIM, GIOGer, Fondazione GISCAD, Fondazione NIBIT, GOIM, GOIRC, GONO, IGG, IMI, ISG, ITMO, MITO), per un totale di circa 200 strutture attive su tutto il territorio. “La nuova Federazione – spiega il prof. Francesco Di Costanzo, Presidente FICOG e Direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale ‘Careggi’ di Firenze – rappresenterà un interlocutore di riferimento, con caratteristiche uniche e strutturate, sia per le Istituzioni che per l’industria. In questo modo ci attendiamo che gli investimenti nella ricerca e gli studi no profit possano aumentare del 50%. Non solo. Verificheremo la qualità dei centri di ricerca che potranno così essere accreditati con una sorta di ‘bollino’ della Federazione. È la prima volta che viene promosso un controllo di questo tipo nel nostro Paese, che rappresenta un passaggio fondamentale perché l’accreditamento è richiesto dalle norme europee. E ci muoveremo nei confronti delle Istituzioni perché vengano riconosciute figure molto importanti come gli infermieri di ricerca e i data manager, finora non ben definite da un punto di vista normativo. Altra conseguenza positiva offerta dall’attività della Federazione è costituita dalla spinta all’innovazione, perché potremmo mettere a disposizione dei pazienti farmaci nuovi molto più velocemente. Vogliamo rappresentare un vero e proprio motore per stimolare la ricerca clinica nel nostro Paese”. Il processo di sviluppo di un nuovo farmaco anticancro è molto lungo e complesso, richiede dai 10 ai 15 anni di ricerca. Solo una molecola su 10mila arriva sul mercato e solo 2 su 10 permettono di recuperare i costi in ricerca e sviluppo, che stanno diventando sempre più consistenti. Infatti nel 2001 per sviluppare un prodotto erano necessari circa 800 milioni di dollari, oggi questa cifra è salita a 1,3 miliardi di dollari. Attualmente in Italia il 90% delle risorse viene dall’industria, circa il 10% dai singoli gruppi di ricerca. “Il nostro Paese – afferma il prof. Roberto Labianca, segretario FICOG e Direttore del Cancer Center all’Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo – è stato uno dei primi in Europa a promuovere la ricerca clinica cooperativa. Nella maggior parte dei trial internazionali offriamo anche oggi un contributo scientifico molto elevato e siamo secondi nel Vecchio Continente per numero di pazienti arruolati, grazie all’eccellenza raggiunta dai singoli centri. Ma soffriamo l’assenza di organizzazione e di risorse. La nuova Federazione vuole colmare proprio questo vuoto”. “In Italia – conclude il prof. Evaristo Maiello, tesoriere FICOG e Direttore dell’Oncologia di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo – i progetti di cooperazione internazionale non sono strutturati e si basano sull’iniziativa di scienziati di prestigio oppure sono promossi a livello ministeriale, scontrandosi con difficoltà di tipo organizzativo, quali la mancanza di facilitazioni e la troppa e differente burocrazia. La Federazione, pertanto, si presenterà come interlocutore di riferimento anche per gestire le iniziative di cooperazione internazionale. E’ chiaro che oltre a progetti internazionali, vorremmo che un’attenzione particolare ci venisse riservata anche da Istituzioni nazionali ed in particolare da AIFA, nella speranza che questo organismo possa riprendere a sostenere sperimentazioni con ricadute sul sistema sanitario nazionale. Noi siamo qui, pronti a collaborare”.
“Non dobbiamo sorprenderci – continua il prof. Di Costanzo – se il numero degli studi clinici nel nostro Paese si è fortemente ridotto negli ultimi anni. Le cause sono note: troppi comitati etici, scarso coordinamento fra questi enti che agiscono spesso in base a protocolli differenti, tempi di autorizzazione e avvio degli studi eccessivamente lunghi, enormi differenze nei contratti per le sperimentazioni e nei contratti di assicurazione delle diverse strutture ospedaliere”. In cinque anni si è registrato un calo preoccupante del numero complessivo delle sperimentazioni: nel 2009 erano 761, nel 2013 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ne ha autorizzate 583, 204 relative ai tumori. Una diminuzione sostanziale è stata quella degli studi indipendenti, calati dal 41,8% (318) del 2009 al 23,8% (139) del 2013. “La crisi economica ha avuto un impatto significativo – sottolinea il prof. Di Costanzo -. La nascita della Federazione favorirà un rilancio delle ricerche no profit, con un incremento fino al 50%, perché potremo capitalizzare i maggiori investimenti da parte dell’industria in aspetti scientifici che le aziende farmaceutiche non ritengono opportuno approfondire. Vogliamo promuovere sperimentazioni con ricadute positive sul servizio sanitario nazionale, anche dal punto di vista finanziario e organizzativo. La ricerca indipendente garantisce risparmi e sostenibilità a tutto il sistema”.
RASI NOMINATO NUOVO DIRETTORE ESECUTIVO DELL’EMA
Roma, 5 ottobre 2015 – Il Cda dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) giovedì scorso ha nominato Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Agenzia. La nomina sarà esecutiva dopo la sua presentazione al Parlamento europeo, Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, prevista per il 13 ottobre 2015. “Sono onorato di essere stato nominato Direttore Esecutivo dell’EMA – ha affermato Rasi – e sono grato per l’opportunità di continuare i nostri sforzi per rendere la misura Agenzia per le sfide future. Sono enormemente orgoglioso dell’Agenzia e della sua rete. Guardando al futuro, dobbiamo continuare a soddisfare le legittime aspettative dei pazienti per l’accesso a nuove e sicure opzioni terapeutiche. Ciò richiede che il processo di autorizzazione medicinali non supporti solo le prime fasi di ricerca e sviluppo – ha concluso Rasi -, ma anche il miglior uso possibile dei dati reali per tutto il ciclo di vita di un farmaco”.
OCSE: “SENZA RIFORME LA SPESA SANITARIA È INSOSTENIBILE”
Roma, 2 ottobre 2015 – “I costi per la sanità nelle economie avanzate stanno aumentando così velocemente che essi, senza riforme, diventeranno inaccessibili entro la metà del secolo”. E’ questo lo scenario prefigurato dall’OCSE in un suo recente report che affronta il problema della sostenibilità dei sistemi sanitari. Secondo l’Organizzazione, nella maggior parte dei paesi aderenti rimane infatti “endemico lo sforamento del budget sulla spesa sanitaria”. Anche se la crisi ha portato a un rallentamento della crescita della spesa, in particolare in Europa, la spesa pubblica per la sanità e per l’assistenza a lungo termine nei paesi OCSE è destinata ad aumentare da circa il 6% del PIL di oggi a quasi il 9% del PIL nel 2030, fino ad arrivare al 14% entro il 2060, a meno che i governi non mettano in campo misure per contenere i costi. “I governi potrebbero alleggerire la pressione sui bilanci della sanità – prosegue l’OCSE – essendo più espliciti e selettivi nella definizione dei servizi coperti dai sistemi di sanità pubblica, favorendo meccanismi di pagamento attraverso i provider e potenziando l’uso dei generici. Occorre la definizione di obiettivi di spesa che siano chiari. Serve poi migliorare il controllo della spesa inserendo sistemi di allerta rapidi che siano in grado di segnalare eccessi di spesa e le misure correttive immediate”. Infine, a livello politico, l’Organizzazione raccomanda poi una “stretta cooperazione tra i Ministeri dell’Economia e della Salute”.
Renzi: “Nessun taglio al fondo sanitario e sull’appropriatezza pronti a cambiare”
Roma, 1 ottobre 2015 – “Deve essere chiaro che sulla sanità l’Italia non sta tagliando. Poi possiamo discutere su come spendere le risorse, fare indagini e ascoltare i medici”. E’ quanto ha affermato ieri dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante un question time della Camera, in merito al decreto ministeriale in materia di prescrizioni sanitarie. “Nel 2002 erano 75 i miliardi a disposizione del Fondo Sanitario Nazionale – ha ricordato il Premier -, nel 2013 erano 106, nel 2014 erano 109, quest’anno 110 e 111 il prossimo anno. Questa è la nostra base di partenza, sul resto confrontiamoci, ma non raccontiamo che si sta tagliando perché siamo in presenza dell’unico settore in cui c’è stato un aumento dei fondi del 40%. Il fatto che si debba investire nella sanità è oggettivo perché la gente invecchia e invecchiando cambia il modello di cui abbiamo bisogno. Sono d’accordo che dobbiamo cambiare qualcosa, se c’è da cambiare qualcosa, perché non dobbiamo dare l’impressione che i cittadini non abbiano il diritto alle cure”. Renzi ha infine sottolineato che “gli stessi medici hanno reso noto, attraverso alcune società scientifiche che, ad esempio molte risonanze magnetiche non sono necessarie e che su 64 milioni di visite specialistiche il 10% non è appropriato. In ogni caso da parte nostra c’è disponibilità totale al confronto”.
Cancro: le cure durante la gravidanza non danneggiano i bebè
Vienna, 30 settembre 2015 – I trattamenti anti-cancro somministrati durante la gravidanza non danneggiano la salute dei bambini. E’ quanto sostiene una ricerca della University Hospitals Leuven in Belgio. Gli scienziati fiamminghi hanno scoperto che chemioterapia, radioterapia e chirurgia non provocano problemi al feto. I risultati, presentati all’European Cancer Congress di Vienna e pubblicati sul New England Journal of Medicine, dimostrerebbero che le donne incinte affette da tumore non dovrebbero ritardare il trattamento. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno esaminato i dati di 129 bambini nati dopo l’esposizione ai trattamenti anti-cancro nel grembo materno. Il 69% dei bambini è stato esposto alla chemioterapia prima della nascita, il 3% alla radioterapia, il 5% sia alla chemio che alla radioterapia e il 10% alla sola chirurgia. I neonati tra i 18 mesi e i 3 anni d’età hanno beneficiato di un normale sviluppo come quelli nati da mamme senza il cancro. “Rispetto al gruppo di controllo non abbiamo trovato differenze significative nello sviluppo mentale tra i bambini esposti alla chemioterapia, radioterapia, chirurgia o nessun trattamento” ha detto Frederic Amant, autore dello studio. I ricercatori hanno anche scoperto che le nascite premature, una delle principali cause di problemi dello sviluppo, sono risultate più frequenti tra i bambini nati da mamme con il cancro, indipendentemente dai trattamenti ricevuti.
LORENZIN: “PRONTI AD ASCOLTARE I MEDICI, MA SU APPROPRIATEZZA NON SI TORNA INDIETRO”
Roma, 29 settembre 2015 – Si accende il dibattito tra camici bianchi e il Ministro della Salute Lorenzin sul provvedimento contro gli esami inappropriati e le sanzioni per i medici. “Non è vero che le 208 prestazioni non verranno più prescritte – ha precisato la Lorenzin –. La differenza è che c’è un criterio di appropriatezza e le sanzioni ci saranno solo nel caso di abusi e quando ci sono sprechi enormi. Una prestazione inappropriata non è inutile né superflua, semplicemente non deve essere prescritta a quel paziente. La questione riguarda anche le liste d’attesa che sono un’ingiustizia e il tema appropriatezza prescrittiva va affrontato insieme ai medici e alla radice, per evitare che la situazione diventi insostenibile. In ogni caso, il medico è libero di decidere, e se vuole prescrivere quelle prestazioni lo può fare motivando la scelta. Se il tema è quello delle sanzioni possiamo trovare una strada comune, ma tornare indietro sull’appropriatezza, sarebbe una sconfitta per tutti. In Conferenza Stato-Regioni proporrò di levare alcuni ambiti d’incertezza, cioè che la norma sia applicata in modo uniforme in tutta Italia e che ci sia la garanzia che le cose vadano fatte bene e in modo omogeneo”.
OMS, COMMISSIONE UE ED EMA CONDIVIDERANNO INFORMAZIONI SU SICUREZZA DEI FARMACI
Roma, 28 settembre 2015 – La Commissione Europea, l’EMA e l’OMS hanno concordato di condividere certe informazioni non pubbliche sulla sicurezza, la qualità e l’efficacia dei medicinali già autorizzati o in fase di revisione in seno all’Unione europea, o pre-qualificati o in fase di revisione da parte dell’OMS. L’accordo è operativo dallo scorso 1 settembre. Questa collaborazione rafforzerà la comunicazione tra le rispettive organizzazioni e renderà più facile e veloce prendere provvedimenti per proteggere la salute pubblica. La disposizione dovrebbe accelerare l’accesso dei pazienti ai farmaci innovativi nell’UE, evitare la duplicazione delle valutazioni e migliorare l’autorizzazione e la sicurezza dei medicinali coinvolgendo le migliori competenze da entrambi i lati. L’accordo rafforza ulteriormente la collaborazione tra OMS, Commissione europea e EMA che hanno una lunga storia di collaborazione scientifica e tecnica nell’ambito dell’International Conference on Harmonisation e dell’International Pharmaceutical Regulators Forum. Secondo l’accordo di riservatezza, le organizzazioni coinvolte possono condividere tra l’altro diverse informazioni sulla farmacovigilanza, in particolare sulle reazioni avverse e su eventuali problemi di sicurezza, ma anche sulle autorizzazioni in commercio e sugli studi post marketing, sui farmaci orfani e poi sui risultati delle ispezioni negli impianti di produzione e ricerca.
REGIONI; GARAVAGLIA NUOVO PRESIDENTE DEL COMITATO DI SETTORE SANITÀ
Roma, 25 settembre 2015 – Sarà la Lombardia a guidare il Comitato di Settore delle Regioni per il comparto sanità. Massimo Garavaglia, assessore all’economia della Regione è stato nominato alla presidenza dell’organismo che dovrà dirigere le manovre per la riapertura della trattative per il rinnovo di contratti e convenzioni del Ssn. Con Garavaglia, la Lombardia torna ad essere protagonista delle scena della contrattazione: prima di Claudio Montaldo, alla guida del comitato di settore c’era infatti il lombardo Romano Colozzi. Per quanto riguarda a composizione del comitato, sono state confermate tutte le Regioni della precedente gestione (Liguria, Puglia, marche, Sicilia, Lazio, Lombardia e Toscana). Unica novità l’inserimento della regione Calabria. Per Garavaglia i dossier aperti sono molti. E tutti spinosi. A partire dal contratto e dalle convenzioni con i medici che anche per il loro rinnovo hanno avviato la mobilitazione nazionale, e poi la nuova convenzione con le farmacie e tutta la materia dei rinnovi contrattuiali che devono ormai partire dopo la sentenza della Corte che ha messo la bolla dell’illegittimità sui blocchi delle ultime leggi finanziarie.
Tumori, diminuiscono le nuove diagnosi fra gli uomini. Ma il cancro del polmone è sempre più rosa: +36% di casi in 11 anni
Roma, 24 settembre 2015 – Per la prima volta in Italia diminuisce il numero di uomini colpiti dal tumore, con 194.400 nuove diagnosi stimate nel 2015 (erano 196.100 nel 2014, 199.500 nel 2013). Una tendenza costante, dovuta soprattutto all’efficacia delle campagne di prevenzione. Che non hanno però portato agli stessi risultati fra le donne, visto che i nuovi casi sono in lieve crescita nel sesso femminile (circa 169.000 nel 2015). Preoccupa soprattutto la diffusione del vizio del fumo. Il 23% delle italiane è tabagista, con ricadute evidenti: tra il 1999 e il 2010 l’incidenza del tumore del polmone è diminuita del 20% tra gli uomini, mentre si registra un +36% fra le donne. Nel 2015 sono stimate complessivamente 363.300 nuove diagnosi di cancro: la neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52.000), seguita da seno (48.000), polmone (41.000), prostata (35.000) e vescica (26.000). È il censimento ufficiale, giunto alla quinta edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2015”. Nel 2015 sono circa 3 milioni gli italiani vivi con una diagnosi di tumore, con un incremento del 17% rispetto al 2010 (+20% per i maschi e +15% per le femmine). E oggi sempre più persone possono affermare di aver sconfitto la malattia, come testimoniano le storie contenute nel libro promosso da AIOM “Si può vincere” (Edizioni Guerini, 2015). Le due pubblicazioni sono presentate oggi all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale con l’intervento del Ministro, Beatrice Lorenzin. “I nuovi dati – afferma il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM e direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia – confermano la riduzione della mortalità nei due sessi per il complesso dei tumori e per molte neoplasie a più elevato impatto. È la dimostrazione che l’azione del Sistema Sanitario Nazionale è efficace. Ma serve più impegno nelle campagne di sensibilizzazione per trasmettere i messaggi chiave della prevenzione oncologica: no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Seguire uno stile di vita sano permette di salvare milioni di vite. È infatti evidente la riduzione sia della mortalità che dell’incidenza fra gli uomini nei tumori legati al fumo (per esempio vie aero-digestive superiori, polmone e vescica). Per altre neoplasie, come quelle del seno e della prostata, la riduzione della mortalità dell’1,4% e del 2,8% rispettivamente all’anno è dovuta soprattutto all’efficacia delle nuove terapie e alla diagnosi precoce”. La terapia dei tumori ha realizzato progressi importanti in tutti i settori che spaziano dalla terapia medica, alla chirurgia, alla radioterapia. Nella terapia medica dopo la chemioterapia, l’ormonoterapia e le terapie target, è stata introdotta una nuova arma innovativa, l’immunoterapia, che sta aprendo prospettive impensabili fino a pochi anni fa per persone colpite da malattie gravi come il melanoma metastatico e il tumore del polmone in fase avanzata. L’AIOM ha raccolto le testimonianze di 16 pazienti curati con questo approccio innovativo nel libro “Si può vincere” (a cura di Mauro Boldrini, Sabrina Smerrieri, Paolo Cabra), che verrà presentato in un tour in 10 città italiane a partire da ottobre. “Evidenze scientifiche dimostrano i grandi passi in avanti compiuti negli ultimi anni – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del libro -. Oggi possiamo affermare che il concetto di cancro come ‘male incurabile’ appartiene al passato. Grazie al progresso della scienza, i tumori stanno diventando sempre più una malattia cronica. Tuttavia, nonostante gli straordinari successi della ricerca grazie a trattamenti sempre più mirati e altamente specializzati, la patologia resta, anche a causa dell’effetto dell’invecchiamento, una delle prime cause di morte della popolazione. Per questa ragione dobbiamo potenziare i nostri sforzi e la capacità di coordinare e sostenere l’attività di prevenzione e di assistenza. Dobbiamo tutti insieme professionisti, Istituzioni e cittadini impegnarci costantemente per continuare a tenere alto l’attuale livello del Sistema Sanitario italiano, considerato uno dei migliori del mondo, e ancor di più dobbiamo rafforzare la collaborazione fra Istituzioni e clinici, affinché vengano superate le divaricazioni assistenziali che, purtroppo, ancora oggi esistono in diverse realtà del nostro Paese”. I dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) indicano per il 2012 (ultimo anno disponibile) in 177.351 i decessi attribuibili ai tumori tra gli oltre 600.000 verificatisi in quell’anno. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi), dopo le malattie cardio-circolatorie (38%). Il tumore che ha fatto registrare nel 2012 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.538), seguito da colon-retto (19.202), seno (12.004), pancreas (10.722), stomaco (10.000) e prostata (7.282). “La sopravvivenza in Italia – sottolinea il prof. Emanuele Crocetti, segretario AIRTUM – risulta per molte neoplasie superiore alla media europea. Anche il confronto con i Paesi del nord Europa, dove solitamente si registrano i valori più elevati di sopravvivenza, offre informazioni incoraggianti sull’efficacia globale del nostro Sistema Sanitario nelle sue componenti preventive, diagnostiche e terapeutiche. In molti casi infatti (stomaco, fegato, pancreas, colon, polmone, prostata e rene) le percentuali di sopravvivenza in Italia sono più alte rispetto alla media del nord Europa”. In questa edizione dei “Numeri del cancro” un nuovo capitolo è dedicato all’impatto della malattia fra gli immigrati. Secondo le stime ufficiali ISTAT, i cittadini residenti, immigrati in Italia da Paesi stranieri, nel 2014 rappresentavano l’8,1% del totale degli italiani (4.922.085 su una popolazione di 60.782.668). “Il cambiamento sociale indotto dalla migrazione ha anche implicazioni sanitarie che i Registri Tumori contribuiscono a documentare – continua la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM -. Due aspetti in particolare vanno analizzati: la misura del livello di rischio oncologico e le difficoltà di accesso ai servizi del Sistema Sanitario italiano, misurabili valutando l’adesione a programmi di screening organizzato. Rischi più elevati in popolazioni immigrate sono stati segnalati per tumori a eziologia infettiva, come quelli dello stomaco, del nasofaringe, del fegato e della cervice uterina. Quest’ultimo in particolare è legato a infezioni persistenti di alcuni tipi del virus del papilloma umano (HPV). È dimostrato che l’incidenza della neoplasia della cervice uterina è più alta nelle donne provenienti da Paesi a forte pressione migratoria, in particolare dell’Est europeo e del centro e sud America, rispetto alle donne nate in Italia. Al contrario le lesioni cervicali preinvasive sono molto meno frequenti. Questi risultati indicano un doppio problema: un rischio più elevato e un ridotto godimento dei programmi di screening, per cui le lesioni sono diagnosticate in una fase già invasiva. La risposta del Sistema Sanitario deve avvenire potenziando la capacità di coinvolgimento nei programmi di screening già attivi”. L’AIOM da sempre è impegnata nelle campagne di prevenzione, per sensibilizzare i cittadini sull’importanza degli stili di vita corretti. “Abbiamo dedicato un approfondimento al tema delle sigarette elettroniche – spiega il prof. Pinto -. L’introduzione e diffusione anche nel mercato italiano delle e-cig pone ulteriori problemi socio-sanitari e culturali riproponendo, in maniera subdola, il modello del ‘fumo senza danni’, ormai relativamente sconfitto per il tabacco. Un’indagine DOXA ha evidenziato che solo l’11% dei consumatori abituali di e-cig ha di fatto smesso di fumare. Gli organismi internazionali che si occupano delle conseguenze sulla salute derivanti dall’utilizzo delle sigarette elettroniche concordano sulla necessità di un approfondito monitoraggio per le conseguenze nel breve e nel lungo periodo”. “Possiamo affermare – conclude il prof. Pinto – che i tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, infatti una quota importante di pazienti, il 27%, torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale, cioè di chi non ha mai ricevuto una diagnosi di cancro. Questi risultati spingono a orientare anche la ricerca in campo clinico e epidemiologico indirizzando gli studi sulla scienza della riabilitazione. La conferma che un pieno recupero è possibile apre le porte alla possibilità di un completo reinserimento lavorativo e sociale per un numero crescente di persone con importanti ricadute in molti aspetti della vita”.
Lorenzin incontra i sindacati dei medici, giro di vite sugli esami “inutili”
Roma, 23 settembre 2015 – Sono in totale 208 le prestazioni a rischio inappropriatezza, comprese nell’elenco che il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha consegnato ieri ai sindacati medici. Sul tavolo del confronto il decreto contro le prescrizioni inutili a cui sta lavorando il ministero e che preoccupa i camici bianchi, passibili di sanzioni se non giustificano adeguatamente le prescrizioni di queste prestazioni, soprattutto esami. A quanto si apprende i sindacati hanno 48 ore di tempo per fare le loro osservazioni tecniche, da riconsegnare al ministro. Entro la fine della settimana arriveranno altre piccole osservazioni dal Consiglio superiore di sanità , che ha già espresso parere positivo facendo alcuni rilievi recepiti dai tecnici del dicastero. Lo schema di decreto andrà poi in Conferenza Stato-Regioni. Il ministro ha annunciato ai sindacati l’intenzione di avviare un tavolo tecnico con le Regioni, a cui spetta l’applicazione del provvedimento e delle eventuali sanzioni, in modo che l’attuazione sia omogenea in tutti il territorio nazionale. La Lorenzin ha ribadito infine che nella Legge di stabilità saranno inserite le nuove norme sulla responsabilità professionale per arginare il fenomeno della medicina difensiva. Fra le oltre 200 prestazioni di specialistica ambulatoriale oggetto del giro di vite, ce ne sono alcune di estrazione e ricostruzione dei denti, l’applicazione di apparecchi mobili o fissi; esami di radiologia diagnostica come Tac e risonanza magnetica della colonna, degli arti superiori e inferiori, densitometria ossea.
Dal sito dell’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco:
“AIFA: nivolumab inserito in lista 648/96 per carcinoma polmonare squamoso non a piccole cellule”
USA: aspirina nuova arma contro il tumore del colon-retto
Washington, 22 settembre 2015 – Ridurre incidenza e mortalità per una serie di tumori con una aspirina al giorno. Ne sono convinti i medici statunitensi tanto che per la prima volta un panel di esperti ha deciso di indicare l’aspirinetta (come viene comunemente chiamata la piccola dose quotidiana, inferiore ai 100 milligrammi, utilizzata a scopo preventivo) anche come strumento da utilizzare in chi è esposto a maggior pericolo di cancro al colon. Nel corso degli ultimi anni, diverse ricerche scientifiche erano giunte a conclusioni simili fra loro: l’uso regolare della cardio-aspirina diminuirebbe le probabilità di ammalarsi di varie forme di cancro (primo fra tutti quello del colon retto) e nei pazienti che sono già stati colpiti dalla neoplasia abbasserebbe la mortalità, riducendo anche il rischio di sviluppare metastasi. L’ultima ricerca in termini temporali è quella pubblicata sulla rivista specializzata “Annals of Oncology”: l’indagine condotta in Gran Bretagna ha osservato che 10 anni di uso continuato di aspirina riducono l’incidenza dei tumori del colon del 35%, e dell’esofago e stomaco del 30%. L’uso dell’aspirinetta è ben apprezzato anche sul fronte italiano. Secondo il prof. Francesco Cognetti (Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Regina): “in pazienti recidivi consolida l’effetto “benefico” della chemioterapia, in più c’è un ottimo rapporto costo-beneficio all’uso del farmaco. Anche considerando le principali problematiche dell’aspirina, legate al rischio di sanguinamento, in particolare gastrico – prosegue il prof. Cognetti – il rapporto risulta sempre a favore dell’uso dell’aspirina, anche rispetto agli effetti collaterali che dà la chemioterapia”.
“Invecchiare in salute”, in arrivo la nuova strategia mondiale dell’OMS
Ginevra, 21 settembre 2015 – Invecchiare in buona salute è un obiettivo fondamentale per il futuro dell’umanità. Per questo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sta mettendo a punto le nuove strategie sul tema e accetta suggerimenti, fino al 30 ottobre on line. Nel modo intero, infatti, la popolazione invecchia sempre più. Promuovere una vecchiaia attiva e costruire un sistema per rispondere ai bisogni delle persone anziane, sarà fondamentale per favorire l’invecchiamento in buona salute in tutti i Paesi. Il piano d’azione globale sul tema sarà affinato e migliorato sulla base a consultazioni, con gli Stati membri e tutti i soggetti interessati, che prevedono anche una partecipazione on line oltre a confronti diretti con gli Stati e con una vasta platea di attori-chiave, compresa la società civile. Una riunione consultiva mondiale è in programma a Ginevra dal 20 al 30 ottobre 2015. All’incontro parteciperanno delegazioni dei Governi, organizzazioni non governative, esperti di istituti di ricerca, organizzazioni nazionali, regionali oltre ai rappresentanti Oms. Alla luce dei suggerimenti raccolti saranno messi a punto una strategia e un piano d’azione mondiale per invecchiare in salute, documenti che saranno presentati al Consiglio dell’Oms a gennaio 2016.
“Esci dal Tunnel. Non bruciarti il futuro”: anche Milano lancia la sfida contro il fumo
Milano, 18 settembre 2015 – Una sigaretta gigante accoglierà cittadini e turisti per tutto il weekend in piazza Cadorna a Milano. Il motivo? Dopo il successo di Torino e Bari, “Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro”, il tour nazionale di sensibilizzazione sul tumore al polmone organizzato da WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) approda nel capoluogo lombardo con numerose attività. “Un mozzicone enorme non può passare inosservato. Come non passano inosservati i dati che abbiamo sui danni provocati dal fumo – spiega la prof.ssa Silvia Novello, presidente WALCE Onlus –. Molte persone, soprattutto i più giovani, ignorano che durante la combustione, una sigaretta sprigiona più di 4000 sostanze nocive non solo per chi ha il vizio, ma anche per chi inala involontariamente il fumo. Il fumo è la principale causa di infezioni e malattie respiratorie anche gravi, e del tumore al polmone, che fa registrare ogni anno 40mila nuove diagnosi. È importante responsabilizzare le persone e aiutarle ad abbandonare questo vizio”. All’interno dello stand, tutti i cittadini si troveranno a percorrere un vero e proprio tunnel in cui potranno confrontarsi con medici oncologi e pneumologici ed effettuare un test della spirometria. Saranno distribuiti gadget e opuscoli informativi. Le attività saranno aperte al pubblico gratuitamente dalle 10 alle 18, fino a domenica. L’iniziativa ha il patrocinio di Regione Lombardia, AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione Insieme Contro il Cancro, Healthy Foundation, AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri), dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari, della Società Italiana di Chirurgia Toracica (SICT) e di SaluteDonna, l’associazione di volontari che dal 1994 promuove su tutto il territorio lombardo e in altre regioni la prevenzione dei tumori femminili.
Il tour proseguirà poi la sua marcia verso Padova per concludersi a Roma il 14 novembre. L’intera campagna è resa possibile grazie al contributo di Lilly, AstraZeneca, Roche, Bristol-Myers-Squibb e Celgene.
Ricercatori francesi creano il primo spermatozoo in provetta
Parigi, 17 settembre 2015 – Dopo tanti anni di ricerca un gruppo di scienziati francesi sono riusciti a creare un spermatozoo interamente artificiale. Per la prima volta al mondo sono state ottenute cellule gametiche maschili completamente in vitro, a partire dal tessuto di un uomo sterile. Lo ha annunciato ieri la Kallistem, start up del Centro nazionale ricerche francese durante una conferenza stampa. Grazie a questa nuova scoperta in pochi anni si potrebbero risolvere problemi di sterilità maschile finora rimasti senza risposta. “Gli spermatozoi – hanno spiegato gli esperti della compagnia nata dalle ricerche dell’Istituto di Genomica Funzionale di Lione -, sono stati ottenuti a partire da un tessuto prelevato dai testicoli. La tecnica potrebbe servire a preservare la fertilità di bambini che si devono sottoporre a terapie potenzialmente pericolose come la chemioterapia, oltre che a trattare dei casi di infertilità che non si possono risolvere in altro modo”. “Oggi in Italia vivono circa tre milioni le persone con una diagnosi di tumore e all’interno di questo esercito di pazienti, ci sono tanti ragazzi e le loro necessità spaziano dall’accesso alle terapie più efficaci ma anche la preservazione della fertilità – ha ricordato il prof. Francesco Cognetti Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro -. E’ necessario un Piano nazionale della cronicità, con una particolare attenzione proprio ai ragazzi che in futuro vorranno e potranno diventare padri”.
Lorenzin: nel Fondo Sanitario Nazionale previsti 2 miliardi in più
Roma, 16 settembre 2015 – “Nel Fondo Sanitario Nazionale non sono previsti tagli lineari e ci sono due miliardi in più”. E’ quanto ha affermato ieri, commentando le parole del Premier Matteo Renzi, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Ovviamente farò in modo di avere più risorse possibili per andare verso il tendenziale del DEF che noi avevamo approvato nel Patto della Salute – ha commentato la Lorenzin -, ma questo significa che il comparto sanità non viene più aggredito che non ha un decremento del finanziamento ma che invece comincia a crescere nuovamente. Ricordo che nella legge di stabilità del 2015 eravamo a 112 miliardi e poi le regioni hanno deciso di ridursi – ha aggiunto il Ministro -. Questa diminuzione è molto tosta per la gestione del sistema sanitario che avverrà per il 2015. Per il 2016 credo che dobbiamo mantenere almeno il fondo previsto dal patto della Salute per il 2015, attuare la spending review interna con il programma di risparmi e reinvestire nel sistema sanitario. Nessuno può pensare che aumenta il fondo e non si fa la revisione”.
Renzi: “Niente tagli alla sanità nella prossima manovra”
Roma, 15 settembre 2015 – Niente tagli al fondo sanitario nazionale nella prossima manovra che ammonterà a 27 miliardi. E’ quanto ha dichiarato ieri il Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante un’intervista televisiva. “Mal che vada avremo nel 2016 sulla sanità le stesse cifre di quest’anno – ha affermato il Premier -. Noi in questi anni abbiamo aumentato le risorse in questo comparto, abbiamo portato il Fondo per le non autosufficienze a 400 milioni di euro. E poi è stata approvata una legge per l’autismo”. Sulla prossima manovra è intervenuto, sempre in un trasmissione televisiva, anche il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Per quanto sulla sanità ha spiegato che: “si può spendere meno e meglio e nella prossima legge di Stabilità il Governo guarderà a tutte le fonti possibili di risparmio”.
Fumo: identificati geni della longevità che riducono i danni
New York, 14 settembre 2015 – Come è noto il fumo aumenta il rischio di molte gravi malattie, tra cui il cancro. Eppure, molti fumatori riescono a vivere a lungo quanto o più dei non tabagisti. Come mai? Ha provato a dare una risposta uno studio, pubblicato sul The Journals of Gerontology, condotto da un gruppo di ricercatori della University of California di Los Angeles (USA). I risultati rivelerebbero l’esistenza di alcuni specifici geni, di cui alcuni fumatori possono godere, capaci di allungare la vita anche se si cede al vizio delle “bionde”. Questi “geni della longevità sarebbero legati anche a un’incidenza del cancro minore dell’11%. Secondo i ricercatori, che hanno coinvolto nello studio fumatori di lunga data, i geni individuati aiuterebbero le cellule del corpo a rigenerarsi, offrendo protezione dai danni dell’invecchiamento e da quelli ambientali come il fumo. “Abbiamo identificato una serie di marcatori genetici che insieme sembrano promuovere la longevità – ha sottolineato Morgan Levine, che ha coordinato lo studio -. Questi possono estendere la durata della vita di una persona aiutando le cellule a ripararsi da sole. Di conseguenza, anche se alcuni individui sono esposti ad elevati livelli di stress biologico, come quelli legati al fumo di sigaretta, i corpi sono programmati per affrontare e riparare i danni”.
AIFA: ancora in “rosso” la spesa farmaceutica ospedaliera
Roma, 11 settembre 2015 – Nel periodo gennaio-maggio 2015 la spesa farmaceutica ospedaliera italiana arriva al valore di 5,2% sul Fondo Sanitario Nazionale (FSN), contro il tetto programmato del 3,5%. E’ quanto rende noto l’Agenzia Italia del Farmaco (AIFA). Si parla di 2,57 miliardi di euro, con un scostamento assoluto di 854 milioni di euro dal plafon prefissato. Per quanto riguarda invece la spesa farmaceutica territoriale, lo scostamento è di 168 milioni di euro (11,75% del FSN contro il tetto programmato dell’11,35%). In aumento del 2,9% i ticket, mentre il numero delle ricette risulta in calo del 1,6% (in tutto 258 milioni). A non rispettare il tetto della spesa territoriale sono 11 regioni (Sardegna, Puglia, Calabria, Campania, Abruzzo, Lazio, Basilicata, Molise, Marche, Sicilia e Liguria). La Sardegna è in testa con uno scostamento assoluto di 38,87 milioni (pari al 14,4% del FSR). Al secondo posto troviamo la Puglia con 88,96 milioni (il 14,2% del FSR) e la Calabria con 32,35 milioni (il 13,5% del FSR). Lo sfondamento del tetto dell’ospedaliera è invece quest’anno un male comune, senza eccezioni. In tutte le regioni la spesa per i farmaci in corsia è infatti in rosso. Si va dal 7% della Toscana, seguita dalla Puglia (5,7%) e dalla Sardegna (5,6%). Tra i più virtuosi, eppure al di sopra del tetto, la provincia autonoma di Trento (con una spesa pari al 3,6% del FSR), Friuli Venezia Giulia (4,4%) e Valle d’Aosta (4,5%).
“Diamo un calcio al fumo”, anche in gravidanza
Roma, 10 settembre 2015 – La sigaretta è nemica delle donne che sognano di diventare madri: il fumo determina un maggior rischio di aborto e parto prematuro. Inoltre, i bambini di genitori che fumano presentano un basso peso alla nascita e sono più esposti al pericolo di infezioni bronco-polmonari. Anche la crescita e lo sviluppo psico-motorio può risentirne soprattutto nei primi mesi e anni di vita del bambino. “Le coppie che desiderano avere un bambino dovrebbero considerare in primis l’idea di abbandonare per sempre il tabagismo sia per tutelare la loro salute che quella del nascituro – spiega il prof. Renato Cutrera, presidente nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili – Molte donne smettono temporaneamente durante i nove mesi di gestazione e riprendono a fumare subito dopo il parto. Altre persistono nel vizio. Sono entrambi abitudini molto dannose per il piccolo. Il fumo è un importante fattore di rischio per il nascituro della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). La sindrome è meglio conosciuta come la ‘morte in culla’, e si caratterizza dal decesso improvviso e inaspettato di un lattante inferiore all’anno di vita senza cause accertate. Inoltre, le sostanze tossiche sprigionate della sigaretta passano attraverso il latte materno. Così facendo il piccolo inala direttamente le sostanze nocive”. In occasione del Congresso Nazionale, in programma a Torino dal 22 al 24 Ottobre, SIMRI promuove la Campagna “Dai un Calcio al Fumo” rivolta ai giovani alunni delle scuole elementari e medie, agli insegnanti e ai genitori per invitarli a riflettere sui pericoli del tabagismo. “L’obiettivo sarà spingere i giovanissimi a comprendere la pericolosità del fumo, a considerarlo un nemico. Il tutto attraverso attività ludiche, opuscoli informativi e incontri nelle scuole – aggiunge il dott. Cutrera – I messaggi che i bambini impareranno e diffonderanno attraverso disegni e slogan da loro creati ci aiuteranno a trasmettere questi concetti anche ai genitori. Sarà un’occasione di informazione e divertimento che vedrà anche la partecipazione di importanti testimonial del mondo calcistico come Massimiliano Allegri. La loro presenza ed esperienza di vita diverrà un modello di riferimento per i più piccoli. Così potremo lanciare un messaggio chiave: Diamo tutti insieme un Calcio al Fumo”.
Il fascino della sigaretta? Si combatte (anche) in piazza
Milano, 9 settembre 2015 – Aggiornatissimi sulle ultime tendenze della moda e della tecnologia, ma se si parla di rischi del fumo, gli adolescenti italiani sembrano poco informati. Stando agli ultimi dati Istat, infatti, il tabagismo è uno dei comportamenti a rischio più diffuso tra giovanissimi e under18. L’appuntamento con la sigaretta è ormai una costante per l’8% dei 13enni e il 19% dei 15enni italiani. Il fumo, quindi, continua ad esercitare un’attrattiva irresistibile per i giovanissimi, per nulla impressionati dalle immagini shock sui pacchetti di sigarette e dall’annuncio di nuovi divieti e sanzioni. E a distanza di una settimana dalla ripresa dell’anno scolastico, l’attenzione verso il fenomeno cresce, visto che per molti giovani, proprio l’ingresso alla scuola media o al liceo coincide con la sperimentazione della prima sigaretta. “Si tratta di dati preoccupanti, che è importante non sottovalutare – commenta la prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) – Nel nostro Paese si contano 11 milioni di fumatori, di questi più di un terzo ha cominciato a fumare durante l’adolescenza. Istituire maggiori controlli nelle scuole e nuovi divieti è utile per contenere il fenomeno, non per risolverlo. Occorre individuare strategia per responsabilizzare la cittadinanza a stili di vita più sani”. Per coinvolgere in modo forte anche i più giovani e invitare istituzioni e cittadinanza a riflettere sui danni del fumo, WALCE ha promosso su tutto il territorio nazionale “Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro” il primo tour nazionale che prevede l’allestimento di grandi stand a forma di sigaretta nelle piazze, test gratuiti della spirometria e la distribuzione di opuscoli e materiale informativo per tutte le fasce di età. Il prossimo appuntamento è sarà per sabato 19 e domenica 20 settembre in Piazza Cadorna a Milano. “Un sigarettone nel cuore del centro storico di una città non può passare inosservato – aggiunge la prof.ssa Novello – E siamo contenti dell’attenzione che il tour sta avendo tra i cittadini e le istituzioni che ci sostengono. Il tunnel prevede un percorso multimediale di prevenzione e informazione sui danni arrecati dal fumo di sigaretta e sul tumore al polmone. Un’esperienza museale che ha portato molte persone, soprattutto giovani e donne, a maturare l’idea di abbandonare il vizio”.
UK: da novembre restrizioni per 23 farmaci anti-cancro
Londra, 8 settembre 2015 – I tagli alla spesa sanitaria iniziano a farsi sentire anche nel Regno Unito. Migliaia di pazienti oncologici d’Oltremanica non avranno più accesso ad alcuni farmaci anticancro, in grado di allungare la vita, perché troppo costosi. Sono le conseguenze della razionalizzazione annunciata dal Governo per il Fondo Farmaci del Servizio Sanitario Inglese (Nhs). Ben 23 diversi trattamenti per tumore del seno, colon, prostata e altre neoplasie cesseranno di essere finanziati a partire da novembre di quest’anno. Tra gli otto farmaci eliminati del tutto, il trattamento contro il carcinoma della mammella Kadcyla, che può estendere la vita in media di sei mesi, ma costa un 90.000 sterline l’anno per paziente. Altri prodotti rimarranno invece accessibili tramite il fondo, ma solo per determinati tipi di neoplasia o stadi di malattia. Ad esempio, Avastin rimarrà disponibile per il cancro ovarico e alcuni altri tipi di tumore, ma non sarà più utilizzabile per il tumore della cervice uterina, del seno o dell’intestino. Tutti i pazienti attualmente in cura con queste terapie continueranno a riceverle, ma da novembre i nuovi pazienti non potranno avere accesso alle cure tramite il fondo. Il Cancer Drugs Fund è stato istituito dal governo di coalizione britannico nel 2011 per pagare i farmaci ritenuti troppo costosi dal National Institute of Health e cura Excellence (Nice). Inizialmente fissato in 200 milioni di sterline, il suo finanziamento annuale è aumentato a 340 milioni quest’anno, ma dal 2015-2016 si prevede uno sforamento di 70 milioni. Già a marzo scorso erano stati ‘decurtati’ 35 trattamenti anticancro.
AIFA, formalizzati i componenti delle nuove commissioni
Roma, 7 settembre 2015 – Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha formalizzato le nomine dei componenti della Commissione consultiva tecnico scientifica (CTS) e del Comitato prezzi e rimborso (CPR) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), con mandato triennale. Ad annunciarlo sul suo sito è lo stesso ente, riportando quanto contenuto nel decreto ministeriale del 7 agosto 2015. I componenti della CTS sono: Patrizia Popoli (con funzioni di presidente); Salvatore Amoroso; Giuseppe Toffoli; Sebastiano Filetti; Antonio Addis; Anna Maria Marata; Paolo Schincariol; Armando Genazzani. Sono, inoltre, componenti di diritto della CTS il direttore generale dell’AIFA (Luca Pani) e il presidente dell’Istituto superiore di sanità (ISS) o suo delegato. I componenti del Comitato prezzi e rimborso sono: Paola Testori Coggi (con funzioni di presidente); Massimo Riccaboni; Beniamino Colagrosso; Claudio D’Amario; Stefano Sagratella; Tiberio Corona; Giovanna Scroccaro; Amelia Filippelli. Sono, inoltre, componenti di diritto del CPR il direttore generale dell’AIFA e il presidente dell’Iss o suo delegato. Sono attualmente in corso le procedure attinenti alla valutazione, da parte del competente comitato AIFA, delle dichiarazioni pubbliche di interesse rilasciate dai componenti CTS e CPR.
Lorenzin: il fascicolo elettronico rende più semplice il diritto alla salute
Roma, 4 settembre 2015 – Tutta la propria salute in un microchip e in un sistema ‘on-line’ per rendere ”più semplice per i cittadini l’esercizio del diritto alla salute”: e’ il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad annunciare di avere firmato il regolamento inserito nel quadro della nuova Sanità Digitale. In sostanza un cartellino con un microcircuito raccogliera’ tutti i dati sanitari e socio assistenziali. Collegato in rete, potra’ essere letto per assistere meglio il malato o accertare i suoi bisogni. E potra’ contenere fra le altre cose, ad esempio, il dossier dei farmaci usati, la propria dichiarazione di eventuale disponibilita’ a donare gli organi, ma anche i verbali del pronto soccorso e molto altro ancora. Si stima che i cittadini dovrebbero iniziare ad usare questo sistema fra qualche settimana. Il fascicolo sanitario elettronico è infatti l’insieme di dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario raccolti attraverso i controlli o i ricoveri presenti e passati ed ha come scopo principale quello di agevolare l’assistenza al paziente, offrire un servizio che può facilitare l’integrazione delle diverse competenze professionali e fornire una base informativa per migliorare tutte le attività assistenziali e di cura. Nel rispetto delle normative per la protezione dei dati personali, il Fascicolo consentirà non solo al paziente di poter disporre facilmente di tutte le notizie sul suo stato di salute ma permetterà al medico di adottare in modo piu’ sicuro e veloce i dati necessari per completare la diagnosi soprattutto in caso di pazienti con un quadro complesso. Il modello di Fascicolo consentirà inoltre attraverso i resoconti, l’incrocio dei dati e la trasparenza, di evitare inefficienze e contribuirà a migliorare la programmazione, il controllo e la valutazione del sistema sanitario nel suo complesso, in un contesto sia italiano che europeo.
Iss: Walter Ricciardi è il nuovo Presidente
Roma, 3 settembre 2015 – Con la registrazione alla Corte dei Conti avvenuta ieri pomeriggio Walter Ricciardi è stato nominato Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. “La nomina inaugura una fase nuova per l’Istituto Superiore di Sanità – ha commentato il ministro Lorenzin – al centro di una strategia di innovazione e rilancio della ricerca biomedica italiana. Da commissario straordinario, il professore Ricciardi, in un solo anno di lavoro, è riuscito a sanare il bilancio dell’ente e dimostrato di avere una visione strategica per il futuro dell’istituto. A lui adesso la guida di un programma di lavoro che deve portare il nostro Istituto a primeggiare a livello internazionale recuperando quel ruolo che lo ha fatto essere nel suo passato il fiore all’occhiello della sanità italiana sia nell’attività di ricerca che nelle innumerevoli attività di prevenzione e controllo svolte al servizio dei cittadini”. “Oggi si apre un nuovo percorso che spero possa raccogliere i frutti del lavoro di questi mesi – ha commentato Ricciardi – È una sfida che sono onorato di accogliere e non riguarda solo l’Istituto ma tutto il Paese che ha bisogno di veder rinascere e valorizzare il grande patrimonio di conoscenze e esperienze che ho potuto apprezzare in questi mesi di lavoro comune”.
Ministero della Salute: ricoveri ospedalieri ancora in calo, nel 2014 -3,2%
Roma, 2 settembre 2015 – Prosegue il calo dei ricoveri negli ospedali italiani. Nel 2013 erano scesi del 4% rispetto al 2012. Nel 2014 il trend è continuato, ne sono stati effettuati 9.526.832, per un totale di 63.129.031 giornate. La riduzione rispetto all’anno precedente è di circa 315 mila (-3,2%). Sono questi alcuni dati contenuti nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero (Dati SDO 2014), a cura del Ministero della salute. Rispetto al 2013 il numero complessivo di ricoveri ordinari per Acuti si riduce da 6.634.977 a 6.486.438 (-2,2%), con una corrispondente diminuzione delle giornate di ricovero da 44.802.526 a 44.089.980 (-1,6%); il numero di ricoveri in regime diurno effettuati si riduce da 2.345.258 a 2.194.241 (-6,4%), per una corrispondente diminuzione di giornate da 6.497.781 a 6.033.527 (-7,1%). Il report analizza anche l’andamento nell’ultimo decennio. Dal 2001 al 2006 l’andamento sostanzialmente costante, intorno a 13 milioni di dimissioni e poco più di 11 milioni di giornate, mentre a partire dall’anno 2007 si osserva una chiara e costante diminuzione, ottenuta grazie alle politiche di riduzione dell’inappropriatezza dell’ospedalizzazione, e di trasferimento ad altri setting assistenziali.
Tumore dell’utero: grazie alla pillola contraccettiva -200.000 casi in 10 anni
Roma, 1 settembre 2015 – In dieci anni la pillola contraccettiva ha evitato oltre 200.000 casi di tumore dell’utero. E’ quanto sostiene una ricerca inglese dell’’Università di Oxford pubblicato su Lancet Oncology. Analizzando i dati di 36 lavori precedenti su un totale di oltre 27.000 donne, gli scienziati hanno anche stimato che tra il 1965 e il 2014 400.000 casi di cancro endometriale sono stati evitati. Nel 2008 lo stesso team di studiosi aveva dimostrato la capacità di dimezzare il rischio di tumore all’ovaio in un arco di 15 anni. In entrambi i casi, la protezione può durare per più di 30 anni, quindi molto tempo dopo che le donne hanno smesso di usare contraccettivi. Ciò significa che le 70enni che hanno preso la pillola in gioventù stanno ancora godendo della sua protezione, dice Valerie Beral, autore principale del nuovo studio. “Anche le attuali 50-60enni che hanno preso la pillola – prosegue l’esperta – hanno meno probabilità di ammalarsi di cancro rispetto alle donne che non l’hanno assunta, e maggiore è il periodo di tempo di assunzione, minori le probabilità di malattia. E’ ora di iniziare a dire che questo medicinale non serve solo a prevenire la gravidanza, che è il motivo per cui le persone lo prendono, ma con la sua assunzione si hanno meno probabilità di ammalarsi di cancro rispetto alle donne che non prendono la pillola”.
Lancet: Italia settima al mondo condizioni di vita senza disabilità
Roma, 31 agosto 2015 – Nel nostro Paese aumenta la speranza di vita. E’ quanto sottolinea il Global Burden of Disease study pubblicato sulla rivista The Lancet. L’Italia si colloca al settimo posto a livello mondiale per le migliori condizioni di vita senza disabilità. “Dal 1990 al 2013, l’aspettativa di vita in Italia è aumentata, ma la speranza di vita in buona salute è cresciuta più lentamente – spiega Lorenzo Monasta del Burlo Garofolo e coautore dello studio -. Mal di schiena e dolore al collo, cardiopatia ischemica e Alzheimer, perdita di udito, ictus, cancro al polmone, cadute, disturbi depressivi, emicrania e broncopneumopatia cronica ostruttiva sono le malattie che più hanno inciso sul benessere delle persone. La speranza di vita dal 1990 al 2013 per gli uomini è aumentata di 5,9 anni, invece di 4,4 anni per le donne. Mentre l’aspettativa di vita in buona salute è cresciuta di 4,6 anni per i maschi, e di 3,3 anni per le femmine. Anche se in generale l’aspettativa di vita delle donne supera ancora quella degli uomini: 84,6 anni rispetto a 79,5 anni”.
Lorenzin: “Per Corte EDU la Legge 40 e’ ragionevole su embrioni e ricerca”
Roma, 28 agosto 2015 – “La Corte Europea di Strasburgo ha stabilito che il nostro Paese, quando con la legge 40 vieta la ricerca che distrugge gli embrioni umani, non viola la Convenzione dei diritti umani, e tiene conto dell’interesse di tutti i soggetti coinvolti”. E’ quanto ha affermato ieri il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dopo il pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. “L’Europa ha quindi riconosciuto la ragionevolezza del margine di azione della nostra legge in questo ambito. Sullo stesso argomento, cioè il divieto di distruggere embrioni per fini di ricerca scientifica, aspettiamo – ha aggiunto la Lorenzin – un pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale nei prossimi mesi, che riguarderà, in generale, la legittimità o meno di tale divieto rispetto alla nostra Carta Costituzionale”. Strasburgo “ha fatto riferimento esplicito al ‘dibattito significativo’ che si è creato in Italia su questo tema, evidenziandone la delicatezza – rileva il ministro – e ricordando anche che non c’è consenso, in Europa, nel merito. Ha quindi riconosciuto la ragionevolezza del margine di azione della nostra legge in questo ambito. Innanzitutto – ha sottolineato la Lorenzin – perché gli embrioni ‘non possono essere ridotti a una proprietà’ come definita dalla Convenzione stessa, e quindi non si può chiedere di donarli alla ricerca invocandone il diritto di proprietà”. “I giudici hanno poi stabilito che in questo caso non è stato neppure violato il diritto al rispetto della vita privata di chi, invece, quegli embrioni desiderava fossero utilizzati a scopo di ricerca”. Ora dunque si attende “il pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale”, previsto nei prossimi mesi, ha terminato il Ministro.
Il fumo nuoce gravemente alla salute e… alla bellezza
Roma, 27 agosto 2015 – Fumare fa male non soltanto al tuo benessere ma anche alla bellezza femminile. Secondo numerosi studi scientifici le sigarette portano a:
• la “faccia da fumatore”: ovvero pelle spenta, rughe precoci, denti ingialliti. Non dona agli uomini ma ancor di meno alle donne che sono più predisposte alle così dette “rughe da sigaretta”
• danni cutanei: i componenti tossici diminuiscono notevolmente il flusso sanguigno determinando un’ischemia del derma e alterando l’integrità della pelle. La pelle diventa grigiastra e l’atrofizzazione dei capillari sottocutanei è responsabile anche della formazione di couperose e dell’aumento dei cuscinetti di cellulite maggiore vulnerabilità della derma ai danni dei raggi ultravioletti.
• un aumento della caduta di capelli e la comparsa di quello bianchi
Il vizio del fumo sigaretta conquista sempre di più le donne, spesso a partire da un’età precocissima (appena 11-12 anni) e per lo più in anticipo rispetto ai coetanei maschi. “Oggi in Italia si contano ben quattro milioni di fumatrici, con conseguenze pesanti sulla salute – afferma la prof.ssa Silva Novello presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) – Si pensi per esempio al tumore del polmone che, molto raro in passato nelle donne, ha registrato un notevole aumento, tanto da essere diventato la terza causa di morte in Italia dopo il tumore del seno e quello dell’intestino”.
Tumore del seno: anche il consumo moderato di alcol aumenta il rischio
Roma, 26 agosto 2015 – Chi ha avuto casi in famiglia di tumore del seno dovrebbe tenersi alla larga dall’alcol. E’ quanto sostengono due ricerche congiunte recentemente pubblicate sul British Medical Journal. Un gruppo di scienziati britannici ha evidenziato lo stretto legame fra il consumo moderato di alcol e l’insorgenza del cancro alla mammella. Per giungere a questa conclusione sono stati presi in considerazione di dati di 135 mila persone (88.084 donne e 47.881 uomini) per più di trent’anni. Oltre all’alcol sono stati considerati altri fattori come obesità, fumo e storia familiare. Gli scienziati della Harvard TH Chan School of Public Health e del Brighham and Women’s Hospital di Boston hanno scoperto che se una piccola dose di alcol (quantificata in un drink standard per le donne e due per gli uomini) aumenta marginalmente il rischio generale di cancro. Per quello al seno le possibilità di ammalarsi sono del 13% in più, indipendentemente dal fatto che la donna sia una fumatrice oppure no. “Le persone che hanno avuto tumori in famiglia – ha affermato il dott. Jurgen Rehm, responsabile del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto – dovrebbero ridurre la quantità di alcool al di sotto dei limiti raccomandati o a rinunciarvi del tutto, visto il legame ormai consolidato fra un moderato consumo di alcolici e i tumori legati agli stessi”.
Studio: scoperto lo squilibrio ormonale dietro voglia di grandi abbuffate
New York, 25 agosto 2015 – La voglia di abbuffarsi può essere provocata da uno squilibrio ormonale. Bassi livelli di GLP-1 (glucagon-like peptide-1) sono legati a una preferenza per cibi grassi e al mangiare per piacere e non per fame. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio della Rutgers University (Usa), pubblicate sulla rivista Cell Reports. I topi a cui e’ stato ridotto GLP-1 nel sistema nervoso centrale hanno mangiato piu’ cibo ad alto contenuto di grassi. Quando invece l’ormone e’ stato aumentato, i topi hanno mangiato di meno sono risultati meno attratti dai cibi grassi. I peptidi GLP-1 sono piccole sequenze di amminoacidi che hanno varie funzioni, tra cui quella di regolare l’alimentazione. Sono secreti dalle cellule dell’intestino tenue e del cervello, al quale segnalano quando il corpo e’ pieno. Finora non era chiaro come GLP-1 contribuisse alla regolazione dell’appetito. Ora pero’ gli scienziati hanno suggerito che, mirando ai neuroni del circuito di ricompensa del cervello, noto come sistema sistema dopaminergico mesolimbico, e non a tutto il corpo, potrebbe essere un modo efficace per controllare l’eccessivo consumo di cibo e l’obesita’. Secondo i ricercatori, questi risultati potrebbero essere significativi anche nell’affrontare la tossicodipendenza e l’alcolismo.
Stretta sugli esami inutili e 2,3 miliardi in meno, al Senato la fiducia sul decreto
Roma, 30 luglio 2015 – Oltre 2,3 miliardi in meno per il Fondo sanitario nazionale dal 2015, in attuazione dell’intesa Stato-Regioni dell’inizio di luglio, misure per la riduzione dei prezzi di beni, servizi e dispositivi medici e una stretta sulle prescrizioni di esami inappropriati. Sono le principali misure per la sanità previste dal maxi-emendamento del Governo al Dl enti locali, approvato dal Senato e che ora passa alla Camera. Con decreto del Ministero della Salute individua, “le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale” da adottare entro 30 giorni dall’entrata in vigore del DDL di conversione del decreto. Le prestazioni – si tratta essenzialmente di analisi e test diagnostici – che non rispettano questi criteri, dovranno essere pagate interamente dai cittadini. A controllare saranno gli enti del SSN e, in caso di prescrizioni non conformi alle indicazioni fissate dal ministero, i medici dovranno risponderne alla Asl di riferimento e, in caso di giustificazioni insufficienti, subiranno penalizzazioni economiche. La norma ha immediatamente suscitato la levata di scudi dei camici bianchi. Il testo prevede inoltre, sempre con l’obiettivo di ridurre ed rendere efficiente la spesa sanitaria, che gli enti del SSN sono tenuti a rinegoziare i contratti per beni e servizi e per i dispositivi medici, per garantire il rispetto dei tetti di spesa.
Tumori: ‘Due milioni di italiani hanno sconfitto la malattia’
Roma, 28 luglio 2015 – Il 5% degli italiani vive oggi con una diagnosi di tumore. Sono oltre il doppio rispetto a 22 anni fa, in aumento costante (+3% l’anno). E almeno 1 milione e 800mila persone possono affermare di avere sconfitto la malattia. Si tratta di un vero e proprio esercito di cittadini che avanza diritti che spaziano dal ritorno al lavoro, all’accesso ai mutui bancari al desiderio di diventare genitori. Il cancro sta diventando sempre più una malattia cronica con cui è possibile convivere a lungo o guarire: il 57% dei pazienti infatti ha ricevuto la diagnosi da oltre cinque anni, la soglia che tecnicamente equivale alla vittoria sulla malattia. L’aumento della sopravvivenza è oggi possibile anche grazie a una nuova arma, l’immunoterapia che stimola il sistema immunitario a combattere il tumore. “I passi in avanti della ricerca ci pongono di fronte a un radicale cambiamento della relazione con il paziente – afferma il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ nel convegno nazionale ‘Le nuove frontiere della terapia. Il ruolo degli oncologi, delle Istituzioni, dei media per garantire appropriatezza e diritti dei pazienti’, che si svolge oggi alla Camera dei Deputati -. L’immunoterapia permette di sbloccare il freno che le cellule tumorali pongono al nostro sistema immunitario. E per i pazienti è più facile capire che il tumore non viene curato da una molecola esterna ma grazie al sistema immunitario. Va però denunciata l’arretratezza in cui versa il nostro Paese: in Italia, infatti, la comunicazione non fa ancora parte della preparazione professionale degli oncologi. I dati della letteratura internazionale dimostrano che una comunicazione efficace aumenta la soddisfazione e l’adesione alle terapie del malato oncologico, aiuta a prevenirne il ‘burn out’, cioè il logorio psicofisico dei clinici e a ridurre le controversie medico legali. È una vera e propria risorsa per il sistema sanitario in grado di garantire risparmi nel lungo periodo: in questo modo inoltre l’assistenza costerà meno”. Lo scorso anno, con il libro “Il male incurabile” presentato in occasione del suo primo compleanno, la Fondazione ha voluto capire come i media trattano l’argomento ‘cancro’ e come deve essere oggi una corretta comunicazione ai cittadini su questo tema. Per celebrare il secondo anno di attività, la Fondazione affronta un altro tema cruciale: le potenzialità offerte dalle nuove terapie e il loro impatto nel rapporto medico-paziente. “Uno dei punti dolenti dell’oncologia italiana – spiega il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia all’Università di Torino – è la formazione dei futuri medici a una corretta comunicazione con il paziente. Nel nostro Paese, infatti, i giovani concludono il proprio iter tra Università e Specializzazione senza aver frequentato corsi, seminari o approfondimenti su questo aspetto che oggi riveste sempre più importanza. Un problema molto diffuso e sentito: secondo un sondaggio condotto in tre oncologie di riferimento, circa il 60% dei clinici ritiene la propria formazione universitaria su questo punto poco adeguata (e un ulteriore 10% per nulla adeguata). Solo il 30% degli oncologi ha avuto la possibilità di seguire corsi dedicati al tema e, di questi, solo la metà li ha effettivamente frequentati.In generale, in Italia il rapporto con il paziente è costruito più in base a caratteristiche personali e alla propria esperienza che non su competenze strutturate”.Nel 2014 nel nostro Paese sono stati registrati 365.500 nuovi casi di tumore (circa 1000 al giorno), di cui 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. L’immunoterapia ha dimostrato ottimi risultati nel melanoma in fase avanzata che presentava percentuali di sopravvivenza di appena sei mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. Oggi il 20% dei pazienti trattati con ipilimumab è vivo a 10 anni dalla diagnosi. E si stanno ottenendo ottimi risultati anche nel tumore del polmone metastatico dove per la prima volta è possibile parlare di pazienti vivi a tre anni. “La comunicazione medico-paziente influisce sulla cosiddetta ‘compliance’. Un tempo si parlava di aderenza al farmaco – sottolinea il prof. Sergio Pecorelli, presidente Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) -, oggi, in modo più appropriato, l’attenzione è rivolta all’aderenza alla terapia perché la malattia, soprattutto nel caso dei tumori, raramente richiede soltanto un intervento farmacologico. Migliorare questo aspetto è un impegno nel quale tutti devono sentirsi coinvolti, dalle Istituzioni, ai clinici, alle associazioni dei pazienti, alle aziende farmaceutiche. E non va mai sottovalutato il ruolo della prevenzione, che consente di salvare milioni di vite con conseguenti importanti risparmi per il servizio sanitario nazionale”. Nel nostro Paese il prezzo medio dei trattamenti anticancro è fra i più bassi in Europa grazie ai sistemi di rimborso concordati con l’AIFA, anche se resta il punto critico rappresentato dai tempi di latenza nell’accesso ai nuovi farmaci. Come evidenziato da un’indagine condotta da Farmindustria, su un totale di 54 terapie approvate dall’agenzia regolatoria europea (EMA) tra gennaio 2010 e settembre 2012, 46 sono entrate in Germania, 39 nel Regno Unito, 22 in Francia, 21 in Spagna e solo 14 in Italia. “Nel nostro Paese – continua il prof. Cognetti – servono circa due anni complessivamente dopo l’approvazione dell’EMA perché un farmaco arrivi sul mercato. In media trascorrono 12/15 mesi per ottenere l’autorizzazione nazionale a cui vanno aggiunti altri 12 mesi per l’inserimento nei prontuari terapeutici regionali ed altri 60 giorni perché raggiunga il paziente. Inoltre non viene valutato nella tempistica di registrazione il differente valore e rimborso di ciascun farmaco. L’innovazione in oncologia dovrebbe garantire tre elementi essenziali: disponibilità, accessibilità e appropriatezza. Sicuramente la riorganizzazione dell’AIFA che prevede un incremento del personale favorirà un’accelerazione dell’iter di approvazione”. “è necessario utilizzare tutti gli strumenti in grado di limitare gli sprechi – conclude il prof. Cognetti -. Il tetto della spesa farmaceutica territoriale è stato ridotto e portato all’11,35% del Fondo sanitario nazionale, il tetto di quella ospedaliera è giunto al 3,5%. Esistono tuttavia altri margini per ridurre ulteriormente le inefficienze, puntando sul concreto sostegno alle best practices e premiando chi le realizza. È interesse di tutti, cittadini, industria, clinici, enti regolatori, pazienti, spendere al meglio le risorse a disposizione”.
Sole istruzione per l’uso, ecco come abbronzarsi senza correre rischi
Roma, 26 luglio 2015 – Il sole è un alleato importante per il nostro benessere ma quando ci esponiamo ai suoi raggi, anche quando facciamo sport, esistono delle regole che devono essere rispettate. “Il rischio è che si esageri mettendo in pericolo la pelle – afferma il prof. Paolo Ascierto Presidente della Fondazione melanoma -. I più esposti ai pericoli sono i cosiddetti colletti bianchi, gli impiegati. Uno degli errori più comuni è infatti quello di mettersi al sole per tutto il week end, dopo aver trascorso la settimana chiusi in ufficio. Detto questo, è importante capire che il sole, se si eccede, può essere pericoloso per tutti. Ma anche chi ha la pelle più scura, ed è quindi più protetto per natura, non deve esagerare. Il nemico più insidioso è il melanoma: una neoplasia epidermica molto aggressiva. Esistono anche altre forme tumorali legate a una scorretta esposizione ai raggi solari, per esempio l’epitelioma basocellulare e l’epitelioma squamocellulalre, ma si tratta di malattie meno gravi”. Ecco qualche consiglio per come prendere correttamente il sole:
• Mai nelle ore centrali: dalle 12.30 alle 14 la soluzione migliore è evitare l’esposizione diretta ai raggi Uv
• Usa sempre una crema protettiva: E’ importante dopo ogni giornata dedicata alla tintarella utilizzare un doposole: rinfresca la pelle e aiuta a ridurre i radicali liberi.
• Attenzione a tavola: è bene nutrirsi con un’alimentazione leggera, ricca di frutta e verdura e bere tanta acqua
Pediatri: Divieto di fumo in auto? Bene, ma attenzione anche a quello di terza mano
Roma, 24 luglio 2015 – “Noi pediatri siamo i primi ad attivarci per rendere più consapevoli i genitori sui danni del tabagismo. Molte persone ad esempio non sanno che oltre al fumo attivo e passivo esiste anche quello di “terza mano”: quando i derivati della combustione si depositano sugli abiti e sulla tappezzeria e possono essere inalati dai bambini, se sono presi in braccio o messi nel seggiolini in auto. Approviamo fortemente la nuova manovra del Ministero della Salute, che interviene con misure ancor più restrittive a tutela della salute dei bambini. Ma sono necessari anche attività educazionali e di sensibilizzazione per i genitori.” È questa la posizione della Società italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) espressa dal presidente, dott. Renato Cutrera, sulla proposta di legge voluta dal Ministro Beatrice Lorenzin che vieta il fumo in auto e nelle aree esterne agli ospedali pediatrici. “Troppe persone smettono di fumare davanti ai primi sintomi di bronchite cronica o di tumore del polmone, quando è ormai tardi – sottolinea il presidente SIMRI -. Molta attività di informazione e dissuasione dal tabacco viene riservata ai medici di Medicina Generale e agli pneumologi dell’adulto. Ma in questa guerra contro l’aumento delle malattie respiratorie correlate al fumo anche il pediatra può fare molto. Le giovani coppie con un bambino, infatti, s’interfacciano più spesso col pediatra che con il proprio medico di base. I pediatri di famiglia e i medici pediatri specialisti possono quindi avere un ruolo educativo nei confronti delle famiglie. Proprio i figli possono essere un veicolo importante di informazione e sensibilizzazione nei confronti degli adulti. Il comportamento dei genitori incide ricade sullo stile di vita dei bambini: i figli di fumatori hanno un rischio doppio di diventare fumatori a loro volta – continua il dott. Cutrera –. Il 25% dei bambini italiani in età prescolare soffre di bronchite asmatica o respiro sibilante, in età scolare il 10% soffre di asma. Pertanto in sette casi su dieci i sintomi possono regredire dopo i 7 anni. Ma anche in quelli che “guariscono” se diventeranno fumatori il rischio di sviluppare bronco pneumopatie in età adulta è molto elevato.
Tumore del polmone: arriva in Europa Nivolumab, il primo farmaco immuno-oncologico per la malattia in fase avanzata, il più significativo passo in avanti da più di un decennio
Nivolumab ha dimostrato un importante beneficio di sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, con una riduzione del rischio di morte del 41% e un tasso di sopravvivenza a un anno del 42% nello studio di fase III CheckMate -017
(21 luglio 2015) – La Commissione Europea ha approvato nivolumab, un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) squamoso di un decennio e rende possibile la commercializzazione di nivolumab in tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea. Nivolumab è il primo e unico inibitore di checkpoint immunitario PD-1 che ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale in pazienti con NSCLC squamoso metastatico precedentemente trattati.
“Con l’approvazione di nivolumab nell’Unione Europea, i pazienti in Europa avranno accesso, per la prima volta in più di 10 anni, a una nuova modalità di trattamento per il tumore del polmone non a piccole cellule squamoso avanzato, che ha il potenziale di sostituire l’attuale standard di cura – ha affermato Emmanuel Blin, senior vice president, head of commercialization, policy and operations, Bristol-Myers Squibb -. Questa approvazione sottolinea il nostro impegno per rispondere alla nostra promessa di cambiare le aspettative di sopravvivenza e migliorare la qualità di vita dei pazienti con tumori in stadio avanzato e rendere disponibili sempre nuove opzioni di trattamento, lavorando senza sosta e a tempo di record per raggiungere questi obiettivi”.
Lo studio di fase III CheckMate -017, uno dei due studi sui quali si è basata l’approvazione in Europa di nivolumab nel tumore del polmone in stadio avanzato, ha evidenziato un tasso di sopravvivenza a un anno del 42% e una riduzione del rischio di morte del 41% nei pazienti trattati con il farmaco rispetto alla terapia standard.
In Europa, i tassi di incidenza e mortalità del tumore del polmone sono in aumento, con un quinto dei casi globali di morte per tumore dovuto a questa neoplasia. Il NSCLC è una delle forme più comuni di questa malattia che rappresenta circa l’85% dei casi di cancro del polmone, mentre il NSCLC squamoso è responsabile di circa il 25% – 30% di tutti i tumori polmonari. Nei pazienti con NSCLC, nei quali la malattia si ripresenta o progredisce con la chemioterapia, le opzioni di trattamento sono limitate e la prognosi è sfavorevole, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni di circa il 2% globalmente.
CheckMate -017 e CheckMate -063
L’approvazione della Commissione Europea si basa sui dati di due studi (CheckMate -017 di fase III e CheckMate -063 di fase II). In entrambi, il dosaggio di nivolumab era 3 mg/kg ogni due settimane, lo stesso utilizzato in tutti gli studi di fase III durante il programma di sviluppo clinico di nivolumab nei diversi tipi di tumori.
CheckMate -017 è uno studio clinico randomizzato di landmark, di fase III, in aperto, che ha confrontato nivolumab (3 mg/kg in infusione endovenosa di 60 minuti ogni due settimane) con lo standard di cura, docetaxel (75 mg/m2 per via endovenosa ogni tre settimane), in pazienti con NSCLC squamoso avanzato in progressione durante o dopo un regime chemioterapico contenente platino. È il primo studio di fase III ad aver dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale nel NSCLC avanzato, con un tasso di sopravvivenza a un anno del 42% con nivolumab vs 24% con docetaxel e una riduzione del rischio di morte del 41% nei pazienti trattati con nivolumab. Nivolumab ha anche dimostrato un miglioramento del tasso di risposta globale e di sopravvivenza libera da progressione. I risultati di CheckMate -017 sono stati recentemente pubblicati sulla rivista The New England Journal of Medicine e presentati in una sessione orale dell’ultimo congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology a maggio 2015.
CheckMate -063 è uno studio di fase II, in singolo braccio, in aperto, che ha valutato nivolumab in pazienti con NSCLC squamoso metastatico in progressione dopo aver ricevuto due o più linee di terapia. In questo studio, il tasso di risposta obiettiva confermata da un comitato indipendente di revisione radiologica era l’endpoint primario dello studio ed è risultato pari al 14,5%, con una sopravvivenza a un anno del 41% e una sopravvivenza globale mediana di 8,21 mesi. Il profilo di sicurezza di nivolumab nello studio CheckMate -063 era simile a quanto osservato in studi clinici precedenti.
Nivolumab
Bristol-Myers Squibb ha sottomesso per nivolumab due diverse richieste di autorizzazione all’immissione in commercio, una per il melanoma avanzato e una per il NSCLC squamoso, al fine di rendere disponibile al personale medico, più celermente, nivolumab in entrambe le indicazioni. Lo scopo è di ottenere che queste due autorizzazioni all’immissione in commercio “convergano” verso la fine del 2015 in un’unica autorizzazione sotto il nome commerciale della specialità medicinale attualmente autorizzata per il melanoma.
Bristol-Myers Squibb ha un vasto programma di sviluppo clinico con oltre 8.000 pazienti arruolati in tutto il mondo in più di 50 studi per valutare nivolumab in diversi tipi di tumore – in monoterapia o in combinazione con altre terapie.
Nivolumab è stato il primo inibitore di checkpoint immunitario PD-1 al mondo a ottenere l’approvazione; infatti, il 4 luglio 2014 Ono Pharmaceutical Co. ha annunciato di aver ricevuto il via libera per la produzione e commercializzazione del farmaco in Giappone per il trattamento dei pazienti con melanoma inoperabile.
Negli Stati Uniti, il 22 dicembre 2014 la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato nivolumab per la prima volta per il trattamento dei pazienti con melanoma non operabile o metastatico in progressione dopo terapia con ipilimumab e, in caso di mutazione di BRAF V600, anche con un inibitore di BRAF. Nivolumab ha ottenuto la seconda approvazione dalla FDA, il 4 marzo 2015, per il trattamento dei pazienti con NSCLC squamoso metastatico in progressione durante o dopo chemioterapia a base di platino e la Commissione Europea ha annunciato, il 19 giugno 2015, l’approvazione di nivolumab per il trattamento del melanoma avanzato (non operabile o metastatico) nei pazienti adulti, indipendentemente dallo stato di BRAF.
Studio: dormire poco e male aumenta il rischio di cancro al seno
Roma, 23 luglio 2015 – Interrompere l’equilibrio dell’orologio biologico, che regola la fisiologia dell’organismo nell’arco delle 24 ore, lavorando di notte e riposando poco e male è collegato “in maniera inequivocabile ad un aumento del rischio di sviluppare un tumore, sopratutto al seno”. E’ quanto stabilito, sulla base dei risultati sui topi, una ricerca pubblicata su ‘Current Biology’ e firmata dall’Erasmus University Medical Centre (Olanda). Secondo gli scienziati, “le donne con un rischio familiare di cancro al seno non dovrebbero mai fare un lavoro con turni notturni che interrompono il ritmo circadiano per lungo tempo. I dati – aggiungono – indicato inoltre che le cavie, sottoposte ad un ritardo dell’orologio biologico di 12 ore a settimana per un anno, hanno accumulato il 20% in più di peso. Nonostante abbiano mangiato sempre la stessa quantità di cibo”. Nei topi stressati dal poco sonno, lo sviluppo della neoplasia si è verificata con un anticipo di 8 settimane. “Questo è il primo studio che mostra inequivocabilmente un legame tra l’inversione cronica delle fasi giorno-notte e lo sviluppo anticipato del cancro al seno – afferma Gijsbetus van der Horst, autore del lavoro, alla ‘Bbc’ – Ma interpretare le conseguenze sull’uomo non è facile. Ad esempio lo stress del ritrmo circadiano potrebbe portare dopo un anno a un peso di 10 chili in più e un rischio anticipato di 5 anni di ammalarsi di cancro al seno, ma servono altri studi per avere maggiori certezze”.
Biotech: rapporto, ‘tsunami’ di farmaci in arrivo, 50% di quelli allo studio
Roma, 17 luglio 2015 – Tumori, malattie metaboliche ed epatiche, infezioni, patologie endocrine, e persino il virus Ebola. Sono questi i campi di applicazione dei farmaci biotech, che rappresentano uno ‘tsunami’ di innovazione. Nel mondo sono il 20% di quelli in commercio, il 40% dei nuovi autorizzati e il 50% di quelli in fase di sviluppo. E se oggi in Italia sono 145 i medicinali disponibili per le più importanti aree terapeutiche, sono 303 i progetti – compresi quelli per le malattie rare – nelle diverse fasi di ricerca e sviluppo. È quanto emerge dal quarto ‘Rapporto sulle biotecnologie del settore farmaceutico in Italia – 2015’ realizzato da Farmindustria in collaborazione con Ernst & Young e presentato nei giorni scorsi a Roma. Il tumore del colon-retto è un esempio di malattia che ha avuto, grazie ai farmaci biotech, un cambiamento della propria storia, in positivo per chi ne è colpito. La neoplasia in Italia rappresenta il 13,2% di tutte quelle diagnosticate. Mentre nell’epoca ‘pre-biologica’ la sopravvivenza delle persone in stadio avanzato era inferiore all’anno, ora i pazienti possono beneficiare di un allungamento della vita e, in alcuni casi, arrivare alla guarigione completa, anche in presenza di metastasi non operabili.
Etica in oncologia, dall’Aiom la “Carta di Ragusa”
Roma, 15 luglio 2015 – Condivisione delle scelte terapeutiche, empatia nella relazione medico-paziente, equità di accesso alle cure innovative e valorizzazione della ricerca clinica. Sono questi i quattro principi su cui si basa la Carta di Ragusa sull’Etica in Oncologia, la prima mai realizzata in Italia dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) al termine delle “Giornate dell’Etica”, promosse recentemente in Sicilia. Per due giorni sull’Isola un gruppo multidisciplinare ha discusso e individuato 16 punti per migliorare l’integrazione dell’etica nell’organizzazione del sistema sanitario che nei comportamenti dei singoli professionisti. “E’ nostro preciso dovere occuparci di questi aspetti – afferma il prof. Carmine Pinto presidente nazionale AIOM -. Siamo molti orgogliosi di questo documento che vuole diventare anche una sorta di Carta dei Doveri per tutti gli specialisti coinvolti nella cura del cancro. In particolare, ci siamo soffermati sul delicato rapporto tra medici, pazienti e i loro familiari”. Ecco perché, si legge nel primo punto, “l’oncologo deve sempre più tenere in considerazione le esigenze della persona assistita e dei familiari. Senza dimenticare di prestare molta attenzione alle possibili differenze culturali, dato che curiamo anche molte persone di origine straniera. Sono da evitare – ed è un altro punto del Documento -, da parte di tutto il personale sanitario, atteggiamenti ostili verso la sofferenza del malato e dei caregivers. E’ fondamentale stabilire invece una proficua alleanza emotiva con loro”. Anche la comunicazione con il paziente è molto importante e “il medico oncologo ed il team curante – prosegue il documento – devono garantire il coinvolgimento della persona assistita nel processo decisionale fornendo una informazione adattata ai bisogni individuali e attuando una comunicazione efficace con pazienti e familiari”. Al tempo stesso il personale sanitario deve “fornire al malato gli strumenti conoscitivi del suo stato di salute, al fine di garantirgli la libertà di scelta, non influenzabile da esterni. Il medico e l’assistito devono esercitare il loro ruolo legittimo nella decisione terapeutica, dichiarando le loro preferenze e il razionale della loro scelta, nel tentativo di costruire un consenso sul trattamento più appropriato da applicare”. Gli oncologi, poi, sono obbligati a “mantenere sempre un approccio e un rigore scientifico metodologico non solo nella scelta delle terapie ma anche nella relazione medico-paziente, in base alla medicina basata sull’incidenza”. “Alla persona assistita deve inoltre essere garantita la continuità nel rapporto con i propri sanitari – si legge nella Carta di Ragusa – in tutte le fasi della malattia e il medico deve assicurare la condivisione partecipata delle scelte di fine vita, in particolare della “desistenza terapeutica”, affinché la rinuncia ad ulteriori trattamenti non sia avvertita come abbandono, ma come parte dell’assistenza. Il ruolo del curante non è tanto quello di rispettare la dignità del malato, ma di chiedersi quale relazione serva per dare dignità al paziente”. Pazienti, che in Italia, riescono sempre più spesso a sconfiggere la malattia, grazie all’innovazione prodotta dalla ricerca medico-scientifica e alle campagne di screening. “Ogni nuova singola diagnosi rappresenta una sfida sia per l’interna collettività che per il sistema sanitario – aggiunge Pinto -. Le nuove cure hanno aumentato sensibilmente la sopravvivenza. Al tempo stesso, però, molti farmaci presentano costi importanti che influiscono pesantemente sui bilanci degli ospedali e dei conti pubblici. Esiste quindi un problema di equità e accessibilità alle cure che devono sempre essere garantite a tutte le persone colpite dal cancro. Non deve essere il clinico – prosegue la Carta – a far prevalere considerazioni economiche sulla valutazione rischio-benefici delle possibili scelte terapeutiche. E’ invece importante che queste considerazioni siano prese ad un livello decisionale più alto e comunque il più lontano possibile dal singolo rapporto medico-paziente. Il costo dei trattamenti infine deve essere proporzionato alla loro reale efficacia e sicurezza. Devono essere esplorate nuove strategie di rimborsabilità con gli enti regolatori. Per esempio in futuro si può arrivare ad una contrattazione unica del prezzo condotta contemporaneamente alla valutazione Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). In questo modo sarà possibile ridurre le disparità di accesso ai farmaci innovativi tra i diversi paesi del Vecchio Continente. Occorre infatti ridurre il fenomeno delle “fughe” a livello europeo e delle singole Regioni italiane per accedere ai farmaci innovativi. In questa battaglia per garantire a tutti i malati gli stessi diritti l’AIOM da anni collabora con le associazioni dei pazienti con le quali dobbiamo rafforzare i nostri rapporti”.
Alcol: in 15 anni cala il consumo e l’abuso tra adolescenti e giovani adulti
Roma, 14 luglio 2015 – Negli ultimi 15 anni il consumo di alcol tra adolescenti e giovani adulti ha fatto registrare un calo. Lo rivela uno studio promosso dall’Osservatorio permanente giovani e alcool (Opga) e realizzato dall’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), che ha preso in esame le evidenze emerse dall’analisi, allargata agli ultimi 15 anni, delle principali survey epidemiologiche nazionali sul consumo di alcol tra i giovani. Il report, presentato nei giorni scorsi a Roma, ha tracciato la diffusione dei consumi di bevande alcoliche nella popolazione giovanile, l’impatto dei consumi a rischio e le caratteristiche del consumo e dell’abuso. Complessivamente si osserva una riduzione dei consumi di bevande alcoliche sia recenti (riferiti all’ultimo anno) che correnti (ultimi 3 mesi/ultimo mese/ultima settimana). Per Espad Italia, ad esempio, il consumo “recente”di alcool tra gli studenti 15-19enni, pur molto diffuso, mostra una trend decrescente tra i minorenni. Dal 2002, la riduzione annua è dello 0,7% per i maschi e dal 2004 è dell’1,3% per le femmine. Mentre Multiscopo-Istat registra, dal 2005, tra gli under 18 una diminuzione del 4% annuo per le femmine e del 3% annuo per i maschi. Nelle altre classi di età si osserva una lieve diminuzione solo nel genere maschile (-0,8% 18-24enni; -0,6% 25-34enni). Anche sul cosiddetto “consumo corrente” si osserva una complessiva diminuzione dei consumatori. Secondo Doxa-Opga, dal 2005 al 2010 c’è stata una riduzione significativa tra i 25 ed i 34 anni dell’uso di alcool riferito agli ultimi 3 mesi, e secondo Hbsc dal 2006 si registra la diminuzione di maschi e femmine 15enni che hanno riferito di aver bevuto nell’ultima settimana.
Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro”: la lotta al fumo non va in vacanza
Roma, 13 luglio 2015 – Fumo, un’abitudine che in Italia accumuna più di 11 milioni di persone, che non rinunciano al loro quotidiano appuntamento con la sigaretta neanche in spiaggia, ignorando i rischi per la salute e l’ambiente. Si stima che siano circa 70 miliardi le sigarette fumate nel nostro Paese all’anno e molte cicche vengono gettate per terra e sparse nell’ambiente, in mare, per strada, in spiaggia, nei prati (con rischi anche di incendi). I mozziconi contengono oltre 4000 sostanze chimiche, alcune delle quali hanno effetto mutageno e cancerogeno. “Due sigarette anche solo alla distanza di cinque metri – spiega la prof.ssa Silvia Novello, presidente dell’associazione “Women against Lung Cancer in Europe” (WALCE), che ha lanciato nei mesi scorsi “Esci dal Tunnel. Non Bruciarti il Futuro” il primo tour di sensibilizzazione nazionale sui danni del fumo – producono livelli di idrocarburi policlinici aromatici, cioè di polveri sottili, più che doppi rispetto alla media che si registra in una strada cittadina trafficata. Inoltre le cicche sono realizzate in acetato di cellulosa, sostanza non facilmente biodegradabile e quindi fonte di inquinamento ambientale. Come associazione – spiega la Novello – ci battiamo da anni per ribadire la necessità di vietare le sigarette non solo nei luoghi chiusi pubblici come bar, ristoranti e scuole, ma anche in luoghi aperti e affollati come parchi e spiagge. Non va dimenticato che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei tumori del polmone. Per questi motivi abbiamo lanciato “Esci dal Tunnel. Non Bruciarti il Futuro”, una campagna di sensibilizzazione contro i danno del fumo che coinvolge in modo forte e provocatorio nelle piazze italiane, non solo i cittadini di tutte le età, ma anche medici ed istituzioni”. “Il fumo è un’abitudine sempre più diffusa tra giovanissimi e donne – aggiunge il prof. pecorelli, presidente di Healthy Foundation – Troppe persone ignorano le regole della prevenzione. Siamo orgogliosi di partecipare al fianco di WALCE in questa campagna intensiva di informazione nei confronti dei fumatori”.
Rapporto ANIA: calano del 2,5% i sinistri in sanità, + 3,8% il costo delle polizze
Roma, 10 luglio 2015 – Calano del 2,5% il numero di sinistri sanitari ma aumentano del 3,8% i premi delle polizze sanitarie. E’ quanto evidenzia dall’ultimo Rapporto annuale dell’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) riferito al 2013. In quell’anno i sinistri hanno registrato una lieve riduzione rispetto al 2012 proseguendo così la tendenza già avviata due anni prima. In totale nel periodo 2010-2013 sono diminuiti dell’11%. Ma nello specifico ANIA evidenzia come mentre “i sinistri relativi alle strutture sanitarie diminuiscono del 5,5%, quelli relativi alle polizze dei professionisti tornano nel 2013 ad aumentare del 2,4%, dopo tre anni consecutivi di riduzione”. La stima dei premi del lavoro diretto italiano per l’esercizio 2013 è pari a 564 milioni di euro, ripartiti al 50% tra le polizze stipulate dalle strutture sanitarie e quelle sottoscritte dai professionisti sanitari. In ogni caso si deve tenere conto che la statistica non comprende i premi raccolti dalle imprese europee operanti in Italia in regime di libertà di prestazione di servizi. Rispetto all’anno precedente in ogni caso i premi sono aumentati del 3,8%. “Vi ha contribuito essenzialmente l’aumento di oltre il 10% registrato dal volume premi relativo alle polizze dei professionisti, probabilmente anche a causa di una rivisitazione dei prezzi assicurativi resasi necessaria per il persistente disequilibrio economico del settore”. Risultano invece in lieve contrazione (-2,1% rispetto al 2012) i premi relativi alle strutture sanitarie. Il tasso annuo di crescita dei premi complessivi nel periodo 2003-2013 si attesta al 6,9% (rispettivamente 4,1% per le strutture sanitarie e 10,9% per i professionisti). Per quanto la situazione del numero dei sinistri che la compagnia chiude senza effettuare nessun pagamento (c.d. senza seguito). “Se si esaminano le generazioni più mature (dal 1994 al 2003), mediamente oltre i due terzi dei sinistri denunciati alle compagnie, per il totale della r.c. medica, vengono chiusi senza seguito”.
Fumo passivo: 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro
Napoli, 9 luglio 2015 – In Campania il tumore del polmone colpisce ogni anno circa 3.820 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente ma gli italiani non sembrano essere ben informati sulle cause: 8 cittadini su 10 non sanno che il fumo passivo può provocare la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che la metà (il 49%) ammette di accendersi spesso una “bionda” in presenza di bambini. E per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro del polmone si caratterizza di un forte stigma sociale – afferma il dott. Nicola Normanno, Direttore del Dipartimento di Ricerca dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. In Campania il 22,9% della popolazione fuma regolarmente. Si tratta di un dato superiore alla media nazionale (20,9%). Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei tumori del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – afferma il dott. Alessandro Morabito Direttore dell’Oncologia Medica Toraco-Polmonare del Pascale -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini”.
Una parte importante della campagna è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il dott. Normanno -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se si tratta di fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. “Negli ultimi anni – aggiunge il prof. Gaetano Rocco, direttore del Dipartimento Toraco Polmonare dell’Istituto Pascale di Napoli – la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. Questi risultati positivi sono dovuti al miglioramento dei trattamenti chirurgici,delle terapie mediche ed anche alla ricerca”. “Tra i nuovi farmaci – prosegue il dott. Morabito – gli inibitori del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR) e del recettore ALK hanno consentito di ottenere risultati estremamente positivi in selezionati gruppi di pazienti. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo perché è in grado di inibire in maniera irreversibile l’EGFR.
Ricerca: il fumo peggiora la gravità cicatrici dell’acne
Manchester, 8 luglio 2015 – Il fumo può anche peggiorare gli effetti dell’acne. E’ quanto emerso da uno studio della Harrogate District Foundation Trust (Regno Unito), presentato in occasione della conferenza annuale della British Association of Dermatologist a Manchester. Lo studio ha coinvolto 992 persone affette da una grave forma di acne in cura presso l’unita’ di dermatologia dell’ospedale per un periodo di otto anni. I ricercatori hanno osservato cicatrici dell’acne, macchie o buchi a forma di cratere, nel 91 per cento dei pazienti. E anche se i fumatori non sono risultati piu’ a rischio cicatrici, i danni alla loro pelle sono risultati piu’ gravi. Piu’ della meta’ dei fumatori (53,7 per cento), infatti, ha presentato cicatrici moderate o gravi a fronte di poco piu’ di un terzo (35 per cento) dei non fumatori. “La correlazione osservata tra fumo e gravità delle cicatrici – ha detto Raman Bhutan, autore dello studio – suggerisce che il fumo può aumentare la gravità delle cicatrici in una persona con l’acne”. I risultati dello studio, quindi, suggeriscono di stare alla larga dal fumo, specialmente i più giovani. “E’ necessario un ulteriore lavoro per confermare questi risultati e per comprendere i meccanismi”, ha concluso Bhutani.
Garante Privacy: più tutele nel dossier sanitario elettronico
Roma, 7 luglio 2015 – Maggiori tutele per i dati dei pazienti, più trasparenza e obbligo per le strutture sanitarie di comunicare immediatamente all’Autorità i cosiddetti data breach (violazioni o incidenti informatici, come attacchi, accessi abusivi, azioni di malware, perdita, furto), che possano avere un impatto significativo sui dati”. Così il Garante privacy dopo aver varato le nuove Linee guida sul dossier sanitario elettronico. “Il paziente – si legge nella nota – avrà la possibilità di conoscere gli accessi eseguiti sul proprio dossier. Scopo delle Linee guida è quello di definire un quadro di riferimento unitario per il corretto trattamento dei dati raccolti nei dossier, già istituiti o che si intendono istituire, da parte di strutture sanitarie pubbliche e private. Il dossier sanitario elettronico è lo strumento costituito presso un’unica struttura sanitaria (un ospedale, un’azienda sanitaria, una casa di cura), che raccoglie informazioni sulla salute di un paziente al fine di documentarne la storia clinica presso quella singola struttura e offrirgli un migliore processo di cura. Si differenzia dal fascicolo sanitario elettronico in cui invece confluisce l’intera storia clinica di una persona generata da più strutture sanitarie. Il provvedimento del Garante, in corso di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, stabilisce, in particolare, che ai pazienti deve essere consentito di scegliere, in piena libertà, se far costituire o meno il dossier sanitario”. “In assenza del consenso – sipega il Garante – il medico avrà a disposizione solo le informazioni rese in quel momento dal paziente o in precedenti prestazioni fornite dallo stesso professionista. La mancanza del consenso non deve incidere minimamente sulla possibilità di accedere alle cure richieste. Per poter inserire nel dossier informazioni particolarmente delicate (infezioni Hiv, interventi di interruzione volontaria della gravidanza, dati relativi ad atti di violenza sessuale o pedofilia) sarà necessario un consenso specifico. Per consentire al paziente di scegliere in maniera libera e consapevole, la struttura dovrà informarlo in modo chiaro, indicando in particolare, chi avrà accesso ai suoi dati e che tipo di operazioni potrà compiere. La struttura sanitaria inoltre, dovrà garantire al paziente l’esercizio dei diritti riconosciuti dal Codice privacy (accesso ai dati, integrazione, rettifica, etc.) e la conoscenza del reparto, della data e dell’orario in cui è avvenuta la consultazione del suo dossier”.
Massimo Scaccabarozzi riconferamto presidente di Farmindustria
Roma, 6 luglio 2015 – Massimo Scaccabarozzi è stato riconfermato, per il terzo mandato biennale, alla giuda di Farmindustria. “L’Italia sta uscendo da crisi, ora più che mai serve stabilità – ha affermato Scaccabarozzi nel suo discorso di insediamento – L’industria farmaceutica è stata tra le co-protagoniste del rilancio del Paese. Davanti a noi ci sono sfide decisive. Lavorando insieme, fianco a fianco, con le Istituzioni e gli altri attori del sistema, potremo superarle per un futuro con grandi opportunità. Per tutti, a partire dai pazienti”. Per quanto riguarda invece la questione dei tagli alla sanità il presidente di Farmindustria ha sottolineato come “le Regioni devono fare un piccolo sforzo manageriale e gestionale per capire che bisogna guardare l’economia regionale nel suo insieme. Un piccolo taglio porterà magari qualche milione di risparmio ma può provocare disastri sull’economia e sull’occupazione”.
Lorenzin: intesa con Regioni su 2,35 miliardi di tagli alla Sanità
Roma, 3 luglio 2015 – Intesa raggiunta con le Regioni per la ripartizione dei tagli al fondo salute”. E’ quanto ha annunciato ieri il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin al termine della Conferenza Stato-Regioni. “L’intesa ci permetterà di compensare il mancato incremento sul fondo senza stravolgere l’impianto del patto della salute -ha spiegato il Ministro -. L’ammontare dei tagli su cui è stato trovato l’accordo è pari a 2,35 miliardi di euro. L’impianto dell’intesa è importante perché non consentirà uno stravolgimento delle leve, che andranno ad operare, a differenza del passato, quando si attuavano tagli lineari. In base all’intesa siglata dalle regioni da ora in poi si lavorerà sulla produttività – ha riferito ancora il Ministro – e questo è un inizio molto importante. Tuttavia sono anche convinta che il patto vada aggiornato, verificando anche la sua piena attuazione. Avremo anche l’occasione di implementare i vari tavoli di lavoro aperti, compreso quello sulla spesa farmaceutica, sul quale ci sono meccanismi che possiamo rivedere e aggiornare dopo tanti anni al fine di rendere più fluido ed efficiente il sistema”. Tra le proposte emendative delle Regioni, ha ricordato ancora Lorenzin, “ne è stata accolta una che prevede di rivedere l’aggiornamento del Patto e su questo aspetto specifico verrà attivato un tavolo di verifica e monitoraggio che per me va benissimo”. Per quanto riguarda infine il Fondo Innovativi “abbiamo rinviato a settembre la definizione del tetto di spesa territoriale per verificare se si può riassorbire in qualche modo”.
Tumore del polmone: un paziente su cinque è vivo a tre anni
Roma, 2 luglio 2015 – Il 20% dei pazienti con tumore del polmone in fase avanzata è vivo a tre anni. Un dato ancora più significativo se si considera che riguarda anche i fumatori, i più colpiti da questa malattia (85% dei casi) e che non presentano mutazioni genetiche. È il più importante risultato mai ottenuto finora e il primo reale passo in avanti negli ultimi venti anni in una neoplasia particolarmente difficile da trattare. L’unica arma disponibile infatti era rappresentata dalla chemioterapia, poco efficace e molto tossica. Oggi nivolumab, un farmaco immunoterapico innovativo, ha le potenzialità per cambiare lo standard del trattamento ed è disponibile in Italia per uso compassionevole. Le nuove prospettive offerte dall’immunoterapia sono al centro della conferenza internazionale Immunotherapy and cancer, reality and hopes, promossa dall’AIOT (Associazione Italiana Oncologia Toracica), che si svolge domani a Napoli, con più di 150 esperti da tutto il mondo. I temi principali del convegno sono presentati oggi a Roma in un incontro con i giornalisti. “Molto importanti anche i dati della sopravvivenza a uno e due anni, pari al 51% e al 25% dei pazienti – spiega il prof. Cesare Gridelli, Presidente AIOT e Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Ospedale ‘Moscati’ di Avellino -. Solo il 15% dei casi di tumore del polmone riguarda i non fumatori, che di solito presentano mutazioni genetiche e possono essere trattati con farmaci a bersaglio molecolare. Ma l’85% delle diagnosi interessa i tabagisti, che non sono caratterizzati da queste alterazioni e non disponevano finora di alcuna arma realmente efficace. L’immunoterapia è la nuova frontiera nel trattamento di questa malattia e ha dimostrato di offrire benefici a lungo termine indipendentemente dalla presenza di mutazioni genetiche. Non solo, sta evidenziando risultati rilevanti sia nella forma metastatica non a piccole cellule squamosa che nell’adenocarcinoma, in particolare nei pazienti già trattati, cioè in seconda e terza linea”. In Italia nel 2014 sono state stimate 40.000 nuove diagnosi (circa il 30% fra le donne). Nel 2011 si sono registrate 33.706 morti (ultimo dato ISTAT disponibile). “L’immunoterapia aumenta la sopravvivenza globale di circa tre mesi rispetto alla chemioterapia e, soprattutto, possiamo parlare di pazienti vivi a distanza di un triennio – afferma il prof. Filippo de Marinis, Past President AIOT e Direttore della Divisione di Oncologia Toracica all’IEO di Milano -. Con la chemioterapia la sopravvivenza in fase avanzata invece non supera i 10 mesi. Siamo di fronte a una grande opportunità per le persone colpite da questo tumore. Innanzitutto perché può essere evitata la chemioterapia che in seconda e terza linea presenta molte criticità: questi malati storicamente sono considerati candidabili solo alle cure palliative. Oggi non è più così. L’immunoterapia permette di sbloccare il freno che le cellule tumorali pongono al nostro sistema immunitario. E per i pazienti è facile capire che il tumore non viene curato da una molecola esterna ma grazie al sistema immunitario. La parte sana dell’organismo viene cioè rinforzata per attaccare quella malata. Questo messaggio risulta fondamentale nella comunicazione medico-paziente perché viene favorita l’adesione al trattamento. Il programma di uso compassionevole prevede che nivolumab possa essere utilizzato in Italia in seconda e terza linea, quindi in pazienti con malattia avanzata già trattati con chemioterapia. Sono in corso sperimentazioni per verificare l’efficacia del farmaco immunoterapico sia in prima linea, cioè in persone non pretrattate, che in fase post-operatoria in cui le percentuali di guarigione sono elevate. Di fatto ci stiamo avvicinando alla concreta possibilità di abbandonare la chemioterapia nel trattamento del tumore del polmone. Si tratta di un grande vantaggio per i pazienti”.
La conferenza internazionale di Napoli si divide in tre sessioni, la prima sul meccanismo d’azione dell’immunoterapia, la seconda e la terza sull’utilizzo di questa nuova arma nel melanoma e nel tumore del polmone. Il melanoma è stato infatti il candidato ideale per valutarne l’efficacia nel trattamento dei tumori. Nivolumab è stato approvato dall’Agenzia europea per i farmaci (EMA) lo scorso 22 giugno proprio nel melanoma avanzato. “Oggi in questa patologia possiamo parlare di lungosopravvivenza, un obiettivo che riteniamo possa presto essere raggiunto anche nel cancro del polmone – aggiunge il prof. Gridelli – . È infatti la prima volta che si registrano pazienti vivi a tre anni. La pratica clinica sta cambiando radicalmente”. Lo scorso 22 maggio il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha espresso parere favorevole raccomandando l’approvazione di nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o metastatico precedentemente trattato con la chemioterapia. Per cui si attende a breve l’approvazione definitiva in Europa.
“Nel frattempo, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) – conclude il prof. de Marinis -, grazie alla disponibilità di Bristol Myers-Squibb, ha attivato un programma di uso compassionevole per garantire l’accesso al farmaco a tutti i pazienti colpiti da questo tipo di tumore. È essenziale che queste terapie innovative ed efficaci siano disponibili in breve tempo. Infatti negli Stati Uniti lo studio alla base dell’approvazione di nivolumab ha mostrato un vantaggio così rilevante in termini di sopravvivenza da indurre l’autorità regolatoria americana (FDA) ad approvare questa indicazione in soli tre giorni”. I dati a due e tre anni riguardano il farmaco somministrato in monoterapia. Il confronto con la terapia standard è a un anno: nel tipo non squamoso i pazienti vivi trattati con nivolumab erano il 51% rispetto al 39% con docetaxel (un farmaco chemioterapico), in quello squamoso rispettivamente il 42% e il 24%.
Ministero della Salute: “Bisogna evitare nuovi tagli al SSN”
Roma, 1 luglio 2015 – “Il sistema sanitario sanitario è un bene prezioso, che dobbiamo tenerci stretto. E mi auguro che sul tema delle risorse non vengano previste ulteriori riduzioni”. E’ quanto ha affermato, a margine di un convegno, Renato Botti direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. “Il 2 luglio – ha ricordato Botti – è prevista la Conferenza Stato-Regioni dedicata alla manovra sulla sanità. E il tema della sostenibilità non potrà che essere centrale. In questa “partita” il direttore della programmazione sottolinea la necessità di una collaborazione tra istituzioni, al di là delle scelte e degli orientamenti sul ruolo di Regioni e di Istituzioni centrali. E’ necessario, infatti, lavorare come parti che si incontrano e non che si scontrano. Il ministero si adopera su questa linea di collaborazione e anche di sostegno alle Regioni in difficoltà”. “Le manovre di spending review, pur necessarie, mal si conciliano con la riorganizzazione e la programmazione. Noi abbiamo fatto un grande sforzo programmatorio su tre anni con il Patto per la salute. Il finanziamento però si è ridotto di due miliardi, ricorda Botti augurandosi che non ci siano ulteriori tagli di risorse per un sistema “prezioso” che, in questo periodo, sta anche “accogliendo tanti migranti: gli irregolari stanno impattando molto sul SSN”.
Appello scienziati: “Migliorare gli incentivi per assicurare l’integrità della ricerca”
Roma, 30 giugno 2015 – Studi falsificati, risultati non riproducibili, eccessivo sensazionalismo e ricerche mal disegnate o condotte in modo non ottimale. Infine non sono pochi i casi di scienziati scoperti a ingannare colleghi e riviste scientifiche, tanto che di recente l’Economist ha parlato di ‘guai in laboratorio’. Ora un gruppo di scienziati di punta di vari atenei americani – fra cui la Carnegie Mellon University, l’University of California, il Mit, la Georgia Tech – lancia su Science un appello a migliorare gli incentivi per assicurare l’integrità della ricerca scientifica. Il cammino è articolato ma i passi fondamentali sono semplici, secondo gli scienziati. A partire da una miglior formazione etica dei ricercatori, ma anche una maggior condivisione di dati e risultati, e da un richiamo agli autori a non ‘gonfiare’ le proprie scoperte. Ma anche i media sono chiamati in causa. “E’ cruciale – si legge nell’articolo pubblicato su Science – una narrazione più attenta e meno sensazionalistica, se vogliamo che la scienza funzioni e porti risultati concreti”.
ISTAT: 6 italiani su 10 promuovono il servizio sanitario pubblico
Roma, 29 giugno 2015 – Il 60,8% degli adulti italiani valuta positivamente il servizio sanitario pubblico con l’attribuzione di punteggi che variano tra 6 e 10, valutazione stabile rispetto al 2005. Tuttavia, il giudizio complessivo nasconde diseguaglianze territoriali che si sono accentuate rispetto a 10 anni fa. Nel Nord aumenta la quota dei cittadini che ritiene molto soddisfacente l’attività del servizio sanitario pubblico (quasi il 30% si dichiara molto soddisfatto, con punteggi da 8 a 10), mentre al Sud la quota non raggiunge il 10%. Nel tempo i giudizi si sono polarizzati, con l’aumento complessivo dei molto soddisfatti al Nord e dei molto insoddisfatti soprattutto nel Sud, dove quasi una persona su 3 esprime un giudizio negativo (con punteggi da 1 a 4). Nel Lazio, una delle regioni con un piano di rientro particolarmente oneroso, si registra un netto incremento della quota di insoddisfatti, pari a 8 punti percentuali. A parità di caratteristiche sociali e demografiche e delle principali determinanti socio-economiche, si confermano i forti squilibri nella geografia della soddisfazione. L’opportunità di avere un elevato livello di soddisfazione, rispetto alla Toscana (presa a riferimento perché simile alla media nazionale), è oltre 4 volte superiore a Bolzano e a Trento e 3 volte in Valle d’Aosta, mentre si dimezza in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno e nel Lazio.
Fumo in gravidanza, ecco quanto fa male al feto
Roma, 26 giugno 2015 – Fumare in gravidanza è un comportamento molto pericoloso che provoca effetti negativi sul bambino. Recentemente un gruppo di ricercatori dell’Università di Durham (Regno Unito) sono riusciti a fotografare in alta definizione le conseguenze negative delle sigarette sui feti. In alcuni scatti i bimbi muovono la bocca molto più degli altri e reagiscono con quelle che sembrano smorfie di disappunto. Secondo gli esperti è la reazione del sistema nervoso centrale che non si sta sviluppando alla stessa velocità con cui si sviluppa quello dei figli delle donne che non fumano in gravidanza. La ricerca è stata pubblicata (con tanto di foto) sulla rivista Acta Pediatrica. Le italiane che fumano regolarmente sono 5,1 milioni pari al 18,9% della popolazione. Per la prima volta dal 2009 aumentano nel nostro Paese le tabagiste (erano 15,3% del 2013). Nello stesso periodo si è osservata in Italia una riduzione dei maschi fumatori (da 26,2% al 25,4%). Le donne iniziano a fumare più tardi rispetto agli uomini (rispettivamente 17 e 18 anni) e cercano prima di perdere il vizio (in media a 42 anni contro i 43 dei maschi). “È importante responsabilizzare le persone e insistere con campagne educazionali, di pari passo con provvedimenti che limitino l’impatto del tabagismo – spiega la prof.ssa Silvia Novello, presidente Women Against Lung Cancer in Europe, Onlus – Sempre più bambini, giovani e adulti non fumatori sono colpiti dalle malattie dei tabagisti, come irritazione a occhi, naso e gola, tosse e malattie respiratorie più gravi come la bronchite cronica e il tumore al polmone”.
Benessere donne e bambini: Italia 18ma al mondo
Roma, 25 giugno 2015 – Sicurezza, disoccupazione, accesso all’istruzione e ai servizi sanitari: il progresso della società non si misura solo attraverso indicatori economici ma anche analizzando le condizioni di vita degli individui più a rischio di ‘esclusione sociale’, come donne e bambini, ovvero il 70% della popolazione mondiale. Per questo è nato il WeWorld Index che valuta, tramite 34 indicatori, il loro livello di ‘inclusione sociale’ in 167 nazioni. E l’Italia, secondo il nuovo indice presentato oggi alla Farnesina, si classifica tra i primi 20 paesi al mondo con ‘sufficiente inclusione’. Non male la sua posizione al 18esimo scalino se non fosse che per singole categorie, come spesa d’istruzione, corruzione e accesso a internet, i vertici della classifica invece si allontanano notevolmente. I paesi del Nord Europa, dove sono garantiti oltre ai servizi base, le pari opportunità tra uomini e donne nella vita politica, economica e sociale, si guadagnano i primi posti del WeWorld Index 2015, lanciato dall’omonima ONG che si occupa della tutela dei diritti di donne e bambini in Italia e nel sud del mondo. Sono invece 102 su 167 i paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. Si tratta dei paesi africani dove l’accesso ai servizi base (acqua, educazione e salute) è una chimera e per questo si trovano tutti dopo l’82° posizione (Ruanda).
Biosimilari: dall’OMS nuova proposta per la nomenclatura dei farmaci
Ginevra, 24 giugno 2015 – Tutti i farmaci biologici, compresi i biosimilari, sono chiaramente identificabili attraverso un nome univoco formalmente approvato per la commercializzazione come parte del processo di autorizzazione. Il nome approvato, insieme al numero di lotto, è importante per una chiara identificazione del medicinale anche al fine di un attento monitoraggio delle reazioni avverse per garantirne un uso sicuro. Su questo aspetto della denominazione e identificazione di un farmaco biologico si sta aprendo un importante dibattito a livello internazionale, che vede come protagonisti l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le agenzie regolatorie, le aziende farmaceutiche, gli stakeholders e i pazienti. Nello specifico, l’Oms che già si occupa della denominazione dei farmaci generici secondo l’International Non-proprietary Name (Inn), accogliendo le istanze di alcuni esponenti del mondo regolatorio che lamentano criticità in merito al tema (specialmente nelle differenze di approccio tra un Paese e l’altro), ha formulato una proposta per arrivare a una nuova nomenclatura per questa categoria di medicinali. La proposta è finalizzata alla realizzazione di un codice di identificazione univoco, chiamato Bilogical qualifier (Bq) da applicare a tutti i farmaci biologici, compresi i medicinali biosimilari. Il codice Bq, che consisterebbe in un suffisso di quattro lettere, garantisce sufficiente flessibilità per il prossimo futuro permettendo 160.000 combinazioni delle quattro lettere. Un database appositamente creato conterebbe tutti i codici emessi.
Tumore Della Prostata: in vent’anni mortalità diminuita del 36%
Roma, 23 giugno 2015 – Nove uomini su dieci, colpiti da cancro alla prostata, oggi superano la malattia. Dal 1995, infatti, la sopravvivenza globale è sensibilmente migliorata grazie a una diagnosi precoce e mirata e ai nuovi trattamenti combinati (farmaci, chirurgia, radioterapia) sempre più efficaci e meno invasivi che consentono di cronicizzare la malattia senza alterare la qualità di vita dei pazienti. “Un successo importante – affermano Giario Conti, presidente uscente e Riccardo Valdagni, presidente eletto della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO)–, determinato da numerosi fattori”. Con 36.000 nuove diagnosi l’anno, il tumore della prostata rappresenta il 20% di tutti quelli diagnosticati nell’uomo a partire dai 50 anni di età, con un incidenza maggiore soprattutto tra gli over 60. “Il carcinoma prostatico – proseguono Valdagni e Conti – è spesso presente in forma indolente (circa il 30-40% dei pazienti), caratterizzata da una crescita che può essere molto lenta e non in grado di provocare disturbi e ancor meno di causare la morte dei pazienti. In questi casi è possibile adottare una strategia osservazionale come la sorveglianza attiva, tenendo sotto stretto controllo nel tempo il comportamento e l’evoluzione del tumore, riservando il trattamento (chirurgico, radioterapico, farmacologico) solo ai pazienti che ne abbiano bisogno e quando ne abbiano bisogno. Il paziente viene sottoposto a controlli periodici e programmati del PSA (ogni tre mesi), a viste cliniche con esplorazione rettale (ogni sei mesi) a biopsie di riclassificazione (dopo uno, quattro, sette e dieci anni dalla diagnosi). Esami aggiuntivi vengono proposti sulla base di eventuali segnali che provengono da questi controlli. In questo modo, possiamo osservare il cancro e preservare la qualità di vita della persona malata, che i trattamenti attivi (soprattutto chirurgia e radioterapia) possono minare.
Sul versante opposto, quello dei pazienti affetti da carcinoma in fase avanzata, metastatico e resistente alla castrazione uno dei fattori più importanti è rappresentato dalla aumentata disponibilità di nuovi farmaci in grado di migliorare significativamente la sopravvivenza dei pazienti, che affiancano quelli chemioterapici (docetaxel e cabazitaxel). In particolare sono disponibili oggi, sia per pazienti che abbiano già avuto un trattamento chemioterapico con docetaxel sia per pazienti che non abbiano fatto tale chemioterapia due farmaci “ormonali”. Il primo arrivato della classe delle terapie ormonali innovative è l’abiraterone acetato, il primo farmaco in grado di inibire gli ormoni in ogni sede di produzione, in particolare all’interno del tumore stesso, diversamente da quanto avveniva con le terapie precedenti, bloccando la produzione autonoma di testosterone da parte delle cellule prostatiche e togliendo loro la “benzina” di cui si nutrono per crescere. Un secondo farmaco, l’enzalutamide, agisce invece bloccando i recettori cui il testosterone aderisce per essere trasportato all’interno della cellula fino al nucleo e al DNA impedendo quindi la “messa in moto” del motore della crescita tumorale. Gli studi clinici, eseguiti utilizzando questi farmaci sia dopo la chemioterapia sia prima hanno dimostrato risultati positivi in termini di prolungamento della sopravvivenza e di miglioramento della qualità della vita, riducendo sensibilmente il rischio di progressione nei malati con tumore metastatico resistente alla castrazione, con effetti collaterali complessivamente modesti e ben controllabili, anche in pazienti “difficili” perché affetti da altre patologie (come il diabete) o molto anziani, come si conferma dai lavori presentati al nostro XXV Congresso Nazionale SIUrO, che si chiude oggi a Roma. “Il tumore della prostata – proseguono Conti e Valdagni – è molto sensibile agli ormoni androgeni, che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle cellule tumorali e dunque favoriscono la progressione della malattia. Un altro farmaco, con meccanismo d’azione completamente diverso, è il Radium 223. È un “radiofarmaco” capace di incorporarsi nell’osso, nella sede delle metastasi scheletriche, e di liberare un’energia molto intensa e poco penetrante (radiazioni alfa) capace di uccidere le cellule tumorali riducendo al minimo gli effetti collaterali sui tessuti sani, in particolare sul midollo osseo. Anche il Radium 223 si è dimostrato capace di prolungare la sopravvivenza dei malati affetti da carcinoma della prostata con metastasi scheletriche e sintomi dolorosi; analogamente agli altri farmaci sopra menzionati, è possibile ridurre sensibilmente il rischio di eventi scheletrici (come le fratture patologiche) preservando quindi più a lungo la qualità della vita dei pazienti. Se consideriamo poi la possibilità di utilizzare in maniera differente la chemioterapia in pazienti con tumori a rischio molto alto di progressione, come suggerito dai dati presentati al recente congresso americano di oncologia medica (ASCO), è possibile disegnare uno scenario di possibilità terapeutiche completamente differente da quello in cui ci siamo mossi, noi e i pazienti, fino a pochi anni fa. L’aspettativa di vita dei malati si è praticamente quintuplicata nell’arco di pochissimi anni. Oggi la sfida è capire quando e come utilizzare queste armi terapeutiche, in quali malati, con quale sequenza. L’unica strada percorribile per raggiungere questo traguardo è l’approccio multidisciplinare; competenze diverse e complementari che concorrono insieme all’obbiettivo comune, offrire più vita e più speranza ai propri pazienti.
La neoplasia prostatica, però, è sensibile ad altri fattori “esterni”: il consumo di tabacco può essere responsabile della malattia così come l’alimentazione e gli stili di vita. “È una patologia subdola che, spesso, non presenta sintomi fino allo stadio avanzato – concludono Valdagni e Conti – La prevenzione è fondamentale. Svolgere una regolare attività fisica, seguire un’alimentazione equilibrata e povera di grassi su modello della dieta mediterranea, abbandonare il vizio del fumo e l’abuso di alcol rappresentano la prima vera strategia di difesa contro i tumori a qualunque età”.
Melanoma: la Commissione europea approva nivolumab
(22 giugno 2015) – La Commissione Europea ha approvato nivolumab, inibitore del checkpoint immunitario PD-1, per il trattamento dei pazienti con melanoma avanzato (non operabile o metastatico) sia in prima linea che precedentemente trattato, indipendentemente dallo stato della mutazione BRAF. Nivolumab è l’unico inibitore del checkpoint immunitario PD-1 a ricevere una valutazione con procedura accelerata in Europa e il primo inibitore di PD-1 ad essere approvato dalla Commissione europea. Uno dei due studi che hanno condotto all’approvazione, CheckMate -066, è il primo studio di fase 3 con un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 ad aver dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale nel melanoma avanzato, con un tasso di sopravvivenza ad un anno del 73% e una riduzione del rischio di morte del 58% nei pazienti trattati con nivolumab.
L’approvazione della Commissione europea rende possibile la commercializzazione di nivolumab in tutti i 28 Stati membri dell’Unione europea ed è successiva alla valutazione con procedura accelerata del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) annunciata lo scorso 24 aprile. Nivolumab ha avuto accesso alla valutazione con procedura accelerata conseguentemente alla designazione di “medicinale con maggiore rilevanza dal punto di vista di innovazione terapeutica ed impatto sulla salute pubblica”.
L’incidenza del melanoma è in continuo aumento in quasi tutti i Paesi europei e si stima che un paziente su cinque possa sviluppare la malattia in forma metastatica. Storicamente la prognosi del melanoma in fase avanzata è sempre stata sfavorevole: la mediana di sopravvivenza in stadio IV è di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%.
“In Bristol-Myers Squibb continuiamo a focalizzarci sullo sviluppo di nuove modalità per trasformare le prospettive dei pazienti colpiti dalle forme di cancro più difficili da trattare e più letali – ha affermato Emmanuel Blin, senior vice president, head of commercialization, policy and operations, Bristol-Myers Squibb -. Siamo lieti di essere riusciti a rendere disponibile in Europa il primo inibitore di checkpoint immunitario PD-1 per il trattamento del melanoma avanzato. Stiamo lavorando senza sosta e a tempo di record per sviluppare le nostre conoscenze nell’immuno-oncologia e rendere disponibili nuove opzioni terapeutiche con l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti”.
Tumori: il 90% dei cittadini chiede un’informazione corretta
Milano, 18 giugno 2015 – L’89% dei cittadini sente l’esigenza di un’informazione medico-scientifica corretta. Ma per il 40% i media (giornali, Tv, Internet) non sanno rispondere a questa richiesta quando affrontano l’argomento “tumore”. Prevenzione primaria, diagnosi precoce e stato della ricerca sono i temi su cui gli italiani vorrebbero più notizie in campo oncologico. E il termine “tumore” per il 63% fa meno paura rispetto a “cancro”. Questi risultati emersi da un’indagine FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) su più di 800 cittadini sottolineano l’esigenza di stabilire un nuovo rapporto fra clinici e media. “È compito di una moderna società scientifica anche diventare garante della buona informazione – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Per questo promuoviamo il primo corso per giornalisti medico-scientifici e oncologi. I due mondi devono imparare a conoscere le reciproche esigenze per rispondere alla richiesta di buona informazione da parte dei cittadini. Il giornalista si aspetta dalla medicina risposte chiare e certezze, mentre la medicina spesso produce dubbi e domande alle quali tenta di rispondere. È possibile trovare una mediazione tra il rigore del linguaggio scientifico e il carattere necessariamente divulgativo di quello giornalistico. Vogliamo offrire ai clinici gli strumenti per comunicare con i media. Un medico non deve temere di essere considerato poco professionale se parla ai cittadini con un linguaggio semplice e chiaro, semplificando le informazioni perché siano comprese meglio dal pubblico. In medicina la parola ‘cancro’ non ha più il significato di spettro e il suo volto è cambiato. Oggi si può guarire, le terapie sono rispettose della qualità di vita. Ed è responsabilità dei media, non solo dei clinici, far conoscere ai cittadini ciò che la scienza ha ormai conquistato: da molti tumori oggi si guarisce”. Il corso si svolge oggi e domani all’Università di Parma con il patrocinio dell’Ateneo emiliano e dell’UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). “Ogni giornata prevede due sessioni – sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM -. Nella prima il ruolo di docenti sarà svolto dai clinici. Fra i temi principali che verranno approfonditi: come divulgare in modo corretto i successi (anche parziali) della lotta contro il cancro; scegliere le notizie e regolarne il flusso; leggere un lavoro clinico; seguire un congresso internazionale e capire le novità; le nuove frontiere della lotta al cancro e la ricerca traslazionale. Il modo di comunicare i temi medico-scientifici negli ultimi decenni è cambiato radicalmente. Questi argomenti, fino a una ventina di anni fa, erano per definizione di nicchia e confinati nelle riviste specialistiche. Oggi invece è grande la ‘sete’ di notizie sulla salute”.
Secondo una recente rilevazione, il 32% degli articoli pubblicati nei principali quotidiani toccano, in qualche modo, temi medico-scientifici. Una percentuale impensabile fino a un ventennio fa. E, come evidenziato da un’indagine Censis, la salute si colloca al primo posto tra gli argomenti più interessanti scelti dai lettori dei settimanali (con il 26,8% delle preferenze rispetto al 20% di 5 anni prima), seguita da “tematiche femminili” (22%) e dalla cucina/gastronomia (21%). “Il cancro rientra fra i temi di salute più importanti ma dovrebbe essere affrontato al meglio – conclude il prof. Pinto -. È indispensabile che le notizie non vengano distorte suscitando speranze infondate o allarmismi pericolosi. Talvolta scienziati serissimi, per l’ansia di comunicare i risultati positivi di una nuova ricerca che forse darà frutti solo nell’arco di alcuni anni, enfatizzano le loro scoperte. E spesso i giornalisti, presi dalla frenesia della notizia, dimenticano che ad esempio la parola ‘imminente’ in medicina può significare anche cinque o dieci anni. Il giornalista scientifico non può sconfinare in una comunicazione superficiale e ad effetto, perché si occupa della vita delle persone. Informazione e medicina sono due facce della stessa medaglia, con un obiettivo comune: l’interesse dei cittadini e dei pazienti”. Nella seconda sessione del Corso le parti si invertiranno e i giornalisti insegneranno ai camici bianchi, ad esempio, il modo in cui comunicare la notizia medico-scientifica al pubblico, le tipicità dei diversi mezzi d’informazione (tv, radio, internet, agenzie di stampa, quotidiani e settimanali), come funziona il quotidiano e come utilizzare al meglio i new media.
Tumori: serve subito il piano nazionale della cronicità
Roma, 17 giugno 2015 – Oggi in Italia vivono circa tre milioni le persone con una diagnosi di tumore. Un vero e proprio esercito di pazienti, le loro necessità spaziano dall’accesso alle terapie più efficaci, alle visite di controllo (follow up), alla preservazione della fertilità, fino al reinserimento sociale e lavorativo. Per questo serve quanto prima un “Piano nazionale della cronicità”, in cui devono essere inclusi anche i tumori, vista la dimensione quantitativa dei malati oncologici che sopravvivono alla fase acuta della patologia. La richiesta viene dalla Fondazione “Insieme contro il Cancro” che presenta oggi nella Sala Marconi della Radio Vaticana il libro “Il male incurabile”. I progressi nella lotta contro il cancro e il nuovo ruolo della comunicazione” (Intermedia Editore). Partecipano all’incontro, fra gli altri, il prof. Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università Tor Vergata di Roma, Augusto Chendi, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, e Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita. “Il 57% degli uomini e il 63% delle donne guariscono e tornano ad avere un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale, cioè di chi non ha mai ricevuto una diagnosi di tumore. E in alcuni casi i tempi di sopravvivenza sono molto cresciuti – spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente di ‘Insieme contro il Cancro’ -. Infatti per alcuni tumori possiamo parlare di cronicizzazione. Con terapie di combinazione, come è stato fatto con l’HIV o il diabete, siamo in grado di rendere il cancro una malattia con cui il paziente può convivere. Oggi le neoplasie non sono ancora state inserite fra le patologie croniche, ma credo che nei prossimi anni vi entreranno di diritto. Se si considera l’impatto dei tumori nell’Unione europea e nel resto del mondo, è difficile pensare che il ‘problema cancro’ sia poco rilevante, sia in termini epidemiologici che finanziari. I media dovrebbero essere fedeli testimoni non solo dei cambiamenti in atto e dei progressi della ricerca, ma anche del livello di percezione della malattia da parte dei cittadini. Per questo, nella seconda parte del volume, ci siamo rivolti ai direttori di 15 testate giornalistiche italiane, per capire come il tema cancro oggi venga affrontato dai media. Serve un patto fra clinici, giornalisti e Istituzioni per trasmettere a tutti i cittadini informazioni e messaggi corretti, con un’attenzione particolare anche alla prevenzione. Perché il 40% dei tumori può essere prevenuto seguendo uno stile di vita sano”. Nel 2014 sono stati registrati in Italia 365.500 nuovi casi (circa 1000 al giorno), di cui 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. “Il progresso della ricerca durante gli ultimi 40 anni è stato incredibile e sta proseguendo a grande velocità – conclude il prof. Cognetti -. Un quarantennio fa non sapevamo praticamente nulla della base molecolare dei tumori. Questo è stato possibile dopo che si è visto che la malattia è causata da alterazioni genetiche che si verificano durante la nostra vita. Dal 1990 a oggi il tasso di mortalità è sceso del 20%. Tra i motivi di questo successo rientra anche l’innovazione prodotta dalla ricerca scientifica, che ha permesso di raggiungere risultati straordinari. Grazie all’identificazione di nuovi bersagli molecolari (quelli potenzialmente disponibili sono già circa 600), la medicina personalizzata è una realtà, con tutte le implicazioni di sviluppo delle conoscenze scientifiche, di ricerca, etiche, legali e sociali. Inoltre, come emerso dal recente congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), accanto alle armi tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia e radioterapia, l’immuno-oncologia si sta affermando nel trattamento di malattie tradizionalmente difficili da trattare come il melanoma in stadio avanzato e il tumore del polmone”.
Studio: un’aspirina al giorno blocca la crescita del cancro al seno
Washington, 16 giugno 2015 – Un’aspirina al giorno potrebbe aiutare a bloccare la crescita del cancro al seno. E’ quanto hanno scoperto un gruppo di ricercatori del Cancer Research Unit del Kansas City Veterans Affairs Medical Center, in uno studio apparso su Laboratory Investigation. Precedenti ricerche avevano rilevato che il comune farmaco puo’ contribuire a bloccare la diffusione del cancro al colon, dei tumori gastrointestinali e del cancro alla prostata. Ora i ricercatori hanno svelato che puo’ funzionare anche contro il tumore al seno. In particolare, secondo gli studiosi, l’aspirina potrebbe essere utilizzata per ridurre il rischio di sviluppare tumori secondari da 5 a 10 anno dopo la prima diagnosi. Il segreto dell’effetto dell’aspirina si celerebbe, hanno spiegato i ricercatori, nella sua capacita’ di creare condizioni sfavorevoli alle cellule staminali del cancro, impedendone la riproduzione. Lo studio si e’ focalizzato sulle recidive. “Le cellule tumorali sopravvissute alla chemioterapia o ad altri trattamenti rimangono dormienti fino a quando le condizioni del corpo non diventano piu’ favorevoli per la loro riproduzione”, ha spiegato Sushanta Banerjee, autore dello studio. “Quando riappaiono possono essere molto aggressive”, ha aggiunto. Per verificare che l’aspirina possa funzionare, i ricercatori hanno condotto una serie di test su cellule del cancro al seno in coltura. Poco piu’ della meta’ delle colture sono state esposte a diverse dosi di aspirina. Ebbene, l’esposizione al farmaco ha aumentato il tasso di morte cellulare. La seconda parte dello studio ha invece coinvolto oltre 20 topi affetti da tumori aggressivi. Per 15 giorni, la meta’ dei topi ha ricevuto l’equivalente umano di 75 milligrammi di aspirina al giorno, una dose considerata bassa. Alla fine del periodo di studio, i tumori sono stati pesati. Ebbene, i topi che hanno ricevuto l’aspirina avevano tumori in media del 47 per cento piu’ piccoli. I ricercatori hanno condotto anche esperimenti per dimostrare che l’uso regolare di aspirina puo’ prevenire il cancro. Per farlo un altro gruppo di topi ha ricevuto il farmaco per 10 giorni prima di essere esposti alle cellule tumorali. Dopo 15 giorni, i topi avevano una crescita di cellule cancerose significativamente inferiore rispetto al gruppo di controllo. “Abbiamo trovato che l’aspirina ha provocato la perdita delle proprieta’ di auto-rinnovamento di queste cellule tumorali residue”, ha detto Banerjee. “In sostanza, non potevano crescere e riprodursi”, ha aggiunto.
AGENAS: le centrali di acquisto vanno affidate a validi professionisti
Roma, 15 giugno 2015 – “La centralizzazione degli acquisti sortirà gli effetti sperati se la responsabilità delle centrali di acquisto sarà affidata a professionisti preparati e in grado di garantire il possesso di requisiti e di competenze altamente qualificate e certificate”. È quanto dichiarato, a margine di un convegno, da Francesco Bevere, direttore generale dell’AGENAS. “Efficienza e trasparenza nel settore sanitario dipendono anche dalla specificità professionale degli economi e dei provveditori – ha continuato Bevere –. Abbiamo trascurato per troppo tempo questa evidenza, alimentando così forti elementi di criticità, sia per quanto riguarda l’appropriatezza negli approvvigionamenti, sia per quanto riguarda il verificarsi di fenomeni corruttivi che interessano il settore e, in particolare, gli acquisti in sanità”. Per questo l’Agenzia sta elaborando percorsi formativi specifici per promuovere le capacità e le competenze dei professionisti impegnati nel ciclo degli approvvigionamenti. “Il nostro massimo sforzo – ha concluso il direttore dell’AGENAS – è quello di impiegare al meglio le risorse economiche disponibili e combattere con ogni strumento e con tutte le forze i fenomeni di corruzione presenti anche nel sistema sanitario”.
Studio: individuato nel cervelletto le cellule staminali dopo la nascita
Torino, 12 giugno 2015 – Nuove prospettive per “riparare” il cervello che invecchia o si ammala. Un gruppo di ricerca del Nico, Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Universita’ di Torino, ha mostrato per la prima volta sia l’esistenza e la precisa localizzazione nel tessuto delle cellule bipotenti, sia come si moltiplicano fino al loro esaurimento. Il gruppo e’ guidato da Annalisa Buffo e composto da Elena Parmigiani, Ketty Leto e Chiara Rolando. I risultati dello studio, che sono stati pubblicati sul Journal of Neuroscience, confermano la presenza nel cervelletto di progenitori di cellule molto simili alle staminali neurali, ma che a differenza di queste non si auto-mantengono, esaurendosi dopo un paio di settimane dalla nascita. Secondo gli studiosi, e’ probabile tuttavia che alcuni di questi progenitori rimangano come elementi silenti anche nell’adulto ed e’ possibile ipotizzare di “riattivarli” in seguito a un danno, generando nuovi neuroni nel cervelletto che invecchia o si ammala.
Tumori: 1 dose di vaccino HPV protegge come 2-3
Washington, 11 giugno 2015 – Una sola dose di vaccino contro l’HPV offre la stessa protezione di 2-3 contro le infezioni responsabili del 70% dei tumori del collo dell’utero. E’ quanto emerso da uno studio americano del National Cancer Institute, pubblicato sulla rivista Lancet Ocology. I ricercatori hanno analizzato i dati di due studi clinici che hanno coinvolto oltre 7.400 donne sane di eta’ compresa tra i 18 e i 25 anni e oltre 18.600 donne sane di eta’ compresa tra i 15 e i 25 anni provenienti da tutto il mondo. Dai risultati si evince che il vaccino e molto efficace contro le infezioni da Hpv, indipendentemente dalle dosi ricevute. “I nostri risultati mettono in dubbio il numero di dosi di vaccino HPV veramente necessarie per proteggere la maggior parte delle donne contro il cancro del collo dell’utero, e suggeriscono che deve essere ulteriormente valutato un programma che prevede un’unica dose”, ha detto Aimee Kreimer, che ha coordinato lo studio. “Se una dose e’ sufficiente – ha continuato – potrebbero ridurre i costi di amministrazione e di vaccinazione. Questo e’ particolarmente importante nelle regioni meno sviluppate del mondo dove si verificano più dell’80 per cento dei casi di cancro cervicale”.
“Esci dal tunnel. non bruciarti il futuro”. La prevenzione contro il fumo nel cuore delle città
Torino, 10 giugno 2015 – Una sigaretta gigante in piazza Bodoni e nel cuore di Bari ha attirato l’attenzione di centinaia persone. Nello stand alto 3 metri e lungo 14, moltissimi passanti hanno ricevuto informazioni ed esplorato incuriositi il percorso multimediale di prevenzione e informazione “Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro” sui danni arrecati dal fumo. È partito così il primo tour nazionale di sensibilizzazione sul tumore al polmone organizzato da WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), l’associazione europea dedita ai pazienti affetti dalla neoplasia e ai loro familiari, con il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Medicina Oncologica), Fondazione Insieme Contro il Cancro, Healthy Foundation, AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri), dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Bari e della Società Italiana di Chirurgia Toracica (SICT). La campagna iniziata il 31 maggio, proseguirà ora in altri capoluoghi italiani, da Bologna e Milano, fino alla chiusura a Roma il 15 novembre. “Fumare conquista sempre di più i giovani e le donne – spiega la prof.ssa Silvia Novello, presidente WALCE Onlus e docente nel Dipartimento di Oncologia Polmonare all’Università di Torino –. L’approccio alla sigaretta arriva prima dei 15 anni. È importante responsabilizzare le persone e insistere con campagne educazionali, di pari passo con provvedimenti che limitino l’impatto del tabagismo. Sempre più bambini, giovani e adulti non fumatori sono colpiti dalle malattie dei tabagisti, come irritazione a occhi, naso e gola, tosse e malattie respiratorie più gravi come la bronchite cronica e il tumore al polmone, che solo in Italia ha colpito 40mila persone nel 2014, con più di 33mila decessi. Nel corso della campagna – aggiunge la prof.ssa Novello – il cittadino può consultare un medico pneumologo ed effettuare un test gratuito della spirometria e ricevere opuscoli informativi e gadget attraverso cui diffondere i nostri messaggi di prevenzione”. L’intera campagna è resa possibile grazie al contributo di Lilly, AstraZeneca, Roche, Bristol-Myers-Squibb e Celgene.
Censis: in un anno cresciuta del 2% la spesa medica privata
Milano, 09 giugno 2015 – Cresce la spesa degli italiani che decidono di curarsi rivolgendosi al privato. Un miliardo di euro in più in un anno, per un totale di 33 miliardi nel 2014 (+2% rispetto all’anno precedente). La spesa per l’assistenza nelle strutture pubbliche supera i 110 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una ricerca Censis-Rbm Salute dal titolo ‘Oltre l’attuale welfare integrativo: rinnovare la previdenza complementare e la sanità integrativa’ presentata oggi a Roma al ‘Welfare Day’. Oltre 9 milioni di italiani hanno effettuato visite specialistiche nell’ultimo anno nel privato a pagamento intero (2,7 milioni di questi sono persone a basso reddito): a spingerli sono le lunghe liste d’attesa nelle Asl e negli ospedali.Cresce anche l’incertezza degli italiani sulle spese per la salute. Il 63,4% si dichiara insicuro rispetto alla copertura sanitaria futura (il 77,1% al Sud, il 74,3% delle famiglie monogenitoriali, il 67% delle coppie con figli). E non a caso il 54% degli italiani indica come priorità del welfare la riduzione delle liste di attesa (il 62,6% dei 29-44enni, il 59,1% dei residenti al Sud).
Il settore farmaceutico traina il sistema Italia grazie a produzioni di qualitá
Milano, 5 giugno 2015 – L’Italia è il terzo mercato farmaceutico d’Europa, la seconda piattaforma produttiva di farmaci e il secondo paese per crescita nelle esportazioni (11,2% in media all’anno dal 2009) dopo la Germania. Per consolidare questa leadership, l’innovazione diventa un fattore chiave nel medio-lungo termine ed è quindi importante facilitare e attrarre investimenti nella produzione farmaceutica del nostro Paese. Per fare il punto sulle prospettive di sviluppo del settore e su come mantenere questa posizione competitiva nello scenario internazionale, lunedì 8 giugno a Vicenza la Fondazione Zoé – Zambon Open Education – organizza la seconda edizione del forum Future by Quality “Produzioni farmaceutiche di qualità: valore ed innovazione”. “Per il secondo anno riuniamo un ristretto numero di esperti, 35 in tutto, non solo del nostro campo, ma anche di settori affini alla produzione – spiega Elena Zambon, Presidente della Fondazione Zoé – per realizzare un documento da proporre alle Istituzioni con una serie di azioni concrete, in grado di aiutarci a mantenere il ruolo leader in Europa che abbiamo. In quest’ottica abbiamo scelto un formato, quello del forum, in cui tutti partecipano alla discussione con interventi brevi e mirati, lasciando ampio spazio al dibattito e al confronto”.Secondo uno studio A.T. Kearney realizzato appositamente per il forum, le attività di produzione farmaceutica generano circa 2,8 mld € di PIL, ossia il 31% del totale del settore, il 34% circa della sua occupazione, nonché 1,2 mld € di investimenti e 20,7 mld € di export. Le esportazioni del settore valgono da sole quanto l’insieme degli altri ambiti ad alta tecnologia e sono cresciute fra il 2009 e il 2013 a un tasso annuo del 12,3%, arrivando a rappresentare il 4,4% delle esportazioni totali del Paese. Quella farmaceutica è la prima industria hi-tech per presenza in Italia. Interverranno al forum il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (in video), il Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Sergio Pecorelli, Salvatore Mascia fondatore e presidente di CONTINUUS Pharmaceuticals – una start-up spin-off dell’MIT, Andrea Righetti, Direttore tecnico Ispettorato regionale dei medicamenti della Svizzera del Sud e Renato Ridella, partner A.T.Kearney.
Donne in oncologia: minori opportunità, specialmente a livello accademico
Chicago, 4 giugno 2015 – Tre i motivi per il limitato numero di oncologhe donna che si dedicano alla carriera universitaria: innanzitutto, l’equilibrio lavoro-famiglia (58,7%); in secondo luogo, la percezione che il sesso maschile sia il leader naturale e, invece, le donne siano componenti del team e assistenti (50,5%); infine, il pregiudizio culturale di genere per il diffuso concetto che le donne devono prendersi cura della famiglia e della casa (38,7%). I dati derivano da uno studio condotto nel 2013 dall’European Society for Medical Oncology (ESMO) e sottolineano che, anche se i team sono composti in maggioranza da donne (57,6% rispetto a una maggioranza maschile del 31,6%), i direttori sono più freqentemente uomini (60,1%) che donne (39,9%). Questi dati riassumono quello che la maggior parte della popolazione pensa e sostengono l’intenzione dell’ASCO di iniziare a raccogliere prospetticamente dati sulla rappresentazione di genere in tutti gli aspetti dell’oncologia. Le due autrici dell’articolo pubblicato su ASCO Daily News, la prof.ssa S. Gail Eckhardt, Stapp/Harlow Endowed Chair for Cancer Research della University of Colorado School of Medicine presso l’Anschutz Medical Campus e Direttore Associato di Ricerca Translazionale alla University of Colorado Comprehensive Cancer Center, e la prof.ssa Jamie H. Von Roenn, Senior Director di Education, Science, and Career Development Department all’ASCO e Professore Aggiunto di Medicina e Oncologia Ematologica alla Northwestern University, hanno ripreso questo concetto sottolineando che all’ASCO era aperto il Women’s Networking Center focalizzato sullo sviluppo professionale e dove l’American Association for Cancer Research (AACR) ha sponsorizzato il gruppo di Women in Cancer Research. Quello che maggiormente manca è la guida nel negoziare l’offerta di lavoro, ma soprattutto è il modo in cui uomini e donne prendono in considerazione l’equilibrio famiglia-lavoro accademico. Entrambi i sessi sono preoccupati per la possibilità di compromettere l’equilibrio familiare, ma se i maschi non lo considerano un fattore decisivo per la scelta della carriera, per le donne questa decisione è molto importante, sia che siano coinvolti i figli o meno. Secondo le autrici, bisogna focalizzarsi sul modo di valorizzare entrambi i sessi perché altrimenti si possono perdere componenti importanti della comunità della ricerca accademica per mancanza di risorse o per altri motivi personali. Il futuro quindi non risiede solo nella terapia personalizzata dei pazienti, ma anche nell’esperienza lavorativa.
Tumore del polmone: i nanofarmaci sono la nuova arma
Chicago, 1 giugno 2015 – Una nuova arma contro il tumore del polmone in fase avanzata. È costituita da un nanofarmaco, nab-paclitaxel, che associato a carboplatino (un farmaco chemioterapico) ha dimostrato maggiore efficacia nel trattamento tumore del polmone non a piccole cellule squamoso (la forma più diffusa), in particolare nei pazienti anziani colpiti da questa malattia. La notizia viene dal 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si chiude oggi a Chicago. Negli Stati Uniti questa associazione rappresenta già uno degli standard di trattamento. Nel nostro Paese negli over 70 il tumore del polmone è la seconda neoplasia più frequente fra gli uomini (17%) e la terza fra le donne (7%). “Il dato riportato negli anziani è determinato dall’ottima tollerabilità e dalla minore tossicità del farmaco – spiega il prof. Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-ematologia dell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino -. Con nab-paclitaxel, la concentrazione di paclitaxel libera nell’organismo è 10 volte superiore a quella di paclitaxel convenzionale, permettendo una maggiore esposizione al farmaco rispetto alla formulazione tradizionale. È in fase di studio l’utilizzo di nab-paclitaxel in mantenimento come agente singolo, dopo la prima fase del trattamento rappresentata dall’associazione con carboplatino”. Con 1.800.000 casi diagnosticati nel 2012, il tumore del polmone è la forma di neoplasia maschile più frequente al mondo, la terza per le donne dopo il tumore della mammella e del colon. Nel 2014 sono state stimate in Italia 40.000 nuove diagnosi (circa il 30% fra le donne). Rappresentano l’11% di tutte le nuove diagnosi di cancro nella popolazione generale (più in particolare, il 15% di queste nei maschi e il 6% nelle femmine). Negli ultimi anni si è registrato un progressivo e preoccupante aumento di casi nelle donne, dovuto al diffondersi del vizio del fumo. È infatti statisticamente dimostrato che il consumo di prodotti a base di tabacco sia responsabile dell’85-90% dei casi di neoplasie polmonari. La probabilità di sviluppare la malattia aumenta di 14 volte nei tabagisti rispetto ai non fumatori (e fino a 20 volte nelle persone che consumano oltre 20 sigarette al giorno). È una patologia subdola che, spesso, non presenta sintomi fino allo stadio avanzato. “Al Congresso ASCO – conclude il prof. Gridelli – sono stati presentati anche dati provenienti dalla pratica clinica americana che hanno confermato l’ottima tollerabilità di questa terapia e la possibilità di eseguire trattamenti anche di lunga durata. Inoltre, sono stati presentati dati preliminari molto confortanti sull’associazione di nab-paclitaxel con nivolumab, un nuovo farmaco immunoterapico. Si prospetta di particolare interesse l’interazione della chemioterapia target costituita da nab-paclitaxel con l’immunoterapia, una delle aree più promettenti del trattamento di questa neoplasia”.
Test genetico per tutte le donne con cancro a ovaio o seno
Chicago, 2 giugno 2015A tutte le donne colpite da cancro del seno o dell’ovaio deve essere proposto il test per la ricerca delle mutazioni dei geni che moltiplicano il rischio di tumori femminili, quelli che hanno spinto l’attrice Angelina Jolie a sottoporsi a una mastectomia e alla rimozione di tube e ovaie per non ammalarsi, come era accaduto alla madre. L’indicazione del test genetico per tutte le pazienti arriva da due oncologhe italiane, Nicoletta Colombo, direttore della Divisione di ginecologia oncologica medica dell’Ieo di Milano, e Grazia Arpino, ricercatrice all’università Federico II di Napoli, dal congresso Asco. “Il test per la mutazione dei geni Brca1 e Brca2 nelle pazienti con cancro dell’ovaio – ha sottolineato Nicoletta Colombo, esperta di questa neoplasia – è importante innanzitutto per poter dare la terapia migliore alla paziente. Ma anche per allargare l’analisi, se il risultato è positivo, alla famiglia (valutare poi la familiarità del rischio allargando l’analisi se il risultato è positivo) e fare così davvero prevenzione per una neoplasia che attualmente è impossibile prevenire. Il 70-80% delle diagnosi, purtroppo, arriva ancora in fase avanzata”. Le mutazioni ‘incriminate’ sono presenti nel 20-25% di questi tumori. Fare prevenzione, conoscendo la familiarità del rischio, “significa prendere la pillola contraccettiva per le più giovani, che riduce nel 50% dei casi le probabilità di ammalarsi, oppure fare una scelta estrema, ma efficace: togliere le tube e poi le ovaie”. Come ha fatto l’attrice hollywoodiana, che con la sua testimonianza ha diviso l’opinione pubblica e soprattutto i medici, ma forse ha fatto riflettere le donne. Fare il test per la mutazione dei geni Brca1 e Brca2, dunque, è tutt’altro che un capriccio dovuto all”effetto Jolie. Andrebbe fatto a tutte le donne con cancro dell’ovaio o anche del seno, hanno affermato Colombo e Arpino. Ma non lo si fa, non in tutt’Italia almeno. “Al momento il test non è rimborsabile ovunque – hanno spiegato – i criteri sono diversi a seconda delle Regioni e mancano le strutture accreditate dal Ssn per farlo. Eppure, con le tecnologie attuali, il costo del test non supera i 500 euro”. Intanto, la ricerca prova a centrare il traguardo della diagnosi precoce anche per l’ovaio: “Stiamo lavorando – ha spiegato Colombo – sui microRna rilasciati dall’organismo come reazione al tumore, sono dei marcatori precocissimi della sua presenza”.
TUMORI: LE STORIE DI 16 PAZIENTI CHE HANNO SCONFITTO LA MALATTIA
Chicago, 30 maggio 2015 – Nove uomini e 7 donne che hanno combattuto la lotta contro il cancro. Nelle loro parole l’angoscia e la disperazione al momento della diagnosi. Ma senza mai perdere la forza di rialzarsi fino alla possibilità di utilizzare le terapie immuno-oncologiche innovative. Sono le storie di 16 pazienti contenute nel libro “Si può vincere”, presentato oggi al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), in corso a Chicago fino al 2 giugno. Oggi queste persone convivono con la malattia con una buona qualità di vita e, in alcuni casi, possono affermare di averla definitivamente sconfitta. “Il volume – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – si inserisce in un’ampia campagna informativa della nostra società scientifica sull’immuno-oncologia, realizzata grazie al sostegno di Bristol-Myers Squibb. Il libro si divide in due parti. Nella prima abbiamo analizzato l’evoluzione della cura dei tumori negli ultimi decenni, rispondendo a domande su come sono cambiati i trattamenti, con approfondimenti su chirurgia, chemioterapia, terapie biologiche e radioterapia. È poi descritta la nuova fase nel trattamento dei tumori rappresentata dall’immuno-oncologia, che riattiva il sistema immunitario per combattere le cellule tumorali e che è in grado di aumentare le aspettative di sopravvivenza”. Il melanoma ha rappresentato il modello per la sua applicazione, ora questo approccio si sta estendendo con successo ad altre neoplasie, come quelle del polmone e del rene. “Attraverso il suo meccanismo d’azione – continua il prof. Pinto -, l’immuno-oncologia riesce a limitare e fermare la malattia per un lungo periodo. Siamo di fronte ad un’importante novità dell’oncologia del terzo millennio. Nella seconda parte abbiamo raccolto le significative testimonianze di pazienti trattati con l’immuno-oncologia, uomini e donne che, in alcuni casi, convivono con la malattia da molti anni con una buona qualità di vita. Un obiettivo molto importante, già raggiunto in altre malattie come l’infezione da HIV. Con le nuove terapie disponibili stiamo riuscendo sempre di più a cronicizzare l’andamento di alcune neoplasie”. Negli ultimi decenni stiamo assistendo in Italia ad un incremento progressivo del numero di pazienti con una “lunga storia di cancro alle spalle”: erano meno di un milione e mezzo all’inizio degli anni Novanta, due milioni e mezzo nel 2012, quasi tre milioni nel 2014. Nel 2020 saranno quattro milioni e mezzo. Lo scenario dell’oncologia è in rapida evoluzione: i tumori incidono fortemente come malattia dell’età avanzata e il numero di nuovi casi cresce in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. “I dati, le cifre e le scoperte – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del libro – ci dicono che la lotta contro questa patologia, in parte già sconfitta, può segnare quotidianamente punti a favore di chi la combatte. Questo volume raccoglie le preziose testimonianze dei pazienti trattati con una nuova arma, l’immunoterapia. Le loro parole ci trasmettono coraggio, forza e, soprattutto, speranza. È essenziale poter garantire a tutti i pazienti le cure sempre più innovative che la ricerca mette a disposizione. Aspirare a elevati standard di prevenzione e di trattamento non risponde soltanto a ambizioni di progresso tecnologico e scientifico ma anche di civiltà e di democrazia. Affrontare il tema della salute significa confrontarsi con le aspettative e le attese di milioni di malati, immedesimarsi con i loro disagi quotidiani e difendere la loro qualità di vita”. “Si può vincere” (ed. Guerini, pp.170, a cura di Mauro Boldrini, Sabrina Smerrieri, Paolo Cabra) sarà nelle librerie da settembre al prezzo di 14,50 euro e i proventi delle vendite sono destinati alla Fondazione AIOM.
Tumore del polmone: “La nuova arma è l’immuno-oncologia. Il 51% dei pazienti con malattia avanzata è vivo a un anno”
Chicago, 30 maggio 2015 – Cambia la storia naturale del tumore del polmone, una delle neoplasie più frequenti. Grazie all’immuno-oncologia, un nuovo approccio che ha già evidenziato risultati significativi nel melanoma. Il 51% dei pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico e trattati con nivolumab è vivo ad un anno rispetto al 39% con chemioterapia. Il dato emerge dallo studio CheckMate -057, presentato al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago fino al 2 giugno. “Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione in uno dei tumori più difficili da trattare, sia per la rapidità di evoluzione che per la scarsa risposta alle terapie convenzionali – spiega il prof. Lucio Crinò, Direttore dell’Oncologia medica all’Ospedale di Perugia e membro dello Steering Committee internazionale dello studio -. I risultati, in termini di aumento di sopravvivenza, ottenuti in questi pazienti non erano mai stati registrati in precedenza. Infatti una delle poche terapie disponibili finora era costituita da docetaxel, un farmaco chemioterapico, che offriva benefici modesti con rilevanti problemi di tossicità”. Nel 2014 in Italia si sono registrate 40.000 nuove diagnosi (circa il 30% fra le donne): rappresentano l’11% di tutti i nuovi casi di cancro nella popolazione generale. “I dati a disposizione sono ancora poco maturi per poter parlare di lungosopravviventi in questa neoplasia grazie all’immuno-oncologia – continua il prof. Crinò, che è anche coordinatore delle Linee Guida sul tumore del polmone dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Ma, alla luce della tendenza già vista in precedenti studi condotti con questa nuova arma nel melanoma, è molto probabile che queste percentuali di sopravvivenza si mantengano anche negli anni successivi”. I risultati dello studio CheckMate -057 con nivolumab dimostrano per la seconda volta l’efficacia dell’immuno-oncologia nel tumore del polmone. Il farmaco infatti è già stato approvato dall’ente regolatorio statunitense (FDA, Food and Drug Administration), il 4 marzo scorso, per il trattamento dei pazienti con NSCLC squamoso metastatico in progressione durante o dopo chemioterapia a base di platino. L’FDA ha rilasciato questa decisione molto prima della data prevista, il 22 giugno 2015. Si è trattato di un iter particolarmente veloce, perché giunto dopo solo tre giorni dall’aver accettato ufficialmente di rivedere la domanda di registrazione presentata da Bristol-Myers Squibb. Infatti lo studio alla base dell’approvazione di nivolumab ha mostrato un vantaggio così rilevante in termini di sopravvivenza da indurre l’autorità regolatoria americana ad approvare questa indicazione in soli tre giorni. È la prima volta che si verifica un’approvazione così veloce in oncologia.
Pecorelli: 1 euro investito in sport ne fa risparmiare 5 negli ospedali
Roma, 29 maggio 2015 – “Alcune ricerche evidenziano come, destinando risorse all’attività sportiva, è possibile ottenere risparmi del 28% sulla spesa ospedaliera, quantificabili in oltre 60 milioni di euro l’anno. Tradotto in termini di investimento: 1 euro destinato allo sport produce un risparmio ospedaliero di almeno 5 euro”. E’ quanto ha spiegato Sergio Pecorelli, presidente di Healthy Foundation, dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e del Comitato scientifico del progetto Atletica è Salute promosso dalla Fidal, ieri a Roma intervenendo alla firma dell’accordo Fidal-Anci per la condivisione del ‘Progetto Parchi’.”La prevenzione attraverso gli stili di vita salutari, come non fumare, seguire una dieta equilibrata e fare attività fisica quotidiana – ha aggiunto Pecorelli – è obiettivo primario delle politiche dell’Unione Europea. La corsa e, più in generale, il movimento fisico esercitano effetti preventivi e terapeutici: possono essere paragonati a un farmaco che, opportunamente somministrato, previene le malattie croniche da inattività e ne impedisce lo sviluppo, garantendo considerevoli vantaggi sia alle persone che al sistema sanitario”.
Banca d’Italia: negli ultimi 8 anni crollo dei redditi degli operatori nei servizi sanitari
Roma, 28 maggio 2015 – Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti nei servizi sanitari e sociali sono crollate in questi ultimi anni. E’ quanto evidenzia la Banca d’Italia nella sua Relazione Annuale presentata a Roma nei giorni scorsi. Su base oraria la retribuzione lorda deflazionata in base all’indice generale dei prezzi al consumo, passa dai 19,7 euro del 2006 ai 17,4 euro del 2014. Una perdita secca di 2,3 euro l’ora pari a un calo del potere d’acquisto di questi lavoratori di ben il 13,2%. Un calo che annulla completamente l’aumento delle retribuzioni in valore assoluto che nello stesso periodo sono salite del 9,57%, passando da una media annua lorda di 38.650 euro del 2006 ai 42.352 euro del 2014. Quindi gli stipendi aumentano ma l’inflazione e il blocco delle retribuzioni ormai in vigore da anni annulla gli aumenti e anzi dà luogo a una perdita reale di ricchezza per questi lavoratori. In totale, sempre secondo la Banca d’Italia, che non fa una distinzione tra sanità e sociale, nel 2014 sono 1,498 milioni gli occupati con rapporto di lavoro dipendente nei servizi sanitari e sociali (erano 1,370 milioni nel 2006). Un totale che arriva 1,814 milioni (sempre nel 2014) se si calcolano anche gli occupati senza un contratto di lavoro dipendente (erano 1,643 milioni nel 2006)
Obesita’: rumore fa ingrassare e aumenta i livelli di stress
Londra, 27 maggio 2015 – A far aumentare di perso non e’ solo il cibo ma anche il rumore del posto in cui viviamo. Uno studio del Karolinska Institute (Svezia) ha scoperto che coloro che vivono vicino a un’autostrada o ad un aeroporto potrebbero essere piu’ suscettibili ad accumulare chili intorno al proprio girovita. Secondo quanto riportato dal British Medical Journal, il rumore del traffico interrompe i modelli di sonno e aumenta i livelli di stress, favorendo l’accumulo di grassi. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno valutato e confrontato la quantita’ di rumore a cui sono stati sottoposti 5.075 adulti a partire dal 1999. Sono stati tenuti in contro anche la dieta e la quantita’ di esercizio fisico. Dai risultati e’ emerso che gli adulti che vivevano in una zona trafficata, vicino a stazioni di treni o vicino ad un aeroporto avevano anche il 25 per cento di probabilita’ in piu’ di ingrassare intorno al girovita. La probabilita’ di accumulare grasso e’ aumentata per ogni tipo di rumore extra a cui sono stati sottoposti. In pratica, il rischio e’ aumentato del 50 per cento per due fonti di rumore ed e’ quasi raddoppiato per tre.
Allarme otorino: “Un italiano su 5 colpito da problemi di sordita’
Roma, 26 maggio 2015 – Il 20% degli italiani soffre di qualche forma di sordità. Si tratta di un disturbo frequente, soprattutto tra gli uomini, ma che oggi si può affrontare con successo. Lo sviluppo della chirurgia dell’orecchio, infatti, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, permettendo di raggiungere ottimi risultati. “Siamo ormai in grado di restituire l’udito anche ai sordi totali – afferma il prof. Giuseppe Spriano, Presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCF) e Direttore dell’Otorinolaringoiatria all’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma, e presidente del Congresso -. Grazie all’elettronica e all’informatica, possiamo sostituire anche la chiocciola, organo nervoso della percezione uditiva, con un impianto cocleare. Questo non è ancora possibile con gli altri organi di senso”. I progressi dell’otorinolaringologia sono al centro del 102° congresso nazionale che, da oggi fino a sabato, riunisce a Roma oltre 1.000 specialisti provenienti da tutta Italia. “L’otorino non è più solo il medico che toglie le tonsille – prosegue Spriano – ma un chirurgo cervico-cefalico che utilizza tecnologie ultra moderne per operare una zona del corpo molto delicata. Possiamo oggi asportare tumori della laringe e faringe passando dalla bocca, usando il Laser e il Robot. Il viso è una parte ben visibile e che ha un’estrema importanza estetica. E’ nostro dovere preservarla perché non operiamo sull’addome, dove basta una maglietta per coprire vistose cicatrici. Con la chirurgia ricostruttiva è possibile sostituire i tessuti rimossi trasferendo, con veri trapianti, porzioni di pelle, muscoli e ossa da altre sedi del corpo. Per il naso invece utilizziamo molto l’endoscopia con la quale si possono rimuovere tumori localizzati fino alla base cranica, entrando dalla fossa nasale”. Uno specialista rivolto al futuro, dunque, che vuole unire l’aspetto sociale a quello scientifico. “Nel congresso ci sarà una sessione molto particolare – afferma la dott.ssa Barbara Pichi dell’ Otorinolaringoiatria dell’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma -. Abbiamo scelto di organizzare in piscina, con un istruttore d’eccezione, Enzo Maiorca che vanta 23 record del mondo di apnea, un corso sub per non vedenti e i sordo muti. Ma durante il congresso sono previste altre immersioni: sarà possibile studiare le modifiche che avvengono nell’orecchio sott’acqua. Sappiamo che la pressione dell’acqua può portare a danni, infezioni all’apparato uditivo, rottura del timpano, problemi che lo specialista ritrova poi nella pratica clinica”.
Menopausa, prevenire l’osteoporosi con l’attività fisica
Roma, 25 maggio 2015 – Con l’arrivo della menopausa e l’avanzare dell’età, tra le numerose modificazioni che l’organismo subisce si registra anche una lenta perdita di minerali dalle ossa. Quando questa perdita è eccessiva e la massa ossea scende al disotto di determinati livelli (o perché per qualche motivo la perdita è più veloce della norma, o perché è continuata troppo a lungo, o perché si è partiti da un capitale di calcio scheletrico ridotto), allora si può arrivare all’osteoporosi. “La menopausa è un periodo molto delicato nella vita di una donna – spiega il prof. Sergio Pecorelli, presidente di Healthy Foundation – Ma può rappresentare un momento critico per le donne in menopausa, tanto più se precoce o chirurgica. In assenza di precauzioni e di cure, spesso una donna di 65-70 anni, un’età che oggi non appare più tanto avanzata, si trova ad aver perso senza accorgersene più del 30% della sua massa ossea adulta. Prevenire l’osteoporosi, però, è possibile fin da prima dell’arrivo della menopausa con una dieta equilibrata, che apporti il giusto livello di calcio e vitamina D, fondamentale per l’assorbimento del calcio da parte dell’organismo. Importante è poi l’attività fisica – prosegue il prof. Pecorelli – Dai 50 anni in su solo il 4,1% degli italiani pratica sport con continuità. Più si va avanti con gli anni, più per una serie di concause (cultura, sopravvenuta pigrizia, mancanza di stimoli, malattie) si tende sempre più a non muoversi, con conseguenti scompensi di carattere psicofisico, indebolimento osseo-artro-muscolare e problemi cardiovascolari. Invece è proprio con l’avvento della terza età che è importante fare un po’ di moto: camminare, in primis, usare le scale anziché l’ascensore, se possibile prendere la bicicletta piuttosto che altri mezzi.”
L’importanza di sensibilizzare le donne a praticare attività fisica a tutte le età, anche dopo i 50 anni e con l’avvento della terza età (over70) ha una ragione chiave: permettere a tutte di acquisire e conservare a lungo una buona forma fisica. Per questo, Healthy Foundation promuove insieme con SIGO (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia) e AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), la Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), dei camici bianchi della Società di Medicina Generale (SIMG). La campagna partirà dal prossimo settembre, con attività di informazione per aiutare le donne a vivere la menopausa con più consapevolezza e serenità. “In questo progetto – conclude Pecorelli – non saranno coinvolte solo le donne over50, ma l’intera famiglia: dai bambini agli anziani. Una popolazione eterogenea di persone, per ribadire che l’attività fisica funziona come un farmaco ed è uno strumento di primaria importanza per contrastare il rallentamento dei processi degenerativi muscolari e osteo-articolari”.
Tumore del polmone: parere favorevole del CHMP per nivolumab
22 Maggio 2015 – Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i farmaci (EMA) ha espresso parere favorevole raccomandando l’approvazione di nivolumab, inibitore del checkpoint immunitario PD-1, nel tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) squamoso localmente avanzato o metastatico precedentemente trattato con la chemioterapia in pazienti adulti. La raccomandazione passa ora al vaglio della Commissione Europea, che approva i farmaci nell’ambito dell’Unione Europea (EU).
“Siamo all’avanguardia e in linea con la nostra mission che mira a trasformare il modo di trattare il cancro” ha affermato Michael Giordano, senior vice president, Head of Development, Oncology, Bristol-Myers Squibb. “Il mese scorso abbiamo avuto l’ok del CHMP per nivolumab nel melanoma avanzato. L’annuncio di oggi segna un ulteriore passo nel raggiungimento del nostro obiettivo di cambiare lo standard di cura del tumore al polmone”.
Emma Bonino annuncia la remissione del tumore del polmone
Roma, 22 maggio 2015 – Dai microfoni di Radio Radicale l’ex ministro degli esteri Emma Bonino ha annunciato ieri di aver momentaneamente sconfitto il cancro. “Il bollettino medico contiene una buona notizia, perché gli esami clinici e la tac fatti in questi giorni evidenziano una disapparizione di ogni evidenza di cancro – ha spiegato la Bonino -, e quindi è il meglio che mi potevo aspettare. Adesso, ha aggiunto dovrò fare bene questa radioterapia preventiva al cervello e poi un periodo di riposo abbastanza lungo che mi è stato prescritto proprio per evitare ricadute percentualmente molto alte in questo tipo di cancro nei primi 12 mesi dopo il trattamento”. Emma Bonino nei mesi scorsi aveva dato la notizia si essere ammalata di tumore del polmone sempre dai microfoni di Radio Radicale. “La positività e la condivisione delle scelte di cura – ha commentato il prof. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (AIOM) – non solo da punto terapeutico, ma anche emozionale, sono davvero fondamentali per la buona riuscita del trattamento oncologico. E aiutano ad accettare meglio anche le difficoltà insite nelle cure anticancro. Non dobbiamo più parlare di cancro come di una malattia incurabile e inguaribile, ma di una patologia come tante altre, che può essere trattata e spesso sconfitta”.
ISTAT: al Sud più 1 cittadino su 10 rinuncia a curarsi per colpa della crisi
Roma, 21 maggio 2015 – Il Mezzogiorno ha la quota più alta in Italia di popolazione (13,2%) che rinuncia alle cure mediche per motivi economici o carenza dell’offerta. Al Nord Ovest è invece la più bassa (6,2%). Le fragilità si concentrano su alcune persone e su specifiche aree del Paese, ed emerge una netta separazione tra il Centro-Nord e il Sud a svantaggio di quest’ultimo. Fa eccezione il Lazio, che ha una situazione decisamente peggiore rispetto alle altre Regioni del Centro. E’ quanto ha rilevato l’Istat nel Rapporto Annuale 2015. Secondo l’Istituto i maggiori responsabili sono “l’introduzione dei ticket e di quote di compartecipazione alla spesa a carico dei cittadini. Inoltre ulteriori aggravi di spesa per le famiglie – osserva il Rapporto – potrebbero aumentare la rinuncia a prestazioni sanitarie, dovuta spesso a motivi economici. Ciò comporta un rischio di sottoconsumo sanitario, pericoloso per le condizioni di salute della popolazione”. “Analizzando le singole aziende sanitarie a livello regionale – evidenzia l’Istat – emergono forti distanze: si passa dal 21,7% di rinunce in una Asl della Sardegna al 2,6% nella Asl di Trento e in una della Lombardia. Nel Nord, infine, si osserva la maggiore concentrazione di Asl che hanno quote non superiori al 5,5% di persone che rinunciano a prestazioni erogabili dal SSN per motivi legati all’offerta”.
“Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro”: il primo tour di oncologi e pneumologi contro i danni del fumo
Roma, 20 maggio 2015 – Una sigaretta gigante nelle piazze italiane, un tunnel lungo 14 metri, un percorso di conoscenza e sensibilizzazione a tappe: si parte dal totem posacenere in ingresso, si passa al desk per l’esame spirometrico, si può parlare con lo pneumologo e con l’oncologo e ricevere opuscoli informativi e gadget. Obiettivo: coinvolgere in modo forte giovanissimi e giovani, adulti e anziani, tabagisti e non, medici, insegnanti e Istituzioni con un progetto offerto gratuitamente, contro i danni del fumo, primo fattore di rischio del cancro al polmone e dell’aumento delle malattie respiratorie e cardiovascolari. “Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro.” Questo è il messaggio che WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), l’associazione europea dedita ai pazienti affetti da tumore del torace a i loro familiari, lancia in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, con il suo primo tour d’informazione nazionale contro il tabagismo. L’iniziativa attraverserà l’Italia: si partirà da Torino il 31 maggio, quindi si sbarcherà a Bari, da qui a Milano, poi Bologna per concludersi nelle piazze di Roma il 15 novembre (mese di sensibilizzazione del tumore polmonare). “Dobbiamo raggiungere direttamente i cittadini – sostiene la prof.ssa Silvia Novello, presidente WALCE Onlus e docente nel Dipartimento di Oncologia Polmonare all’Università di Torino –, perché i numeri sono drammatici. Nel nostro Paese si contano, infatti, 11,3 milioni di fumatori attivi, il 22% della popolazione: 6,2 milioni sono uomini (il 25,4%); mentre sono oltre 5 milioni le tabagiste (il 18,9%). Per la prima volta dal 2009, si osserva poi un aumento della prevalenza di giovani donne fumatrici: dal 15,3% del 2013 al 18,9% del 2014. Non solo, un italiano su 4 è esposto ai pericoli del fumo passivo; l’80% ignora che anche questo possa provocare il cancro del polmone e che sia responsabile di riniti, bronchiti e asma, se gli esposti sono i bambini”. La campagna, presentata oggi a Roma, ha il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Medicina Oncologica), Fondazione Insieme Contro il Cancro, Healthy Foundation, AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri) e dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari. “Da maggio fino a novembre, saremo nelle piazze di diverse città italiane con un grande spazio informativo – spiega la prof.ssa Novello –. Sarà sempre presente un medico pneumologo e sarà possibile effettuare un test spirometrico gratuito: un esame semplice e veloce da eseguire, che misura il grado della capacità polmonare e respiratoria di una persona. Nel tunnel, il cittadino riceverà informazioni sui contenuti nocivi di una sigaretta (sono ben 4000 le sostanze tossiche!), sui reali danni da fumo; a partire dal tumore al polmone, che ha colpito solo in Italia 40mila persone nel 2014, con più di 33mila decessi”.
“Uno dei problemi sta nella diffusione del fumo fra le adolescenti e le giovani donne – continua il prof. Francesco Cognetti, Presidente di Fondazione Insieme contro il Cancro –. Per troppo tempo, infatti, il tumore del polmone è stato considerato una patologia quasi esclusivamente maschile, mentre oggi miete più vittime anche fra le donne: rappresenta la terza neoplasia killer tra i tumori femminili. Il fumo è, poi, un fattore di rischio anche per il cancro del seno, della testa-collo, della vescica, del pancreas”. “Sappiamo che circa un terzo dei cittadini di età compresa tra i 18 e i 34 anni è un fumatore abituale. Si tratta di una generazione che ha verosimilmente iniziato a fumare negli anni in cui era già in vigore la legge che vieta il fumo nei locali pubblici. – prosegue il prof. Giuseppe Tonini, membro del Direttivo Nazionale AIOM –. Per questo dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione, di pari passo con provvedimenti che limitino l’impatto del tabagismo, come ad esempio l’aumento del costo delle sigarette, un maggiore controllo nella distribuzione del tabacco, un’estensione delle leggi di divieto, l’aumento dei controlli soprattutto nelle strutture scolastiche”. “Ogni anno aumentano, infine, l’enfisema, la bronchite cronica e la bronco pneumopatia ostruttiva: – sottolinea il dott. Franco Pasqua, Commissario Regionale AIPO Lazio e Componente del Consiglio Direttivo Nazionale AIPO – malattie molto diffuse, che hanno un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti e rappresentano un’importante causa di assenza dal lavoro. Dire addio al fumo non è una missione impossibile e comporta grandi benefici per la salute. Si può smettere anche senza ricorrere a prodotti sostitutivi a base di nicotina, che rendono poi più difficile interrompere il vizio”. “Fumare conquista sempre di più il gentil sesso – aggiunge il dott. Franco Lavalle, Vicepresidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari –, con importanti ricadute sulla salute della donna. Per questo abbiamo creato il primo Osservatorio Italiano sulla Medicina di Genere: perché la ricerca e la pratica clinica, in ogni ambito della medicina, siano sempre più personalizzate e orientate alla diverse esigenze di uomini e donne”. “Il nostro tour si pone obiettivi ambiziosi – conclude la prof.ssa Novello –. Rinnoviamo un appello anche alle Istituzioni affinché siano introdotte norme più stringenti, peraltro già adottate con successo in altri Paesi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza, i bambini e gli adolescenti”. L’intera campagna è resa possibile grazie al contributo di Lilly, AstraZeneca, Roche, Bristol-Myers-Squibb e Celgene.
Tumori, aumentano le persone che vivono con la malattia: +17% dal 2010
Roma, 18 maggio 2015 – La riabilitazione oncologica deve essere riconosciuta nella sua specificità e rientrare nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) garantiti a tutti i cittadini. Oggi non è così. E la mancanza di supporto socio-economico carica di oneri le famiglie, costrette a provvedere a proprie spese alle forme di assistenza non previste dal Servizio Sanitario Nazionale. La denuncia è contenuta nel VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi al Senato nel corso della X Giornata nazionale del malato oncologico. Le Associazioni dei pazienti, coordinate dalla FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), chiedono che la riabilitazione oncologica venga inserita tra le prestazioni previste dal DCPM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) sui Livelli Essenziali di Assistenza in corso di approvazione. Nel 2010 erano 2.587.347 gli italiani vivi dopo una diagnosi di tumore, il 4,4% della popolazione. I pazienti guariti, con un’attesa di vita paragonabile a quella delle persone non colpite da tumore, erano 704.648, pari al 27% di tutti i pazienti (20% uomini e 33% donne) e all’1,2% degli italiani. Nel 2015 sono circa 3 milioni (3.036.741) le persone vive dopo una diagnosi oncologica (4,9% degli italiani) con un incremento, rispetto al 2010, del 17%.
“Un battito d’Ali”: la danza ritmica contro i danni del fumo
Roma, 15 maggio 2015 – Il consumo di sigarette nel mondo è raddoppiato dagli anni ’60 a oggi. Ma negli ultimi due decenni l’abitudine al fumo è fortemente diminuita nei Paesi occidentali, mentre nelle aree in via di sviluppo aumenta del 3,4% ogni anno. Le donne rappresentano però un obiettivo sensibile per l’industria del tabacco, e negli ultimi anni, l’abitudine al fumo si è diffusa tra le ragazzine e le giovani donne anche nel nostro Paese.
Per questo WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), l’associazione europea dedita ai pazienti affetti da tumore del torace e a i loro familiari, conduce da anni campagne di informazione per sensibilizzare soprattutto l’universo femminile contro i danni del fumo attivo e passivo.
“Il tabacco è uno degli elementi più pericolosi per la salute – spiega la prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE Onlus – a ogni boccata, durante la combustione della sigaretta, si sprigionano più di 4000 sostanze chimiche. Tra le più pericolose c’è il catrame, che contiene elementi cancerogeni che si depositano nel polmone e nelle vie respiratorie. La nicotina, invece, è un alcaloide che influenza il sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza. Chi fuma rischia di sviluppare tumori come quello al polmone. Senza dimenticare tutte le altre sostanze irritanti, che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema.”
Tra i partner che sostengono l’attività di WALCE c’è anche l’A.S.D. Ginnastica Rho Cornaredo 1979, che grazie alla collaborazione di Rossana Sartori, organizza il Galà “Un battito d’Ali” per diffondere attraverso il linguaggio dello sport l’importanza della prevenzione.
“L’importanza di un corretto stile di vita è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: – aggiunge la prof.ssa Novello – il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili. Smettere di fumare a qualunque età ha un impatto positivo ed enormi benefici sull’organismo. È fondamentale promuovere campagne di informazione ed educazione: le atlete della squadra di Ginnastica Ritmica dell’Aeronautica Militare rappresentano un importante modello di riferimento per sensibilizzare gli adolescenti e le loro famiglie su questi temi”.
L’evento, all’insegna dello sport e della solidarietà si terrà domani sera alle ore 19.30 al Palazzetto dello Sport di Cornaredo (Milano). La Squadra di Ginnastica Ritmica dell’Aeronautica Militare (Elisa Santoni, Elisa Blanchi, Angelica Savrayuk e Marinella Falca, 3 volte Campionesse del Mondo e Medaglia di Bronzo ai giochi olimpici di Londra), si esibirà con le atlete della San Giorgio Desio ‘79, squadra Campione d’Italia 2014, con l’ex ginnasta della Nazionale Italiana Fabrizia D’Ottavio e alcune ginnaste della società Rho Cornaredo. Ad animare la serata Marco e Giò ovvero Marco Galli e Giovanni Ferraris, una delle coppie più consolidate del panorama radio televisivo nazionale. L’intero ricavato dell’evento sarà devoluto in beneficenza e sosterrà WALCE, che sta organizzando il primo tour nazionale della prevenzione “Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro”, nelle piazze delle principali città italiane a partire dal 31 maggio (Giornata Mondiale senza Tabacco).
ASCO 2015: da Bristol-Myers Squibb importanti risultati nei tumori solidi
14 maggio 2015 – Nuovi importanti risultati relativi a tre farmaci immuno-oncologici di Bristol-Myers Squibb saranno presentati al prossimo Congresso Annuale ASCO che si aprirà a Chicago il 29 maggio, con i dati di nivolumab ed ipilimumab in diversi tipi di tumori solidi e di elotuzumab nel mieloma multiplo in recidiva o refrattario. In tutti gli studi l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano. I dati che saranno presentati all’ASCO testimoniano l’impegno di Bristol-Myers Squibb in immuno-oncologia nello sviluppare farmaci che stanno trasformando il trattamento dei tumori, offrendo a molti più pazienti un aumento significativo della sopravvivenza.
Le presentazioni chiave al Congresso ASCO 2015 includono:
• Importanti studi di Fase III (CheckMate -057 e -017) nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato, sia non squamoso che squamoso, nei quali il trattamento con nivolumab ha dimostrato un aumento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia con docetaxel in pazienti pre-trattati;
• Il primo importante studio di fase III con la combinazione nivolumab ed ipilimumab nel melanoma avanzato (CheckMate -067), rispetto alla monoterapia con nivolumab o ipilimumab;
• Per la prima volta saranno resi noti i dati dello studio di fase III ELOQUENT-2 con elotuzumab, farmaco immuno-oncologico utilizzato nel trattamento del mieloma multiplo.
All’ASCO verranno anche annunciati nuovi importanti risultati sia di ipilimumab che di nivolumab in molteplici tipi di tumore, incluso quello del polmone a piccole cellule, il carcinoma renale, il carcinoma epatico ed il glioblastoma.
“In Bristol-Myers Squibb, i pazienti sono stati per noi l’ispirazione ad intraprendere il percorso della ricerca in immuno-oncologia che ha portato all’approvazione di nuovi farmaci per alcuni dei tumori più difficili da trattare” ha dichiarato Francis Cuss, MB BChir, FRCP, executive vice president e chief scientific officer, Bristol-Myers Squibb. “Siamo felici che questa nostra rivoluzione nella ricerca ci abbia portato a rendere disponibili ipilimumab e nivolumab e siamo orgogliosi di poter condividere al prossimo ASCO nuovi dati sia nei tumori solidi che in quelli ematologici”.
FAVO: “Servono 1.070 giorni per accedere ai farmaci anti-cancro”
Roma, 13 maggio 2015 – Servono circa tre anni, 1.070 giorni, perché un farmaco anti-cancro sia disponibile per i pazienti italiani. In particolare sono richiesti 400 giorni per l’approvazione da parte dell’agenzia regolatoria europea (EMA, comprensivi di “clock-stop”) e circa 570 per quella nazionale dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). L’ostacolo ulteriore è costituito dalla terza fase, regionale, che prevede l’inserimento del farmaco nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero Regionale (PTOR). Con molte differenze sul territorio: in media servono 100 giorni, ma si passa da un massimo di 170 in Calabria a un minimo di 40 in Umbria. I dati emergono dall’indagine promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologica Medica), FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), e Fondazione Censis, contenuta nel VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi al Senato. “Nelle Regioni che non hanno il Prontuario Terapeutico Ospedaliero i farmaci innovativi sono disponibili in maniera più tempestiva – spiega il prof. Francesco De Lorenzo, presidente FAVO -. È chiaro che avere le terapie giuste al momento giusto è l’unica soluzione per rispondere in modo adeguato alla domanda di cure efficaci. Il lavoro svolto dalle Commissioni regionali, locali e aziendali, che ovviamente non aggiungono valutazioni scientifiche aggiuntive rispetto a EMA e AIFA, porta a un razionamento dei farmaci effettivamente disponibili per i cittadini. E si determinano così inaccettabili disparità tra Regione e Regione, negando, dove ciò avviene, il diritto di tutti i malati ad avere accesso in tempo utile ai nuovi farmaci autorizzati”.
Alimentazione: il cibo influenza la reazione dei nervi attraverso i geni
Washington, 12 maggio 2015 – Esiste un legame molto stretto tra quello che mangiamo, il nostro sistema nervoso e la nostra salute, in particolare sull’invecchiamento, sullo stato di salute in generale e anche, sul nostro sistema riproduttivo. Ora un gruppo composito di ricercatori che comprende neuropsichiatri, ingegneri e biologi, dell’Universita’ della Georgia (USA) e del King’s College di Londra ha deciso di esplorare nel dettaglio questo tipo di legami. Lo studio, pubblicato su eLife, mostra per la prima volta l’impatto a livello neuro-molecolare e genetico tra quello che si mangia e il sistema nervoso. I ricercatori hanno usato come modello il verme C. Elegans. Nel corso delle ricerche non solo e’ emerso che a seconda della disponibilita’ di cibo variava anche la produzione di serotonina e dell’ormone TGF-Beta, ma anche che il cibo, determina e modula l’espressione di un particolare gene che a sua volta regola l’attivita’ neuronale e di conseguenza anche tutto il meccanismo di comunicazione interna dei neuroni. “E’ la prima volta – spiega QueeLim Ch’ng, uno dei principali autori della ricerca – che viene messo in risalto questo particolare ruolo di questo gene. Ora speriamo di avviare ulteriori ricerche per definire meglio i dettaglio di questo intrigato puzzle genetico-neuronale”.
Fumo passivo, 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro
Cagliari, 11 maggio 2015 – In Sardegna il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 1.020 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente ma gli italiani non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 cittadini su 10 non sanno che il fumo passivo provoca la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che la metà (il 49%) ammette di accendersi spesso una “bionda” in presenza di bambini. E per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi al Policlinico di Monserrato di Cagliari e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro al polmone si caratterizza da un forte stigma sociale – afferma il prof. Mario Scartozzi Direttore Oncologia Medica dell’AOU di Cagliari -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. In Sardegna oltre il 21% della popolazione fuma regolarmente. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – afferma Daniele Farci Coordinatore AIOM Sardegna -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini”.
EMA: “Rivedere linee guida per migliorare segnalazione eventi avversi da farmaci antitumorali”
Londra, 6 maggio 2015 – L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha pubblicato un concept paper sulla necessità di rimettere mano alle linee guida in materia di farmaci antitumorali. Nell’introduzione del documento si fa riferimento al “passaggio da farmaci citotossici convenzionali ai cosiddetti farmaci mirati e immunomodulatori amministrati in modo continuo e alla dose massima tollerata”, una transizione che ha “cambiato il profilo di tollerabilità e tossicità dei farmaci anti-cancro”. “Attualmente” prosegue il documento redatto dall’Oncologic Working Party “i dati sulla sicurezza nel corso degli studi clinici sono prevalentemente raccolti e presentati in maniera cumulativa e quindi non sufficientemente differenziati. Tuttavia, l’incidenza, la prevalenza e la gravità di alcuni eventi avversi si modificano nel tempo, in particolare in oncologia”. Secondo il draft del Concept Paper, inoltre, “non sarebbe del tutto chiaro in che misura la riduzione delle dose allevierebbe gli eventi avversi, mentre un’altra questione aperta riguarda l’attuale incapacità di fare confronti rispetto alla frequenza delle reazioni avverse tra farmaci, a causa di differenze nella lunghezza del trattamento all’interno dei diversi studi”. L’obiettivo della revisione, secondo il documento pubblicato dall’EMA,” è di trovare una maniera di segnalare gli eventi avversi, al fine di migliorare la comprensione dei profili di tossicità e tollerabilità dei medicinali. Ciò potrebbe includere: incidenza e prevalenza per periodo di tempo, tempo all’evento, analisi aggiustata per il tempo degli eventi. I criteri di selezione per riportare gli eventi avversi potrebbero comprendere quelli che inducono a una riduzione della dose o all’interruzione, eventi avversi gravi, eventi che potrebbero influenzare la tollerabilità e quelli di particolare interesse”.
Manovra sanità: nuovo rinvio per l’intesa Stato-Regioni
Roma, 30 aprile 2015 – Nuova fumata nera sull’accordo Stato-Regioni che doveva essere raggiunto questa settimana sul taglio 2,352 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale. Per scoprire quali misure saranno prese dalle istituzioni centrali e locali bisognerà attendere ancora una settimana. La Conferenza Stato Regioni prevista per ieri è stata rinviata e il motivo ufficiale del provvedimento è stata la concomitanza con il voto di fiducia sulla nuova legge elettorale. “Il Governo – ha annunciato Sergio Chiamparino presidente della Conferenza delle Regioni – ci ha detto che a causa della concomitanza con il voto fiducia sull’Italicum non è possibile riunire la Stato Regioni. Fra le Regioni mi pare che ci sia pieno accordo e piena disponibilità a firmare, con l’eccezione del Veneto che aveva dichiarato molto chiaramente la sua posizione contraria”. “Non posso non constatare che la manovra pensata su base annua quanto più tempo passa tanto più diventa difficile da attuare nella sua interezza – ha poi aggiunto Chiamparino – e quindi va evidentemente prevista qualche revisione o una forma di alleggerimento della stessa. Non amo fare il processo alle intenzioni e non ho elementi per farlo, ma per quello che ci riguarda siamo pronti anche ad accettare un percorso di monitoraggio congiunto per valutare la fattibilità e la possibilità del raggiungimento degli obiettivi previsti. Sono già passati quattro mesi – ha concluso il Presidente della Conferenza delle Regioni – e il tempo non è certamente una variabile indipendente”.
AIFA: in arrivo 21 farmaci innovativi ad altro corso, il sistema va riformato
Roma, 29 aprile 2015 – L’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha annunciato che sono in arrivo altri 21 nuovi farmaci innovativi per varie patologie ma con costi notevoli, fino ad oltre 80mila euro. “Sarà necessario riformare il sistema”. È questo l’auspicio del Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Sergio Pecorelli che ieri è intervenuto al convegno organizzato in Senato dall’AIOM (Associazione italiana oncologia medica), sullo “Stato dell’oncologia in Italia”. “Considerando gli altissimi costi per arrivare alla messa a punto dei nuovi farmaci – ha detto Pecorelli – credo che le aziende farmaceutiche debbano fare sempre di più un business etico, e cosa c’è di più etico che investire in un nuovo farmaco? Per i medicinali oncologici nei primi 9 mesi del 2014 sono stati spesi oltre 3 miliardi di euro, pari a 48 euro procapite, con un aumento del 9,7%. Quella dei medicinali per il cancro è una problematica importantissima per tutti gli enti regolatori del mondo. Ora l’EMA ci annuncia che sono in arrivo nuovi farmaci, con costi di decine di migliaia di euro a paziente. Il sistema deve dunque per forza essere riformato. Il punto principale è il criterio con cui decidiamo quanto un farmaco è innovativo, cosa che va fatta in collaborazione con le società scientifiche. Dal canto suo, Carmine Pinto presidente dell’AIOM, ha ribadito che “è necessario avere un Fondo unico nazionale per i farmaci innovativi oncologi in arrivo a breve, a partire dai nuovi medicinali immunoncologici, superando le criticità legate ai prontuari regionali. Il fondo – ha precisato Pinto – è stato utilizzato in gran parte per l’accesso ai nuovi farmaci per l’Epatite C”.
Aiom: sei pazienti su dieci oggi sconfiggono il cancro
Roma, 28 aprile 2015 – Oggi il 57% degli uomini e il 63% delle donne colpiti dal cancro sconfiggono la malattia. In quindici anni (1992-2007) le guarigioni sono aumentate rispettivamente del 18% e del 10%. Particolarmente elevata la sopravvivenza dopo un quinquennio in tumori frequenti come quello del seno (87%), della prostata (91%) e del colon retto (64% per gli uomini, 63% per le donne). Queste percentuali collocano l’Italia fra i primi Paesi in Europa per numero di guarigioni. Perché il nostro sistema, basato sul principio di universalità, è efficiente grazie alle eccellenze ospedaliere. Ma è necessario far fronte a criticità urgenti che rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza: almeno il 15% degli esami (in particolare radiologici e strumentali) è improprio, vi sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro e il peso delle visite di controllo è pari a 400 milioni. Non solo. Le liste di attesa sono troppo lunghe, l’adesione ai programmi di screening è insufficiente soprattutto al Sud, i percorsi terapeutici non sono uniformi nelle varie Regioni con conseguente spreco di risorse. Soluzioni concrete vengono proposte oggi nel convegno nazionale sullo “Stato dell’Oncologia in Italia” organizzato dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) al Senato con la partecipazione del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Le esigenze dei pazienti oncologici stanno cambiando – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM – e la presa in carico di queste persone richiede una risposta a 360 gradi da parte dei clinici e delle Istituzioni. L’AIOM in questi anni ha messo in campo strumenti concreti ed efficaci. A partire dalle campagne di prevenzione come ‘Non fare autogol’: con i calciatori della serie A siamo entrati nelle scuole superiori per insegnare ai ragazzi gli stili di vita corretti. Il progetto è giunto alla quinta edizione, con 100 incontri, un milione di studenti e 3.000 Istituti scolastici coinvolti. Il fattore di rischio più importante, il fumo di sigaretta, risulta ancora troppo diffuso fra gli italiani. Un terzo degli under 35 è fumatore, con conseguenze allarmanti. Per questo il nostro impegno nella prevenzione continua con un tour sui danni del fumo anche passivo in otto Regioni”. Un altro aspetto è quello relativo alla prevenzione secondaria, cioè agli esami di screening. “Nel corso del 2013 – afferma il prof. Pinto – gli inviti per i tre programmi (mammografia per il tumore del seno, pap-test per quello della cervice uterina e ricerca del sangue occulto nelle feci per il cancro del colon-retto) hanno superato gli 11 milioni. Più di 5 milioni e duecentomila persone hanno eseguito il test proposto. Ma permangono grandi differenze fra Nord e Sud”. Nel 2014 sono stati registrati 365.500 nuovi casi di tumore (circa 1000 al giorno), di cui 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. Ma la mortalità è in netto calo, dal 1996 a oggi è diminuita del 20%. “Il passo avanti – continua il prof. Pinto – è stato rappresentato dalla medicina personalizzata e dalle terapie mirate che agiscono solo sulle cellule malate preservando quelle sane. I test molecolari consentono la selezione dei pazienti in cui questi trattamenti possono funzionare. L’AIOM, in collaborazione con gli anatomopatologi della SIAPEC-IAP, ha avviato diversi programmi per il controllo di qualità delle strutture che eseguono queste analisi nel tumore del polmone, del seno, del colon-retto, dello stomaco e nel melanoma. L’obiettivo è quello di garantire l’accesso a test molecolari validati per tutti i pazienti sull’intero territorio nazionale. Oggi alle terapie personalizzate su bersagli cellulari si aggiunge una nuova importante arma nel trattamento della patologia neoplastica rappresentata dall’immunoterapia, che riattiva il sistema immunitario contro il tumore. L’immunoterapia ha già raggiunto importanti risultati nella cura del melanoma e del carcinoma del polmone e si sta sviluppando con studi clinici in molte altre patologie oncologiche”. “Nostro obiettivo – ribadisce il presidente AIOM, prof. Pinto – è quello di garantire insieme l’accesso alle cure più efficaci per tutti i pazienti in tutte le Regioni del nostro Paese e la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. Con questa finalità lavoriamo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e con l’Industria per rendere disponibili subito i nuovi farmaci, e con AGENAS perché vengano definiti i criteri per lo sviluppo delle reti oncologiche regionali. La riforma dell’organizzazione sanitaria dovrebbe essere legata alla revisione del Titolo V della Costituzione per garantire una maggiore omogeneità assistenziale sul territorio”. “Solo così non vi saranno più 20 sistemi sanitari diversi – sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM –. È necessario che la riorganizzazione degli ospedali e dei posti letto privilegi le strutture che trattano più casi e garantiscono servizi migliori. E devono essere razionalizzate le risorse. Non è ammissibile che un giorno di ricovero abbia costi estremamente diversi tra le diverse Regioni e nell’ambito di una stessa Regione. Anche la disponibilità dei farmaci biosimilari potrà consentire risparmi significativi, dando però sempre la priorità alla cura del paziente. Dall’altro lato è necessaria la realizzazione e l’attivazione delle reti oncologiche regionali, che procede con estrema lentezza. Il problema della loro istituzione è stato affrontato nel precedente Piano Oncologico Nazionale ma è rimasto ancora embrionale. Solo le reti oncologiche regionali possono permettere un collegamento reale fra i centri e lo sviluppo integrato dei percorsi-diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA). Inoltre offrono al paziente la garanzia di ricevere le cure migliori e consentono significativi risparmi di risorse. Senza considerare l’eliminazione degli esami impropri e la riduzione delle liste di attesa. Oggi servono fino a 60 giorni per un’operazione di chirurgia oncologica. Le reti permetterebbero di abbattere del 30% questi tempi”.
Studio: caffè e tamoxifene dimezzano rischio recidiva di cancro al seno
Lund, 27 aprile 2015 – Il caffè potrebbe dimezzare il rischio di recidiva di cancro al seno nei pazienti trattati con Tamoxifene. Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Lund in Svezia afferma che le donne con diagnosi di cancro al seno che stanno prendendo tamoxifene potrebbero dimezzare il loro rischio di recidiva bevendo caffè. I risultati – pubblicati sulla rivista Clinical Cancer Research – si basano su quelli di un precedente studio condotto da ricercatori dell’Università di Lund nel 2013, in cui il team ha trovato un legame tra consumo di caffè e ridotta recidiva del tumore al seno in 300 donne che hanno usato tamoxifene. In questo studio i ricercatori sono stati in grado di spiegare il motivo per cui il caffè sarebbe efficace per la protezione contro il ritorno del cancro al seno in queste donne. Delle 1.090 donne con cancro al seno incluse nello studio, circa 500 sono state trattati con tamoxifene. Il consumo di caffè delle donne è stato valutato e assegnato a una delle tre categorie: basso consumo (meno di una tazza al giorno), un consumo moderato (2-4 tazze al giorno) e un elevato consumo (cinque o più tazze al giorno). I ricercatori hanno scoperto che tra le donne che trattate con tamoxifene, coloro che avevano il consumo di caffè moderato o alto avevano metà del rischio di recidiva del cancro al seno rispetto a coloro che avevano un basso consumo di caffè o non bevevano caffè affatto. Per di più, il team ha scoperto che le donne trattate con tamoxifene che hanno consumato almeno due tazze di caffè al giorno avevano tumori più piccoli e una percentuale più bassa di tumori ormono-dipendenti rispetto alle donne che hanno consumato meno caffè. Successivamente, i ricercatori hanno analizzato gli effetti di due sostanze presenti nel caffè – acido caffeico e caffeina – sulle cellule del cancro al seno: è emerso che entrambi questi composti riducono la divisione cellulare e l’aumento della morte cellulare sia tra ER + che tra recettori per gli estrogeni negativi (ER), le cellule del cancro al seno. “I risultati clinici e sperimentali dimostrano le diverse proprietà antitumorali della caffeina e dell’acido caffeico che possono sensibilizzare le cellule tumorali insieme al tamoxifene nel ridurre la crescita del cancro al seno” hanno concluso i ricercatori.
Nivolumab: parere favorevole del CHMP per il trattamento del melanoma avanzato in Europa
Roma, 24 aprile 2015 – Bristol-Myers Squibb ha annunciato che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i farmaci (EMA) ha espresso parere favorevole raccomandando l’approvazione all’utilizzo di nivolumab, un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, nei pazienti con melanoma avanzato (non operabile o metastatico) sia in prima linea che precedentemente trattati. Questa è la prima opinione positiva espressa dal CHMP per un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, che passa ora al vaglio della Commissione Europea, che ha l’autorità di approvare i medicinali nell’Unione Europea. L’EMA ha concesso a Bristol-Myers Squibb, per nivolumab, la procedura di valutazione accelerata basandosi, secondo l’attuale regolamentazione, su quanto previsto dalla linea guida sui “medicinali con maggiore rilevanza dal punto di vista di innovazione terapeutica ed impatto sulla salute pubblica”.”Siamo lieti della opinione positiva del CHMP che segna un passo avanti nel portare questo importante medicinale in Europa per i pazienti con melanoma avanzato che hanno l’esigenza di nuove opzioni terapeutiche” ha affermato Michael Giordano, senior vice president, Head of Development, Oncology. “Il nostro obiettivo è trasformare l’approccio al cancro nella pratica clinica per aumentare i benefici sui pazienti. In Bristol-Myers Squibb continuiamo ad espandere il nostro portfolio in immuno-oncologia attraverso un approccio multidisciplinare, dal melanoma a molti altri tipi di tumore, con l’obiettivo di offrire a sempre più pazienti una opportunità di sopravvivenza a lungo termine”.
Gli esperti: “La riduzione fertilità dopo i 35 anni non è malattia”
Roma, 24 aprile 2015 – “La riduzione della fertilita’ dopo i 35 anni, non e’ una malattia. A quell’eta’ la gravidanza diventa meno facile perche’ nasciamo con un numero chiuso di ovuli. Abbiamo donne in menopausa fisiologica a 40 anni, altre a 50. Un dato strutturale, non suscettibile di modifiche ad opera della medicina”. Una notizia dura da digerire per le donne e resa nota a Roma, al congresso sui falsi miti della sanita’ in Italia, da Eleonora Porcu, ricercatrice dell’Universita’ di Bologna ed esperta di infertilita’. “Consiglio di seguire le ragazze dai primi anni delle mestruazioni, facendo periodicamente una valutazione ormonale e una ecografia uterina per vedere qual e’ la condizione di normalita’. Poi, una valutazione ogni due anni per scoprire eventuali menopause precoci- spiega la studiosa- che incidono per l’1,2% nella popolazione”. Porcu alla figlia ha raccontato la sua storia: “Ho atteso 10 anni per fare un figlio perche’ cercavo lavoro. Le ho detto di non fare come me. La maternita e’ una priorita’, dobbiamo riscoprire il prestigio della maternita’”. Attenzione allora agli stili di vita in eta’ giovanile, “che avranno ripercussioni sulla salute in eta’ adulta”, conclude Angela Spinelli del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanita’.
Lorenzin: abbiamo il dovere di coltivare la vera cultura scientifica e sfatare i falsi miti
Roma, 23 aprile 2015 – “Gli immigrati ci stanno riportando malattie scomparse”, “i primi rapporti sessuali sono sterili”, “più spendi e meglio ti curi”, “un antibiotico al primo segno di febbre e tutto passa”, “ci propongono vaccini inutili solo per venderli”: sono questi alcuni dei pericolosi falsi miti della sanità, oggetto del convegno svoltosi a Roma, con l’obiettivo di sfatare i tanti luoghi comuni sulla sanità, dando al contempo risalto alle vere eccellenze di questo settore. “E’ necessario distruggere i falsi miti della sanità e focalizzare l’attenzione sui problemi reali e le cose vere – ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – Oggi c’è un surplus di informazioni e ciò passa per essere cultura scientifica, ma in realtà non è così. Abbiamo il dovere di coltivare la vera cultura scientifica e le eccellenze che abbiamo nel nostro paese, che spesso vengono celebrate fuori e non in Italia”. Il ministro ha subito ricordato come in questi anni l’eccellenza della sanità italiana è stata schiacciata da vari falsi miti: cominciando da Stamina, per arrivare alla battaglia contro il falso mito che vuole le vaccinazioni causa dell’autismo. Il Ministro Lorenzin ha sottolineato, inoltre, come “sia un falso mito che in Italia si spende troppo per la sanità: spediamo meno di tutti. Ed è un falso mito che spendiamo troppo in farmaci. Il Fondo sanitario nazionale è legato al Pil – ha detto – è una percentuale e abbiamo bisogno di aumentare questa percentuale. Il Servizio sanitario nazionale ha dato molto al Paese e dal prossimo anno dovrà ricevere qualcosa”.
Lorenzin: nuovi farmaci immunoterapici speranza contro i tumori
Roma, 22 aprile 2015 – “I nuovi farmaci immuno-terapici aprono la strada ad una vera e propria rivoluzione nelle terapie oncologiche, offrendo, per la prima volta, speranza di lunga sopravvivenza a malati per i quali fino ad oggi non esistevano concrete opzioni terapeutiche”. Cosi’ il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato l’annuncio da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), congiuntamente con l’azienda produttrice, dell’apertura di un programma di uso compassionevole che garantisce l’accesso immediato al nuovo farmaco immuno-oncologico nivoluman. Farmaco che ha dimostrato significativi vantaggi nei dati di sopravvivenza per la terapia del tumore al polmone squamoso metastatico. “Riuscire a dare accesso a tutti i malati italiani a terapie fino a poco tempo fa insperate e’ una priorita’ del Ministero – ha proseguito Lorenzin – cosi’ come e’ importante garantire che questo accesso avvenga in tempi brevi, perche’ anche poche settimane di ritardo possono fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone”. “Per questa ragione – ha concluso il Ministro – ho personalmente sollecitato le aziende produttrici che hanno dato la loro disponibilita’ ad attivare programmi di uso compassionevole che consentano a tutti i pazienti un accesso immediato ai nuovi farmaci. Nello stesso tempo manterro’ alta l’attenzione affinche’ tutte le istituzioni coinvolte possano mettere in campo le azioni positive necessarie affinche’, immediatamente dopo la registrazione EMA, il percorso autorizzativo italiano si completi rapidamente e in linea con i tempi dei piu’ avanzati paesi europei”.
Il fumo tra i principali nemici del sesso maschile
Madrid, 21 aprile 2015- Aumenta le disfunzioni erettili, rende più ‘cattivi’ i tumori alla prostata e fa salire il rischio di cancro ai reni, oltre che alla vescica. Il fumo è il ‘nemico pubblico numero uno’ dell’apparato genitale maschile, hanno sottolineato gli esperti durante il congresso della Società Europea di Urologia in corso a Madrid in un focus dedicato al tema. ”Fino a poco tempo fa si pensava che il fumo fosse legato solo ai tumori alle vie urinarie – ha spiegato Paolo Verze, ricercatore dell’università Federico II di Napoli – invece sempre più ricerche hanno mostrato che rende più aggressivo il tumore della prostata, ed è anche una delle cause delle disfunzioni erettili oltre ad avere un ruolo nei tumori del rene”. Nel caso delle disfunzioni erettili, sottolinea Verze, che ha presentato una revisione degli studi più recenti sul tema, il rischio aumenta all’aumentare delle sigarette fumate. ”A causare la patologia è l’aumento dei radicali liberi provocato dalla nicotina e dalle altre sostanze. La buona notizia è che se si smette si inverte il trend – spiega -, mentre per i tumori questo non avviene”. In particolare il tumore alla prostata è reso più aggressivo dal fumo, come ha dimostrato uno studio presentato al congresso secondo cui nei fumatori il rischio di recidiva dopo un intervento è doppio rispetto a chi non fuma. ”Il fattore di rischio principale per questo tipo di cancro è la familiarità – afferma Verze – ma anche il fumo è importante, tanto che chi ha dei casi in famiglia non dovrebbe proprio avvicinarsi alle sigarette”.
Tumore del polmone: Nivolumab migliora la sopravvivenza
Roma, 20 aprile 2015 – Bristol-Myers Squibb ha annunciato che lo studio di fase III, in aperto, randomizzato per valutare nivolumab rispetto a docetaxel in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico, precedentemente trattati, è stato interrotto in anticipo, infatti sulla base della valutazione del Comitato indipendente di monitoraggio dei dati (Data Monitoring Committee) ha raggiunto l’endpoint dimostrando una sopravvivenza globale superiore nei pazienti trattati con nivolumab rispetto a quelli nel braccio di controllo. L’azienda condividerà presto i dati con le autorità sanitarie. “I risultati dello studio CheckMate -057 con nivolumab dimostrano per la seconda volta un vantaggio in termini di sopravvivenza nel tumore del polmone” ha detto Michael Giordano, senior vice president, Head of Development, Oncology, Bristol-Myers Squibb. “Il nostro programma di sviluppo clinico di nivolumab mira ad offrire al maggior numero di pazienti la possibilità di una sopravvivenza a lungo termine, in diverse linee di terapia e in diversi stadi di malattia”. Gli sperimentatori che hanno preso parte al CheckMate -057 sono stati informati della decisione di interrompere la fase di confronto dello studio. Bristol-Myers Squibb si è inoltre attivata per permettere che i pazienti eleggibili siano informati della possibilità di proseguire o iniziare il trattamento con nivolumab nell’estensione in aperto dello studio, in linea con l’impegno dell’azienda a consentire ai pazienti l’accesso a nivolumab e offrire la possibilità di una sopravvivenza a lungo termine. L’azienda completerà la valutazione dei dati dello studio CheckMate -057 e lavorerà insieme agli sperimentatori per la presentazione e pubblicazione dei risultati.
Studio: le e-cig rendono più difficile smettere con il fumo
Washington, 20 aprile 2015 – Le sigarette elettroniche non rappresentano un aiuto per smettere di fumare. Anzi, rende questo compito piu’ difficile del previsto. E’ quanto afferma uno studio della University of California di San Diego, pubblicato sull’American Journal of Public Health. I risultati confutano quelli di ricerche precedenti, secondo i quali “svapare” faciliterebbe l’abbandono delle sigarette tradizionali. I ricercatori californiani hanno seguito per un anno mille fumatori e chi ha utilizzato la sigaretta elettronica ha avuto un 49 per cento di probabilita’ in meno di diminuire il consumo di “bionde” rispetto a a chi non ha mai usato le e-cig. Non solo, Coloro che sono ricorsi alla sigaretta elettronica hanno avuto anche un 59 per cento di probabilita’ in meno di smettere di fumare. “Basandosi sull’idea che i fumatori usano le e-cig per smettere di fumare – ha detto Wael Al-Delaimy, autore principale dello studio – abbiamo ipotizzato che i fumatori che usano questi prodotti abbiano piu’ successo nello smettere. Ma la ricerca ha rivelato il contrario. Abbiamo bisogno di ulteriori studi per rispondere al perche’ non si riesce a smettere. Una ipotesi e’ che i fumatori stanno ricevendo una dose superiore di nicotina tramite le e-cig”.
Ologrammi e smartphone smascherano i tumori
Boston, 17 aprile 2015 – Smartphone e ologrammi rivelano i tumori e potrebbero essere utilizzati per la diagnosi molecolare di queste ed altre malattie. E’ anche la strada per rendere più accessibile la diagnosi precoce, anche nelle aree prive dei mezzi per garantirla. Descritta sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), la tecnica è stata sviluppata dai ricercatori americani del Massachusetts General Hospital, guidati da Ralph Weissleder. La tecnica, chiamata D3 (Diagnosi per diffrazione digitale) permette di registrare le immagini dei tessuti malati, di immagazzinare i dati relativi a più di 100.000 cellule e di trasmetterli ai laboratori di analisi. Testato con donne con tumore alla cervice il test fornisce la diagnosi in soli 45 minuti. La tecnica si basa sull’utilizzo di microsfere capaci di legarsi solo alle cellule malate e su un dispositivo installato sullo smartphone chiamato D3 (diagnosi di diffrazione digitale), costituito da un modulo per ottenere immagini tridimensionali, cioè ologrammi. Per analizzare il tumore i ricercatori prelevano del sangue o dei tessuti, e vi inseriscono le microsfere. Il campione viene così caricato nel modulo D3 e fotografato. Si ottengono così immagini tridimensionali delle microsfere e i dati sono trasmessi per l’analisi a un sistema che elabora le informazioni. Grazie a un algoritmo vengono analizzate le immagini tridimensionali e identificate le cellule malate legate alle microsfere. “Sfruttando la diffusione dei telefoni il sistema dovrebbe consentire la tempestiva triaging di casi sospetti o ad alto rischio” rileva Weissleder secondo cui bisogna migliorare la capacità del sistema di analizzare proteine e Dna, virus, batteri e allergeni.
Appello degli esperti: “Genitori, spegnete la sigaretta. Causa l’asma nei bambini”
Roma, 16 aprile 2015 – Difficoltà respiratoria, che si palesa con respiro rumoroso simile a un fischio, o la comparsa di tosse notturna sono alcuni tra i sintomi dell’asma: una patologia sempre più diffusa, soprattutto in età infantile. In Italia un bambino su cinque soffre di questa malattia respiratoria, spesso in forma cronica. Tra i fattori più pericolosi e, spesso, sottostimati associati allo sviluppo della malattia è l’esposizione dei più piccoli al fumo passivo. “Sia l’inalazione diretta o passiva del fumo di sigaretta può portare allo sviluppo di patologie respiratorie importanti come l’asma –. spiega il dott. Renato Cutrera, Presidente della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) e direttore dell’UOC di Broncopneumologia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – Nel fumo di sigaretta si sprigionano sostanze quali monossido di carbonio, idrocarburi, ammoniaca e formaldeide molto tossici e irritanti per le mucose di naso, gola, laringe. Presenti in piccole particelle possono penetrare nel tratto respiratorio superiore, e arrivare anche nei polmoni, nei bronchioli e negli alveoli. Proprio per questo, i figli di genitori fumatori sono più esposti a soffrire di tosse, raffreddore, mal di gola e otiti –. aggiunge il dott. Cutrera – Nonostante le numerose campagne di prevenzione e lotta al tabagismo, circa il 49% degli adulti fuma in presenza di bambini e negli ultimi anni si è registrato un aumento nei ricoveri e nel numero di richieste di intervento al pronto soccorso per bimbi con crisi respiratorie. Accanto al fumo attivo e passivo, detto di ‘prima’ e ‘seconda mano’ – conclude il dott. Cutrera – esiste anche quello di ‘terza mano’: è il caso di una madre che si accende una sigaretta sul balcone, così da non viziare l’ambiente domestico. Lì per lì evita l’esposizione del bambino al fumo, ma poi rientra in casa con i vestiti impregnati, prende in braccio il suo bambino e gli fa comunque respirare sostanze tossiche. È importante educare i genitori sui giusti comportamenti per prevenire l’accesso dei minori al tabacco”.
Lorenzin: ok ai test genetici, ma contro il cancro serve più prevenzione
Roma, 15 aprile 2015 – Le recenti dichiarazioni di Angelina Jolie hanno accesso grande interesse intorno ai test genetici. Si tratta di esami specifici che possono valutare il rischio individuale di ammalarsi. In seguito a questi test la famosa attrice americana ha deciso di sottoporsi ad una doppia mastectomia nel maggio 2013. Nelle scorse settimane invece si è fatta asportare le ovaie e le tube di Falloppio per ridurre il rischio di tumore. “E’ inutile parlare di test genetici quando mezza Italia non fa neanche gli screening preventivi per queste patologie – ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante un’intervista televisiva -. E’ qui che si fa davvero la differenza tra la vita e la morte e in larga parte del paese manca ancora la grande prevenzione. Quelle della Jolie sono decisioni soggettive che, però, non possono essere prese sull’onda emotiva di un’intervista o seguendo l’esempio di qualcun’altro – ha proseguito il Ministro -. Si deve ascoltare anche in questo caso i consigli del proprio medico e arrivare ad effettuarli solo se davvero necessari”.
Chiamparino: “Il Governo aumenti il Fondo Sanitario Nazionale”
Torino, 14 aprile 2015 – “Dopo i sacrifici delle Regioni sullo stanziamento di quest’anno il Governo deve incrementare il fondo sanitario nazionale”. E’ quanto ha dichiarato, la scorsa settimana durante un’intervista, il Presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino. “E’ paradossale che si parli di nuovi tagli appena conclusa la trattativa sulla legge di Stabilità – ha aggiunto l’ex sindaco di Torino -. Difficile, insomma considerare l’ipotesi di riduzione di spesa perché nel 2014 le Regioni hanno tagliato 5,5 miliardi di euro. Al contrario, noi avremmo bisogno di garanzie di segno opposto. Il taglio di 2,2 miliardi del fondo sanitario che abbiamo accettato per quest’anno non potrà essere replicato per il prossimo, a meno di non ridurre le prestazioni. Ci sono Regioni, come il Piemonte, – prosegue Chiamparino – che devono rientrare dal disavanzo sanitario accumulato negli anni scorsi. Altre che non sono in questa situazione Ma in generale non si può pensare di continuare a chiedere sacrifici senza immaginare che ci siano conseguenze sulle prestazioni ai cittadini”.
Tumori: un fiuto da Nobel, i cani possono scovare il cancro alla prostata nel 98% dei casi
Milano, 13 aprile 2015 – Il fiuto dei cani pastore tedesco da premio Nobel. I nostri amici a quattro zampe possono scovare il cancro alla prostata annusando le urine di un paziente con un’esattezza che arriva al 98%. Lo ha stabilito un nuovo studio del dipartimento di Urologia dell’Ircss Humanitas di Rozzano (Milano) diretto da Gianluigi Taverna. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista ‘Journal of Urology’. Il lavoro ha utilizzato due esemplari di pastore tedesco femmina che hanno annusato i campioni di urina di 900 uomini, 360 con cancro alla prostata e 540 senza. Un cane è riuscito a scovare con il 98,7% dei tumori alla prostata, l’altro esemplare si è fermato al 97,6%. Gli animali, come già attestato in altri studi, sono in grado di rilevare specifici composti organici volatili del tumore alla prostata presenti nelle urine. Ma si sono registrati successi analoghi anche per altre neoplasie, protagonisti cani talvolta addestrati e formati in appositi laboratori medici, e altre volte semplicemente cani che sono stati protagonisti di storie private e che, senza alcun training specifico, hanno saputo dare segnali eloquenti ai padroni di qualcosa che non andava nel loro corpo.
Tumore del seno: “in veneto 4.000 le nuove diagnosi nel 2014
Oggi il 90% delle donne colpite dal tumore del seno guarisce. In 23 anni, dal 1989 al 2012, la mortalità per questa malattia è infatti diminuita di quasi il 30%. Il merito deve essere ricondotto a trattamenti (chirurgia, radioterapia, farmaci antitumorali) sempre più efficaci e personalizzati e alle campagne di prevenzione. Un ruolo fondamentale è svolto dalla mammografia, esame che consente di individuare il tumore in fase inziale, quando le possibilità di sopravvivenza sono elevate. In particolare in Veneto le campagne di screening sono molto efficaci: nel 2012 sono state invitate 263.478 donne a eseguire questo test, il 93,7% della “popolazione bersaglio”. Non solo. L’adesione corretta, dato rappresentativo della reale risposta delle donne invitate, è pari al 74%, superiore rispetto alla media nazionale (62%). E, sempre nel 2012, la mammografia ha permesso di diagnosticare nella Regione 929 casi. Prevenzione e terapie sono al centro del convegno nazionale “CANOA”, realizzato con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che si apre oggi a Verona (Ospedaletto di Pescantina). Nel 2014 in Italia sono stati diagnosticati circa 48mila nuovi casi di cancro al seno, in Veneto 3.976. “Lo standard desiderabile di adesione allo screening mammografico dovrebbe essere del 75%. È necessario rendere le donne sempre più informate e consapevoli. Così potremo salvare più vite – spiega la dott.ssa Stefania Gori, Segretario Nazionale AIOM e direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale ‘Sacro Cuore-Don Calabria’ di Negrar (Verona) -. L’avanzamento delle conoscenze in campo biomolecolare ha permesso inoltre di distinguere vari sottotipi di tumore del seno, con prognosi e possibilità terapeutiche diverse. Grazie alla disponibilità di farmaci innovativi e al trattamento personalizzato, sono migliorate le percentuali di sopravvivenza sia nella malattia in fase iniziale che in quella avanzata. Ma dobbiamo puntare di più alla prevenzione, sia primaria, legata cioè agli stili di vita corretti, sia secondaria, aumentando l’adesione agli screening”. Nel 2013 tre donne italiane su quattro della popolazione target sono state regolarmente invitate a sottoporsi alla mammografia. Permane una grande differenza fra Nord (più di 9 donne su 10), Centro (più di 8 donne su 10) e Sud (solo 4 donne su 10). “Nel corso degli ultimi anni in Veneto vi è stata una progressiva dismissione delle apparecchiature radiologiche analogiche per le mammografie, che sono state sostituite da quelle digitali – afferma il dott. Mario Piccinini, Direttore Amministrativo del ‘Sacro Cuore-Don Calabria’ -. I vantaggi di questa evoluzione tecnologica, che ha interessato anche il nostro ospedale, sono molteplici. In particolare riguardano la qualità delle immagini ottenute, la loro più agevole lettura, la riduzione della dose di radiazioni erogata, la maggiore sensibilità e specificità del test in tutte le donne valutate e l’aumento dell’efficacia dei programmi di screening”.
Tumori, presto test del sangue al posto della biopsia
Roma, 10 aprile 2015 – Addio biopsie: in futuro per diagnosticare un cancro potrebbe bastare un esame del sangue in grado di dare un responso in 30 minuti. E’ lo scenario prospettato da un gruppo di scienziati americani della Carnegie Mellon University, che hanno messo a punto una nuova tecnica basata sulle onde sonore per individuare le cellule tumorali circolanti (Ctc) ‘spia’ di malattia. La metodica, descritta sulla rivista scientifica Pnas, funziona 20 volte più velocemente di quelle oggi disponibili per la ricerca delle Ctc. Al momento servono 5 ore per analizzare un campione di sangue da 5 millilitri, ma gli studiosi sono al lavoro per abbattere a mezz’ora il tempo necessario all’analisi. Rispetto alla biopsia tradizionale – una procedura spesso dolorosa, che obbliga a trattenersi per ore in ospedale e comporta suture, medicazioni e a volte anestesia totale – la ‘biopsia liquida’ condotta con l’esame delle Ctc offre un’opzione molto meno invasiva che permette inoltre di raccogliere informazioni su eventuali metastasi, sulla risposta al trattamento somministrato e sulla genetica del tumore in modo migliore rispetto allo studio delle cellule prelevate direttamente dalla neoplasia. I ricercatori Usa hanno sviluppato il prototipo di un nuovo chip microfluidico che attraverso le onde sonore, sfruttando caratteristiche fisiche peculiari delle Ctc, consente di separarle dai globuli bianchi molto più velocemente di quanto si possa fare oggi.
Lorenzin: «Resistenza agli antibiotici una priorità mondiale»
Roma, 9 aprile 2015 – Il tema della resistenza agli antibiotici è «una priorità» del ministero della Salute. Lo ha ribadito il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, commentando lo studio del governo britannico pubblicato sulla questione. «Sono contenta che se ne parli» – ha affermato il ministro – «noi stiamo affrontando il tema come primo punto della nostra agenda assieme ai vaccini da quando faccio il ministro, ne stiamo parlando da almeno un anno e mezzo. Noi abbiamo fatto a dicembre un G7+1 su questo tema, ma solo oggi è in prima pagina, ben venga, ma dovrebbe essere affrontato più spesso. La resistenza agli antibiotici è un problema mondiale, è una causa di morte e lo sappiamo quanto si muore per infezione contratta in ospedale». Il ministero, ha spiegato Lorenzin, lavora su due fronti. «Da una parte c’è l’assunzione da parte degli esseri umani che è un aspetto, non è un tema solo di costi, ma di salute pubblica, stiamo ottenendo buoni risultati nella riduzione anche grazie alla ricetta elettronica, ma è un lavoro anche culturale. L’altra parte è quella degli animali, in Italia ci sono controlli molto severi che registrano ogni somministrazione. Il dato sull’uso degli antibiotici è alto nei nostri allevamenti» – ha aggiunto il ministro – «ma dentro gli alimenti che mangiamo sono pochi, perché nel momento in cui la carne viene macellata si è atteso un tempo sufficiente per smaltirli. Stiamo facendo un grande lavoro ma va fatto anche di più, anche con le nuove tecnologie per mettere in sicurezza gli allevamenti. Negli ultimi tre anni è stata ridotta del 30% la quantità antibiotici nelle carni, ma bisogna fare di più».
Studio italiano: riducendo il colesterolo si blocca crescita cancro
Bari, 8 aprile 2015 – La proliferazione delle cellule tumorali si blocca con la riduzione dei livelli di colesterolo: lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università Aldo Moro di Bari che hanno accertato la correlazione colesterolo-tumori e realizzato uno studio che “potrebbe porre le basi per l’elaborazione di nuove terapie anti cancro che prevedono l’utilizzo, in combinazione, dei farmaci chemioterapici già ampiamente in uso con farmaci ‘agonisti’ del suddetto sensore del colesterolo Lxr”. “Le cellule tumorali – si evidenzia nella nota dell’Università di Bari – sono caratterizzate da una velocità di riproduzione molto più elevata rispetto alle cellule sane, sostenuta dalla presenza e dalla disponibilità del colesterolo stesso nell’organismo”. Il gruppo di lavoro ha somministrato alle cellule tumorali una molecola chiamata Lxr, che ha la capacità di indurre l’eliminazione o la sintesi del colesterolo, successivamente ha anche introdotto una molecola “agonista”, capace di stimolare l’attività del suddetto regolatore Lxr nelle cellule tumorali. La moltiplicazione delle cellule tumorali ha subito un arresto in seguito proprio alla mancanza del colesterolo. L’attivazione di tale molecola sembra, inoltre, essere capace di modulare l’ambiente in cui le cellule tumorali vivono, riducendone la capacità di produrre metastasi in tumori come il cancro del colon, della mammella, della prostata e del cervello. La ricerca – secondo l’Università di Bari – rappresenta un traguardo importante per l’intera comunità scientifica internazionale, per questo è stata pubblicata una perspective intitolata “Uncoupling Nuclear Receptor Lxr and cholesterol metabolism in cancer” sul numero di aprile della rivista scientifica Cell Metabolism.
Ricerca USA: 2 medici su 5 si informano con lo smartphone
Roma, 7 aprile 2015 – Cresce il ricorso da parte dei medici di fonti digitali per le informazioni sanitarie, soprattutto lo smartphone. Negli Stati Uniti, ormai più di due “camici bianchi” su cinque dotati di telefonini di ultima generazione (il 45% del totale) lo impiega per visitare siti web farmaceutici. E’ quanto emerge dai risultati del report Taking the Pulse U.S. 2015 redatto dal Manhattan Research. Fra i sanitari che visitano i siti internet delle aziende farmaceutiche dal proprio smartphone, il 46% ha riferito di farlo settimanalmente o anche con maggiore frequenza. Le informazioni sui dosaggi sono di gran lunga quelle più ricercate dai medici, seguite da quelle sulle malattie e dal materiale didattico per i pazienti. “Se mai ci fosse bisogno di un’ottimizzazione dell’uso da cellulare dei siti, il momento di apportarla è questo – suggerisce alle imprese l’analista Gary Prakash -. Ed è un elemento che i siti web sono la principale fonte di informazioni sui farmaci dalle aziende ai medici”.
Crisi: italiani più grassi e depressi in aumento i tumori
Roma, 3 aprile marzo 2015 – La salute degli italiani e’ sempre piu’ a rischio a causa della “precarieta’ economica che, divenuta ormai una condizione strutturale del Paese, incide sia sull’offerta dei servizi, sempre piu’ sotto l’attacco della spending review, sia sul benessere psicofisico dell’individuo”. Cio’ influisce particolarmente nell’aumento dei casi di tumori prevenibili: tra le donne, ad esempio, i nuovi casi di tumore al polmone, tra il 2003 e il 2013, sono aumentati del 17,7%, cosi’ come quello alla mammella che registra un incremento del 10,5%. Tra gli uomini l’incidenza del tumore al colon retto, nello stesso periodo, e’ aumentata del 6,5%. Mentre gli stili di vita sbagliati fanno aumentare il numero di italiani in sovrappeso, con il 45,8% degli over 18 in eccesso ponderale. A fare le spese di questo peggioramento del quadro epidemiologico sono soprattutto le regioni del Mezzogiorno. E’ quanto emerge dalla dodicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2014), l’analisi dello stato di salute della popolazione e della qualita’ dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, presentata oggi a Roma all’universita’ Cattolica e pubblicata dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane.”Il deficit di risorse destinate alla prevenzione rischiano di far vacillare la salute degli italiani – si legge nel Rapporto – gia’ sotto l’attacco della congiuntura economica negativa che sta colpendo ormai da anni anche il nostro paese: la precarieta’ che sta ormai divenendo una condizione strutturale mette a rischio la tenuta dei servizi sanitari offerti ai cittadini e anche la salute reale e percepita degli individui (sempre piu’ numerosi sono gli studi che dimostrano ad esempio che essere lavoratori precari mina il benessere psicofisico della persona)”. Per il Rapporto 2014 “Restano quelli di sempre i punti deboli della salute degli italiani, sintetizzabili nei pessimi stili di vita che restano tali, probabilmente anche in correlazione a condizioni di vita sempre piu’ precarie e difficili nel quotidiano. Un dato esemplificativo tra tutti – si legge -, la sedentarieta’ che aumenta in maniera significativa per entrambi i generi: da 34,6% a 36,2% negli uomini e da 43,5% a 45,8% nelle donne. E’ pero’ sempre piu’ urgente incentivare l’offerta di servizi di prevenzione e di politiche socio-sanitarie ad hoc che riducano la probabilita’ dei cittadini di ammalarsi e fronteggino i bisogni sanitari di una popolazione sempre piu’ anziana, con l’insorgenza sempre maggiore di piu’ malattie croniche (comorbilita’) nello stesso individuo”. Tutto cio’ anche se, sempre secondo il Rapporto 2014 di Osservasalute – nell’ultimo decennio e’ “migliorato lo stato di salute degli italiani che risulta complessivamente buono, con un aumento, nei 10 anni trascorsi, della speranza di vita per entrambi i generi (passata dal 2002 al 2012 per gli uomini da 77,2 a 79,6 anni e per le donne da 83,0 a 84,4 anni) ed una diminuzione del tasso di mortalita’ infantile, pur con differenze non da poco tra Nord e Sud (nel 2011 il tasso di mortalita’ infantile e’ stato di 3,1 morti per mille nati vivi, in diminuzione rispetto al 2006 in cui era di 3,4.
Tumori: elevati livelli di fitness riducono i rischi negli uomini
New York, 2 aprile 2015 – Le persone di mezza età votate al fitness hanno più probabilità di prevenire e sconfiggere il cancro. Infatti, mantenersi in forma riduce di quasi un terzo il rischio di morire per tumore del polmone e dell’intestino. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio della University of Vermont (Usa), pubblicato sulla rivista JAMA Oncology. I ricercatori hanno esaminato lo stato di salute e il livello di fitness di quasi 14mila uomini americani dall’eta’ di 65 anni, seguiti in media per 6,5 anni. Durante questo periodo, 1.310 hanno ricevuto una diagnosi di cancro alla prostata, 200 di tumore del polmone e 181 di cancro intestinale. Dall’analisi dei dati e’ emerso che l’alto livello di fitness, che in alcuni soggetti e’ risultato elevato grazie a esercizi svolti regolarmente sul tapis roulant, ha ridotto del 55 per cento le probabilità di ammalarsi di cancro ai polmoni e del 44 per cento di sviluppare in tumore dell’intestino. Tuttavia, non e’ stato trovato alcun legame con il tumore della prostata. Invece, tra gli uomini che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, l’alto livello di fitness ha ridotto del 32 per cento il rischio di morte, oltre ad aver diminuito del 65 per cento le probabilita’ di perire a causa di una malattia cardiovascolare.
Lorenzin: “I ticket saranno rivisti, no a nuovi tagli alla farmaceutica”
Roma, 1 aprile 2015 – “I ticket saranno rivisti, in base agli Isee per capire chi può avere bisogno dell’esenzione e chi no”. E’ quanto ha affermato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, durante un’intervista televisiva. Per quanto riguarda eventuali nuovi tagli al comparto la titolare del dicastero di Lungotevere Ripa ha risposto: “Non sono tagli bensì mancato incremento dei fondi per i prossimi tre anni. Vorrei sottolineare che è una scelta delle Regioni e comunque sono 2 miliardi 350 milioni. Ho detto no a tagli lineari ed ho chiesto di anticipare gli effetti del Patto della Salute, dove si creano grandi margini. Sui farmaci non si taglia”.
AIFA: superato del 1% il tetto alla spesa farmaceutica ospedaliera
Roma, 31 marzo 2015 – La spesa farmaceutica ospedaliera ammonta a 4,58 miliardi di euro, pari al 4,5% del Fondo sanitario nazionale. Il tetto previsto era del 3,5% e quindi lo sfondamento a novembre ammonta a 980 milioni e le previsioni per la fine dell’anno sono di superare il miliardo di euro. Sono questi alcuni dei dati emersi dal monitoraggio della spesa farmaceutica regionale gennaio-novembre 2014, recentemente pubblicati sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). Il rapporto conferma dei dati sulla spesa convenzionata netta che continua a scendere, con un calo di circa il 3,4% (-279 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2013. Se si analizza il dettaglio delle regioni a emergere è che solo Trento e Valle d’Aosta, per l’ospedaliera, sono entro i parametri del tetto, mentre per tutte le altre si registra uno scostamento. In cima alla classifica ci sono Puglia, Toscana e Sardegna con rispettivamente un 5,4%, 5,3% e 5,2% del Fondo. Anche la Lombardia, insieme alla Sicilia, ha registrato uno scostamento raggiungendo il 4% del Fondo. Diversa la situazione per la territoriale: nel periodo gennaio-novembre 2014, al netto del pay back, raggiunge l’11,14% del Fsn (contro il tetto dell’11,35%), pari a 11,1 miliardi di euro, con un avanzo rispetto al tetto di -208,8 milioni. In questo caso sono otto le Regioni che vanno oltre il tetto: Sardegna, con il 14%, Puglia e Calabria (12,8%), Lazio (12,4%), Campania (12,3%), Abruzzo (12,1%), Sicilia (11,8%) e Molise (11,4%).
OMS: “Favorire la cooperazione per ridurre il costo dei farmaci”
Roma, 30 marzo 2015 – Il numero di nuovi farmaci introdotti in Europa aumenta di giorno in giorno e crescono le difficoltà dei Governi di trovare i fondi per sovvenzionarli. Secondo uno pubblicato dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS solo alcuni Paesi hanno adottato meccanismi per valutare il rapporto costo-efficacia delle nuove cure e servirebbe dunque più cooperazione per allargare questo tipo di processo decisionale, garantendo allo stesso tempo la trasparenza. Il rapporto intitolato L’accesso ai nuovi farmaci in Europa: revisione tecnica delle iniziative politiche, opportunità di collaborazione e di ricerca presenta i risultati provenienti da 27 paesi ed esplora i diversi modi in cui le autorità sanitarie degli stati europei stanno gestendo la spesa farmaceutica, compresi metodi come linee guida di trattamento restrittive, livelli minimi di uso dei farmaci generici e limitazioni per l’uso di farmaci particolarmente costosi. La relazione contiene una serie di indicazioni importanti per il futuro, tra cui: rafforzare la coope-razione tra i governi, le autorità di regolamentazione e le aziende farmaceutiche; rafforzare la collaborazione e la trasparenza nel processo decisionale; dare particolare attenzione alla cura delle patologie croniche, ai farmaci di specialità e alle malattie rare.
Tumori, con i nanofarmaci migliora la sopravvivenza. Aiom: “Così possiamo bloccare la crescita della malattia”
Bari, 27 marzo 2015 – Oltrepassa le barriere fisiologiche per portare con forza il farmaco al centro della cellula malata e bloccare la crescita del tumore. Si chiama chemioterapia “intelligente” e utilizza particelle di dimensioni nanometriche, 100 volte più piccole di un globulo rosso. In questo modo è possibile superare la spessa barriera che circonda il cancro e somministrare il farmaco in dosi maggiori rispetto alla formulazione tradizionale (+33%), quindi aumentandone l’efficacia con meno effetti collaterali. La sopravvivenza è migliorata in maniera significativa in due fra i tumori più frequenti come quelli del seno e del polmone, che nel 2014 in Italia hanno fatto registrare 48.000 e 40.000 nuovi casi. E, per la prima volta in 20 anni, sono emersi risultati positivi anche nel pancreas, storicamente molto difficile da trattare. Le nanotecnologie sono al centro del convegno nazionale sulle “Nuove frontiere nel trattamento dei tumori”, realizzato con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che si apre oggi a Bari. “Un nanometro equivale a un miliardesimo di metro. Le nanotecnologie stanno cambiando radicalmente la lotta alle neoplasie – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -, perché aprono nuovi orizzonti nella personalizzazione del trattamento. Per la prima volta, infatti si può parlare di chemioterapia target. Una particella di circa 100 nanometri infatti è in grado entrare nella cellula, che ha un diametro compreso fra i 10.000 ai 20.000 nanometri, e di interagire con il DNA e con le proteine. La nuova terapia, nab-paclitaxel, consiste nell’impiego dell’albumina, una proteina umana naturalmente presente nell’organismo in dimensioni nanometriche, in cui viene racchiuso un farmaco chemioterapico (paclitaxel) che viene così trasportato direttamente nella sede del tumore”. È già stata approvata nel nostro Paese nel tumore del seno e, lo scorso febbraio, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ne ha stabilito la rimborsabilità per il trattamento del cancro del pancreas. “La chemioterapia – sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM – costituisce un’arma fondamentale nella neoplasia del seno. Oggi, grazie ai progressi compiuti negli ultimi anni, l’87% delle pazienti guarisce. Però, quando la malattia è in fase metastatica, le opzioni si riducono. Ecco perché è fondamentale disporre di un nuovo trattamento che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza del 20% nella patologia avanzata”. Nel 2014 in Italia si sono registrati 12.700 nuovi casi di tumore del pancreas. Con il 7% dei decessi, rientra tra le prime 5 cause di morte per cancro soltanto nel sesso femminile, ma nelle età centrali della vita (50-69 anni) occupa il quarto posto tra gli uomini (7%) e le donne (7%). “È un nemico insidioso perché in fase precoce non mostra sintomi specifici e solamente il 15-20% dei casi è individuato in stadio iniziale – afferma il dott. Michele Reni, dell’Oncologia Medica IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. La chirurgia offre l’unica possibilità realistica per curare questa neoplasia. Ma, al momento della diagnosi, circa l’80% dei pazienti si trova in uno stadio in cui non è possibile garantire una radicale resezione chirurgica, perché la malattia è già metastatica o localmente avanzata. In questi casi l’aspettativa di vita media è compresa fra 3 e 6 mesi. Con nab-paclitaxel la sopravvivenza dei pazienti è aumentata del 27%. Si tratta di un risultato davvero straordinario”.
“Si stanno aprendo prospettive importanti anche nel carcinoma del polmone non a piccole cellule, che comprende l’85-90% di tutti i casi di cancro del polmone – afferma il prof. Pinto -. Nab-paclitaxel ha dimostrato di raggiungere un vantaggio in termini di risposte tumorali rispetto a uno degli standard internazionali di trattamento, rappresentato dalla combinazione di carboplatino e paclitaxel”. Il 40% delle neoplasie può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto (no al fumo, attività fisica costante e dieta equilibrata). In particolare il fumo di sigaretta è responsabile del 90% dei casi di tumore del polmone ed è il fattore di rischio principale anche per quello del pancreas. I tabagisti presentano una probabilità di sviluppare questa malattia da doppia a tripla rispetto ai non fumatori. La proporzione di carcinoma pancreatico attribuibile a questo vizio è del 20-30% nei maschi e del 10% nelle femmine. Esercitano un’influenza notevole anche obesità, ridotta attività fisica e abuso di alcol. “Non esiste a oggi la possibilità di uno screening di massa per il tumore del pancreas, per questo è fondamentale informare i cittadini sull’importanza di seguire uno stile di vita corretto – continua il prof. Pinto -. AIOM nel 2015 realizzerà un tour in cinque Regioni per sensibilizzare medici e cittadini sulla prevenzione e sulle innovazioni nei trattamenti in questa patologia, come quella costituita da nab-paclitaxel, già impiegato con successo nel trattamento del carcinoma mammario metastatico nei casi in cui la terapia di prima linea non risulti più efficace”.
Come evidenziato da uno studio indipendente (“GeparSepto”) condotto su più di 1.200 donne, questo farmaco ha dimostrato di essere efficace anche nella neoplasia del seno in stadio iniziale ad alto rischio. “Nab-paclitaxel, somministrato prima dell’intervento chirurgico – conclude la dott.ssa Gori -, ha evidenziato nelle pazienti colpite da questo tipo di cancro di migliorare del 9% la risposta patologica completa. Si tratta di un parametro molto importante perché consiste nell’assenza di tumore invasivo sia nel seno che nei linfonodi ed è strettamente legato all’esito favorevole a lungo termine, cioè alla sopravvivenza”.
Emilia Romagna, solo il 40% degli under15 pratica sport. Sergio Floccari: “L’attività fisica è segreto di benessere”
Sassuolo, 26 marzo 2015 – Movimento? No grazie! Sembra essere questo lo stile di vita degli adolescenti emiliani: solo il 40% svolge, infatti, attività fisica con regolarità e costanza. Bocciate le femmine (soltanto il 32% è attivo) e rimandati i maschi (48%). Sono dati allarmanti, perché chi svolge attività fisica ha il 30% di probabilità in meno di sviluppare un tumore rispetto a chi ha uno stile di vita sedentario. Ecco perché diventa fondamentale informare gli adolescenti sull’importanza della prevenzione, con la collaborazione dei più importanti testimonial della Serie A. è questo il concetto chiave del progetto “Non fare autogol”, promosso da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e dell’FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana). La nona tappa della quinta edizione della campagna itinerante va in scena questa mattina al Liceo “Formiggini” di Sassuolo, dove Sergio Floccari, attaccante del Sassuolo, diventa “professore per un giorno” per insegnare ai giovani lo stile di vita dei campioni. “È con grande piacere che ho accettato di partecipare a un progetto così importante, rivolto agli adolescenti, i nostri primi tifosi – ha dichiarato Floccari –: troppo spesso gli anni della scuola coincidono con alcune cattive abitudini, ma sui banchi si possono e si devono apprendere anche nozioni legate alla salute, al benessere e agli stili di vita sani”. “Vogliamo far capire che la vera sfida contro il cancro inizia da giovani – hanno spiegato il dott. Luigi Cavanna, Coordinatore Regionale AIOM Emilia Romagna e il dott. Gabriele Luppi dell’Oncologia Medica del Policlinico di Modena –: l’importanza di un corretto stile di vita, fin da ragazzi, è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili. Ecco il principale obiettivo della campagna ‘Non fare autogol’, che utilizza il linguaggio universale dello sport, del calcio in particolare, per veicolare importanti valori e messaggi di salute”. Un progetto che coinvolge tutte e 20 le squadre del campionato di calcio di Serie A. Un vero e proprio “Tour della prevenzione” in 15 città, che può contare su un media partner d’eccezione: tutti gli incontri negli Istituti, infatti, vengono ripresi da Sky Sport, che manda in onda contributi video e interviste esclusive all’interno di programmi dedicati e sul sito www.skysporthd.it. “Il cancro colpisce di più le regioni settentrionali (+26%) rispetto al Sud: in Emilia Romagna nel 2010 si sono registrati 21.221 nuovi casi di tumore con 9.361 decessi – hanno aggiunto il dott. Cavanna e il dott. Luppi -. Nel 2014, in Italia, si sono registrati 365.500 nuovi casi (erano 366.000 nel 2013) e le percentuali di guarigione sono in miglioramento: il 63% delle donne e il 57% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, alla maggiore efficacia delle terapie e ai progetti di sensibilizzazione”.
Ovaie asportate per prevenire il tumore. Gli oncologi: «Ci sono alternative»
Dopo la doppia mastectomia di due anni fa per il timore di contrarre un cancro al seno, Angelina Jolie ha deciso di farsi asportare anche le ovaie, visto che la mutazione dei geni Brca1 e Brca2 presente nel suo albero genealogico predispone a un rischio elevato di sviluppare il cancro. Ma la scelta dell’attrice hollywoodiana in materia di salute e prevenzione oncologica ha suscitato discussioni. “Ad oggi alle pazienti portatrici delle mutazioni genetiche e per le quali è indicata l’asportazione delle ovaie si consiglia di attendere dopo i 40 anni – spiega il prof. PierFranco Conte, direttore dell’Unità di Oncologia Medica 2 all’Istituto Oncologico Veneto di Padova – per dare tempo di avere figli a chi li desidera e perché, aspettando quest’età, si hanno poi disturbi meno severi in conseguenza dell’intervento: si perde la fertilità e si va in menopausa precoce, che dà problemi maggiori rispetto alla menopausa fisiologica”.
“L’attrice aveva alternative meno drastiche” – afferma il prof. Carmine Pinto, presidente del’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) – “Una volta che una donna scopre di avere la mutazione genetica che aumenta il rischio ci sono due strade. Da una parte c’è la scelta della Jolie, quella più estrema, ma dall’altra ci si può sottoporre a controlli periodici per scoprire sul nascere eventuali tumori. La scelta dipende dalla donna, se è in grado di sopportare lo stress di vivere con questa spada di Damocle o se preferisce invece sottoporsi agli interventi”. Secondo l’esperto è fondamentale come si dà la notizia del rischio alla paziente. “Serve una cultura del counseling genetico, per cui in Italia siamo ancora indietro, e l’associazione sta lavorando a dei corsi sul tema – afferma -. Il test del Dna comunque non è per tutte le donne, ma solo per chi ha avuto un tumore al seno da giovane, o ha una forte familiarità”.
Angelina Jolie: “Ho tolto le ovaie per il rischio di ammalarmi di tumore”
New York, 24 marzo 2015 – Angelina Jolie ha annunciato sul ‘New York Times’ di essersi sottoposta a un intervento per l’asportazione chirurgica delle ovaie. L’attrice premio Oscar firma un articolo ‘confessione’ in cui spiega le motivazioni della sua scelta, destinata a far discutere. Già due anni fa aveva sollevato non poche polemiche la sua decisione di operarsi al seno, sottoponendosi a una mastectomia, dopo aveva scoperto di avere il gene Brca1. Questo mattoncino del codice genetico aumenta in modo considerevole il rischio di essere colpiti da un tumore al seno o alle ovaie. Ora lo spettro del cancro è tornato a bussare alla sua porta, il suo dottore – come racconta nell’articolo-diario – le ha detto di aver trovato valori elevati di alcuni marcatori ‘spia’ di un processo infiammatorio, il possibile segnale di una fase iniziale di un cancro ovarico. “Non tutte le donne devono per forza ricorrere a questa scelta – ha scritto la Jolie, che ha perso la madre per un tumore – ci sono anche altri metodi preventivi”. “Due settimane fa – prosegue l’attrice – ho ricevuto una telefonata dal mio medico con i risultati del test del sangue. Mi ha detto che la proteina Ca-125 (usata per monitorare la presenza ci cancro ovarico) era normale, e ho tirato un sospiro di sollievo. Ma non era tutto. Il dottore – aggiunge l’attrice – ha proseguito dicendo che c’erano dei marker infiammatori elevati e la loro presenza poteva essere il segnale di un tumore precoce”. La Jolie, dopo il consulto con i chirurghi, e dopo averne parlato con il marito Brad Pitt, ha deciso di operarsi. “Nel mio caso i medici sono convinti che la rimozione delle ovaie è la scelta migliore, sopratutto – ricorda – visto quello che è accaduto a tre donne della mia famiglia, morte per un cancro”.
Lorenzin: “A cinque anni dalla legge 38 ancora troppe le differenze regionali”
Roma, 23 marzo 2015 – Cinque anni fa veniva approvata la legge 38/2010. “La lotta al dolore è stata un impegno portato avanti con grande attenzione e continuità dal Ministero della Salute – si legge in un editoriale on line pubblicato dal ministro della salute Beatrice Lorenzin -, in piena sinergia con i professionisti operanti nelle reti assistenziali e con le organizzazioni no profit presenti sul territorio, assumendo carattere prioritario e di rilievo nazionale, tanto da essere inserito tra le disposizioni contenute nel nuovo Patto per la salute sottoscritto per gli anni 2014-2016. Purtroppo però ci sono ancora sensibili differenze tra le realtà regionali e questo indica che c’è ancora molto lavoro da fare per garantire un’ offerta assistenziale omogenea in termini di qualità, di equità e di accessibilità delle prestazioni. Per superare le disomogeneità all’interno del territorio nazionale è necessario promuovere la diffusione delle conoscenze in materia e sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, per indurre un impulso al miglioramento. Anche in quest’ottica, nel corso del semestre di presidenza europea appena concluso abbiamo portato all’attenzione di tutti gli Stati Membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative, come uno degli argomenti di priorità sanitaria. Stiamo partecipando alla costruzione di un nuovo contesto assistenziale globale, nel quale l’impegno strategico a garantire l’erogazione di cure appropriate nel giusto ambiente, con i criteri e le modalità del lavoro in équipe multi professionale e multidisciplinare, si accompagna alla crescente consapevolezza di dover assicurare il pieno rispetto della persona – conclude il Ministro -, modulando i comportamenti assistenziali nella direzione che conferisce loro il rinnovato valore della capacità relazionale, della comunicazione e dell’ascolto”.
Farmaci oncologici: fino a +100% di costo per i pazienti americani
Washington, 20 marzo 2015 – Il costo sempre maggiore dei farmaci oncologici sta influenzando la cura dei malati negli Stati Uniti. E’ quanto sostiene un articolo, pubblicato on line, sulla rivista Mayo Clinic Proceedings. “Gli americani con un cancro pagano dal 50 al 100% in più per lo stesso medicinale rispetto ai pazienti di altri Paesi – afferma Vincent Rajkumar uno degli autori -. Come oncologi abbiamo l’obbligo morale di sostenere un prezzo accessibile alle terapie per i nostri pazienti”. Rajkumar e il collega Hagop Kan-tarjian sostengono che il prezzo medio dei farmaci anti-cancro per un anno di terapia è aumentato da 5.000 a 10.000 dollari prima del 2000 a più di 100.000 dollari nel 2012. Nel corso dello stesso periodo il reddito medio delle famiglie negli Stati Uniti è diminuito di circa l’8%. “Le persone non si rendono conto è che i medicinali oncologici per la maggior parte non sono soggetti alla libera economia di mercato – afferma Rajkumar -. Il fatto che ci siano cinque prodotti approvati per il trattamento di un tumore incurabile non significa che ci sia concorrenza. In genere, lo standard di cura è che ogni farmaco è usato in sequenza o in combinazione, e quindi ogni nuovo prodotto è come se avesse un monopolio, con un’esclusiva concessa da una protezione brevettuale di molti anni”.
Lorenzin: “2 miliardi di tagli dai risparmi previsti nel patto per la salute”
Roma, 19 marzo 2015 – “Le Regioni hanno deciso in autonomia dove tagliare. Io sono stata sempre contraria”. E’ quanto ha dichiarato, durante un’intervista televisiva, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin riferendosi al taglio da 2,6 miliardi alla sanità stabilito con l’Intesa Stato-Regioni dello scorso mese. “Con il Patto per la Salute abbiamo incrementato di 5 miliardi il fondo – ha ricordato Lorenzin -. I tagli di quest’anno sono un mancato aumento, ma ci saranno le risorse per il prossimo anno. Ci devono essere assolutamente, per le nuove spese che le regioni devono sostenere per la sanità”. Il 31 marzo lo Stato e le Regioni dovranno trovare l’intesa su quali comparti del settore incidere. Nel Patto c’erano già conteggiati due miliardi da ricavare sui risparmi da reinvestire in sanità – ha affermato la Lorenzin -. In ogni caso non ci saranno tagli lineari, ma risparmi su appropriatezza delle degenze, diagnosi, beni e servizi. Un’operazione completamente diversa”.
Cancro: in Francia allarme per possibile legame con protesi al seno
Parigi, 18 marzo 2015 – L’uso delle protesi mammarie potrebbe essere collegato all’aumento dei casi di Linfoma anaplastico a grandi cellule, un tipo di tumore che colpisce il sistema linfatico. E’ questo l’allarme lanciato dagli esperti dell’Istituto nazionale dei tumori francese. La direzione generale della sanità transalpina ha chiesto un mese fa agli esperti di istituire un gruppo di lavoro sul tema, dopo aver ricevuto una segnalazione dall’Agenzia nazionale di sicurezza dei farmaci. Dal 2011, 18 donne con protesi mammarie hanno sviluppato questo raro tumore, con un aumento dei casi in tre anni. “C’è stato un caso nel 2001, due nel 2012, quattro nel 2013 e undici nel 2014 – ha riferito Francois Hebert, vicedirettore generale dell’agenzia -. Una di queste pazienti è deceduta. Nelle conclusioni formulate dall’istituto tumori emerge che il rischio di sviluppare il Linfoma apnaplasico a grandi cellule in donne con impianti mammari appare piu’ di 200 volte superiore rispetto alla popolazione in generale”. Ma l’agenzia ha comunque sottolineato che il rischio sembra quantitativamente basso con 173 casi in tutto il mondo. Tuttavia, la relazione dell’istituto nazionale dei tumori ha indotto le autorita’ sanitarie a interrogarsi sull’ipotesi di vietare le protesi o quantomeno di obbligare i medici a informare le donne. Fra 10 giorni si terrà una riunione di esperti sull’argomento presso l’Agenzia nazionale di sicurezza dei farmaci.
Tumori urologici, al via il primo team nazionale di specialisti
Milano, 17 marzo 2015 – Per la prima volta nel nostro Paese cinque società scientifiche si uniscono nella lotta ai tumori della prostata, della vescica, del rene, del testicolo e del pene. AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRO (Associazione Italiana Radioterapia Oncologica), CIPOMO (Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri), SIU (Società Italiana di Urologia) e SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica) hanno siglato un accordo per realizzare un vero e proprio team multidisciplinare urooncologico. L’obiettivo è migliorare il dialogo fra gli specialisti per creare percorsi di cura condivisi e uniformi su tutto il territorio, individuare i centri di riferimento e favorire il lavoro in team, definendo anche i requisiti minimi che le strutture devono raggiungere per trattare queste malattie. “In Italia siamo all’avanguardia nella gestione dei pazienti colpiti dalle neoplasie urooncologiche, come dimostrano le alte percentuali di sopravvivenza nel carcinoma della prostata (91%), del testicolo (94%) e della vescica (80%) – commentano i Presidenti delle Società scientifiche coinvolte, Carmine Pinto (AIOM), Riccardo Maurizi Enrici (AIRO), Gianpiero Fasola (CIPOMO), Maurizio Brausi (SIU) e Giario Conti (SIUrO) –. Ma persiste ancora la problematica della comunicazione fra urologo, oncologo, radioterapista e le altre figure chiave coinvolte. Partendo da questa base, come società scientifiche ci siamo riuniti e abbiamo dato vita ad un processo per la condivisione culturale e la definizione del team multidisciplinare per i tumori urologici. Si tratta infatti di un processo insieme culturale e clinico-organizzativo. La patologia oncologica in ambito urologico necessita sempre più di una formazione e di un approccio di questo tipo. In quest’ambito rientrano alcune fra le neoplasie più frequenti nella popolazione italiana”. Il cancro della prostata, che nel 2014 ha fatto registrare 36.000 nuove diagnosi, è il terzo più frequente (11% di tutti i casi) e quello della vescica, con circa 26.000 nuovi casi (21.000 tra gli uomini e 5.000 tra le donne), si colloca al quinto posto (7%). “Abbiamo costituito cinque gruppi di lavoro – continuano i presidenti – che si occuperanno di temi specifici, che spaziano dall’organizzazione all’analisi della gestione economica fino agli aspetti istituzionali e normativi. Il risultato del loro lavoro sarà formalizzato il prossimo dicembre durante una Consensus Conference a Milano in cui i rappresentanti delle società scientifiche con il board dei presidenti saranno chiamati a produrre un documento condiviso, che diventerà immediatamente operativo. In questo processo saranno coinvolti i rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni dei pazienti”.
Fumo passivo, 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro
Veneto: tabagista il 18% dei cittadini e 3.080 casi di tumore al polmone
Padova,16 marzo 2015 – In Veneto il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 3.080 persone (40.000 in tutto il Paese). È la terza neoplasia più frequente ma gli italiani non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 cittadini su 10 non sanno che il fumo passivo provoca la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che la metà (il 49%) ammette di accendersi spesso una “bionda” in presenza di bambini. E per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi all’Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Padova e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro al polmone si caratterizza da un forte stigma sociale – afferma il prof. Pierfranco Conte direttore dell’Oncologia Medica 2 dello IOV e coordinatore tecnico scientifico della Rete Oncologica Veneta -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. In Veneto il 18,6% della popolazione fuma regolarmente. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – sottolinea il prof. Conte -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come donne in gravidanza e bambini”.
Una parte importante della campagna è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il prof. Conte -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se si tratta di fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. “Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci – prosegue il prof. Conte -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare”.
“I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto – conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili”.
Lorenzin: ogni anno spesi oltre 13 miliardi per esami inutili
Roma, 13 marzo 2015 – Gli esami diagnostici inutili legati alla medicina difensiva costano all’Italia 13 miliardi di euro l’anno. E’ quanto ha affermato, a margine di un convegno, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il ministero sta lavorando a protocolli stringenti per le direzioni generali che evitino gli sprechi, a partire dagli esami che si fanno durante la gravidanza – ha sottolineato la Lorenzin -. Accanto a questo abbiamo fatto il bonus bebè, un primo tassello, e un secondo blocco grazie al Ministro Poletti, rendendo più agibile accesso a maternità e paternità, con tempi più elastici. Non è sufficiente, bisogna decidere dove investire, bisogna fare investimenti più forti. Sui Livelli Essenziali di Assistenza abbiamo finito il lavoro ormai da un mese, così come sul nomenclatore delle protesi. Noi siamo intervenuti con un impatto finanziario molto minore rispetto a quello che si pensava, abbiamo calcolato intorno a 415-420 milioni di euro, una sostenibilità che ci dovrebbe mettere al riparo anche dalla Corte dei Conti – ha concluso il Ministro -. Spero che le Regioni chiudano entro giugno i loro lavori”.
Cancro al seno: pubblicato su The Lancet nuovo studio tutto italiano
Roma, 12 marzo 2015 – La prestigiosa rivista The Lancet ha pubblicato uno studio clinico del Gruppo Italiano Mammella (GIM). La ricerca è stata svolta in 81 centri oncologici della Penisola (tra il 2004-2006) da Lucia Del Mastro, Sabino De Placido, Paolo Bruzzi, Michele De Laurentiis, Corrado Boni, Giovanna Cavazzini, Antonio Durando, Anna Turletti, Cecilia Nisticò, Enrichetta Valle, Ornella Garrone, Fabio Puglisi, Filippo Montemurro, Sandro Barni, Andrea Ardizzoni, Teresa Gamucci, Giuseppe Colantuoni, Mario Giuliano, Adriano Gravina, Paola Papaldo, Claudia Bighin, Giancarlo Bisagni, Valeria Forestieri e Francesco Cognetti. Lo studio, che voleva esaminare il ruolo dell’aggiunta di fluorouracile alla chemioterapia nel migliorare la prognosi del tumore iniziale alla mammella operabile diffuso ai linfonodi (linfonodo-positivo), ha ridotto il rischio di recidiva e morte in queste pazienti. I ricercatori hanno arruolato 2.091 donne con tumore alla mammella linfonodo-positivo in stadio iniziale, trattate con un regime di chemioterapia intensa (‘dose-dense’), costituito da epirubicina, ciclofosfamide e paclitaxel ogni due settimane, rispetto al trattamento standard somministrato ogni tre settimane, con aggiunta o meno di fluorouracile e le hanno suddivise in quattro gruppi a seconda del trattamento. Dopo 5 anni, hanno osservato che il trattamento intenso migliorava la sopravvivenza libera da malattia (81% vs 76%, per intenso vs standard) e quella globale (94% vs 89%, per intenso vs standard), mentre l’aggiunta di fluorouracile alla chemioterapia non offriva alcun beneficio, ma ne aumentava la tossicità. I risultati dello studio sono un ulteriore esempio del grande contributo italiano, attraverso il gruppo cooperativo GIM, sulla pratica clinica quotidiana a livello mondiale.
Carcinoma polmonare: FDA approva Nivolumab
11 marzo 2015 – Bristol-Myers Squibb ha annunciato che l’ente regolatorio americano FDA (Food and Drug Administration) ha approvato nivolumab per il trattamento dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) squamoso metastatico in progressione durante o dopo chemioterapia a base di platino. Nivolumab è la prima e unica terapia anti-PD-1 (programmed death receptor-1) che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza globale (OS) in questa categoria di pazienti. In un’analisi ad interim pre-programmata in uno studio di fase III nivolumab ha dimostrato, rispetto a docetaxel, una sopravvivenza globale superiore con una riduzione del 41% del rischio di morte (hazard ratio: 0,59; IC 95%: 0,44 – 0,79; p = 0,00025) ed un aumento significativo della percentuale di pazienti vivi ad un anno.
“Bristol-Myers Squibb è orgogliosa di poter rendere disponibile nivolumab, la prima terapia immuno-oncologica per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule squamoso metastatico e già precedentemente trattati”, ha affermato Lamberto Andreotti, chief executive officer, Bristol-Myers Squibb. “Il cancro del polmone è uno dei tumori più frequenti negli Stati Uniti, con elevata mortalità, e vi è un significativo bisogno di nuovi trattamenti in grado di migliorare la sopravvivenza. Siamo riconoscenti ai numerosi pazienti e clinici che ci hanno affiancato nello sviluppo di questo nuovo trattamento che ha la potenzialità di rispondere alle esigenze mediche di questi pazienti”. Questa approvazione è la seconda in soli tre mesi per nivolumab negli Stati Uniti e si basa sui risultati degli studi CheckMate -017 e CheckMate -063. Nivolumab è associato a eventi avversi immuno-mediati come polmonite, colite, epatite, nefrite e insufficienza renale, ipotiroidismo e ipertiroidismo, e altre reazioni avverse, oltre a tossicità embrio-fetale. Vedi la sezione “Importanti informazioni di sicurezza”.
Aiom: “monitoriamo l’efficacia dei farmaci anticancro”
Milano, 11 marzo 2015 – “Il problema del costo eccessivo dei farmaci anti-cancro è una questione importante, ma va affrontato a 360 gradi, a partire dall’appropriatezza e dalla valutazione nell’ambito delle strategie di controllo della specifica patologia neoplastica. Va inquadrato in una prospettiva più ampia, che comprenda la completa realizzazione delle reti oncologiche regionali, l’immediata disponibilità delle terapie innovative in tutto il territorio, il miglioramento dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, la valutazione post-registrativa del farmaco con il monitoraggio dell’efficacia clinica/tossicità e la semplificazione delle procedure amministrative. Inoltre, la disponibilità dei dati dei registri dei farmaci oncologici potrebbe permettere di rivedere il ‘costo’ di un farmaco sulla base della reale pratica clinica del nostro Paese, superando la complessa procedura dei rimborsi”. Il prof. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), interviene nel dibattito sulla revisione del prezzo dei farmaci anti-cancro ad alto costo. “In oncologia – spiega il prof. Pinto – i passi in avanti possono sembrare irrilevanti, in realtà la somma dei progressi nel corso degli anni ha permesso nel tempo di raggiungere risultati importanti. La storia naturale di alcuni tumori è radicalmente cambiata. Non solo oggi più del 60% delle persone colpite guarisce, ma anche la sopravvivenza nella fase avanzata è migliorata in modo significativo grazie a trattamenti sempre più efficaci. Nel cancro del colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9 mesi agli attuali 30-32 mesi ed in quello del seno l’effetto combinato di screening e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%”. “Nel 2013 in tutto il mondo sono stati spesi per i farmaci oncologici 91 miliardi di dollari – continua il prof. Pinto -. La media annua è cresciuta al ritmo del 5,4% nell’ultimo quinquennio rispetto a un +14,2% l’anno durante il periodo 2003-2008. Inoltre in Europa i prezzi sono del 20-40% più bassi rispetto agli Stati Uniti grazie all’effetto dei meccanismi di sconto. Sappiamo che l’Oncologia rappresenta un capitolo di spesa rilevante per i sistemi sanitari di tutto il mondo, ma il problema non può essere ridotto solo al costo delle terapie, del ‘farmaco’, altrimenti diventerebbe una questione di ‘retroguardia’. Nel nostro Paese vi sono criticità organizzative che devono essere affrontate quanto prima. È necessario uniformare e razionalizzare i processi di assistenza, implementando i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e le reti oncologiche regionali in una strategia multidisciplinare. Sono strumenti indispensabili per garantire la migliore cura a tutti i cittadini e ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Le reti oncologiche regionali, finora rimaste sulla carta, permettono di integrare tutte le professionalità, gli strumenti e le competenze coinvolte nella gestione del problema cancro e di condurre il paziente attraverso le diverse fasi di malattia senza soluzione di continuità, con elevati standard qualitativi. La ricaduta in termini di efficacia ed efficienza è immediata. Ogni ospedale dovrebbe essere in grado di garantire uno standard assistenziale adeguato nell’ambito delle reti oncologiche, che considerano insieme volumi di attività, professionalità e tecnologie. Se non garantiamo un’assistenza omogenea su tutto il territorio, i pazienti sono costretti a migrare, a cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta per tutto il sistema”. “La parola chiave – conclude il prof. Pinto – è appropriatezza, che sintetizza rigore metodologico nella valutazione degli interventi terapeutici, siano essi condotti con nuovi o vecchi farmaci, adeguatezza professionale e strutturale nell’erogazione della prestazione. Ciò si traduce in un corretto utilizzo delle risorse disponibili con contenimento anche della spesa sanitaria ed un’equa distribuzione dei benefici. Ma appropriatezza significa anche diritto del cittadino alla migliore cura disponibile, in qualunque struttura oncologica del Paese venga curato: la prestazione deve corrispondere alle reali necessità del paziente e rispettare le esigenze di sostenibilità del sistema. Gli oncologi italiani non si sono mai sottratti all’impegno di garantire le cure più adeguate e la compatibilità con le risorse del Sistema Sanitario Nazionale. AIOM non farà mancare il suo intervento per la valutazione dell’efficacia clinica dei nuovi farmaci in collaborazione con le Istituzioni nazionali e regionali”.
AIFA: “Pronti ad approfondimenti sui farmaci anti-cancro”
Roma, 10 marzo 2015 – Il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), Luca Pani, accoglie l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Collegio dei primari oncologi (Cipomo) sull’esigenza di rivalutare la sostenibilità e l’efficacia dei medicinali ad alto costo impiegati nel trattamento delle patologie tumorali. “L’AIFA e il Ministero della Salute – afferma Pani – hanno già espresso la loro disponibilità ad analizzare e ad approfondire le problematiche evidenziate dal Cipomo. La sostenibilità del sistema, legata a doppio filo alla vera innovazione farmaceutica e all’arrivo di molecole sempre più complesse e dagli alti costi, è uno dei temi che stanno più a cuore all’Agenzia. La continua rivalu-tazione dei profili rischio-beneficio e beneficio-prezzo dei medicinali è uno degli strumenti fon-damentali – conclude Pani – per garantire un’adeguata allocazione delle risorse in presenza di be-nefici clinici ottimali, come indicato dalla comuni-tà scientifica e dalla Scienza regolatoria più avanzata. La misurazione e la valorizzazione dell’innovatività sono, tanto più in questo momento storico, la vera sfida del futuro che l’AIFA ha già accolto con la pubblicazione degli algoritmi e di altri strumenti già apprezzati nel panorama internazionale, come i Registri di monitoraggio dei farmaci e i meccanismi di rimborso condizionato”.
Lorenzin: Con meritocrazia più donne ai vertici della sanità
Roma, 9 marzo 2015 – Aumentano i camici bianchi ‘in rosa’, ma in Italia le donne medico, sempre più numerose, stentano tuttavia a conquistare i ruoli dirigenziali e sono ancora troppe le diseguaglianze esistenti. E’ questa fotografia del mondo della sanità al femminile scaricata dalla Fp Cgil Medici alla vigilia della Festa della donna. Una ‘istantanea’ che non piace al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che annuncia: ”Quando passerà l’emendamento Lorenzin al Dl Madia, che prevede una selezione meritocratica e non politica, sicuramente le donne aumenteranno”. Oggi circa il 40% dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn), rileva la Fp Cgil Medici, è donna: un dato positivo che tuttavia, afferma il sindacato, ”si frantuma di fronte ad una serie di ingiustizie ben più eclatanti”. Infatti, colpisce ad esempio il dato relativo ai precari nel settore, con il 60% di donne medico senza un contratto a tempo indeterminato. Ed ancora: solo il 14% dei direttori di struttura complessa (ex primari) è attualmente donna. Rosa è invece il part-time, utilizzato per il 92% al femminile. Secondo la rilevazione del sindacato medico, su un totale di 108.115 medici del Ssn (uomini 64.101, 59,28%; donne 44.014, 40,72%), il Part time riguarda 937 camici bianchi (uomini 72, 7,68%; donne 865, 92,32%); i Dirigenti Strutture Complesse sono 7.989 (uomini 6.816, 85,32%; donne 1.173, 14,68%); i Responsabili Strutture Semplici sono 16.199 (uomini 11.298, 69,75%; donne 4.901, 30,25%); gli Incarichi Professionali sono 83.622 (uomini 45.763, 54,73%; donne 37.859, 45,27%) ed i precari sono 7.399 (uomini 2.989, 40,4%; donne 4.410, 59,6%).
8 marzo: oms presenta 10 sfide salute donne nel mondo
Roma, 6 marzo – Dalla lotta ai tumori femminili più diffusi, alle minacce per la salute sessuale e riproduttiva, fino alla questioni relative alle diseguaglianze di genere e alla violenza sulle donne. In occasione della Festa della donna e alla vigilia della Commissione Onu sullo Status donne a New York, l’Organizzazione mondiale della sanità fa il punto sulle 10 nuove sfide per garantire la salute delle donne di tutto il mondo. Al primo posto la lotta a due tra i tumori più comuni che colpiscono il genere femminile e possono essere sconfitti con la diagnosi precoce: quello al seno e al collo dell’utero, che continuano a mietere oltre 1 milione di vittime ogni anno, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito dove lo screening, la prevenzione e il trattamento sono quasi inesistenti.
Esperti USA, nei prossimi anni possibili ostacoli dai farmaci biosimilari
Roma, 6 marzo 2015 – Le approvazioni di farmaci biosimilari negli Stati Uniti dovrebbero aumentare nel corso dei prossimi 5 anni, ma le preoccupazioni sulla sicurezza che ancora vigono tra i medici e la necessità di una maggiore chiarezza regolatoria relativa all’intercambiabilità terapeutica potrebbero ostacolare l’assorbimento del mercato di questi medicinali. Lo evidenzia uno studio del Tufts Center for the Study of Drug Development della Tufts University (Usa). È ampiamente previsto che il nuovo percorso normativo ad hoc statunitense, chiamato 351(k), accelererà lo sviluppo e la commercializzazione di biosimilari, un processo iniziato all’inizio di quest’anno con il primo di 9 prodotti che è previsto otterranno l’approvazione entro il 2020, ha detto Joshua Cohen, professore associato della Tuft e autore dello studio. «I biosimilari aumenteranno le opzioni di trattamento e rallenteranno la crescita della spesa per i farmaci biologici, ma la mancanza di familiarità dei medici con questi prodotti potrebbe ostacolare il loro uso, come è avvenuto in Europa, dove sono stati approvati 17 biosimilari dal 2006», ha detto Cohen.
Ministero della Salute: “Ancora provvisorie le rilevazioni sui LEA”
Roma, 5 marzo 2015 – “La griglia sull’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, strumento di valutazione e monitoraggio dei servizi sanitari regionali utilizzato dal Comitato LEA, coordinato dal Ministero della Salute, contiene numerosi indicatori che consentono di dare una lettura complessiva dei servizi sanitari regionali. Il Ministero, come previsto dal Patto della salute, sta lavorando alla revisione del sistema di valutazione e di garanzia del servizio sanitario nazionale, al fine di migliorare la qualità delle prestazioni offerte in tutte le aree del Paese. In merito ai dati pubblicati da alcuni organi di informazione, si rileva che tutte le rilevazioni relative alle Regioni in piano di rientro sono da considerare provvisorie in quanto le stesse Regioni hanno tempo fino al 10 marzo per presentare integrazioni documentali”. Lo sottolinea una nota ufficiale del ministero.
AGENAS: in un anno la spesa del SNN calata di un miliardo
Roma, 4 marzo 2015 – In dodici mesi (dal 2012 al 2013) la spesa sanitaria corrente è calata di un miliardo di euro netto, passando dai 112,6 miliardi del 2012 ai 111,6 del 2013. E’ quanto reso noto dall’AGENAS, secondo cui complessivamente dal 2010 al 2013 la spesa e’ calata dello 0,28%, contro l’aumento dell’1,37% del triennio precedente. Un calo dovuto principalmente ai risparmi delle regioni in piano di rientro commissariate, che hanno ridotto la spesa dell’1,59% nel triennio, mentre quelle non in piano di rientro sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,05%). Sempre in termini percentuali, la regione che nel periodo 2010-2013 ha ridotto di piu’ la spesa e’ stata la Campania (-2,04%), seguita da Calabria (-1,72) e Liguria (-1,42). Mentre in altre regioni la spesa e’ salita, in particolare nelle province autonome di Bolzano (+1,82%) e Trento (+1,67) ma anche in Lombardia (+1,11%) e in misura minore in Emilia Romagna (+0,44%).
Fumo passivo, 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro
Roma, 3 marzo 2015 – Nel Lazio il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 4.350 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente ma i cittadini non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 italiani su 10 non sanno che il fumo passivo provoca la malattia. E infatti il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro al polmone si caratterizza da un forte stigma sociale – afferma il prof. Francesco Cognetti presidente della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e Direttore Dipartimento Oncologia Medica Istituto Nazionale Regina Elena di Roma -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. Nel Lazio oltre il 23% della popolazione fuma regolarmente. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – sottolinea il prof. Cognetti -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini. In Inghilterra a partire dai prossimi mesi sarà vietato fumare nell’abitacolo dell’auto in presenza di minori. Speriamo che il nostro Paese segua l’esempio d’Oltremanica”.
Una parte importante della campagna è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il prof. Cognetti -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se sono fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. “Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci – prosegue il prof. Cognetti -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio. Ma solo il 45% degli italiani è disponibile a cambiare il proprio stile di vita per ridurre il livello di rischio oncologico. Questo dato deve farci riflettere. La prevenzione è un’arma fondamentale nella lotta contro i tumori. Dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione”.
“I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto – conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili”.
Dal vaccino contro il papillomavirus un aiuto alla fertilità maschile
Padova, 3 marzo 2015 – Il vaccino anti-Hpv è un’arma contro l’infertilità maschile. E’ quanto sostenuto dai ricercatori italiani del Servizio di riproduzione umana dell’Azienda ospedaliera di Padova, diretto da Carlo Foresta. “Dietro la difficoltà ad avere figli – spiegano infatti gli esperti -, si nasconde spesso lo ‘zampino’ del papillomavirus. Il gruppo di scienziati tricolore ha condotto diversi studi che hanno permesso di individuare una stretta relazione tra l’infezione da Hpv di qualsiasi ceppo (alto o basso rischio) e l’infertilità maschile. E’ stato dimostrato che il virus è presente nel liquido seminale del 20% dei pazienti infertili: è fissato agli spermatozoi e ne determina una riduzione della motilità e della vitalità”. In un nuovo studio presentato al XXX Convegno di medicina della riproduzione in corso ad Abano, i medici dimostrano come la somministrazione di un vaccino quadrivalente possa ridurre sensibilmente i tempi di guarigione e consentire un ritorno alla fertilità, nel 40% dei casi entro i sei mesi dalla guarigione dal virus. In genere il corpo umano elimina naturalmente il virus mediante lo sviluppo di anticorpi. Tuttavia questo meccanismo si verifica in un tempo abbastanza lungo, fino a due anni, e non vi sono terapie specifiche per eradicare l’infezione. Le coppie infertili sempre più spesso chiedono soluzioni immediate alla loro incapacità a procreare perché la maggior parte delle volte le partner hanno un’età in cui la fertilità è già in fase di declino. I ricercatori padovani hanno ipotizzato che lo sviluppo e l’incremento degli anticorpi anti-Hpv, che si induce mediante la somministrazione del vaccino quadrivalente, è in grado di accelerare la lenta guarigione.
Stato-regioni: “stop all’aumento di 2 miliardi del fondo sanitario nazionale”
Roma, 27 febbraio 2015 – Raggiunta l’intesa tra Stato e Regioni sui i tagli previsti dalla Legge di Stabilità. E’ quanto ha annunciato ieri dal presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. “Accettiamo un sacrificio pesante come è quello della rinuncia all’incremento di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale – ha affermato l’ex sindaco di Torino -, con l’auspicio, anzi l’impegno a lavorare con il Governo perché questo taglio si riferisca solo ed esclusivamente al 2015 e sia concordato con una specifica intesa in Stato-Regioni”. “Per un anno si può infatti accettare un onere di questo genere, ma tenendo conto della necessità di garantire nuovi farmaci salvavita e la definizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza la corda può essere tirata solo nella prospettiva di tornare a lavorare per garantire nel 2016 il livello di finanziamento pre-visto dal Patto per la salute o comunque – sottolinea il governatore piemontese – di dimensioni quantitative che consentano di far fronte alle due esigenze che ho prospettato: il giusto allargamento dei Lea e l’ampliamento dei farmaci salvavita”. “Le Regioni hanno affrontato responsabilmente il compito gravoso imposto dalla stessa Legge di stabilità. Se il Governo conferma il testo proposto si arriverà quindi ad una condivisione. Siamo di fronte a manovre da 5 miliardi e 250 milioni che oltre al mancato incremento del Fondo sanitario – ha concluso Chiamparino -, andranno a toccare il Fondo di sviluppo e coesio-ne e in parte altri fondi di trasferimento.
Studio: “2 fumatori su 3 moriranno per colpa delle sigarette”
Sydney, 26 febbraio 2015 – Due fumatori su tre moriranno a causa del vizio delle sigarette. E’ quanto sostiene uno studio australiano condotto su oltre 200 mila persone e pubblicato su BMC Medicine. Si tratta della prima ricerca in assoluto che stabilisce l’impatto delle “bionde” sulla mortalità. “Tutti sappiamo che il fumo fa male – commenta la profess.ssa Emily Banks, Direttore Scientifico dell’Australian National University – ma adesso abbiamo prove indipendenti che confermano la percezione generale a livello internazionale. Persino con i bassi tassi di abitudine tabagica che abbiamo in Australia abbiamo rilevato che i fumatori hanno un rischio di morte prematura triplicato rispetto a chi non ha mai fumato”. Lo studio ha inoltre dimostrato anche che, rispetto ai non fumatori, anche fumare appena dieci sigarette al giorno raddoppia il rischio di mortalità. Consumarne un pacchetto al giorno fa incrementare questo rischio di 4-5 volte. “L’aumento dei prezzi del tabacco – afferma Kerry Doyle, amministratore delegato della NSW Heart Foundation – si è rivelato il mezzo di intervento più efficace per ridurre la domanda di tabacco. Visto che il fumo è una delle cause principali di malattie cardiovascolari (infarti, ictus e arteriopatie periferiche), più deterrenti si mettono in campo tra la gente e il fumo, meglio è”.
Ricerca: una pillola a base di dna aiuterà a stanare il cancro
Los Angeles, 25 febbraio 2015 – Una pillola a base di frammenti di DNA potrà aiutare a scoprire in maniera precoce se si sta sviluppando un tumore. A metterla a punto un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford che hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. La pillola reagisce con le cellule tumorali e le induce a produrre una particolare sostanza chimica che poi può essere facilmente rilevata attraverso una semplici analisi del sangue. In questo modo i ricercatori sono convinti di poter individuare la presenza di cellule cancerose nell’organismo sin dai primi esordi della malattia. La pillola contiene dei particolari mini anelli di DNA, messi a punto già in passato dalla stessa equipe’ di scienziati, che hanno la capacità di attaccarsi alle cellule cancerose e di indurle a produrre delle particolari proteine che vengono poi rilasciate nel flusso sanguigno.
Lorenzin: “Il federalismo sanitario ha fallito”
Roma, 24 febbraio 2015 – “Bisogna ammettere che c’è stato un fallimento del federalismo sanitario”. E’ quanto ha dichiarato ieri sera, durante una trasmissione televisiva in prima serata, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Per quanto riguarda i tagli alla legge di Stabilità sono contraria – ha ribadito la titolare del dicastero di Lungotevere Ripa -. Le Regioni non possono auto tagliarsi le cifre che hanno annunciato. Per questo motivo è stato istituito un tavolo in cui sarò presente finalmente anch’io, come Ministro, per proporre delle alternative. Altrimenti non avremo la possibilità per il 2015 di poter introdurre delle novità come il farmaco per l’epatite C e i nuovi livelli essenziali di assistenza”. Sempre sulle Regioni la Lorenzin ha rivelato apertamente “di avercela con loro anche se nell’ultimo anno abbiamo lavorato bene insieme. Il problema è che c’è un tasso di sprechi e inappropriatezze elevato ma non è che si può pensare che riducendo ancora i fondi si risolvono le cose”. In conclusione il Ministro è intervenuta sullo scenario futuro della sanità pubblica. “Il budget può bastare e se riusciamo ad applicare il Patto per la salute nei tempi fermiamo declino. Se non ci riusciremo dovremmo interrogarci sul futuro”.
Pecorelli, “Con l’AIFA a pieno regime aumenta il PIL”
Roma, 23 febbraio 2015 “Un’Agenzia del Farmaco, che funziona a pieno regime, può voler dire anche un aumento del Pil. Un impegno che ha preso anche dal premier Renzi, quando ha incontrato nei mesi scorsi rappresentanti dell’industria farmaceutica”. E’ quanto ha affermato il prof. Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia del Farmaco Italiano (AIFA), che in un’intervista ha parlato della futura “riforma” dell’ente, in primis con un’iniezione di 250 dipendenti annunciata come imminente dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Si tratta di un adeguamento dell’Agenzia alle forti esigenze che abbiamo – ha spiegato Pecorelli – esigenze di personale in primis, di qualità, come è ovvio, e di una strutturazione tale delle commissioni tecnico-scientifica e di prezzi e rimborsi, in modo tale che possano lavorare e produrre di più, mantenendo naturalmente un elevato livello. Su questo si sta lavorando a un’ipotesi: penso sia impossibile trovare persone, a meno che non siano in pensione, che possano dedicare tutto il loro tempo ai lavori delle commissioni; l’idea percorribile è che ne riservino la metà. Sarebbe un passo avanti notevole, perché a oggi le riunioni sono una volta al mese, anche se per 3-4 giorni. Questo permetterebbe di lavorare di più e di accelerare le delibere, una cosa dovuta sia all’industria che presenta i propri farmaci, ma soprattutto ai cittadini che devono avere più rapidamente a disposizione le nuove cure”.
Istat: tra gli italiani over 14 calano il consumo di alcol e fumo
Roma, 20 febbraio 2015 – In Italia cala il numero di fumatori e consumatori di alcol a rischio, che rappresentano nel 2013 rispettivamente il 20,9% e il 13,4% della popolazione di 14 anni e più. E’ quanto certificato dall’Istat, nel rapporto Noi Italia, in cui si legge che nel nostro Paese si registra la più bassa percentuale di persone obese (10,3% della popolazione di 18 anni e più). Il tasso di mortalità infantile continua a diminuire su tutto il territorio italiano, raggiungendo valori tra i più bassi in Europa. Nel 2011 si attesta a 3,1 decessi per mille nati vivi, valore di poco inferiore a quello osservato nel 2010 (3,2). Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell’Ue. In Italia la mortalità per queste cause è tra le più basse d’Europa con un valore del tasso standardizzato, nel 2011, pari a 29,4 decessi ogni diecimila abitanti. I tumori sono la seconda causa di morte sia in Italia sia nel gruppo dei 28 paesi UE. Il tasso italiano (25,6 decessi ogni diecimila abitanti, in leggero calo rispetto al valore di 25,9 del 2010) è poco al di sotto della media dell’Unione ma superiore a quelli di Francia, Germania e Spagna.
Gli oncologi: “La ricerca indipendente rischia di sparire in italia”
Firenze, 20/02/2015 – La ricerca oncologica italiana è tra le migliori e più produttive nel mondo industrializzato. Ma le regole del sistema Italia ingessano i ricercatori, provocano ritardi nell’approvazione degli studi, impediscono l’arrivo di nuove molecole e la collaborazione con l’industria del farmaco e favoriscono la fuga di cervelli. L’allarme viene dal convegno del Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica (GOIRC), che si svolge oggi a Firenze. “La ricerca cooperativa rappresenta una delle risorse da mettere in campo per migliorare la situazione – spiega il prof. Francesco Di Costanzo, Direttore dell’Oncologia Medica del ‘Careggi’ e Membro del Direttivo Nazionale GOIRC, durante un incontro con i giornalisti -. Ma l’Italia è svantaggiata nella competizione internazionale sia nei confronti degli Stati Uniti che dell’Europa. La riorganizzazione dei gruppi cooperativi ha portato negli USA a ridurne il numero e ad accorparli per formare un National Clinical Trial Network, dotato anche di una piattaforma comune per la scoperta e la validazione di biomarcatori. In Italia non si è realizzato ancora nulla. Se non si interviene subito, la ricerca accademica, indipendente, sparirà”. In cinque anni si è registrato un calo preoccupante del numero complessivo delle sperimentazioni: nel 2009 erano 761, nel 2013 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ne ha autorizzate 583, 204 relative ai tumori. Una diminuzione sostanziale è stata quella degli studi indipendenti, calati dal 41,8% (318) del 2009 al 23,8% (139) del 2013. Il GOIRC, il più antico fra i gruppi cooperativi italiani, ha condotto nel gennaio 2015 un’indagine fra i principali gruppi oncologici attivi nel Paese per capire le difficoltà e le aree prioritarie su cui intervenire. “Hanno partecipato all’indagine oltre 10 gruppi cooperativi, fra cui GOIRC, GOIM, GONO, GISCAD, GIM, ITMO, IMI, MITO, Italian Sarcoma Group, SICOG – sottolinea il prof. Rodolfo Passalacqua, Presidente GOIRC e Direttore dell’Oncologia Medica degli Istituti Ospitalieri di Cremona -. Sono emersi tre ostacoli principali. Innanzitutto la mancanza di un sostegno finanziario pubblico ai gruppi in modo che possano mantenere un’infrastruttura organizzativa necessaria per la ricerca. Va evidenziata inoltre la ridondanza e la diversità dei Comitati Etici con regole e disposizioni diverse, che rendono massacrante e dispendioso l’iter di approvazione di uno studio. Basti pensare che negli Stati Uniti il tempo di approvazione è meno di un mese e il Comitato Etico è unico per tutto il gruppo cooperativo. Invece in Italia ogni ospedale deve approvarlo separatamente e spesso non si riesce nemmeno a partire con le sperimentazioni in cui l’arruolamento è competitivo a livello internazionale. Il terzo ostacolo è costituito dalle differenze legali e burocratiche post-approvazione con ulteriori ritardi e blocchi ingiustificati”. “I gruppi cooperativi – continua il prof. Andrea Ardizzoni, Segretario GOIRC e Direttore dell’Oncologia Medica al Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna – possono svolgere un’azione di ricerca e diffusione delle conoscenze unica, anche in campi dove l’industria non può o non ha interesse a intervenire. Sono una risorsa per il Paese e per il Sistema Sanitario Nazionale, vanno considerati un bene pubblico e preservati, dando loro finanziamenti rapportati alla loro capacità e impatto”.
Veneto: pigrizia stile di vita per il 60% degli adolescenti
Verona, 19 febbraio 2015 – Tv, computer, social network. Dell’attività fisica nemmeno l’ombra. Trascorrono così le giornate gli adolescenti veneti: lo sport e il movimento sono un appuntamento costante solo per il 40% dei giovani, con un cartellino rosso per le ragazze (35%) e giallo per i ragazzi (50%). Sono dati allarmanti, perché lo sport riduce le possibilità di sviluppare un cancro e le persone sedentarie hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi. Senza contare che l’obesità è uno dei principali fattori di rischio oncologico e ha un legame diretto con lo sviluppo di alcuni tumori. Ecco quindi che diventa fondamentale la sensibilizzazione dei ragazzi a stili di vita sani, magari con la collaborazione dei campioni dello sport. Sono questi i concetti chiave del progetto “Non fare autogol”, la campagna promossa dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) per spiegare agli adolescenti come tenersi alla larga da malattie e disturbi. Dopo il successo delle prime quattro stagioni, va in scena oggi la sesta tappa della quinta edizione all’Istituto “Calabrese-Levi”, dove il portiere del Chievo, Francesco Bardi, sale in cattedra per insegnare ai giovani lo stile di vita dei campioni. “È con grande piacere che ho accettato di partecipare a un progetto così importante, rivolto agli adolescenti, i nostri primi tifosi – ha dichiarato Bardi –. La scuola è il luogo dove spesso cominciano le cattive abitudini, ma i ragazzi devono capire che uno stile di vita sbagliato in giovane età compromette la loro salute da adulti. L’attività fisica? Cominciamo a praticarla qua, tra un’ora di italiano e una di storia!”. “Vogliamo far capire che la vera sfida contro il cancro inizia da adolescenti – ha sottolineato la dott.ssa Stefania Gori, Segretario nazionale AIOM e Direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar –. L’importanza di un corretto stile di vita, fin da ragazzi, è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili”. Ecco il principale obiettivo della campagna “Non fare autogol”, che utilizza il linguaggio universale dello sport per veicolare importanti valori e messaggi di salute: per renderli più incisivi, al fianco di AIOM si sono schierati la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il CONI e la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Un progetto innovativo che fino al termine del campionato coinvolge tutte e 20 le squadre del campionato di calcio di Serie A. Un vero e proprio ‘Tour della prevenzione’ in 15 città, che può contare su un media partner d’eccezione: tutti gli incontri negli Istituti, infatti, vengono ripresi da Sky Sport, che manda in onda contributi video e interviste esclusive all’interno di programmi dedicati e sul sito www.skysporthd.it. “Il cancro colpisce di più le Regioni settentrionali (+26%) rispetto al Sud: nel Veneto nel 2010 si sono registrati 21.573 nuovi casi di tumore, con 9.780 decessi, mentre erano 177.123 le persone colpite in passato da una neoplasia – ha aggiunto il dott. Umberto Basso, coordinatore regionale AIOM –. Nel 2014, in Italia, si sono registrati 365.500 nuovi casi (erano 366.000 nel 2013). Le percentuali di guarigione sono in miglioramento: il 63% delle donne e il 57% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, alla maggiore efficacia delle terapie e ai progetti di sensibilizzazione”.
AIFA: “Con liberalizzazioni dei farmaci nessun vantaggio per i pazienti”
Roma, 18 febbraio 2015 – “Le liberalizzazioni sui farmaci finora non sembrerebbero aver portato alcun vantaggio ai pazienti, a parte la comodità di avere una più facile disponibilità di punti vendita che però potenzialmente li espone alle conseguenze di consumare più farmaci che non sono una merce simile a qualunque altra”. E’ quanto sottolinea l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che riporta sul suo sito le tabelle a partire dalle liberalizzazioni di Bersani nel 2006, da cui emerge come “non vi sono stati risparmi per i cittadini visto che la spesa a loro carico ha avuto una crescita del +2,2% dal 2006 al 2013. A fronte di un paziente che per effetto della crisi tendeva a contrarre il volume dei propri acquisti di medicinali di fascia C, il sistema produttivo e distributivo ha “compensato” sfruttando la nota attitudine al consumo del mondo occidentale con un costante incremento dei prezzi di questi medicinali. Se l’obiettivo della liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C-SOP/OTC era quello di rappresentare un vantaggio per i pazienti, con una riduzione dei prezzi tramite una vera concorrenza e un complessivo risparmio a loro vantaggio, i dati obiettivi e certificati evidenziano il completo fallimento di tale presupposto, perlomeno nel settore dell’assistenza farmaceutica – sottolinea l’Agenzia -. Infatti l’effetto economico di provvedimenti, nell’intento pro-concorrenziali, ha paradossalmente determinato un complessivo aggravio per i cittadini di circa 200 milioni di euro (2.298 vs. 2.094, pari a +9,7% nel 2013 vs. 2006), nonostante la contrazione dei consumi. Tale scenario non ha caratterizzato i medicinali di fascia C con ricetta che, oltre ad aver subito una rilevante riduzione del consumo (soprattutto dopo il 2012, ovvero dopo la riclassificazione da DM 18 aprile 2012), hanno avuto anche una contrazione della spesa a carico del cittadino del -3%”.
Lorenzin: “A breve incontro su ipotesi finali per le liberalizzazioni”
Roma, 17 febbraio 2014 – “Come Ministro della Salute ho detto quello che penso: dal punto di vista tecnico, la liberalizzazione dei farmaci di fascia C con ricetta è insostenibile come ipotesi di lavoro. Immagino che anche al Ministero dello Sviluppo Economico stiano lavorando assiduamente perché è un disegno di legge complesso con tanti aspetti di criticità e mi rendo conto che non sia semplice, quindi avremo negli ultimi giorni un incontro sulle ipotesi finali che il Mise ci propone. Noi il nostro lo abbiamo fatto e detto”. E’ quanto ha sottolineato, a margine di un incontro, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Fumo: l’Inghilterra vieta le sigarette in auto in presenza di minori
Londra, 16 febbraio 2015 – In Inghilterra sarà vietato fumare in auto in presenza dei minori. Il nuovo provvedimento scatterà il prossimo primo ottobre. A stabilirlo è una risoluzione del Parlamento inglese, la House Of Commons, votata con 342 si e appena 74 no. La decisione, che arriva dopo un provvedimento simile preso in Galles e sulla quale si sta discutendo anche in Scozia. L’obiettivo è proteggere gli under 18 anni dagli effetti nocivi del fumo passivo (rischio di asma, tumore e meningite). I trasgressori verranno puniti con una multa di 50 sterline. “Tre milioni di bambini e ragazzi sono esposti al fumo passivo in auto e ciò mette la loro salute a rischio – spiega il ministro della Salute pubblica, Jane Ellison – sappiamo che molti di loro si sentono in imbarazzo o hanno paura di chiedere agli adulti di smettere di fumare ed e’ per questo motivo che le norme sono un passo importante per proteggerli dai danni del fumo passivo”. Il provvedimento viene considerato una grande vittoria dalla British Lung Foundation, che si occupa di contrastare lo sviluppo di malattie dei polmoni, mentre viene reputata “eccessiva” dal gruppo di fumatori Forrest.
Tumori: immunoterapia arma efficace per l’80% dei pazienti
Roma, 13 febbraio 2015 – Si è aperta una nuova era nel trattamento dei tumori che sta modificando le aspettative di sopravvivenza. Grazie all’immunotarget-terapia, la cura che utilizza il sistema immunitario per combattere le cellule tumorali. Il melanoma ha rappresentato il modello per la sua applicazione, ora questo approccio rivoluzionario si sta estendendo con successo a molti tipi di tumore, come quelli del polmone e del rene. E i pazienti conoscono l’importanza della nuova arma. Infatti oltre il 90% dei pazienti con melanoma in trattamento dà una definizione appropriata di farmaco immuno-oncologico. L’80% ritiene che queste terapie siano efficaci e più tollerate rispetto agli altri trattamenti anti-cancro. E il 98% è consapevole che possano presentare effetti collaterali, ma diversi dalla chemioterapia. Sono i risultati principali del primo sondaggio sull’immuno-oncologia mai realizzato in Italia, promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) lo scorso gennaio, che ha coinvolto sia i pazienti che i clinici. “Grazie al suo meccanismo d’azione, questo approccio terapeutico innovativo riesce a limitare e fermare la malattia per un lungo periodo – spiega il prof. Carmine Pinto, Presidente Nazionale AIOM e direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma -. Il 70% degli oncologi medici utilizza l’immunotarget-terapia nella pratica clinica della cura del melanoma, oltre che in studi clinici. È unanime il parere degli esperti sulle potenzialità terapeutiche che ne possono derivare: per la totalità dei camici bianchi grazie allo sviluppo di questi farmaci nei prossimi cinque anni si otterrà un miglioramento della pratica clinica. Siamo di fronte ad un’importantissima novità dell’oncologia del terzo millennio, a un approccio rivoluzionario nel trattare il cancro, che si affianca a quelli tradizionali rappresentati dalla chirurgia, dalla radioterapia e dalla chemioterapia”. “È molto soddisfacente – sottolinea il prof. Pinto – che la modalità di comunicazione tra oncologi e pazienti abbia raggiunto il risultato di una adeguata e consapevole informazione da parte dei nostri malati”. I risultati del sondaggio sono presentati oggi a Roma in un incontro con i giornalisti nel corso del secondo dei 4 convegni sull’“Immunotarget-terapia dei tumori” organizzati dall’AIOM. Ipilimumab, sviluppato da Bristol-Myers Squibb, è stato il primo farmaco immuno-oncologico approvato. “La combinazione delle nuove terapie e la loro somministrazione in sequenza – sottolinea il prof. Michele Maio, Direttore UOC Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese – rappresentano la svolta nella lotta contro questo tipo di tumore della pelle e numerose altre neoplasie. Oggi si stanno affacciando altre armi, come nivolumab. I dati più recenti evidenziano come la combinazione di due anticorpi monoclonali immunomodulanti, ipilimumab e nivolumab, sia in grado di garantire risposte in termini relativamente brevi. I risultati degli studi in corso su nivolumab nel melanoma e in altre neoplasie, come quella del polmone non a piccole cellule, del rene e nel linfoma di Hodgkin, offrono ulteriori evidenze cliniche del potenziale dell’immuno-oncologia come approccio innovativo nel trattamento dei tumori”. Il melanoma ha rappresentato il candidato ideale per verificare l’efficacia di questa nuova arma. Sono 11.000 le nuove diagnosi stimate nel 2014 in Italia e 1.700 i casi di malattia metastatica. A settembre 2014 ipilimumab ha ricevuto l’ok dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il trattamento in prima linea dei pazienti colpiti da melanoma metastatico, dopo il parere positivo dell’agenzia regolatoria europea (EMA) a ottobre 2013. Il farmaco ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti rende la malattia cronica. “Un risultato mai raggiunto finora – afferma il prof. Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ di Napoli -. L’immuno-oncologia è una modalità di trattamento in rapida evoluzione, focalizzata su farmaci che agiscono direttamente sul sistema immunitario per combattere il cancro. Dalla sua iniziale approvazione nel 2011, ipilimumab ha rappresentato il primo significativo progresso negli ultimi trent’anni nel trattamento del melanoma metastatico, mostrando il potenziale di una sopravvivenza a lungo termine in alcuni pazienti”. “Vogliamo colmare significativi bisogni clinici insoddisfatti di salute nei pazienti con cancro – continua il dott. Renzo Canetta, Vice President, Global R&D Oncology Policy Bristol-Myers Squibb, Stati Uniti -. Per questo abbiamo il più vasto programma di sviluppo clinico per valutare i nostri farmaci immuno-oncologici in differenti tipi di tumore. Bristol-Myers Squibb guida il progresso dell’immuno-oncologia, con l’obiettivo di modificare le aspettative di sopravvivenza e il modo in cui i pazienti affrontano e convivono con il cancro”.
Fumo: a lungo andare assottiglia la corteccia cerebrale
Washington, 12 febbraio 2014 – Il fumo, a lungo termine, può causare un assottigliamento della corteccia cerebrale, lo strato esterno del cervello collegato a funzioni cognitive importanti come la memoria, il linguaggio e la percezione. Smettere di fumare aiuta a ripristinare lo spessore della corteccia. A scoprirlo e’ stato un gruppo internazionale di ricercatori – tra cui il Montreal Neurological Institute della McGill University e dell’Universita’ di Edimburgo – in uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. La ricerca ha coinvolto 244 maschi e 260 femmine con un’eta’ media di 73 anni. I soggetti erano attuali fumatori, ex-fumatori e non fumatori. Dopo aver analizzato i dati sanitari raccolti nella Scottish Mental Survey i ricercatori hanno osservato che il fumo ha un impatto sulla corteccia cerebrale. “I fumatori devono essere informati che le sigarette possono accelerare l’assottigliamento della corteccia cerebrale, che potrebbe portare a un deterioramento cognitivo – ha detto Sherif Karama della McGill University. L’assottigliamento corticale sembra persistere molti anni dopo che qualcuno smette di fumare”.
Ricerca: creati anticorpi sintetici per attaccare cancro e virus HIV
New York, 12 febbraio 2014 – Un team di ricercatori della Yale University (USA) hanno creato i primi anticorpi sintetici che possono attaccare le cellule responsabili della malattia e aiutare a indirizzare la risposta immunitaria del corpo. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, ha permesso di realizzare molecole in grado di “imitare” gli anticorpi naturali che si legano alle cellule malate e ai batteri nel sangue, incoraggiando i globuli bianchi a ucciderli. Gli scienziati hanno riferito che questi anticorpi sintetici, che possono essere conservati a temperatura ambiente e assunti sotto forma di pillola, potrebbero fornire nuovi trattamenti contro malattie come il cancro o persino aiutare le persone con l’HIV. Al momento i ricercatori hanno messo a punto una molecola sintetica che attacca il cancro alla prostata. Per il momento e’ stata testata in laboratorio, ma i ricercatori sperano di poter iniziare a condurre presto sperimentazioni su animali e poisu esseri umani.
Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati
Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%).
“Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”.
Liberalizzazioni: Pani, non servono più punti vendita dei farmaci
Roma, 10 febbraio 2015 – “Non abbiamo bisogno di più punti vendita per le medicine, ma di luoghi che li vendano meglio”. E’ quanta ha scritto ieri su twitter Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sull’ipotesi di liberalizzazione dei farmaci di fascia C fuori dalle farmacie. Pani allega anche un video, visibile al link http://youtu.be/yscuVg9cjWA, in cui su vede “un supermercato in Florida: 100 metri di scaffali di farmaci OTC e molti di quelli che da noi sono in Fascia C. Le reazioni avverse ai medicinali (ADR) gravi in pazienti ospedalizzati – commenta Pani – sono responsabili in USA oltre di 100.000 morti/anno, cioè al quarto posto come causa di morte davanti a malattie respiratorie, AIDS, diabete e incidenti d’auto. E’ stato inoltre stimato un costo di circa 135 miliardi di dollari/anno associati alle ADR, superando così le stime per il costo annuale per gli USA legato a patologie quali diabete e malattie cardiovascolari. Tutto ciò é noto da almeno 25 anni.”.
Cannabis diventa “superspinello”, adolescenti a rischio
Roma, 9 febbraio – La cosiddetta “canna” nel terzo millennio e’ una specie di “superspinello”. E le conseguenze sono a volte imprevedibili se a fumarla sono gli adolescenti. A lanciare l’allarme e’ il neurologo Rosario Sorrentino, ideatore della campagna “Cannabis: ma quale droga leggera!”, che quest’anno prevedera’ un incontro il 10 febbraio al Liceo Ginnasio Statale “Vivona” di Roma. Gli effetti della “nuova cannabis” sui giovanissimi, secondo Sorrentino, possono essere diversi: calo di energia e concentrazione, depressione, scarso rendimento scolastico e fisico, sindrome motivazionale, disturbi dell’attenzione, psicosi, attacchi di panico, difficolta’ dell’apprendimento e della memoria. Scopo della campagna e’ quello di diffondere una corretta informazione scientifica. “La cannabis – ha spiegato Sorrentino – altera la percezione ed il funzionamento del nostro cervello, dando luogo ad effetti che possono essere molto sgradevoli ed inaspettati fino ad arrivare a compromettere anche il quoziente intellettivo come testimoniano studi recentissimi. Abbandoniamo quindi una volta per tutte l’aggettivo ‘leggero’ che risulta essere falso e pericoloso. Se approfondiamo la sua vera natura, dobbiamo chiamarla per quello che e’: droga. E una droga non e’ mai ‘leggera'”.
AIOM: “La vendita dei farmaci in fascia C fuori dalle farmacie può incrementare difficoltà per i pazienti “
Roma, 9 febbraio 2015 – “I farmacisti italiani rappresentano da anni un reale punto di riferimento per tutti i cittadini e i pazienti di questo Paese. Sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale e offrono un presidio realmente importante. Per questo riteniamo critica e non adeguata per la realtà italiana la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C in altre strutture”. Questa la posizione del presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, prof. Carmine Pinto, in relazione all’ipotesi di aprire la vendita anche agli ipermercati di questi prodotti. “Il farmaco, anche quello in fascia C, svolge un ruolo spesso essenziale, che non va banalizzato e va gestito da farmacisti – spiega il presidente – proprio per evitare una possibile assunzione non controllata e talora con informazioni non sufficienti su un farmaco. Non dobbiamo dimenticare poi che i maggiori consumatori sono le persone anziane, oltre 12 milioni di persone nel nostro Paese. Sono i pazienti più fragili che molto spesso devono assumere più farmaci insieme perché colpiti da più patologie croniche, talora anche in concomitanza con terapie orali oncologiche. E molti sono anche pazienti che sono riusciti a sconfiggere il cancro. Proprio per questo il farmaco in fascia C va distribuito in strutture con personale sanitario. Anche per noi come AIOM, infatti, il farmacista rappresenta un alleato importante che dovrebbe essere ulteriormente valorizzato proprio quando, grazie ai progressi della ricerca, stiamo rendendo croniche molte patologie oncologiche”.
Studio: le sigarette elettroniche dannose come quelle tradizionali
Washington, 5 febbraio 2015 – Le sigarette elettroniche non sono un’alternativa a sicura al fumo. E’ quanto sostiene un nuovo studio della Johns Hopkins University (Usa), pubblicato sulla rivista Public Library of Science ONE. I risultati infatti dimostrerebbero che le e-cig generano sostanze tossiche simili a quelle trovate nel tabacco e possono danneggiare i polmoni e il sistema immunitario. Si tratta del primo studio in cui gli animali sono stati esposti al “vapore” delle e-cig per due settimane. Negli esperimenti i topolini esposti al fumo delle e-cig, in quantita’ simile all’esposizione dei tradizionali “svapatori” umani, hanno subito lievi danni ai polmoni e sono risultati piu’ suscettibili alle infezioni respiratorie. Inoltre, le risposte del sistema immunitario a virus e batteri sono state cosi’ deboli che alcuni animali sono morti. I ricercatori hanno scoperto che il vapore generato dalla sigaretta elettroniche contiene tossine simili a quelle che si trovano nel fumo di sigaretta e nell’aria inquinata e che possono danneggiare il Dna e le membrane cellulari. “I nostri risultati suggeriscono che le e-cig non sono neutrali in termini di effetti sui polmoni”, ha detto Shyam Biswai, che ha coordinato lo studio. “Abbiamo osservato che aumentano la suscettibilita’ alle infezioni respiratorie nei modelli murini”, ha aggiunto.
Lorenzin: “415 milioni in due anni per i nuovi Lea cifra sostenibile”
Roma, 5 febbraio 2015 – “Penso che 415 milioni di euro che possono essere spalmati in due anni siano una cifra decisamente sostenibile, qualsiasi sia la scelta delle Regioni, alle quali, però, nessuno ha detto di tagliare due miliardi di euro”. E’ quanto ha dichiarato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ieri durante la presentazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) durante l’audizione in Commissione Sanità del Senato. “Nel Patto della salute – ha aggiunto il Ministro – avevamo previsto 950 milioni di euro da distribuire in tre anni. Questi dovevano essere coperti dall’appropriatezza delle degenze ospedaliere e con altre operazioni di recupero su beni e servizi. Ricordo che nel 2013 abbiamo sostenuto il mancato aumento dei ticket per 2 miliardi di euro e quindi il Fondo sanitario nazionale è passato da 107 miliardi a 109 nel 2014, a 110 nel 2015 e siamo a 115 per il prossimo anno.
Nessuno ha detto alle Regioni che si devono tagliare 2 miliardi di euro. Se faranno questa scelta, la faranno loro.
Ritengo che lo sforzo per adeguare il Fondo – ha sottolineato la Lorenzin – sia stato enorme e stiamo facendo una gara contro il tempo per la sostenibilità del sistema e per continuare i processi di salute in atto sul nostro territorio.
Alle Regioni abbiamo garantito il massimo supporto tecnico. E’ evidente che questa vicenda richiede uno sforzo in più di compattezza e una valutazione attenta che lascio alla ragionevolezza della conferenza Stato-Regioni nel suo insieme, al di là delle posizioni personali”.
Mattarella: “Garantire la Costituzione e i diritti dei malati”
Roma, 4 febbraio 2015 – “Garantire la Costituzione significa anche garantire i diritti dei malati”. E’ questo uno dei passaggi del discorso di insediamento pronunciato ieri dal neo Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Il Presidente della Repubblica – ha sottolineato il nuovo inquilino del Quirinale – è garante della Costituzione. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno, il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società”.
AIOM: “La prevenzione è la vera arma vincente contro il cancro. Ecco il decalogo per sconfiggere la malattia”
Ogni anno a più di 12 milioni di persone viene diagnosticato un tumore e 7,6 di queste muoiono. Se non si prenderanno iniziative concrete si arriverà a 26 milioni di nuovi casi – sostiene l’UICC (Unione Internazionale Contro il Cancro) – e a 17 milioni di morti entro il 2030, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. In Italia i decessi per cancro sono in netto calo. In circa vent’anni (1996-2014) sono diminuiti del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne. Il numero di nuovi casi è sostanzialmente stabile: sono stati stimati 365.500 nel 2014 (erano 366mila nel 2013, 364mila nel 2012 e 360mila nel 2011): 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. Il merito è da ricondurre anche alle campagne di prevenzione tuttavia il fattore di rischio più importante, il fumo di sigaretta, risulta ancora troppo diffuso. Un terzo degli italiani under 35 è tabagista. La prevenzione rimane lo strumento più efficace per combattere i tumori, vivere bene e più a lungo. Per questi motivi, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) aderisce alla Giornata Mondiale contro il Cancro promossa dall’UICC, un’organizzazione non governativa che rappresenta associazioni impegnate nella lotta alla malattia in oltre 100 Paesi. Il tema al centro dell’edizione 2015, sostenuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è “Combattere il tumore con la Prevenzione”. L’AIOM promuove il progetto “10!!! Diamoci un dieci per sconfiggere il cancro”, una strategia che vuole coinvolgere oncologi, pazienti, istituzioni, associazioni e media. “La nostra società scientifica si impegna da anni in progetti di sensibilizzazione, indirizzati a tutti i cittadini, in particolare ai più giovani – spiega il prof. Carmine Pinto, Presidente AIOM -. Vogliamo essere un punto di riferimento nazionale per l’opinione pubblica e per le istituzioni sul problema dei tumori, non solo dal punto di vista della ricerca pura, di base e prettamente clinica ma su tutti i temi che portano un beneficio immediato o il più rapidamente possibile alle persone colpite e a tutti i cittadini in termini di prevenzione primaria”.
La prevenzione è un insieme di 10 semplici regole quotidiane:
1. Non fumare. Se fumi, smetti di fumare. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non-fumatori.
2. Riduci il grasso corporeo (cercando di mantenere un BMI compreso tra 21-23).
3. Fai attività fisica (almeno mezz’ora al giorno di attività fisica moderata, es. camminata veloce).
4. Limita i cibi ipercalorici ed evita le bevande zuccherate.
5. Riduci il consumo di carni rosse (massimo 500 g a settimana) e ed evita gli insaccati.
6. Limita il consumo di alcool (massimo due bicchieri di vino o di birra al dì).
7. Mangia almeno cinque porzioni al dì di frutta e verdura.
8. Evita l’eccessiva esposizione al sole.
9. Rivolgiti tempestivamente al medico in caso di sospetto (ad esempio se noti un nodulo nel seno, una ulcerazione cutanea che non si rimargina, un neo che cambia forma o colore, la presenza di sangue nelle feci, perdita di peso).
10. Partecipa ai programmi di screening (donne sopra i 25 anni: carcinoma della cervice; donne e uomini sopra i 50 anni: carcinoma del colon; donne sopra i 50 anni: carcinoma della mammella)”.
“Ogni anno – aggiunge il prof. Pinto – la nostra Associazione è coinvolta in 10 diverse attività di prevenzione e ricerca”. In particolare:
1. Diamo i numeri dei pazienti che in Italia si ammalano di tumore e che guariscono, grazie alla collaborazione con AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori);
2. Aggiorniamo le Linee Guida per la cura dei tumori, perché i pazienti in tutto il Paese possano ricevere i trattamenti più appropriati ed efficaci;
3. Collaboriamo con gli anatomo-patologi (SIAPEC-IAP) definendo Raccomandazioni e Controlli di qualità per i test di biologia molecolari, necessari per la prescrizione di farmaci biologici “intelligenti”;
4. Garantiamo la continuità di cura (“simultaneous care”) e le cure palliative in tutte le fasi della malattia;
5. Collaboriamo con le associazioni dei pazienti perché bisogni, informazioni, assistenza siano non solo di tipo clinico ma anche di tipo psico-sociale;
6. Sviluppiamo l’umanizzazione in oncologia, perché gli aspetti comunicativi e di assistenza della “persona” siano parte integrante dell’attività quotidiana delle oncologie (Progetto HUCARE 2015);
7. Sosteniamo la ricerca favorendo con borse di studio i progetti di giovani ricercatori (30 borse erogate nel 2014);
8. Collaboriamo con gli organismi istituzionali la definizione dei requisiti e del progetto di sviluppo delle reti oncologiche regionali;
9. Diffondiamo la cultura del rispetto dell’ambiente, della prevenzione e di adesione a corretti stili di vita (abolizione del fumo di tabacco, dieta, …) con progetti educazionali rivolti ai giovani in età scolare;
10. Sosteniamo attivamente i progetti di solidarietà per la prevenzione e la cura dei tumori per le popolazioni del terzo mondo.”
Studio: Jogging mattutino inutile, migliori le performance dopo Mezzogiorno
Londra, 2 febbraio 2015 – La mattina non è il momento migliore per fare jogging o attività fisica. E’ quanto sostiene uno studio della University of Birmingham (Regno Unito) secondo cui le performance fisiche non raggiungono il loro picco fino alle 12.00. Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista Cell, i ricercatori hanno condotto una serie di test su 20 atleti professionisti, tra cui diversi giocatori di hockey. I test sono stati condotti sei volte dalle 7 del mattino alle 10 di sera. Inoltre, i ricercatori hanno chiesto agli atleti di compilare un questionario dettagliato per capire chi e’ “allodola”, cioe’ mattiniero, chi “gufo”, cioe’ chi ama stare in piedi fino a tardi, e chi e’ una via di mezzo. Dai risultati e’ emerso che le allodole hanno ottenuto risultati positivi nei test fisici condotti intorno a mezzogiorno. I nottambuli hanno invece dato il meglio poco prima delle 20.00, mentre i tipi intermedi intorno alle 16.00. L’orario in cui si e’ svolto il test e’ stato particolarmente importante per i “gufi” che hanno ottenuto risultati fino al 26% se costretti a esercitarsi di primo mattino.
Tumori: scoperta nuova tecnica per radioguidare gli interventi
Roma, 30 gennaio 2015 – E’ un’innovativa tecnica di chirurgia oncologica radioguidata, che utilizza al posto della radiazione gamma, cioe’ i fotoni oggi comunemente impiegati, la radiazione beta, cioe’ gli elettroni. A realizzarla e’ stato un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Universita’ Sapienza di Roma, dell Centro Fermi, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, dell’Istituto Neurologico Carlo Besta e dell’Istituto Europeo di Oncologia. La tecnica e’ stata descritta sul Journal of Nuclear Medicine. I primi risultati della ricerca riguardano la sensibilita’ della tecnica su particolari tipi di tumore, quali meningiomi e gliomi di alto grado: la valutazione e’ statisticamente positiva per questi casi clinici. Ora i ricercatori sono in attesa delle ultime approvazioni per cominciare dei test preclinici su campioni prelevati durante operazioni chirurgiche di meningiomi.La chirurgia radioguidata e’ una tecnica che mira all’identificazione di residui tumorali per permettere una completa resezione in sede operatoria. Si inietta una sostanza radioattiva (un radiofarmaco) che si lega preferenzialmente alle cellule tumorali. Si attende che il farmaco sia metabolizzato e poi, durante l’operazione per l’asporto del tumore, si usa un dispositivo (sonda) in grado di rivelare la radiazione per verificare tessuti su cui si ha il dubbio se siano tumorali o meno. Alla fine della resezione, sempre durante l’operazione, si puo usare la stessa sonda per verificare se siano rimasti residui.
Mesotelioma: “oncologi, media e Istituzioni contro l’amianto”
Bari, 29 gennaio 2015 – L’Italia è al vertice della task force europea per la sorveglianza attiva dell’amianto, il killer silenzioso che miete circa 3.000 vittime ogni anno nel nostro Paese, 1.500 per mesotelioma. Ma serve più impegno per la bonifica dei siti contaminati. Ogni 12 mesi vengono smaltite 380mila tonnellate di rifiuti di questo minerale. Troppo poche, visto che, a questi ritmi, serviranno ancora 85 anni per completare la dismissione degli oltre 32 milioni di tonnellate di asbesto presenti nella Penisola. Un impegno a cui le Istituzioni possono far fronte solo grazie a un patto da siglare con i clinici e con i media, come emerge dalla III Consensus Conference italiana per il controllo del mesotelioma maligno della pleura, che si apre oggi a Bari. “È il cancro ‘marker’ dell’esposizione all’amianto – spiegano i presidenti del convegno, prof. Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, e prof. Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Direttore dell’Unità Operativa di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma -. In quindici anni, fra il 1993 e il 2008, in Italia si sono registrati più di 15mila casi di questa neoplasia particolarmente aggressiva (IV Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, ReNaM). Purtroppo la percezione del rischio è ancora bassa. È fondamentale velocizzare i tempi della bonifica dei siti contaminati, che può essere eseguita solo da personale specializzato. Questo minerale è presente ancora in grandi quantità e in varie forme in stabilimenti ed edifici, pubblici e privati, in tutte le nostre Regioni. Deve inoltre essere migliorata la sorveglianza sulle persone più esposte, cioè gli ex lavoratori degli stabilimenti che producevano o trattavano amianto. Anche se il mesotelioma è stato inserito nell’elenco delle malattie professionali, vi sono ancora inconcepibili ritardi nel riconoscimento previdenziale. Vanno inoltre garantiti uguali diritti ai pazienti con mesoteliomi insorti dopo esposizioni ambientali ad amianto, ai familiari dei lavoratori e alla popolazione generale”. In Italia dal 1992 è vietata ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto. “Preoccupano – continuano i proff. Scagliotti e Pinto – le notizie recenti relative all’importazione di 1.040 tonnellate di asbesto nel biennio 2011-2012. Il materiale potrebbe essere stato impiegato nella produzione di vari manufatti. È necessario mantenere sempre alta l’attenzione. La tragica vicenda dell’esposizione professionale ed ambientale ad amianto in Italia, con la lunga scia di morti per tumore, ci ha permesso di sviluppare più esperienza e sensibilità su questo tema rispetto agli altri Paesi. Per questo guidiamo un network europeo per il controllo dei siti, per condividere dati epidemiologici, tecniche diagnostiche, studi clinici e politiche di sorveglianza sulle persone più a rischio”. La Consensus Conference non è rivolta solo ai medici ma ospita anche le associazioni delle vittime, rappresentanti delle Istituzioni (INAIL e Ministero della Salute), giornalisti e giuristi. Fino a domani oltre 200 fra i maggiori esperti italiani della patologia si confronteranno su epidemiologia, diagnosi, terapie, ricadute sociali e giudiziarie: dalla Consensus, che ha ricevuto il patrocinio dell’AIOM, scaturirà infatti un documento ufficiale, come già accaduto per le prime due edizioni (nel 2008 a Bologna e nel 2011 a Torino).
In Italia devono ancora essere bonificati 35.521 siti (1.957 i siti bonificati e 571 quelli parzialmente bonificati, dati Ministero dell’Ambiente aggiornati al 26 novembre 2014). Una delle aree più a rischio è rappresentata proprio da Bari, sede fino al 1985 dello stabilimento “Fibronit”, fabbrica di manufatti a base di materiali altamente cancerogeni, collocata fra tre popolosi quartieri del capoluogo pugliese. Si calcola che circa 360 persone, tra residenti e lavoratori, siano morte a causa delle fibre di amianto diffuse nell’ambiente in quella zona. La Corte di Cassazione nell’aprile 2012 ha confermato la condanna dell’ex amministratore delegato del cementificio “Fibronit” di Bari per non aver adottato le necessarie cautele per ridurre ed eliminare il rischio di dispersione delle polveri killer. Inoltre la Suprema Corte ha dichiarato il manager responsabile penalmente non solo per il decesso dei dipendenti ma anche per quello dei cittadini residenti vicino allo stabilimento. La Puglia è fortemente colpita dall’inquinamento ambientale. Otre a Bari, va infatti ricordato il caso “Ilva” a Taranto. Nella Regione, in quindici anni (1993-2008), si sono registrate 814 diagnosi di mesotelioma. “I tempi di latenza della malattia sono molto lunghi – sottolinea il prof. Pinto -. Possono andare da 20 a oltre 45 anni dall’inizio dell’esposizione. L’età media alla diagnosi infatti è di circa 70 anni. E le ricadute sociali e giudiziarie non possono essere trascurate. Il materiale purtroppo è ancora presente nel nostro territorio: nelle scuole, nei tetti di edifici anche pubblici, negli ospedali, in case di riposo e aree residenziali e industriali attive o dismesse. L’amianto è un agente cancerogeno certo, oltre che per il mesotelioma pleurico, anche per polmoni, laringe, ovaio, peritoneo, pericardio, tunica vaginale del testicolo, colon-retto, esofago, stomaco e faringe”. L’area più a rischio in Italia è quella di Casale Monferrato, dove la fabbrica Eternit ha provocato più di 1.700 vittime. Ma, in questo caso, la Corte di Cassazione nel novembre 2014 ha annullato la sentenza di condanna dei vertici dell’azienda per prescrizione del reato. “Si tratta di una decisione molto grave – afferma il prof. Pinto -. I diritti dei malati e dei familiari devono essere riconosciuti”.
Oltre a Bari e Casale Monferrato, gli altri siti di interesse nazionale sono Broni-Fibronit (PV), Priolo-Eternit Siciliana (SR), Balangero-Cava Monte S.Vittore (TO), Napoli Bagnoli-Eternit, Tito-exLiquichimica (PO), Biancavilla-Cave Monte Calvario (CT) e Emarese-Cave di Pietra (AO). “Negli ultimi anni – conclude il prof. Scagliotti – si è assistito a un miglioramento dell’efficacia dei trattamenti e del controllo dei sintomi di questa malattia. Buona parte di questi risultati va ricondotta all’introduzione dei farmaci chemioterapici. La terapia medica rappresenta infatti oggi il riferimento nel trattamento del mesotelioma. Inoltre i ricercatori del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, in collaborazione con i colleghi dell’Ospedale San Antonio e Biagio di Alessandria, per la prima volta hanno sperimentato una nuova tecnica mirata per identificare i geni mutati responsabili della ridotta sopravvivenza nel mesotelioma. In questo modo è stato individuato un alto numero di mutazioni geniche legate alla precoce progressione del tumore e alla riduzione della sopravvivenza. L’identificazione di queste alterazioni consentirà di valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in questa neoplasia”.
Tumore al polmone: nel 2015 uccidera’ piu’ donne europee di quello al seno
Milano, 28 gennaio 2015 – Nel 2015 per la prima volta tra le donne europee i decessi per tumore del polmone saranno più alti di quelli per cancro al seno. E’ quanto evidenziano le stime di uno studio italo-svizzero diretto da Carlo La Vecchia (Università di Milano) e pubblicato su Annals of Oncology. Le proiezioni sul numero di decessi nei 28 paesi dell’Unione Europea si basano sugli stili di vita rispetto ad alcuni fattori di rischio, tra cui il fumo. I dati generali parlano di una riduzione della mortalità per tutti i tumori, eccetto che per il cancro ai polmoni tra le donne e quello al pancreas per entrambi i sessi. Il numero totale di morti nelle donne causate dal tumore al seno resta più alto rispetto a quello del tumore al polmone (90.800 decessi contro 87.500) ma il tasso di mortalità per cancro al polmone risulta aumentato del 9% dal 2009, mentre quello per cancro al seno è diminuito di oltre il 10% dallo stesso anno. L’aumento del tasso di mortalità da tumore al polmone, secondo i ricercatori, era prevedibili sulla base dei comportamenti rispetto al fumo: la donna ha iniziato a fumare regolarmente più tardi rispetto all’uomo e infatti in Gran Bretagna, dove le donne hanno iniziato a fumare già durante la seconda guerra mondiale, si registra la mortalità femminile più alta d’Europa per questo tumore, con 21 decessi ogni 100 mila. Il sorpasso del tumore al polmone su quello al seno risparmierà per quest’anno Italia, Francia e Spagna e probabilmente per le italiane non si verificherà mai perché vi sono meno fumatrici di mezza età e anziane e quindi i tassi di morte sono minori che in altri paesi Ue.
Rapporto AIFA: spesa farmaceutica +1,2% nei primi nove mesi del 2014
Roma, 27 gennaio 2015 – La spesa farmaceutica complessiva italiana ammonta a 20 miliardi di cui il 75,6% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale registrando un +1,2% rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma il Rapporto nazionale OSMED redatto dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e riferito al periodo da gennaio-settembre 2014. La spesa convenzionata (farmaci di fascia A, erogati dal SSN attraverso le farmacie) è in diminuzione in tutte le Regioni italiane, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano e delle Marche. Le maggiori riduzioni in Sicilia (-12,0%), in Umbria (-5,5%) e in Lombardia (-5,3%). Per la prima volta dal ’98 la spesa per i farmaci antineoplastici e immunomodulatori (3 miliardi di spesa per l’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche) ha superato quelli per il sistema cardiovascolare (2,7 miliardi pari a 45 euro pro capite), che restano al primo posto per consumo. Al secondo posto tra i più prescritti e al terzo per spesa pubblica restano saldi i farmaci dell’apparato gastrointestinale (1,9 mld), seguono i medicinali per sangue e organi emopoietici (al terzo posto per consumi e al quinto per spesa con 1,4 mld) e quelli per il sistema nervoso centrale (quarto posto per prescrizione e sesto per spesa con 1,4 mld), con in testa gli antidepressivi. “I dati relativi all’uso dei farmaci in Italia confermano la crescita costante, pur se contenuta, dei consumi e della spesa farmaceutica totale – ha sottolineato Luca Pani Direttore Generale dell’AIFA -. C’è ancora troppa frammentazione tra le Regioni e per il futuro sarà impegnativo sostenere il sistema”.
Agenas: per la sostenibilita’ del SSN e’ importante il recupero delle inefficienze
Roma, 26 gennaio 2015 – “Per favorire la sostenibilità in sanità non servono ulteriori tagli e tetti di spesa, che potrebbero ridurre la qualità delle cure e dell’assistenza. Ma occorrono soprattutto interventi finalizzati al recupero dell’inefficienze o inappropriatezze nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni”. E’ questo il messaggio lanciato da Francesco Bevere, direttore generale AGENAS, in occasione dell’audizione tenuta mercoledì scorso presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Nei periodi di crisi finanziaria si è ricorso frequentemente a tagli e tetti di spesa, a controlli stringenti su prezzi e volumi, all’aumento delle compartecipazioni alla spesa da parte dei cittadini – ha sottolineato Bevere -. Eventuali ulteriori interventi di riduzione del finanziamento in assenza di interventi finalizzati al recupero di inefficienze o inappropriatezze nella erogazione dei servizi e delle prestazioni si ripercuoterebbero sistematicamente sul volume, sui livelli, sulla qualità e sulla sicurezza delle cure, nonché sull’accesso ai servizi da parte dei cittadini, soprattutto di quelli più svantaggiati. Anche le Regioni “virtuose” potrebbero avere seri problemi se non si rafforzano gli interventi volti al recupero delle risorse impiegate con modalità inappropriate ed inefficienti”. “Potremo dirci pienamente soddisfatti – ha concluso il direttore AGENAS – quando ci sarà la possibilità di documentare un corretto equilibrio tra l’efficienza delle risorse impiegate ed i risultati ottenuti in termini di salute, alla luce dei bisogni emergenti della popolazione”.
Fumo: alcune e-cig rilasciano sostanza cancerogena più delle “bionde”
Londra, 23 gennaio 2015 – Alcune sigarette elettroniche potrebbero rilasciare piu’ formaldeide, una sostanza chimica che provoca il cancro, rispetto alle “bionde” tradizionali. E’ quanto emerso da uno studio della Portland State University, pubblicato sul New England Journal of Medicine. I risultati, tuttavia, non provano che le e-cig sono migliori o peggiori delle sigarette tradizionali. Il fumo di tabacco, come hanno precisato i ricercatori, contiene decine di cose che possono provocare il cancro. Inoltre, la ricerca si e’ limitata ad effettuare test in provetta utilizzando una sola marca di e-cig. Nonostante questo, la ricerca evidenzia quanto ancora poco si sa circa la sicurezza delle sigarette elettroniche. “E’ una potenziale bandiera rossa”, ha detto Stephen Hecht, chimico della University of Minnesota ed esperto indipendente interpellato per commentare lo studio. “In alcune condizioni, le e-cig – ha continuato – possono generare piu’ formaldeide di quanto si vorrebbe. Ma non credo che sappiamo ancora abbastanza sull’argomento. C’e’ una grande varieta’ di queste sigarette e di modi di utilizzo”. La formaldeide si trova in molte cose, come in alcuni materiali da costruzione, nei disinfettanti, ecc. Uno studio precedente ha trovato che le e-cig generano meno formaldeide rispetto alle sigarette normali, ma questa ricerca ha esaminato solo il vapore generato dalle sigarette elettroniche. Il nuovo studio, invece, ha anche esaminato le particelle liquide che si trovano nel vapore. I sistemi presenti in alcune e-cig consentono agli utenti di alzare il voltaggio del dispositivo per aumentare il calore e la quantita’ di liquido, che contiene nicotina e aromi, nel vapore. I ricercatori hanno testato una e-cig di un solo marchio che ha due regolazioni di tensione.
Corte dei Conti: nuovi tagli e senza investimenti a rischio i LEA
Roma, 22 gennaio 2015 – I tagli che hanno colpito la sanità pubblica negli ultimi anni potrebbero mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza (LEA). E’ questo l’appello contenuto nella Relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013 redatto dalla Corte dei Conti. La spesa per il servizio sanitario nazionale nel triennio 2011/2013 è risultata essere, a consuntivo, pari a 111.094, 109.611 e 109.254 milioni, inferiore, quindi, di ben 4 miliardi (per il 2012) e di circa 3 miliardi ( per il 2013) alle stime contenute nella Legge di stabilità 2013. “Quindi – si legge nel rapporto -, l’effetto “combinato” delle decisioni deliberate dal Parlamento nazionale e delle manovre correttive attuate dalle Regioni hanno generato riduzioni di spesa nettamente superiori a quelle stimate nelle previsioni tendenziali … riducendo di circa il 68%, nello scorso quadriennio, la quota di spesa non coperta dal finanziamento cui concorre lo Stato al SSN -. Ulteriori risparmi – sottolinea la Corte dei Conti – potrebbero rendere problematico il mantenimento dell’attuale assetto dei LEA, facendo emergere, nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali, dove sono relativamente più frequenti tali carenze. Ad esempio, il divario attualmente esistente tra Regioni centro settentrionali e meridionali, negli investimenti sanitari per l’ammodernamento del patrimonio tecnologico e infrastrutturale”.
Studio: smettere di fumare insieme al partner è più facile
Londra, 21 gennaio 2015 – Se dividi insieme al tuo partner anche il brutto vizio del fumo smettete insieme. E’ più facile e i benefici per la salute ricadranno per entrambi. Stesso discorso anche per la sedentarietà o dimagrire. Queste sfide si vincono più facilmente quando non si è soli. E’ quanto emerge da uno studio inglese condotto su 3.722 coppie dall’English Longitudinal Study of Ageing (ELSA). Tra le donne, il 50% ha smesso di fumare insieme al partner, ma ci è riuscito solo il 17% di quelle il cui compagno era già non fumatore e solo l’8% di quelle il cui partner ha continuato a fumare. Anche per quanto riguarda attività fisica e dimagramento, la differenza tra le percentuali di successo è evidente, pur in misura diversa. Infatti, due terzi dei partecipanti sono riusciti ad intraprendere una vita più attiva con il rispettivo partner, mentre solo uno su cinque ce l’ha fatta da solo. Quando si passa alla battaglia contro i chili di troppo, sembra che il coinvolgimento del partner abbia un’influenza meno spiccata: il 26% degli uomini e il 36% delle donne hanno raggiunto l’obiettivo stabilito di perdere il 5% del proprio peso corporeo, percentuali che scendono al 10% degli uomini e al 15% delle donne nel caso in cui il partner non fosse impegnato a dimagrire.
Ocse: sanità italiana promossa a metà, forti le differenze tra regioni
Roma, 20 gennaio 2015 – Secondo l’Ocse gli indicatori di salute della popolazione sono “tra i migliori” del bacino di competenza, e il Paese “ha migliorato notevolmente la qualità dell’assistenza negli ultimi decenni, ma deve affrontare le permanenti, forti disparità che permangono tra le regioni”. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Ocse, che fra le altre cose suggerisce di “sviluppare le responsabilità delle autorità nazionali” e lancia un monito: i continui tagli alla spesa non devono intaccare la qualità dell’assistenza. “Oltre a lavorare per ridurre le forti disparità tra le regioni – prosegue l’Organizzazione – è necessario porre maggiore attenzione rispetto alla qualità della sanità a livello nazionale. Negli ultimi anni il settore sanitario ha subito forti pressioni di contenimento della spesa nel contesto delle manovre di bilancio. Mentre l’Italia fornisce un’assistenza sanitaria di qualità e a un costo relativamente basso, la lenta crescita della spesa prima della crisi e il taglio della spesa durante la crisi (-0,4% sia nel 2010 che nel 2011) hanno messo a dura prova le risorse”. “L’Italia – conclude l’Ocse – deve assicurare che continui sforzi per contenere la spesa sanitaria non intacchino la qualità dell’assistenza sanitaria come principio fondamentale di governance. L’allocazione delle risorse regionali deve avere un focus sulla qualità, ed essere collegata ad incentivi per il miglioramento della qualità. A livello regionale, devono essere concordati piani di miglioramento della qualità con obiettivi specifici”.
Studio: la pigrizia uccide il doppio dell’obesità
Londra, 19 gennaio 2015 – E’ la pigrizia il vero killer della vita moderna. La sedentarietà uccide infatti 2 volte più dell’obesità, secondo uno studio che ha coinvolto quasi 335 mila europei per 12 anni. La ricerca, condotta dall’università inglese di Cambridge, è pubblicata sull”American Journal of Clinical Nutrition’ e calcola che nel Vecchio continente si registrano ogni anno 676 mila decessi legati all’inattività fisica, contro i 337 mila correlati ai chili di troppo. La buona notizia è che una semplice camminata può salvare la vita: se ogni persona dedicasse 20 minuti al giorno a una passeggiata veloce, i benefici sarebbero sostanziali, assicurano gli studiosi. Eliminando la sedentarietà la mortalità in Europa si ridurrebbe del 7,5%, stimano, contro un -3,6% che si otterrebbe cancellando l’obesità.
Mesotelioma: una nuova tecnica individua i geni responsabili
Torino, 14 gennaio 2015 – Una nuova tecnica mirata per identificare i geni mutati responsabili della ridotta sopravvivenza nel mesotelioma, il tumore associato all’esposizione all’amianto. Si chiama sequenziamento mirato di nuova generazione (NGS) ed è stato utilizzato per la prima volta dai ricercatori del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino in collaborazione con i colleghi dell’Ospedale San Antonio e Biagio di Alessandria. La scoperta è molto importante perché in questo modo è stato individuato un alto numero di mutazioni geniche, legate alla precoce progressione del tumore e alla riduzione della sopravvivenza. Sarà inoltre possibile valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in una neoplasia particolarmente aggressiva, che presenta tassi di sopravvivenza a tre anni pari all’8%. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Thoracic Oncology, la rivista ufficiale dell’Associazione internazionale per lo studio del carcinoma polmonare (International Association for the Study of Lung Cancer – IASLC). “Abbiamo utilizzato un approccio mirato – spiega il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e primo autore dello studio – per valutare retrospettivamente alterazioni in 52 geni, fra quelli più frequentemente mutati nei tumori, in 123 pazienti con mesotelioma maligno della pleura in stadio avanzato (III e IV). Il sequenziamento di nuova generazione è un metodo affidabile, si concentra infatti su un gruppo specifico di geni, invece di ricorrere al più complesso sequenziamento dell’intero genoma. Questo procedimento ha il potenziale per descrivere accuratamente il tipo, la posizione e il numero di mutazioni genetiche nel mesotelioma e consente di indentificare associazioni con le caratteristiche del paziente, compresi i dati di sopravvivenza”. Nel 2014 in Italia sono state stimate 1.800 nuove diagnosi di mesotelioma, nella maggior parte dei casi la malattia è diagnosticata quando è già in fase avanzata e le opzioni terapeutiche sono limitate. “Lo stato mutazionale del mesotelioma è molto complesso – sottolinea la prof.ssa Silvia Novello, oncologa dell’Università di Torino e componente del Comitato esecutivo dello IASLC – con un elevato numero di alterazioni in geni coinvolti nella riparazione del DNA, nella sopravvivenza delle cellule neoplastiche e nei processi di proliferazione cellulare”. Il mesotelioma continua a provocare decessi nonostante la sua produzione sia cessata nel nostro Paese dal 1992. La latenza infatti può andare da 20 a oltre 45 anni dall’inizio dell’esposizione. Per fare il punto su terapie, prevenzione, assistenza psico-sociale e legale dei malati e ricadute giudiziarie il 29 e 30 gennaio a Bari l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) organizza la III Consensus Conference italiana per il controllo del mesotelioma maligno della pleura. “I nostri dati – continua il prof. Scagliotti – non indicano la presenza di una specifica mutazione ‘driver’, cioè in grado di influenzare il comportamento della cellula malata, come si è osservato in alcuni casi di adenocarcinoma del polmone, soprattutto nei non fumatori. Tuttavia nel mesotelioma vi è un accumulo di numerose mutazioni cosiddette ‘temporanee’, che potrebbe spiegare la fase di latenza molto lunga della comparsa clinica della malattia”. Le alterazioni si concentrano essenzialmente nell’ambito di due vie molecolari (quella che coinvolge il gene p53 e i geni concentrati nella via PI3K-AKT). “Alcune – conclude il prof. Mauro Papotti, Ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Torino e co-autore dello studio – potranno essere attentamente considerate in futuri studi clinici per valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in questa neoplasia”.
Dieta mediterranea, alimentazione anti-cancro grazie ai folati
Catania, 12 gennaio 2015 – La dieta mediterranea si conferma un alleato davvero prezioso nella prevenzione dei tumori. Uno studio dell’Università di Catania ha dimostrato come un profilo dietetico sano e ricco di folati possa contrastare gli effetti dannosi degli inquinanti atmosferici e di stili di vita scorretti. La ricerca è stata condotta da una équipe di ricercatori del dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e Tecnologie avanzate “Gian Filippo Ingrassia” su un campione di donne dell’area metropolitana di Catania. “I risultati dello studio – spiega la responsabile del progetto Antonella Agodi – ci consentiranno di individuare specifici target di popolazione per gli interventi di prevenzione, una sorta di banca di campioni biologici ben caratterizzati dal punto di vista epidemiologico al fine di effettuare nuovi passi avanti nella ricerca sui tumori femminili”. Secondo i ricercatori i folati potrebbero avere in particolare un ruolo centrale nella prevenzione del carcinoma della cervice. Modificando la storia naturale dell’infezione da HPV (Papilloma virus), l’assunzione dei folati ridurrebbe il rischio di infezione, aumenterebbe la rapidità di guarigione naturale nelle donne già infette oppure ridurrebbe il rischio di trasformazione neoplastica delle cellule dell’epitelio colpito da HPV. I folati sono presenti in gran parte degli alimenti vegetali che caratterizzano la cosiddetta dieta mediterranea. Dagli spinaci agli agrumi, passando per legumi, olio d’oliva, pomodori, pane e pasta. E ancora: frutta secca, lattuga, cavoli, asparagi, cereali e broccoli. Tra gli alimenti di origine animale le uova, in particolare, hanno buoni contenuti di folati.
Un avocado al giorno migliora livelli colesterolo cattivo
Washington, 9 gennaio 2015 – Un avocado al giorno leva il cardiologo di torno. Uno studio della Pennsylvania State University, pubblicato sul Journal of the American Heart Association, ha infatti scoperto che questo alimento e’ in grado di tenere a bada il colesterolo cattivo, riducendo il rischio di avere un attacco cardiaco. Nello studio sono stati coinvolti 45 pazienti sani, in sovrappeso o obesi di eta’ compresa tra i 21 e i 70 anni. Per due settimane i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di seguire la tipica dieta di un americano medio, cioe’ con il 34 per cento di calorie provenienti da grassi, il 51 per cento da carboidrati e il 16 per cento da proteine. In seguito, i partecipanti sono stati suddivisi in modo da far seguire loro tre diete diverse per abbassare il colesterolo. In particolare, un gruppo ha seguito una dieta a basso contenuto di grassi che non prevedeva il consumo di avocado; un secondo gruppo ha seguito una dieta a moderato contenuto di grassi anche senza avocado; e un terzo gruppo una dieta a moderato contenuto di grassi con il consumo di un avocado al giorno. Le diete sono state seguite per 5 settimane. Durante tutto il periodo di studio i ricercatori hanno effettuato esami del sangue a campione. Dai risultati e’ emerso che, nonostante la dieta a basso contenuto di grassi avesse un minor apporto calorico rispetto agli altri due a medio contenuto (24 per cento di calorie da grassi contro il 34 per cento), le analisi del sangue hanno rivelato che alla fine della dieta che comprendeva gli avocado il livello di colesterolo LDL era calato di 13 punti e mezzo in confronto al valore medio (13,5 milligrammi per decilitro in meno). Addirittura il doppio se comparato col valore riscontrato dopo la dieta a basso contenuto di grassi (7,4 mg/dl in meno). “Questo dimostra che l’apporto di acidi grassi monoinsaturi fornito dagli avocado riesce a far calare drasticamente il colesterolo cattivo”, ha detto afferma Penny M. Kris-Etherton, presidente dell’American Heart Association’s Nutrition Committee e coordinatore dello studio.
Al cervello serve più tempo per scelte alimentari salutari
Washington, 8 gennaio 2015 – Quando si è indecisi se mangiare un piatto di verdure o una tavoletta di cioccolato, la prima cosa che molti di noi prensono considerazione e’ il gusto. In pochissimi istanti, precisamente in 200 millisecondi, scegliamo il cibo che piu’ ci piace e non quello piu’ sano. Al cervello, invece, serve piu’ tempo per elaborare una scelta salutare. A descrivere questo processo decisionale e’ stato un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology in uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science. Per farlo gli studiosi hanno coinvolto nella ricerca 28 universitari che non avevano mangiato nelle quattro ore che hanno preceduto il test. I partecipanti sono stati invitati a votare 160 alimenti singolarmente utilizzando una scala che parte da -2 a 2 in termini di salubrita’ e di gusto. Successivamente gli stessi alimenti sono stati accoppiati casualmente e i volontari sono stati invitati a sceglierne uno dei due con un semplice clic su un mouse. Gli studiosi hanno potuto analizzare i movimenti del cursore per rintracciare e studiare il processo decisionale. In questo modo i ricercatori potrebbe dire, ad esempio, se un partecipante era stato tentato di scegliere la pizza al posto dei piselli o viceversa. Ebbene, dall’analisi dei movimenti del cursore gli scienziati hanno osservato che, nelle scelte alimentari, il gusto e’ entrato in gioco circa 200 millisecondi prima della salute e che il 32 per cento delle persone non ha mai messo la salute al primo posto come guida nella scelta. I partecipanti sono stati poi suddivisi in due gruppi in base alla quantita’ di auto-controllo dimostrato nelle scelte indicate. Quelli con meno autocontrollo hanno cominciato a considerare l’aspetto salutare di un alimento 323 millisecondi dopo i soggetti con maggiore autocontrollo, indicando che piu’ velocemente si inizia a considerare l’aspetto salutare del cibo e maggiore autocontrollo si esercita. I ricercatori sono convinti, in base ai risultati dello studio, che tutti dovrebbero prendersi un po’ piu’ di tempo prima di decidere cosa mangiare. Perche’ qualche millisecondo in piu’ puo’ fare la differenza.
Fumo, sigarette chiuse a mano dannose per la salute come le altre
Londra, 7 gennaio 2014 – Le sigarette rollate a mano sono pericolose come le “bionde” tradizionali. E’ quanto ha evidenziato una nuova campagna inglese della Public Health England (PHE), nella quale vengono evidenziati i danni causati al corpo dagli ingredienti “tossici” presenti nelle sigarette, che vengono paragonati ad un lento e costante declino, in un processo descritto come “simile al marcire”. Nel video diffuso, infatti, si vede un padre di famiglia intento a rollare una sigaretta fatta a mano mentre i figli giocano. Ma, invece del tabacco, l’uomo si trova a rollare carne umana in decomposizione. Esattamente l’effetto che il fumo causa agli organi del nostro corpo. Il messaggio è chiaro: “Ogni sigaretta vi fa marcire, sia al vostro interno che fuori”. Anche in Italia, come rilevato da un’indagine Doxa-Iss, rispetto alla tipologia di prodotti del tabacco acquistati si è osservato quest’anno il raddoppio della percentuale di fumatori che scelgono le sigarette fatte a mano (18% contro il 9,6% del 2013). Questo dato è confermato anche dall’aumento delle vendite di trinciati (circa 400% rispetto al 2005). Il consumo di sigarette fatte a mano è significativamente più diffuso tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni (34,3%).
Mangiare spesso in fast food “rallenta” cervello dei bimbi
Washington, 22 dicembre 2014 – Già legato a diversi problemi di salute, come ad esempio l’obesità, ora il fast food e’ accusato anche di causare un “rallentamento” del cervello. Uno studio della Ohio State University ha dimostrato che i bambini che mangiano spesso nei fast food hanno dei punteggi piu’ bassi ai test di matematica, scienza e lettura. Secondo i ricercatori, questo dipenderebbe da una dieta molto carente in ferro o dal fatto che troppi grassi e zuccheri hanno un impatto negativo sul processo di apprendimento. Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno coinvolto nello studio 8.500 studenti provenienti dagli Stati Uniti e hanno misurato il consumo di cibi da fast food all’eta’ di dieci anni. Questo dati sono stati poi confrontati con i risultati dei test accademici tre anni dopo. Ebbene, chi ha mangiato spesso nei fast food ha ottenuto un punteggio medio di 79, rispetto al punteggio di 83 ottenuto da chi non mangia regolarmente “cibi spazzatura”.
Tumori: 1.500 donne ogni anno vogliono diventare madri. “Ma la tutela della fertilità è un diritto negato”
Roma, 16 dicembre 2014 – La possibilità di diventare madri dopo il cancro è un diritto ancora negato in Italia. Ogni anno circa 1.500 donne colpite da tumore chiedono ai medici di preservare la fertilità ma i farmaci anti-sterilità sono a totale carico delle pazienti, perché non rientrano tra quelli prescrivibili per questo specifico scopo, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato la loro sicurezza ed efficacia. È necessario un intervento normativo urgente, come evidenziato dalle associazioni dei pazienti (FAVO – Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, ANDOS – Associazione Nazionale Donne Operate al Seno, AIMaC – Associazione Italiana Malati di Cancro, Salute Donna). L’appello è contenuto nel documento inviato al Ministero della Salute e alla Conferenza Stato-Regioni e presentato al Convegno “Prevenire la sterilità e conservare la fertilità nelle donne malate di cancro”, che si svolge oggi al Senato (Palazzo Giustiniani). “Ogni anno – spiega l’avv. Elisabetta Iannelli, segretario FAVO – 5.000 donne nel nostro Paese devono confrontarsi con un tumore quando ancora potrebbero diventare madri. Per le giovani donne colpite da tumore è fondamentale poter conservare la fertilità per poter aver una chance di maternità dopo le cure oncologiche, che in molti casi mettono a rischio la capacità riproduttiva. Quali sono le risposte del Sistema Sanitario Nazionale? Purtroppo ancora insufficienti. Il costo dei farmaci è a completo carico delle pazienti, i percorsi clinico assistenziali non sono stati ancora definiti, manca del tutto un osservatorio nazionale che si occupi del problema”. Il cancro del seno e i linfomi sono le neoplasie più frequenti nelle donne giovani. Rappresentano il 60% di tutti i tumori nelle under 40 e vengono trattati nella maggior parte dei casi con chemioterapia potenzialmente tossica per la funzione ovarica. “Dai dati della letteratura si evince che tra le 3000 giovani donne italiane a rischio di infertilità a causa della malattia, circa la metà è interessata a preservare la propria fertilità – sottolineano la prof.ssa Lucia Del Mastro, membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), e il dott. Fedro Peccatori, direttore dell’Unità di Fertilità e Procreazione dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) -. Le tecniche consolidate per prevenire l’infertilità da chemioterapia sono la raccolta di ovociti prima dei trattamenti chemioterapici e la loro crioconservazione e l’utilizzo di farmaci (analoghi LHRH) che proteggono le ovaie durante i trattamenti. Queste tecniche possono entrambe essere applicate alla stessa paziente e hanno un tasso di successo relativamente elevato, con possibilità di gravidanza dopo la guarigione tra il 30 e il 50% a seconda dell’età della donna, dei trattamenti chemioterapici ricevuti e del numero di ovociti crioconservati. Studi eseguiti su centinaia di donne dimostrano che le pazienti trattate con analoghi LHRH durante la chemioterapia hanno un rischio ridotto della metà di rimanere sterili dopo il trattamento, rispetto alle pazienti che hanno ricevuto la sola chemioterapia. D’altra parte il congelamento di almeno 10 ovociti offre il 30% di probabilità di diventare madri”. Il costo complessivo per il trattamento farmacologico con LHRH delle donne che ne hanno effettivamente bisogno può essere stimato in 77.000 euro/anno per il Servizio sanitario nazionale. Se poi tutte le pazienti candidate alla preservazione della fertilità si sottoponessero alla crioconservazione degli ovociti, la spesa totale complessiva ammonterebbe a circa 1.500.000 euro. “Però – afferma la dott.ssa Giulia Scaravelli, Responsabile del Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita (Istituto Superiore di Sanità) – ancora troppe donne non vengono informate, è determinante la formazione degli operatori e la sorveglianza del fenomeno”. Basterebbe poco per assicurare loro un futuro di maternità oltre la malattia. “Innanzitutto vanno modificate le due Note dell’Agenzia Italiana del Farmaco – continua Elisabetta Iannelli – riconoscendo l’indicazione ‘prevenzione dell’infertilità nelle pazienti oncologiche’ alle gonadotropine necessarie alla stimolazione e raccolta di ovociti (Nota 74) e agli analoghi LHRH che proteggono la funzione ovarica durante la chemioterapia (Nota 51). Sono trattamenti costosi per cui il medico è costretto, sotto sua responsabilità, a prescriverli attraverso un’interpretazione estensiva delle indicazioni, per evitare che siano pagati dalle pazienti. Una riscrittura delle due Note AIFA consentirebbe a queste pratiche terapeutiche diffuse ed efficaci di uscire dalla semi-clandestinità in cui sono mantenute”. “È necessario implementare percorsi dedicati per la prevenzione della infertilità nelle pazienti oncologiche in tutte le Regioni italiane con prestazioni riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale e attraverso strutture multidisciplinari (istituti oncologici, università, ospedali, strutture territoriali e centri di Procreazione Medicalmente Assistita), che diano vita ad una rete di centri di Oncofertilità in grado di rispondere tempestivamente (entro 24 ore) alle esigenze delle pazienti – sostiene il dott. Cristofaro De Stefano, direttore dell’Unità di Fisiopatologia della riproduzione e sterilità di coppia dell’Ospedale ‘San Giuseppe Moscati’ di Avellino -. Ridare ai malati la speranza di poter riprogettare l’esistenza ‘dopo il cancro’ è motivo di vita e recupero di energie anche ‘durante il cancro’.” Diversamente da quanto accade nell’uomo, nella donna l’utilizzo di alcune tecniche di crioconservazione è associato a un ritardo nell’inizio dei trattamenti antitumorali: da qui l’importanza di avviare le pazienti il più precocemente possibile agli esperti in questo campo. “La creazione di un network – continua Lucia Del Mastro – consentirebbe di definire percorsi dedicati e riconosciuti, oggi esistenti solo in alcune aziende ospedaliere, e di risolvere un altro importante problema, rappresentato dalla difficoltà delle giovani pazienti oncologiche ad accedere al counselling riproduttivo e ad eventuali successive tecniche di crioconservazione. Ad esempio, all’Ospedale San Martino di Genova è attivo un rapporto di collaborazione tra la struttura di oncologia e quella di medicina della riproduzione, per fornire alle giovani pazienti un percorso privilegiato di accesso al counselling riproduttivo e ridurre il più possibile il ritardo nell’inizio dei trattamenti antitumorali. Le donne, durante la prima visita oncologica, vengono informate dagli oncologi medici sui possibili rischi legati alle terapie anticancro, tra cui il rischio di tossicità gonadica e di infertilità, e vengono loro proposte le strategie disponibili per ridurre questa eventualità”. “È il metodo che va cambiato – conclude il dott. Peccatori -. Istituzioni, medici e pazienti devono sedersi a un tavolo comune per definire le priorità sanitarie, valutandone evidenze scientifiche e sostenibilità. Nel caso in questione è in gioco un diritto sancito dalla costituzione, quello alla genitorialità. La richiesta delle giovani pazienti è chiara: lasciateci una speranza di maternità oltre il cancro, così come definito dalle più recenti ricerche scientifiche. La risposta delle Istituzioni dovrebbe essere altrettanto rapida e consequenziale. Il problema esiste, e la soluzione non può essere lasciata solo alla buona volontà dei singoli. Se vogliamo dare significato alla centralità della paziente nel percorso di cura, non possiamo dimenticare l’importanza della prevenzione della infertilità dovuta ai trattamenti oncologici”.
Tumore del colon-retto, in Veneto oltre 5.100 diagnosi l’anno. “Grazie ai test diagnostici scegliamo la terapia più efficace”
Padova, 12 dicembre 2014 – Quest’anno il tumore del colon-retto colpirà 5.157 persone in Veneto (52.000 in tutta Italia). Tutti i pazienti con questo cancro in fase avanzata dovrebbero essere sottoposti a un test molecolare. Dal risultato dell’esame dipende la scelta della terapia più efficace. Nel 60% dei tumori, infatti, non è presente una particolare mutazione (del gene RAS) e, in questi casi, è possibile utilizzare un farmaco specifico, in grado di migliorare in maniera significativa la sopravvivenza. “E’ un tumore molto diffuso la cui causa è legata anche a scarsa attività fisica o a dieta non equilibrata – afferma la prof.ssa Vittorina Zagonel Direttore del Dipartimento di Oncologia Clinica e Sperimentale dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV), IRCCS -. Ed è direttamente associata ad un’alimentazione ipercalorica, ricca di grassi animali, carni rosse e povera di fibre. È stato dimostrato un incremento di rischio del 15% nelle persone in sovrappeso e del 33% negli obesi. E’ importante rendere consapevole la popolazione che dieta, alimentazione, alcol e fumo causano il 35-40% di tutti i tumori. Anche nella nostra Regione, dove il 10% dei veneti è obeso”. Il tumore del colon è la neoplasia più diffusa in Italia, dove vivono 300mila persone con una precedente diagnosi di malattia. Per questo la Fondazione “Insieme contro il Cancro”, in collaborazione con AIOM e Europa Colon ha realizzato una guida per pazienti e familiari Affrontare il tumore del colon-retto. La pubblicazione viene presentata oggi a Padova nel convegno Come sconfiggere il tumore del colon-retto: l’importanza degli screening e dei test genetici , presso l’Istituto Oncologico Veneto (IOV), grazie ad un educational grant di Amgen. “È possibile diagnosticare in modo precoce la malattia partecipando regolarmente ai programmi di screening promossi dalle Regioni – sottolinea il dott. Stefano Realdon gastroenterologo endoscopista dello IOV -. Tuttavia troppi italiani non si sottopongono a questi esami. Il test basato sulla ricerca del sangue occulto nelle feci è offerto gratuitamente dal sistema sanitario nazionale a tutte le persone di età compresa fra 50 e 75 anni. Nel Nord Est si registra il 60% di adesione, percentuale maggiore rispetto alla media nazionale (34%), ed i risultati pubblicati di recente hanno dimostrato una riduzione del rischio di morte del 22% nelle aree del Veneto a maggior adesione al programma di screening”. “Un risultato molto positivo – sottolinea la prof.ssa Zagonel – che deve spingere tutti a partecipare ai questi semplici ed efficaci esami”. Il tumore del colon-retto rappresenta uno dei big killer in tutto il mondo. Sei persone su 10 riescono a sconfiggere la neoplasia. Un risultato importante, raggiunto attraverso un approccio multidisciplinare coordinato anche per la malattia avanzata, in strutture di riferimento nazionali ed internazionali come lo IOV, IRCCS della Regione Veneto, che opera in stretta collaborazione con il Dipartimento di Scienze Chirurgiche ed Oncologiche diretto dal Prof. Donato Nitti dell’Università di Padova. “ Il chirurgo mantiene un ruolo anche nella malattia metastatica – sostiene il prof. Nitti -,per questo la valutazione multidisciplinare e le caratteristiche molecolari del tumore, aiutano a garantire la scelta di trattamento più opportuna per ciascun paziente, che si traduce in un miglioramento di sopravvivenza e di qualità della vita, e di tutti i parametri di efficacia, con risparmi consistenti per il servizio sanitario nazionale”. “Più informazioni si possiedono sul tumore maggiore è la possibilità di guarirlo, utilizzando farmaci mirati – aggiunge la dott.ssa Sara Lonardi Responsabile del coordinamento multidisciplinare delle neoplasie colorettali dello IOV-. Perché la terapia biologica viene somministrata solo ai malati che possono beneficiarne con certezza”. “Lavoriamo al fianco degli specialisti proprio per assicurare l’impiego appropriato dei farmaci, coscienti che la sostenibilità del sistema è anche nostra responsabilità – spiega il dottor dott. Francesco Di Marco, amministratore delegato di Amgen -. Concentriamo i nostri sforzi anche nella definizione di test che permettano di selezionare in anticipo i pazienti che trarranno giovamento dalle terapie”. E per garantire uniformità nella pratica clinica nell’applicazione dei test molecolari in tutta Italia, l’AIOM e la Società Italiana di Anatomia Patologica, hanno sviluppato un progetto Nazionale che ha definito i criteri standard per la caratterizzazione molecolare del tumore, e certificati i Centri che assicurano la qualità delle metodiche richieste. Le due Società scientifiche hanno condiviso le raccomandazioni che permettono di definire con precisione la caratterizzazione molecolare di cinque tipi di cancro: al seno, al colon-retto, al polmone, allo stomaco e melanoma, con conseguenti scelte mirate di trattamento.
Censis: “4 italiani su 10 cercano informazioni di salute online”
Roma, 9 dicembre 2014 – Il 47% degli italiani cerca on line informazioni su salute e benessere. Un fenomeno in crescita, che ha inevitabilmente contribuito a ridisegnare il rapporto che il paziente instaura con il medico. Non di rado le informazioni reperite online vengono infatti chiamate in causa al momento del confronto diretto con il medico e utilizzate per discutere e confrontarsi sui risultati, ma anche per contestare al medico l’esattezza della sua diagnosi. E’ quanto emerge dal 48esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2014. L’esposizione a un numero molto elevato di contenuti determina però, come conseguenza, un’alterazione della percezione relativa al proprio livello di conoscenze su temi sanitari. Questa discrepanza tra conoscenze presunte e informazioni possedute è stata messa in luce da diverse ricerche che il Censis ha condotto tra il 2012 e il 2014, dalle quali è emerso che la conoscenza su temi sanitari “non risulta completamente adeguata”. Tra i pazienti affetti da fibrillazione atriale, ad esempio, solo il 58,8% ha correttamente definito l’ictus una malattia del cervello, con un dato che varia con il titolo di studio: dal 74,1% di chi ha più titoli di studio al 45,6% di chi ha titoli più bassi, rivelando un’incertezza particolarmente grave in quanto presente in una popolazione ad alto rischio.
Fumo, per bambini rischio triplo di provare “e-cig”
Londra, 5 dicembre 2014 – I bambini hanno tre volte più probabilità di provare la sigaretta elettronica rispetto alla “bionda” tradizionale. A lanciare l’allarme è stato uno studio condotto in Galles, i cui risultati alimentano i timori di chi crede che l’e-cig possa spingere i giovani a passare alla nicotina. Lo studio ha coinvolto 1.601 bambini tra i 10 e gli 11 anni d’età. Dai risultati è emerso che il 6% aveva provato a “svapare” contro il 2% di chi aveva fumato tabacco. Inoltre, coloro che avevano provato l’e-cig sono gli stessi che hanno ammesso di avere sette volte più probabilità di iniziare a fumare nei due anni successivi. In pratica, il 14% dei giovanissimi che ha provato la sigaretta elettronica ha detto che potrebbe iniziare a fumare, contro il 2% di quelli che non hanno mai provato il dispositivo. “Questi risultati – ha spiegato Mark Drakeford, Ministro della Sanità del Galles – fanno luce sul potenziale impatto delle e-cig sui nostri bambini e sui giovani. Mi preoccupa che il loro utilizzo possa essere come un gateway e possa ri-normalizzare il fumo, soprattutto per una generazione cresciuta in gran parte in una società di non fumatori”.
Obesità, rischi minori con pasti consumati in un periodo di tempo limitato
Washington, 3 dicembre 2014 – Limitare il tempo di consumo dei pasti in una finestra temporale di otto ore al giorno potrebbe essere un’ottima strategia per perdere peso, riducendo il rischio di sviluppare obesita’ e diabete di tipo 2. Uno studio del Salk Institute, in California, ha scoperto che rinunciare agli spuntini fuori orario e mangiare rigorosamente in un lasso di tempo limitato – ad esempio dalle 9 alle 17 – ogni giorno aiuterebbe l’organismo a digerire correttamente il cibo. Secondo i ricercatori, se l’orologio del corpo umano puo’ prevedere quando mangeremo e’ anche meglio preparato a bruciare le calorie. Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista ‘Cell Metabolism’, gli studiosi hanno condotto una serie di esperimenti sui topi alimentati con una dieta ricca di grassi per otto ore al giorno. Ebbene, le cavie che hanno seguito questo regime alimentare sono risultate piu’ sane e piu’ magre di quelle a cui e’ stato dato lo stesso numero di calorie per tutto il giorno. Questo regime alimentare ha continuato ad avere gli stessi effetti anche quando ai topi e’ stato concesso qualche giorno “d’eccezione”: i benefici dell’aver consumato i pasti alla stessa ora per un periodo di tempo limitato non sono stati annullati da un fine settimana in cui l’accesso al cibo e’ stato libero per tutto il giorno.
Toscana, un adolescente su tre “alza il gomito” ogni giorno. Massimo Maccarone: “Ragazzi, ubriacatevi solo di sport!”
Empoli, 2 dicembre 2014 – Perdere la propria salute in un bicchiere? Gli adolescenti toscani sanno come si fa. Il consumo di bevande alcoliche, infatti, è un’abitudine quotidiana per il 42% dei maschi e il 31% delle femmine di 15 anni, percentuali superiori alle medie nazionali (41% e 24% rispettivamente). Dati allarmanti, perché tra alcol e tumori c’è una strettissima relazione e perché il consumo è particolarmente dannoso in giovane età. Ecco perché diventa fondamentale la sensibilizzazione dei giovani a stili di vita sani, magari con la collaborazione dei campioni dello sport. Sono questi i concetti chiave del progetto “Non fare autogol”, la campagna promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) per spiegare agli adolescenti come tenersi alla larga da malattie e disturbi. Dopo il successo delle prime quattro stagioni, va in scena oggi la quinta tappa della quinta edizione presso il Liceo “Virgilio” di Empoli, dove l’attaccante della squadra toscana sale in cattedra per insegnare ai giovani lo stile di vita dei campioni. “È con grande piacere che ho accettato di partecipare a un progetto così importante, rivolto agli adolescenti, i nostri primi tifosi – ha dichiarato il bomber azzurro –. La scuola è il luogo dove spesso cominciano le cattive abitudini, ma gli adolescenti devono capire che uno stile di vita sbagliato alla loro età compromette la loro salute da adulti. Il consumo di alcol? Meglio ubriacarsi solo di sport, quello non fa mai male!”. “Vogliamo far capire che la vera sfida contro il cancro inizia da giovani – sottolinea la dottoressa Angela Ribecco, Coordinatore Regionale AIOM –. L’importanza di un corretto stile di vita, fin da ragazzi, è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili”. Ecco il principale obiettivo della campagna ‘Non fare autogol’, che utilizza il linguaggio universale dello sport per veicolare importanti valori e messaggi di salute: per renderli più incisivi, al fianco di AIOM si sono schierati la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il CONI, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI). Un progetto innovativo che fino al termine del campionato coinvolge tutte e 20 le squadre del campionato di calcio di Serie A. Un vero e proprio “Tour della prevenzione” in 15 città, che può contare su un media partner d’eccezione: tutti gli incontri negli Istituti, infatti, vengono ripresi da Sky Sport, che manda in onda contributi video e interviste esclusive all’interno di programmi dedicati e sul sito www.skysporthd.it. “ In Italia, nel 2014 si verificheranno 365.500 nuove diagnosi di cancro” – ha aggiunto la dott.ssa Ribecco – Il cancro colpisce di più le Regioni settentrionali (+26%) rispetto al Sud: in Toscana nel 2010 si sono registrati 18.275 nuovi casi di tumore, con 8.266 decessi, mentre erano 142.449 le persone colpite in passato da una neoplasia. Ma nel nostro Paese migliorano le percentuali di guarigione: il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, alla maggiore efficacia delle terapie, e alle campagne di sensibilizzazione e prevenzione, come il progetto ‘Non fare autogol’”.
Brevi passeggiate invertono gli effetti di troppa sedentarietà
Washington, 1 dicembre 2014 – Tre passeggiate di cinque minuti al giorno possono invertire i danni alle arterie delle gambe causati dallo stare seduti per circa tre ore consecutive. E’ quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Indiana University in uno studio pubblicato sulla rivista Medicine & Science in Sports & Exercise. Stare seduti per lunghi periodi di tempo, come succede a molte persone ogni giorno a lavoro, e’ associata a fattori di rischio, come livelli alti di colesterolo e un aumento della circonferenza della vita che possono portare a malattie cardiovascolari e metaboliche. Quando la gente si siede, i muscoli si allentano e quindi non si contraggono per pompare efficacemente il sangue al cuore. Il sangue può quindi accumularsi nelle gambe e influenzare la funzione endoteliale delle arterie, o la capacità dei vasi sanguigni di espandersi per un aumento del flusso sanguigno. Questo studio e’ il primo a trovare un’evidenza sperimentale di questi effetti. Lo ricerca ha coinvolto 11 uomini sani non obesi di età compresa trai 20 e i 35 anni. In una prima parte sono stati seduti 3 ore senza muovere le gambe, in una seconda hanno camminato su un tapis roulant. Ebbene, dai risultati e’ emerso che se stare seduti per troppo tempo compromette l’espansione delle arterie delle gambe, quando si cammina anche per poco tempo questi effetti si invertono.
Liguria, vizio della sigaretta quotidiana per il 57% degli under 15. Daniele Gastaldello: “Ragazzi, vi fumate la salute: non cascateci!”
Genova, 26 novembre 2014 – Allarme fumo tra i giovani della Liguria. Il vizio è un’abitudine quotidiana per il 3% degli 11enni (contro l’1% della media nazionale), l’11% dei 13enni (contro l’8% della media nazionale) e ben il 43% dei 15enni (contro il 39% del resto d’Italia). Sono dati preoccupanti, se consideriamo che una “bionda” non contiene solo tabacco (già di per sé nocivo), ma anche elementi dannosi per il nostro organismo: a ogni boccata, durante la combustione, si sprigionano più di 4.000 sostanze chimiche. Ecco quindi che diventa fondamentale la sensibilizzazione dei ragazzi a stili di vita sani, magari con la collaborazione dei campioni dello sport. Sono questi i concetti chiave del Progetto “Non fare autogol”, la campagna promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Fondazione AIOM per spiegare agli adolescenti come tenersi alla larga da malattie e disturbi. Dopo il successo delle prime stagioni, va in scena oggi la quarta tappa della quinta edizione presso l’Istituto “Piero Gobetti” di Genova, dove il capitano della Sampdoria Daniele Gastaldello sale in cattedra per insegnare ai giovani lo stile di vita dei campioni. “È con grande piacere che ho accettato di partecipare nuovamente a un progetto così importante, rivolto agli adolescenti, i nostri primi tifosi – ha dichiarato –. La scuola è il luogo dove spesso cominciano le cattive abitudini, ma i ragazzi devono capire che uno stile di vita sbagliato alla loro età compromette la loro salute da adulti. Le sigarette? Un vizio stupido, con cui ci si fuma la salute”. “Vogliamo far capire che la vera sfida contro il cancro inizia da adolescenti – ha affermato la dott.ssa Claudia Bighin, coordinatore regionale AIOM per la Liguria –. L’importanza di un corretto stile di vita, fin da ragazzi, è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili”. Ecco il principale obiettivo della campagna “Non fare autogol”, che utilizza il linguaggio universale dello sport per veicolare importanti valori e messaggi di salute: per renderli più incisivi, al fianco di AIOM si sono schierati la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il CONI e la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Un progetto innovativo che fino al termine del campionato coinvolge tutte e 20 le squadre del campionato di calcio di Serie A. Un vero e proprio ‘Tour della prevenzione’ in 15 città, che può contare su un media partner d’eccezione: tutti gli incontri negli Istituti, infatti, vengono ripresi da Sky Sport, che manda in onda contributi video e interviste esclusive all’interno di programmi dedicati e sul sito www.skysporthd.it. “Nella nostra Regione – ha aggiunto la dott.ssa Bighin– nel 2010 sono stati 8.774 i nuovi casi di tumore con 4.096 decessi, mentre erano 69.782 le persone colpite in passato da una neoplasia. In Italia, nel 2014 si verificheranno 365.500 nuove diagnosi di cancro. Le percentuali di guarigione sono in netto miglioramento: il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, alla maggiore efficacia delle terapie, e alle campagne di sensibilizzazione e prevenzione, come Non fare autogol”.
Tumore del pancreas, 2.100 nuove diagnosi all’anno in Lombardia
Milano, 25 novembre 2014 – Il tumore del pancreas colpisce ogni anno quasi 2.100 persone in Lombardia, 12.700 in Italia. È una forma di cancro aggressiva e molto diffusa: eppure i cittadini non sembrano esserne informati. Il 77% non conosce i sintomi, l’88% non ha mai letto nulla in merito e il 97% non ne ha mai parlato con il proprio medico di famiglia. Ma l’81% sarebbe interessato a saperne di più. Sono i dati del sondaggio promosso dalla campagna nazionale di sensibilizzazione “PanCrea: creiamo informazione”, che si chiude oggi a Milano con la sua settima tappa, voluta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dalla Fondazione “Insieme contro il cancro” in sette Regioni e unica nel suo genere. “Il paziente con tumore del pancreas può essere trattato adeguatamente solo dove è presente una competenza specifica. Infatti la scelta della terapia corretta è difficile e richiede un approccio multidisciplinare, con il confronto tra esperti oncologi, chirurghi, radioterapisti radiologi, ed endoscopisti. L’IRCCS Ospedale San Raffaele, parte del gruppo Ospedaliero San Donato, è un centro di riferimento e ogni anno vengono trattati più di 400 nuovi pazienti – afferma il dott. Gianpaolo Balzano, dell’Unità di Chirurgia Pancreatica del San Raffaele –. Il tour è fondamentale perché punta a informare la popolazione, soprattutto sulla prevenzione, particolarmente importante quando si tratta di un tumore molto difficile da curare. Seguire uno stile di vita sano è necessario per ridurre il rischio di cancro, anche del pancreas. Ma, secondo il 49% delle persone che hanno risposto al sondaggio (oltre 1.500), una condotta equilibrata serve a poco. Forse non sanno, ad esempio, che uno dei pericoli più grandi è la sigaretta: infatti il 23% di loro fuma. Ma non solo. Il 55% non pratica esercizio fisico con regolarità e solo uno su dieci mangia le porzioni di frutta e verdure raccomandate. Comportamenti non corretti, su cui dobbiamo intervenire”. Nell’ambito della campagna “PanCrea”, resa possibile grazie al contributo incondizionato di Celgene, sono stati realizzati due opuscoli informativi, uno dedicato alla prevenzione e uno ai pazienti, oltre a un ulteriore questionario per gli oncologi. “Se vogliamo aumentare le diagnosi precoci e provare a cambiare la storia di questo tumore, dobbiamo rafforzare la collaborazione con altri specialisti: l’approccio multidisciplinare per le forme metastatiche risulta invece essere ‘poco frequente’ per il 43% degli oncologi – afferma il dott. Michele Reni, dell’Oncologia Medica IRCCS Ospedale San Raffaele –. Dobbiamo rivolgerci anche al nostro esterno, in modo particolare ai medici del territorio: solo loro conoscono perfettamente la storia dell’assistito e possono individuare le situazioni a rischio, attuando strategie di prevenzione”. Creare informazione e dibattito è fondamentale per rafforzare il collegamento tra specialista e ‘camice bianco’, soprattutto ora che i tumori, grazie anche alle nuove terapie, fanno sempre meno paura. “Secondo questo sondaggio, per il 58% dei cittadini il cancro non è più un ‘male incurabile’ – aggiunge il dott. Alessandro Guerroni, Vicepresidente della sezione di Varese della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) –. Ma l’operazione culturale non si può fermare: il 100% degli abitanti della Penisola deve sapere che oggi le neoplasie si possono sconfiggere. È un processo che coinvolge anche i medici di famiglia, perché ricevono quotidianamente pazienti oncologici. Si devono riuscire a cogliere i primi segnali di malattia, per indirizzare precocemente il paziente al centro di riferimento. Con ‘PanCrea’ torniamo finalmente a occuparci di una patologia praticamente misconosciuta”. “FAVO, AIMaC e la Fondazione ‘Insieme contro il cancro’ affrontano questi temi a 360° – sottolinea il dott. Antonio Aglione, Delegato della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) Lombardia –. Siamo da sempre impegnati nel campo della prevenzione e dell’informazione attiva e mirata al sano stile di vita. Questa è l’occasione per una vera e propria chiamata alle armi, in stretta collaborazione con le Istituzioni, le altre Associazioni e il mondo medico”. “La ricerca scientifica sta finalmente segnando importanti passi avanti contro le neoplasie del pancreas, finora molto difficili da affrontare – spiega la dott.ssa Carmen Belli, dell’Oncologia Medica del San Raffaele –. È stato infatti approvato in Europa, anche per questa patologia, il nab-paclitaxel (paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle): un farmaco già disponibile nel trattamento del cancro della mammella metastatico, che sfrutta le più recenti scoperte in ambito di nanotecnologia”. “La nanomedicina rappresenta una nuova arma contro il tumore pancreatico – conclude il dott. Reni –, consentendo di prolungare la sopravvivenza di pazienti con metastasi diffuse. Ci auguriamo quindi che il nab-paclitaxel possa essere presto rimborsato dal SSN, anche per questa nuova indicazione”.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: nel 2014 colpite 300 donne in Friuli
Pordenone, 24 novembre 2014 – Nel 2014 in Friuli Venezia Giulia quasi 300 donne si ammaleranno di tumore del polmone. Una malattia molto più frequente nel nord Italia: nelle Regioni settentrionali, infatti, si registra un numero doppio di casi rispetto al sud della Penisola. Il principale fattore di rischio anche per la donna è il fumo di sigaretta. Un vizio che sta diventando sempre più “rosa”: il 18,9% della popolazione femminile è tabagista. “Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE, www.womenagainstlungcancer.org) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. Per questo, il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’” arriva oggi a Pordenone, presso l’A.O. “S. Maria degli Angeli”, per la sua ultima tappa: laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperti di cosmesi. La campagna si è articolata su tutto il territorio nazionale, per offrire a centinaia di persone l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita. Abbiamo deciso di rivolgere l’iniziativa soprattutto a quei centri che non dispongono di programmi di questo genere, per diffondere capillarmente alcune importanti nozioni sul tumore del polmone”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa patologia. Dal 6 novembre a oggi, presso 14 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE hanno coordinato incontri dedicati al make-up per una decina di pazienti in ogni struttura, che sono state aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. “Abbiamo realizzato interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo siamo riuscite a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è stato un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”. La seduta di make-up si è differenziata da altre iniziative simili perché si è affiancata a “Per saperne di più”: programma informativo-educazionale, indirizzato a pazienti oncologici, ai familiari e al pubblico, che ha luogo sempre oggi a Pordenone (filiale Banca di Credito Cooperativo, Via Mazzini 47/D) per offrire a tutti un’occasione di confronto con l’esperto e la possibilità di porre domande sulla patologia, sulla sintomatologia, sui fattori di rischio, sulla diagnostica e su altri temi correlati.
Gli oncologi: “Troppi i ritardi nell’eliminazione dell’amianto”
Milano, 21 novembre 2014 – “L’eliminazione dell’amianto in sicurezza procede con eccessiva lentezza nel nostro Paese, anche per l’esiguità delle risorse. È necessario accelerare i tempi. È forte infatti la preoccupazione per questo minerale presente ancora in grandi quantità e in varie forme in stabilimenti ed edifici, pubblici e privati, in tutte le nostre Regioni. La recente sentenza ETERNIT riporta drammaticamente all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo scientifico la tragica vicenda dell’esposizione professionale ed ambientale ad amianto nel nostro Paese, con la lunga scia di morti per tumore e, in particolare, per mesotelioma, il cancro ‘marker’ di esposizione a questo minerale”. Il prof. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sottolinea la necessità di affrontare la problematica del riconoscimento della malattia professionale per i lavoratori già esposti. “Ogni anno nel nostro Paese sono circa 1200 le nuove diagnosi di mesotelioma – continua il prof. Pinto -. Anche se è stato inserito nell’elenco delle malattie professionali, vi sono ancora inconcepibili ritardi nel riconoscimento previdenziale. Vanno inoltre garantiti uguali diritti ai pazienti con mesoteliomi insorti dopo esposizioni ambientali ad amianto, ai familiari dei lavoratori e alla popolazione generale. L’AIOM è fortemente vicina e solidale con i pazienti e con i familiari colpiti e deceduti in questi lunghi anni per tumori correlati a questa esposizione, a cui ancora una volta non viene permesso un riconoscimento”. AIOM è impegnata perché con un approccio sempre più multidisciplinare tutti pazienti affetti da mesotelioma possano ricevere con equità e qualità in tutto il Paese i migliori approcci diagnostici, terapeutici e cura dei sintomi e perché, anche per il mesotelioma, si sviluppi la migliore ricerca biologica e clinica. “Il prossimo gennaio – conclude il prof. Pinto – organizzeremo la III Consensus Nazionale per il controllo del mesotelioma della pleura a Bari, una delle aree a ‘rischio’. Saranno coinvolti, oltre agli oncologi e agli epidemiologi, medici del lavoro, patologi, chirurghi, radiologi, radioterapisti, palliativisti, psicologi e le associazioni dei pazienti. È fondamentale sensibilizzare le istituzioni e i cittadini sulla gravità e l’impatto della malattia”.
La dipendenza dall’alcol è provocata da danni al cervello
New York, 20 novembre 2014 – I forti bevitori di alcol avrebbero problemi a smettere di bere a causa dei danni che questa bevanda provoca nell’area del cervello deputata all’autocontrollo. Inoltre, maggiori sono le quantita’ di alcol consumate, maggiori sono anche i danni subiti dal cervello. Almeno questo e’ quanto emerso da uno studio dell’Harvard Medical School, che ha coinvolto 31 alcolisti in astinenza con una media di 25 anni di abuso di alcol e di circa 5 anni di sobrieta’, e 20 soggetti sani che hanno fatto parte del gruppo di controllo. In pratica, i ricercatori hanno effettuato scansioni del cervello dei partecipanti. In questo modo e’ stato possibile osservare una serie di danni in alcuni tratti della materia bianca nei lobi frontali del cervello degli alcolisti. Proprio l’area responsabile dell’autocontrollo, del giudizio, del ragionamento e dell’apprendimento. Questo, secondo i ricercatori, spiegherebbe lo scarso autocontrollo degli alcolisti. Anche i bevitori leggeri hanno mostrato piccole alterazioni in quest’area del cervello. “In altre parole, l’alcol danneggia le stesse parti del cervello che potrebbero essere piu’ importanti per il controllo del problema del bere. E’ piu’ viene alcol consumato, maggiore e’ il danno”, hanno concluso i ricercatori.
Piemonte, solo il 38% degli under 15 anni pratica sport. Il Mister Allegri: “L’attività fisica è segreto di benessere”
Torino, 19 novembre 2014 – Movimento? No grazie! Sembra essere questo lo stile di vita degli adolescenti piemontesi: solo il 38% di loro svolge, infatti, attività fisica con regolarità e costanza. Tra questi, bocciate le femmine (soltanto il 30% è attivo) e rimandati i maschi (46%). Sono dati allarmanti, perché chi svolge attività fisica ha il 30% di probabilità in meno di sviluppare un tumore rispetto a chi ha uno stile di vita sedentario. Ecco perché diventa fondamentale informare gli adolescenti sull’importanza della prevenzione, con la collaborazione dei più importanti testimonial della Serie A. É questo il concetto chiave del progetto “Non fare autogol”, promosso da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Fondazione “Insieme contro il cancro”, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio). La terza tappa della quinta edizione della campagna itinerante va in scena questa mattina presso il Liceo “Einstein” di Torino, dove Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, diventa “professore per un giorno” per insegnare ai giovani lo stile di vita dei campioni. “È con grande piacere che ho accettato di partecipare a un progetto così importante, rivolto agli adolescenti, i nostri primi tifosi – ha dichiarato Allegri –: troppo spesso gli anni della scuola coincidono con alcune cattive abitudini, ma sui banchi si possono e si devono apprendere anche nozioni legate alla salute, al benessere e agli stili di vita sani”. “Vogliamo far capire che la vera sfida contro il cancro inizia da giovani – hanno aggiunto il prof. Mario Airoldi, Coordinatore Regionale AIOM per il Piemonte e il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino –: l’importanza di un corretto stile di vita, fin da ragazzi, è ampiamente dimostrata nella prevenzione oncologica: il 40% dei decessi per tumore, infatti, è causato da fattori di rischio potenzialmente modificabili. Ecco il principale obiettivo della campagna ‘Non fare autogol’, che utilizza il linguaggio universale dello sport, del calcio in particolare, per veicolare importanti valori e messaggi di salute”. Un progetto che coinvolge tutte e 20 le squadre del campionato di calcio di Serie A. Un vero e proprio “Tour della prevenzione” in 15 città, che può contare su un media partner d’eccezione: tutti gli incontri negli Istituti, infatti, vengono ripresi da Sky Sport, che manda in onda contributi video e interviste esclusive all’interno di programmi dedicati e sul sito www.skysporthd.it. “In Piemonte nel 2010 si sono registrati 23.192 nuovi casi di tumore, con 10.595 decessi, mentre erano 179.855 le persone con una diagnosi di neoplasia – hanno evidenziato i prof. Airoldi e Scagliotti –. In Italia, nel 2014 si verificheranno 365.500 nuove diagnosi di cancro. Le percentuali di guarigione sono in netto miglioramento: il 63% delle donne e il 57% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ricondurre alla più alta adesione alle campagne di screening, alla maggiore efficacia delle terapie e alle campagne di sensibilizzazione come Non fare autogol. AIOM è in prima linea nella promozione di iniziative dedicate alla prevenzione oncologica, attuabile grazie a stili di vita corretti. Informare la popolazione sulle possibilità di ridurre il rischio oncologico è infatti uno dei nostri principali obiettivi. Si avranno così in futuro meno cittadini malati, con un grande risparmio anche dal punto di vista economico”.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: nel 2014 colpite 1.200 donne in Emilia. Arriva a Parma la campagna “Come star meglio con un trucco”
Parma, 17 novembre 2014 – Nel 2014 in Emilia-Romagna quasi 1.200 donne si ammaleranno di tumore del polmone. Una malattia molto più frequente nel nord del Paese: nelle Regioni settentrionali, infatti, si registra un numero doppio di casi rispetto al sud della Penisola. Il principale fattore di rischio anche per la donna è il fumo di sigaretta. Un vizio che sta diventando sempre più “rosa”: il 18,9% della popolazione femminile è tabagista. “Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE, www.womenagainstlungcancer.org) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. Per questo, il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’” arriva oggi a Parma, presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria cittadina: laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperti di cosmesi. La campagna si sta articolando su tutto il territorio nazionale, per offrire a centinaia di persone l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita. L’iniziativa è rivolta soprattutto a quei centri che non dispongono di programmi di questo genere, per diffondere capillarmente alcune importanti nozioni sul tumore del polmone”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa patologia. Fino al 24 novembre, presso 14 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE coordineranno un incontro dedicato al make-up per una decina di pazienti, che verranno aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. “Sono interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo riusciamo a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”. La seduta di make-up si differenzia da altre iniziative simili poiché si affianca a “Per saperne di più”: programma informativo-educazionale, indirizzato a pazienti oncologici, ai familiari e al pubblico, che ha luogo sempre oggi nell’Unità di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera, per offrire a tutti un’occasione di confronto con l’esperto e la possibilità di porre domande sulla patologia, sulla sintomatologia, sui fattori di rischio, sulla diagnostica e su altri temi correlati.
Fumo passivo: 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro. Piemonte: tabagista 1 cittadino su 5 e 3.000 casi di tumore al polmone l’anno
Torino, 11 novembre 2014 – In Piemonte il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 3000 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente, dopo quelle al colon retto e al seno. Eppure i cittadini non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 italiani su 10 non sanno che provoca il cancro del polmone. Il 71% infatti fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini e solo il 45% cambierebbe il suo stile di vita per prevenire la neoplasia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone, promossa dall’AIOM e che parte oggi a Torino. L’iniziativa ha il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione dei pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe) e prevede un tour nazionale in 8 Regioni. “Il tumore del polmone si caratterizza per un forte stigma sociale – afferma la prof.ssa Silvia Novello dell’Azienda Ospedaliera San Luigi di Orbassano Torino e Presidente WALCE -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. In Piemonte oltre il 21% della popolazione fuma regolarmente. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci ed è prevista la diffusione in tutti i centri di oncologia della penisola di due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe infatti ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – sottolinea il prof. Giorgio Scagliotti (Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino) -. Le sigarette possono trasformare il salotto di casa o l’abitacolo dell’automobile in vere e proprie camere a gas. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini”. Una parte importante della campagna, realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim, è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il prof. Scagliotti -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se si tratta di fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è infatti 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara infatti di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. “Per troppo tempo il tumore del polmone è stato considerato una patologia quasi esclusivamente maschile – afferma la prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE -. I nuovi dati evidenziano invece una forte crescita anche tra le donne: + 61% in 18 anni. Il divario tra i due sessi si è ridotto, a causa dell’aumento del consumo di tabacco anche nella popolazione femminile. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i fumatori in Italia sono oltre 11 milioni, di cui 5 rappresentati da donne. Dire addio alle sigarette non è una missione impossibile e comporta grandi benefici per la salute. Si può smettere senza ricorrere a prodotti sostitutivi a base di nicotina, che rendono poi più difficile interrompere il vizio”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. “Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci – prosegue la prof.ssa Silvia Novello -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare”. “Il fumo è uno dei principali fattori di rischio anche per altre neoplasie – spiega il prof. Scagliotti -. Ricordiamo, in particolare, il cancro al seno, al collo dell’utero, alla vescica, al pancreas. Il 22% dei nostri connazionali con più di 15 anni fuma regolarmente. E, secondo il nostro sondaggio, solo il 45% degli italiani è disponibile a cambiare il proprio stile di vita per ridurre il livello di rischio oncologico. Questo dato deve farci riflettere. La prevenzione è un’arma fondamentale nella lotta contro i tumori. Dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione”. “I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto – conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili”.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: nel 2014 colpite mille donne in Piemonte. Arriva a Torino la campagna “Come star meglio con un trucco”
Torino, 10 novembre 2014 – Nel 2014 in Piemonte quasi 1.000 donne si ammaleranno di tumore del polmone. Una malattia molto più frequente nel nord Italia: nelle Regioni settentrionali, infatti, si registra un numero doppio di casi rispetto al sud della Penisola. Il principale fattore di rischio anche per la donna è il fumo di sigaretta. Un vizio che sta diventando sempre più “rosa”: il 18,9% della popolazione femminile è tabagista. “Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE, www.womenagainstlungcancer.org) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. Per questo, il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’” arriva oggi a Torino, presso l’A.O.U. San Luigi di Orbassano: laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperti di cosmesi. La campagna si sta articolando su tutto il territorio nazionale, per offrire a centinaia di persone l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa patologia. Fino al 24 novembre, presso 14 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE coordineranno un incontro dedicato al make-up per una decina di pazienti, che verranno aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. Il 13 novembre l’iniziativa sbarcherà anche ad Atene. “Sono interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo riusciamo a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”. La seduta di make-up si differenzia da altre iniziative simili poiché si affianca a “Per saperne di più”: programma informativo-educazionale, indirizzato a pazienti oncologici, ai familiari e al pubblico, che ha luogo sempre oggi nella Sala Consigliare della Provincia alle ore 15.30 (via Maria Vittoria, 12), per offrire a tutti un’occasione di confronto con l’esperto e la possibilità di porre domande sulla patologia, sulla sintomatologia, sui fattori di rischio, sulla diagnostica e su altri temi correlati.
Ecco tutte le prossime ‘tappe’ della campagna “Come star meglio con un ‘trucco’” di WALCE, con i referenti locali: 10 novembre Avellino (A.O.S.G. Moscati, dott. Cesare Gridelli, Antonio Rossi e Giuseppe Colantuoni); 14 novembre Roma (A.O. San Giovanni Addolorata, dott.ssa Olga Martelli); 15 novembre Cuneo (A.I.L. – Sezione di Cuneo “Paolo Rubino”, dott.ssa Ida Colatonio); 17 novembre Ceglie Messapica e Francavilla Fontana (BR, Ospedale Dario Camberlingo, dott.ssa Annamaria Miccianza), Messina (A.O.O.R. Papardo-Piemonte, prof. Vincenzo Adamo), A.O.U. di Parma (dott. Marcello Tiseo) e A.O.U. di Sassari (dott. Lorenzo Cordero e Carlo Putzu) ; 18 novembre Bari (Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, dott.ssa Anna Maria Catino); 19 novembre Catania (A.O. Cannizzaro, dott. Giuseppe Banna) e Lecce (Ospedale Vito Fazzi, dott.ssa Silvana Leo); 22 novembre Sondalo (SO, Presidio Ospedaliero E. Morelli, dott. Giuseppe Valmadre); 24 novembre Pordenone (A.O. “S. Maria degli Angeli”, dott. Alessandro Del Conte). Per ulteriori informazioni: www.womenagainstlungcancer.org.
Tumore della laringe: 6 pazienti su 10 superano la malattia. Gli otorini: “L’80% dei casi provocato da alcol e sigarette”
Roma, 7 novembre 2014 – In Italia il 60% dei pazienti con cancro alla laringe guarisce dalla malattia. E la percentuale sale a oltre il 90% se la patologia viene diagnosticata allo stadio iniziale. All’inizio degli anni ’90, invece, solo il 50% dei malati sconfiggeva la neoplasia. “Si tratta della più diffusa e frequente forma di tumore della testa-collo – afferma il prof. Giuseppe Spriano Presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCf) in un seminario tenutosi oggi -. Ogni anno queste neoplasie colpiscono 12.000 italiani e il loro numero è in aumento a causa anche di comportamenti scorretti sempre più diffusi. Chi assume alcol corre, infatti, un rischio 3 volte maggiore di cancro al cavo orale, faringe ed esofago rispetto ad un astemio. Nel nostro Paese è in aumento il consumo di alcolici, soprattutto tra i giovanissimi. Il 44% degli under 25 italiani beve regolarmente fuori dai pasti, erano “solo” il 34% 10 anni fa”. Il carcinoma alla laringe si manifesta con alterazioni della voce (disfonia). Quando invece è più esteso provoca difficoltà e dolore alla deglutizione, tosse e, a volte, la comparsa di tumefazioni al collo. La diagnosi di sospetto tumore della laringe viene di solito svolta dallo specialista Otorinolaringoiatra con una visita accompagnata da una fibrolaringoscopia. “Si utilizza uno strumento a fibre ottiche sottile che, introdotto nella gola del paziente attraverso il naso, permette di vedere le corde vocali e le altre strutture della laringe – sottolinea il prof. Giuseppe Spriano -. In caso di sospetto clinico si effettuerà una biopsia”. Il bisturi rappresenta in molti casi la soluzione definitiva contro la malattia. “Oggi le operazioni sono meno invasive – prosegue Spriano -. In passato l’unico intervento possibile era la laringectomia totale, cioè l’asportazione completa della laringe che provocava la perdita della voce e la tracheotomia definitiva per la respirazione. Oggi grazie alla chirurgia endoscopica è possibile rimuovere tumori poco estesi, utilizzando il laser attraverso la bocca. Nelle neoplasie di media grandezza si svolgono laringectomie parziali. In questo caso viene asportata solo una parte della laringe in modo da permettere al paziente di parlare, respirare e deglutire normalmente. Negli ultimi due anni è stata introdotta anche la chirurgia robotica, che permette di eliminare il cancro inserendo due piccole mani chirurgiche attraverso la bocca del paziente. Queste replicano i movimenti dello specialista che si trova invece ad una consolle operatoria distante dal paziente”. E’ possibile prevenire queste forme di cancro intervenendo sugli stili di vita e sottoponendosi a visite dallo specialista. “L’80% dei tumori della testa-collo sono riconducibili ad alcol e sigarette – conclude il Presidente degli otorini -. Per evitare la malattia è fondamentale seguire stili di vita sani e quindi niente fumo, limitare il più possibile gli alcolici, seguire una dieta sana ed equilibrata e svolgere attività fisica tutti i giorni. Un accanito bevitore o un forte fumatore invece dovrebbe sottoporsi a visite otorinolaringoiatriche periodiche, magari una volta l’anno a partire dall’età dei 50 anni in su”.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: colpite 12mila donne nel 2014. Al via oggi la campagna “Come star meglio con un trucco”
Torino, 6 novembre 2014 – Nel 2014 in Italia 12.000 donne si ammaleranno di tumore del polmone. Soprattutto nel nord del Paese: nelle Regioni settentrionali, infatti, si registra un numero doppio di casi rispetto al sud della Penisola. Il principale fattore di rischio anche per la donna è il fumo di sigaretta. Un vizio che sta diventando sempre più “rosa”: il 18,9% della popolazione femminile è tabagista. “Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE, www.womenagainstlungcancer.org) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. Per questo, oggi parte il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’”: laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperti di cosmesi. La campagna si articolerà su tutto il territorio nazionale, per offrire a centinaia di persone l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita. L’iniziativa è rivolta soprattutto a quei centri che non dispongono di programmi di questo genere, per diffondere capillarmente alcune importanti nozioni sul tumore del polmone”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa patologia. Da oggi al 24 novembre, presso 14 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE coordineranno un incontro dedicato al make-up per una decina di pazienti, che verranno aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. Il 13 novembre l’iniziativa sbarcherà anche ad Atene. “Sono interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo riusciamo a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”. La seduta di make-up si differenzia da altre iniziative simili perché si affianca a “Per saperne di più”: programma informativo-educazionale, indirizzato a pazienti oncologici, ai familiari e al pubblico, per offrire a tutti un’occasione di confronto con l’esperto e la possibilità di porre domande sulla patologia, sulla sintomatologia, sui fattori di rischio, sulla diagnostica e su altri temi correlati. Ecco tutte le ‘tappe’ della campagna “Come star meglio con un ‘trucco’” di WALCE, con i referenti locali: 6 novembre Ospedale di Montecchio Maggiore (VI) dott.sse Cristina Oliani e Samuela Binato; 10 novembre Avellino (A.O.S.G. Moscati, dott. Cesare Gridelli, Antonio Rossi e Giuseppe Colantuoni) e Torino (A.O.U. San Luigi di Orbassano, prof.ssa Silvia Novello); 14 novembre Roma (A.O. San Giovanni Addolorata, dott.ssa Olga Martelli); 15 novembre Cuneo (A.I.L. – Sezione di Cuneo “Paolo Rubino”, dott.ssa Ida Colatonio); 17 novembre Ceglie Messapica e Francavilla Fontana (BR, Ospedale Dario Camberlingo, dott.ssa Annamaria Miccianza), Messina (A.O.O.R. Papardo-Piemonte, prof. Vincenzo Adamo), A.O.U. di Parma (dott. Marcello Tiseo) e A.O.U. di Sassari (dott. Lorenzo Cordero e Carlo Putzu) ; 18 novembre Bari (Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, dott.ssa Anna Maria Catino); 19 novembre Catania (A.O. Cannizzaro, dott. Giuseppe Banna) e Lecce (Ospedale Vito Fazzi, dott.ssa Silvana Leo); 22 novembre Sondalo (SO, Presidio Ospedaliero E. Morelli, dott. Giuseppe Valmadre); 24 novembre Pordenone (A.O. “S. Maria degli Angeli”, dott. Alessandro Del Conte). Per ulteriori informazioni: www.womenagainstlungcancer.org.
Tumore al polmone sempre più “rosa”: nel 2014 colpite mille donne in Veneto. Al via da Montecchio la campagna “Come star meglio con un trucco”
Montecchio (VI), 5 novembre 2014 – Nel 2014 in Veneto oltre 1.000 donne si ammaleranno di tumore del polmone. Una malattia molto più frequente nel nord del Paese: nelle Regioni settentrionali, infatti, si registra un numero doppio di casi rispetto al sud della Penisola . Il principale fattore di rischio anche per la donna è il fumo di sigaretta. Un vizio che sta diventando sempre più “rosa”: il 18,9% della popolazione femminile è tabagista. “Novembre è il mese di sensibilizzazione mondiale per questa malattia – commenta la prof.ssa Silvia Novello, Presidente della onlus Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE) e docente presso l’Università degli Studi di Torino –. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro a livello mondiale e la stigmatizzazione di questi pazienti non ha più senso di esistere. Per questo, domani parte dall’Ospedale di Montecchio Maggiore (VI) il nostro progetto “Come star meglio con un ‘trucco’”: laboratori di make-up, organizzati per piccoli gruppi di donne sottoposte a trattamenti chemio-radioterapici, con la presenza di esperte di cosmesi. La campagna si articolerà su tutto il territorio nazionale, per offrire a centinaia di persone l’opportunità di vivere un’esperienza unica, in un momento difficile della loro vita. L’iniziativa è rivolta soprattutto a quei centri che non dispongono di programmi di questo genere, per diffondere capillarmente alcune importanti nozioni sul tumore del polmone”. WALCE Onlus è l’associazione europea nata nel 2006 per sostenere e informare i malati oncologici e i loro familiari nella lotta contro questa patologia. Da domani al 24 novembre, presso 14 Servizi di Oncologia italiani, alcune esperte di trucco che collaborano con WALCE coordineranno un incontro dedicato al make-up per una decina di pazienti, che verranno aiutate con accorgimenti e strategie utili per attenuare gli effetti collaterali delle terapie. Il 13 novembre l’iniziativa sbarcherà anche ad Atene. “Sono interventi pratici e di supporto – aggiunge la prof.ssa Novello –, che aiutano a migliorare l’aspetto fisico delle donne e la loro qualità di vita. In questo modo riusciamo a intervenire anche sull’adesione alle cure e, quindi, il progetto è un ulteriore stimolo nella lotta quotidiana contro la malattia”. La seduta di make-up si differenzia da altre iniziative simili perché si affianca a “Per saperne di più”: programma informativo-educazionale, indirizzato a pazienti oncologici, ai familiari e al pubblico, per offrire a tutti un’occasione di confronto con l’esperto e la possibilità di porre domande sulla patologia, sulla sintomatologia, sui fattori di rischio, sulla diagnostica e su altri temi correlati. Ecco tutte le ‘tappe’ della campagna “Come star meglio con un ‘trucco’” di WALCE, con i referenti locali: 6 novembre Ospedale di Montecchio Maggiore (VI) dott.sse Cristina Oliani e Samuela Binato; 10 novembre Avellino (A.O.S.G. Moscati, dott. Cesare Gridelli, Antonio Rossi e Giuseppe Colantuoni) e Torino (A.O.U. San Luigi di Orbassano, prof.ssa Silvia Novello); 14 novembre Roma (A.O. San Giovanni Addolorata, dott.ssa Olga Martelli); 15 novembre Cuneo (A.I.L. – Sezione di Cuneo “Paolo Rubino”, dott.ssa Ida Colatonio); 17 novembre Ceglie Messapica e Francavilla Fontana (BR, Ospedale Dario Camberlingo, dott.ssa Annamaria Miccianza), Messina (A.O.O.R. Papardo-Piemonte, prof. Vincenzo Adamo), A.O.U. di Parma (dott. Marcello Tiseo) e A.O.U. di Sassari (dott. Lorenzo Cordero e Carlo Putzu) ; 18 novembre Bari (Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, dott.ssa Anna Maria Catino); 19 novembre Catania (A.O. Cannizzaro, dott. Giuseppe Banna) e Lecce (Ospedale Vito Fazzi, dott.ssa Silvana Leo); 22 novembre Sondalo (SO, Presidio Ospedaliero E. Morelli, dott. Giuseppe Valmadre); 24 novembre Pordenone (A.O. “S. Maria degli Angeli”, dott. Alessandro Del Conte).
Tumori, scoperti oltre 800 biomarcatori legati a molte forme di cancro
Liverpool, 3 novembre 2014 – Identificati oltre 800 marcatori nel sangue dei pazienti affetti da diversi tipi di cancro. In futuro questi potrebbero portare allo sviluppo di un unico esame ematologico per la diagnosi precoce di molte forme di tumore. È quanto emerso da uno studio dell’Early Cancer Detection Consortium (Regno Unito), presentato alla Cancer Conference di Liverpool. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato oltre 19mila articoli scientifici. “Test di screening basati solo su un esame del sangue – hanno spiegato i ricercatori – sarebbero un punto di svolta per la diagnosi precoce del cancro e potrebbe contribuire a renderlo una malattia curabile per molte persone”. Il passo successivo capire quali di questi biomarcatori funziona meglio per la diagnosi. Per questo saranno esaminati e classificati prima di essere ulteriormente sviluppati in studi clinici di laboratorio.
Alcol e fumo, giovani più a rischio se odiano città natale
Londra, 31 ottobre 2014 – I giovani che odiano la propria città natale hanno molte più probabilità di iniziare a fumare e a bere alcolici. È quanto emerso da uno studio della Heriot-Watt University, in Scozia, pubblicato sulla rivista Environmental Research. I ricercatori hanno analizzato le abitudini di 4.427 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 15 anni. Dall’analisi dei dati è emerso che un quinto dei giovani insoddisfatti della città in cui vivono fumano e bevono alcolici. “Il nostro studio ha dimostrato che un adolescente su cinque non è felice di vivere nella propria città e di conseguenza adotta comportamenti potenzialmente distruttivi che danneggiano la salute – afferma Ivy Shiue, che ha coordinato lo studio –. Tendono anche ad avere una visione negativa del loro futuro e trovano difficile affrontare le sfide e lo stress della loro vita, come andare a scuola, cercare un lavoro e stringere nuove amicizie”.
Traffico illegale online di farmaci vale più di droga
Roma, 30 ottobre 2014 – Il traffico illegale di farmaci contraffatti online “vale più del traffico illegale di cocaina”. Lo ha affermato il generale dei Nas Cosimo Piccinno. Negli ultimi due anni, ha detto Piccinno, si è verificato “un aumento esponenziale di traffici online e furti in ospedale”. Questo commercio garantisce margini di guadagno superiori in rapporto, ad esempio, al traffico di cocaina. Le più ‘redditizie’ sono le molecole antitumorali: “un chilogrammo di farmaci antitumorali monoclonali – ha affermato il generale dei Nas – ha un costo di 8-200 milioni di euro nel mercato legale; lo stesso quantitativo venduto illegalmente garantisce un guadagno cash pari almeno alla metà di tale importo”. L’interesse criminale verso tale settore è dunque crescente: un euro investito in cocaina, ha sottolineato Piccinno, ne rende infatti 16. Al contrario, 60 euro impiegati in principi attivi ne rendono almeno 150 mila. Pertanto la stima è che nella filiera dei farmaci contraffatti il rapporto di investimento sia pari a un euro a 2.500.
Epidemie, boom dal 1980: 12mila focolai in tutto il mondo
Washington, 29 ottobre 2014 – Enterovirus, tubercolosi, colera, morbillo. Diversi ceppi di influenza e l’epatite, oltre che l’ebola. Dal 1980 il numero di focolai di malattie infettive è cresciuto in tutto il mondo. Negli ultimi 33 anni sono state 12mila le epidemie che hanno colpito in totale 44 milioni di persone. Tuttavia, l’impatto di questi focolai è in calo. Almeno questo è quanto emerso da una nuova analisi della Brown University, pubblicata sul Journal of the Royal Society Interface. “Viviamo in un mondo in cui le popolazioni sono sempre più interconnesse tra di loro e con gli animali che ospitano nuovi patogeni – ha spiegato Katherine Smith, una delle autrici del lavoro –. Questi collegamenti creano opportunità per gli agenti patogeni di cambiare ospite, di attraversare le frontiere e di evolversi in nuovi ceppi, più forti di quelli che abbiamo visto in passato”. Gli animali sono sicuramente la fonte principale. Lo studio ha infatti rivelato che il 65% delle malattie analizzate provengono da animali. L’ebola, per esempio, si pensa che sia originata nei pipistrelli. In tutto, queste malattie hanno causato il 56% dei focolai dal 1980. Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno raccolto i dati dei focolai registrati nel Global Infectious Disease and Epidemiology Online Network (Gideon). Hanno poi sviluppato un “canale bioinformatica” per automatizzare la creazione di una banca dati che ha incluso 12.102 focolai di 215 malattie infettive, con 44 milioni di casi in 219 Paesi tra il 1980 e il 2013.
Carmine Pinto è il nuovo Presidente nazionale degli oncologi italiani
Milano, 28 ottobre 2014 – Carmine Pinto è il nuovo Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). È entrato in carica durante il XVI Congresso Nazionale della Società scientifica, che si è chiuso domenica scorsa a Roma con la partecipazione di circa 3.000 specialisti da tutta Italia. Nato a Napoli, 55 anni, sposato con una figlia, il prof. Pinto, che è Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, subentra al prof. Stefano Cascinu per il prossimo triennio. “Prendo in consegna un’Associazione in perfetta salute e con tanta voglia di crescere – spiega il prof. Pinto –. Siamo la più importante e numerosa società di oncologia in Europa. È essenziale che sia sempre più continua la collaborazione con tutta la famiglia dell’oncologia: AIOM rappresenta la ‘grande casa comune’ di questa specialità. Vogliamo far sentire la nostra voce anche a livello istituzionale. I tagli lineari costituiscono un danno per l’intera sanità italiana. Fra i più urgenti provvedimenti, vi è una vera implementazione delle reti oncologiche regionali per integrare tutte le professionalità, gli strumenti e le competenze coinvolti nella gestione del problema cancro. Solo così è possibile condurre il paziente attraverso le diverse fasi di malattia e assicurare un’omogeneità territoriale delle cure e la diffusione capillare di elevati standard di qualità. La presenza di AIOM nella programmazione di questi network dovrà essere puntuale e costante, per il background scientifico e per la visione strategica che la nostra Associazione propone. Da sempre, inoltre, la nostra società scientifica è e sarà impegnata in prima linea in campagne di sensibilizzazione sugli stili di vita corretti, rivolte a tutte le fasce di popolazione, in particolare ai giovani”. Il prof. Pinto è clinico e ricercatore riconosciuto di esperienza mondiale, ha coordinato i programmi nazionali per la caratterizzazione bio-molecolare e le terapie “personalizzate” nella cura dei tumori solidi ed è fortemente impegnato nel nostro Paese per lo sviluppo della multidisciplinarietà nel trattamento delle patologie oncologiche. Ha sempre rivolto particolare attenzione al tema dell’umanizzazione, agli aspetti psicologici e riabilitativi, alla continuità di cura e alla collaborazione con le associazioni dei pazienti. Nel 2014 in Italia si stimano 365.500 nuove diagnosi di tumore e sono quasi tre milioni gli italiani che vivono con questa malattia. Ma la mortalità è costante calo, come testimoniato dai dati epidemiologici contenuti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2014”, presentato al XVI Congresso nazionale AIOM. In circa vent’anni (1996-2014) i decessi per cancro sono diminuiti del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione.
Censis: “66% italiani dice no a chiusura piccoli ospedali”
Roma, 27 ottobre 2014 – Il 66% degli italiani è contrario alla chiusura dei piccoli ospedali, considerati dal 43,8% degli importanti presidi territoriali la cui eliminazione causerebbe, secondo il 22,7%, una eccessiva pressione sulle strutture maggiori. A rilevare l’opinione degli italiani sulla razionalizzazione dell’offerta sanitaria nel nostro Paese è stato il Censis, nell’indagine “Monitor biomedico 2014”. Esiste, tuttavia, un 33% di intervistati che si dichiara favorevole alla chiusura dei piccoli presidi ospedalieri, considerati poco attrezzati e poco frequentati (13,2%) e che potrebbero essere utilizzati per rispondere a bisogni diversi (20,1%).
Tumori, AIOM: “Per pazienti +10% rischio di seconda diagnosi”
Roma, 26 ottobre 2014 – I pazienti oncologici rischiano il 10% in più rispetto alla popolazione generale di sviluppare un secondo tumore e la probabilità aumenta, percentualmente, col passare del tempo. Ad affermarlo sono gli esperti dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) riuniti fino a oggi a Roma per il XVI Congresso. Nel corso della seconda giornata di lavori è stata presentata la quarta edizione del volume “I numeri del cancro in Italia 2014”, realizzata da AIOM in collaborazione con l’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM). Il segretario di Airtum, Emanuele Crocetti, spiega appunto che “il rischio di ricevere una seconda diagnosi oncologica cresce con il tempo ed , in media, del 4% per le donne e del 6% per gli uomini dopo 5 anni dalla prima malattia; del 6% e del 10% dopo un decennio; del 10% e del 14% dopo un ventennio e del 12% e del 16% dopo un trentennio. Questo incremento – conclude Crocetti – si registra in particolare nei tumori che condividono la stessa esposizione a fattori cancerogeni, come in quelli legati a fumo e alcol”.
Tumori, crolla la mortalità: dal 1996 meno 18% negli uomini
Roma, 25 ottobre 2014 – Le morti per cancro sono in netto calo. In circa vent’anni (1996-2014) sono diminuite del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne. Il numero di nuovi casi invece è sostanzialmente stabile rispetto al 2013: saranno infatti 365.500 nel 2014 (erano 366mila lo scorso anno, 364mila nel 2012 e 360mila nel 2011): 196.100 (54%) negli uomini e 169.400 (46%) nelle donne. Il merito è da ricondurre anche alle campagne di prevenzione, anche se il fattore di rischio più importante, il fumo di sigaretta, risulta ancora troppo diffuso. Un terzo degli italiani under 35 è fumatore. Con conseguenze allarmanti. Basti pensare che fra le donne il cancro del polmone, nelle aree coperte da registri tumore, in 18 anni ha fatto registrare un incremento pari al 61%. Complessivamente, il cancro del colon-retto è il più frequente con quasi 52.000 diagnosi stimate nel 2014, seguito da quello della mammella (48.000), del polmone (40.000), della prostata (36.000) e della vescica (26.000). È il censimento ufficiale, giunto alla quarta edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2014”, presentato oggi nella seconda giornata del XVI Congresso Nazionale AIOM in corso a Roma. “Il libro – afferma il prof. Stefano Cascinu, presidente AIOM – rappresenta uno strumento fondamentale d’aggiornamento sullo stato dell’oncologia nel nostro Paese, rivolto ai cittadini, ai rappresentanti delle Istituzioni e ai clinici. La mortalità, in costante riduzione, è il più solido degli indicatori e dimostra che il nostro sistema sanitario è efficace: di cancro si muore sempre meno. In questa edizione, abbiamo aggiunto un approfondimento sulla relazione fra fumo di tabacco e cancro a cinquant’anni dalla pubblicazione del primo report scientifico su questo legame, dati a livello delle singole Regioni e un rinnovato confronto fra la situazione italiana e Paesi simili al nostro per stile di vita e qualità dell’assistenza, in particolare Stati Uniti, Paesi Scandinavi, Francia e Australia. Una caratteristica demografica condiziona il nostro sistema sanitario: la crescente quota di anziani. Per questo il carico assistenziale in campo oncologico in Italia, derivato dalla somma dei nuovi casi, della sopravvivenza e dell’invecchiamento della popolazione, è molto più elevato rispetto agli altri Paesi. Oggi nella Penisola 2 milioni e 900mila persone vivono con una precedente diagnosi di tumore. E nel 2020 saranno 4 milioni e 500mila”. I decessi nel 2011 (Istat, ultimo anno disponibile) sono stati 175.363: il cancro del polmone si conferma al primo posto per mortalità (33.706), seguito da colon-retto (19.077), seno (11.959), stomaco (9.957) e prostata (7.520). “Il big killer fra gli uomini – spiega il prof. Emanuele Crocetti, segretario AIRTUM – è quello al polmone (27%), al seno (17%) fra le donne. In questa edizione inoltre abbiamo inserito un capitolo sui cosiddetti ‘secondi tumori’ nei pazienti con cancro. Il rischio di ricevere un’altra diagnosi oncologica cresce con il tempo ed è, in media, del 4% per le donne e del 6% per gli uomini dopo 5 anni dalla prima malattia, del 6% e del 10% dopo un decennio, del 10% e del 14% dopo un ventennio e del 12% e del 16% dopo un trentennio. Questo incremento si registra in particolare nei tumori che condividono la stessa esposizione a fattori cancerogeni, come in quelli legati a fumo e alcol. In generale, i pazienti oncologici presentano un rischio maggiore del 10% di sviluppare un secondo tumore rispetto alla popolazione generale”. La pubblicazione è realizzata con il contributo di tutte le oncologie italiane (oltre 300) e della Rete di Registri tumori italiani riuniti nell’AIRTUM, che comprende 40 Registri generali e 5 specializzati e condivide un archivio centralizzato. Nel complesso oltre 30 milioni di italiani, pari a più del 50% della popolazione residente totale, vivono in aree dove è presente un Registro tumori. “Questi dati sono fondamentali anche per impostare campagne di prevenzione – continua il prof. Carmine Pinto, presidente eletto AIOM –. La nostra società scientifica da anni è impegnata in progetti di sensibilizzazione, indirizzati a tutti i cittadini, in particolare ai più giovani. L’AIOM anche quest’anno, con la quinta edizione del progetto ‘Non fare autogol’, entra nelle scuole superiori a insegnare le regole della prevenzione oncologica ai ragazzi con i campioni della serie A. Va ricordato che quasi il 30% degli italiani è fumatore abituale, incluso un laureato su cinque. Questo significa che i cambiamenti negli stili di vita sono ancora indipendenti dalla consapevolezza dei danni alla salute causati dalle sigarette, anche tra le classi più istruite della popolazione. È pertanto necessario più impegno. Secondo l’American Cancer Society, il consumo di tabacco è responsabile di circa il 30% di tutte le morti ogni anno nei Paesi industrializzati. In Italia, questa stima corrisponde a più di 180.000 decessi evitabili ogni 12 mesi. Smettere di fumare riduce, dopo 5 anni, del 50% il rischio di sviluppare tumori del cavo orale, dell’esofago e della vescica e, dopo 10 anni, di morire per carcinoma del polmone”. I cinque tumori più frequentemente diagnosticati fra gli uomini sono quello della prostata (20%), del polmone (15%), del colon-retto (14%), della vescica (10%) e dello stomaco (5%). Tra le donne, il cancro della mammella è il più diffuso (29%) seguito da colon-retto (13%), polmone (6%), tiroide (5%) e corpo dell’utero (5%). “La sopravvivenza a 5 anni – conclude la prof.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM – è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (57% nel 2004-2007 contro il 39% del 1990-1992) che per le donne (rispettivamente 63% vs 53%). Su questo risultato positivo complessivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza in alcune delle neoplasie più frequenti: colon-retto (64% per gli uomini e 63% per le donne), seno (87%) e prostata (91%)”.
Tumori, scoperti nuovi bersagli molecolari contro angiogenesi
Roma, 23 ottobre 2014 – Identificato un meccanismo alla base della generazione dei vasi sanguigni che permetterebbe ad alcune patologie, come ad esempio i tumori, di diffondersi e sviluppare metastasi. Ad annunciarlo sono stati Antonio Filippini dell’Università La Sapienza e Antony Galione della Oxford University, in uno studio pubblicato sulla rivista Pnas. Il fattore centrale che stimola le cellule endoteliali a formare nuovi vasi sanguigni è la proteina Vegf (Vascular Endothelial Growth Factor) prodotta anche dalle cellule tumorali. Molte terapie antitumorali cosiddette intelligenti, si basano attualmente proprio sulla completa inibizione delle funzioni biologiche del VEGF per interrompere la vascolarizzazione e quindi l’alimentazione” di alcuni tumori solidi.
Tumori: “Centri in rete per curare meglio e spendere meno. Ma le terapie oncologiche non possono essere centralizzate”
Roma, 21 ottobre 2014 – “I risultati del ‘Piano nazionale esiti’ non ci stupiscono. Sappiamo da tempo che uno dei problemi oncologici è legato allo scarso numero di interventi chirurgici in alcuni centri. Solo il 20% delle strutture rispetta gli standard minimi di volume. Preoccupa che questo dato si riferisca a tumori molto frequenti come quelli del seno, del colon, del polmone e dello stomaco. Questo vale per la chirurgia, ma non è trasferibile alle terapie mediche, che non possono essere centralizzate. Altrimenti i pazienti sarebbero costretti a spostarsi frequentemente per lunghe distanze. La soluzione è rappresentata dalle reti oncologiche. In questo modo gli ospedali possono ‘parlare fra loro’ permettendo la circolazione delle esperienze e un risparmio di risorse. Finora però ha visto la luce solo il 5% dei progetti iniziali per la costruzione di questi network. La responsabilità deve essere ricondotta alle scelte delle Istituzioni, a livello nazionale e regionale”. Il prof. Stefano Cascinu, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), di fronte ai dati del Programma nazionale esiti (Pne) 2014 sviluppato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) per conto del Ministero della Salute, sottolinea la necessità di distinguere le criticità rappresentate dalla chirurgia dalle terapie mediche e ribadisce l’assoluta necessità delle reti oncologiche. “È necessario realizzare una vera integrazione fra le varie discipline, che deve diventare lo standard di riferimento nella cura di una malattia che nel 2013 in Italia ha fatto registrare 366mila nuovi casi e 173mila decessi – continua il prof. Cascinu -. Vogliamo procedere ad una revisione critica delle strutture esistenti sul territorio nazionale. Solo così potremo risparmiare e garantire alti standard qualitativi. Il problema della realizzazione di questi network è stato affrontato nel precedente piano oncologico, ma è rimasto lettera morta. Le reti sono fondamentali ed è necessario definire regole uniformi che possano essere seguite da tutte le Regioni, cui spetta l’organizzazione sanitaria, al fine di dotarsi di network omogenei sul territorio nazionale. È chiaro che le realtà locali sono diverse, ma bisogna evitare discrepanze eccessive, altrimenti rischiamo di aggiungere disparità e iniquità nell’accesso alle cure. Se non garantiamo un’assistenza omogenea su tutto il territorio, i pazienti sono costretti a migrare. A cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta del sistema”. “Alla definizione delle reti oncologiche – conclude il prof. Cascinu – si deve accompagnare un nuovo modello di assistenza, meno centrato sull’ospedale e più orientato a forme alternative. Il 30% dei pazienti con cancro muore in strutture ospedaliere destinate al contrasto di patologie acute, generando gravi sofferenze umane e familiari. È chiara l’inappropriatezza di questi ricoveri. Vanno poi considerati gli alti costi pro-die delle degenze in centri complessi e ad alto tasso tecnologico, con il rischio aggiuntivo di sottrarre posti letto a malati oncologici in fase acuta, sicuramente recuperabili con interventi tempestivi ed appropriati, rispetto a quelli, notevolmente minori, dell’assistenza domiciliare e dell’accoglienza negli hospice. Per cercare di superare questi problemi, è in corso un progetto che vede coinvolti Agenas, AIOM e CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Ospedalieri) che permetterà di definire un modello di rete”.
Pne 2014, su tumori 80% ospedali con bassi volumi attività
Roma, 21 ottobre 2014 – Ospedali italiani accomunati da bassi volumi di attivita’. Su 490 strutture che eseguono piu’ di dieci interventi per il tumore alla mammella, ad esempio, solo 116 (il 24%) presentano volumi di attivita’ superiore a 150 interventi annui (numero minimo indicato dalle linee guida internazionali). Percentuale che sale all’80% per altri interventi per tumori come quello al polmone, allo stomaco e al colon. E’ quanto emerge dall’edizione 2014 del Programma nazionale esiti, presentato questa mattina presso il ministero della Salute.A proposito del tumore al colon, prosegue l’indagine realizzata come ogni anno da Agenas per conto del ministero della Salute, nel 2013 sono 805 le strutture ospedaliere che eseguono interventi chirurgici per tale patologia, ma tra queste, solo 106 (il 13%) presentano volumi di attivita’ superiori a 50 interventi annui. Volumi che incidono sulla mortalita’ a 30 giorni post intervento che, nelle strutture con un numero elevato di interventi. Quanto al tumore al polmone, solo 36 strutture delle 231 che effettuano interventi chirurgici (il 16%) hanno volumi di attivita’ superiori a 100 interventi l’anno. Stessa percentuale, il 16% (corrispondente a 108 strutture su 662), riguarda gli ospedali che eseguono piu’ di venti interventi l’anno per il tumore allo stomaco.
Fumo, esperti invitano Fda americana a regolamentare sigaretta elettronica
Washington, 20 ottobre 2014 – La popolarita’ delle sigarette elettroniche potrebbe portare alla “scomparsa” del fumo di sigaretta e salvare cosi’ migliaia di vite. Ma non fino a quando non verra’ dimostrata la loro sicurezza e non fino a quando l’agenzia americana Food and Drug Administration (Fda) non le regolamenti. E’ questo il messaggio lanciato da due ricercatori della Georgetown University Medical Center, Nathan K. Cobb e David B. Abrams, in un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine. I due scienziati invitano la Fda “ad accelerare i propri regolamenti per eliminare l’incertezza in materia di sicurezza, guidare la sostituzione e l’uso della nicotina pulita, e accelerare la scomparsa del letale tabacco combusto”. Secondo Cobb e Abrams, alcuni studi pubblicati sulle sigarette elettroniche suggeriscono che esse possono essere sicure ed efficaci come terapia sostitutiva della nicotina (Nrt), ovvero prodotti come gomma, cerotti e inalatori gia’ regolati dalla Fda. Tuttavia, i ricercatori hanno spiegato che la “sicurezza dei singoli dispositivi non puo’ essere assunta” a causa di “varie sostanze chimiche e tecniche di aerosol che rilasciano nicotina variabile e liberano contaminanti”. Oltre a regolamentare le sigarette elettroniche, Cobb e Abrams suggeriscono alla Fda di usare la sua autorita’ per “paralizzare il potenziale di dipendenza da prodotti combusti letali rendendo obbligatoria una riduzione dei livelli di nicotina al di sotto di quelli delle e-cig e dei prodotti Nrt”. Inoltre, i ricercatori sostengono anche una riduzione delle tasse sui prodotti Nrt e invece un aumento di quelle sulle sigarette tradizionali.
Tumori, nuovo Codice UE con 12 suggerimenti per prevenirli
Roma, 17 ottobre 2014 – Dodici suggerimenti basati sulle migliori evidenze scientifiche disponibili che puntano all’adozione di stili di vita sani e a sostenere nella quotidianità la prevenzione anticancro. E’ il Codice europeo contro il cancro, la cui quarta edizione, con la partecipazione della Commissione Ue, è stata presentata dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – IARC, l’ente dell’Organizzazione mondiale della sanità specializzato in oncologia.
Ecco le dodici azioni quotidiane anticancro suggerite:
1) non fumare, indipendentemente dal tipo di consumo del tabacco (che si tratti di sigarette, trinciato, pipa o altro non fa differenza). Il fumo da solo è responsabile del 90% dei casi di tumore al polmone;
2) evitare il fumo passivo sia a casa che nel luogo di lavoro;
3) fare in modo di avere un giusto peso corporeo;
4) fare quotidianamente attività fisica e limitare il più possibile il tempo che si trascorre seduti;
5) seguire un’alimentazione sana: preferire riso, legumi, verdura e frutta, limitare i cibi ad alto contenuto calorico (ricchi di zuccheri o grassi) e le carni rosse ed evitare le bevande zuccherate; 6) limitare il consumo di alcolici. Non bere alcolici aiuta a prevenire il cancro;
7) evitare l’eccessiva esposizione ai raggi solari, soprattutto nei bambini, e l’uso di lampade e lettini abbronzanti;
8) sul luogo di lavoro proteggersi da eventuali sostanze cancerogene seguendo le istruzioni di sicurezza previste;
9) nella propria abitazione controllare di non essere esposti a elevati livelli di radon naturale e, eventualmente, fare in modo di abbassarne il livello;
10) dedicato alle donne: allattare al seno riduce il rischio di cancro al seno e all’ovaio, mentre è bene limitare l’uso della terapia ormonale sostitutiva che può aumentare la probabilità di ammalarsi di alcuni tumori;
11) è importante che i neonati siano vaccinati contro l’epatite B e le bambine anche contro il Papillomavirus umano;
12) partecipare ai programmi di screening per i tumori di colon, seno e utero.
Fumo, una sola sigaretta costa 14 minuti di vita
Washington, 15 ottobre 2014 – Una singola sigaretta costa 14 minuti di vita. Ad arrivare a questo calcolo è stato il sito web Treatment4addiction.com che ha anche elaborato quanto tempo di vita si perde a causa di altre abitudini cattive, come il consumo di alcol e droga. Secondo il sito, ad esempio, chi fuma 20 sigarette al giorno riduce la propria vita di 10 anni. Un alcolista la abbrevia addirittura di 23 anni, mentre i consumatori abituali di cocaina di 34. I dipendenti da metanfetamine vivono una media di 38 anni, così come gli eroinomani. I creatori del sito hanno anche lavorato per calcolare quanti minuti o ore può costare una singola dose. Una striscia di cocaina, secondo i calcoli, avvicina di 5 minuti il consumatore cronico alla morte, mentre una sola pillola di metadone può arrivare a costare 13 ore. Per arrivare a queste stime i creatori del sito hanno usato tutti dati provenienti da fonti ufficiali, tra cui quelli dei U.S Centers for Disease Control and Prevention (CDC), della Substance Abuse and Mental Health Services Administration e della National Highway Traffic Safety Administration.
Lettera aperta degli oncologi al Presidente Matteo Renzi. “Il fumo causa il 90% dei decessi per tumore al polmone”
Roma, 14 ottobre 2014 – I Presidenti dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e della Fondazione “Insieme Contro il Cancro”, proff. Stefano Cascinu e Francesco Cognetti, hanno inviato oggi una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in seguito alla sua visita ai futuri stabilimenti della Philip Morris di Zola Predosa (BO). Gli oncologi ricordano come il fumo rappresenti uno dei maggiori nemici per la salute dell’uomo: le sigarette sono infatti responsabili di oltre 9 decessi su 10 per cancro al polmone. Ecco di seguito il testo integrale della lettera.
Sig. Presidente,
Le scriviamo in merito alla sua visita al futuro stabilimento della Philip Morris di Zola Predosa, dello scorso venerdì 10 ottobre. Come oncologi e uomini di scienza abbiamo molto apprezzato il Suo discorso sul valore dell’innovazione, unica via per uscire dalla crisi e per provare a costruire il domani di questo Paese. Le scoperte mediche si basano per loro natura sulla ricerca e sull’innovazione, senza le quali non si potrebbero ad esempio sviluppare nuovi farmaci. Ogni giorno dialoghiamo con le aziende farmaceutiche e ci rendiamo conto delle difficoltà per le multinazionali a investire in Italia. Quindi, siamo lieti che venga costruito uno stabilimento in Emilia Romagna, con tutte le positive conseguenze occupazionali che verranno.
Questo, però, non può farci dimenticare che la Philip Morris è una delle principali multinazionali produttrici di sigarette e il fumo rappresenta uno dei più grandi pericoli per la salute dell’uomo, soprattutto per il tumore del polmone. La probabilità di sviluppare la malattia, infatti, è più alta di 14 volte nei tabagisti rispetto ai non fumatori. In Italia, i prodotti a base di tabacco sono responsabili di oltre 9 decessi su 10 per cancro al polmone. A livello mondiale il fumo di sigarette è responsabile di circa un terzo dei tumori, non solo di quelli polmonari. Tralasciando poi gli altri effetti dannosi del fumo sulla salute (malattie respiratorie, cardiovascolari, ecc.). Infine, sono stati espressi da autorevoli organismi nazionali e internazionali (Organizzazione Mondiale di Sanità, Istituto Superiore di Sanità, ecc.) pareri negativi sulla sigaretta elettronica, che verrà prodotta nei nuovi stabilimenti, sull’efficacia a promuovere la disassuefazione al fumo e in particolare sulla sua nocività. Pareri che peraltro in parte non condividiamo.
Siamo quindi Sig. Presidente a proporle una riflessione su una o più campagne di sensibilizzazione sul tema, così come ha recentemente fatto anche la Francia del premier Hollande, che ha stanziato 1,5 miliardi di euro per iniziative sugli stili di vita. Come oncologi siamo sempre pronti ad avviare nuove collaborazioni, ai più alti livelli istituzionali, per far capire alle persone e in particolar modo ai giovani l’importanza di uno stile di vita corretto. Siamo da anni in prima linea su questo fronte. Abbiamo già avviato campagne e progetti di awareness su tutto il territorio nazionale, con feedback eccellenti da tutti i nostri interlocutori: Ministero della Salute, ASL, Regioni, istituti scolastici, altre società scientifiche, ecc. Per esempio abbiamo avviato una campagna, dal titolo “Non fare autogol”, rivolta ai giovani studenti delle scuole superiori su questo tema, progetto che ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri già durante il Governo Monti. E stiamo per avviare la campagna “La lotta al Cancro non ha colore”, rivolta agli immigrati e ad altri strati più disagiati della popolazione italiana, colpiti in larga incidenza da questa malattia anche in forme più avanzate. La campagna è fortemente sostenuta anche dal Presidente della Repubblica. Disponiamo quindi di tutto il know-how necessario per fare la nostra parte. Purtroppo, l’Italia è relegata da anni in fondo alle classifiche sulle iniziative di prevenzione: solo lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva viene destinato a questo scopo, contro il 3,2% della Germania o il 4,8% dei Paesi Bassi.
In caso Lei intenda, come Presidenza del Consiglio, aprire una collaborazione con noi, siamo disponibili fin da subito per pianificare nuove campagne mirate sulla lotta al fumo o, più in generale, sulla prevenzione tramite stili di vita corretti. Nell’ambito del semestre europeo a guida italiana, il nostro Paese potrebbe porsi come esempio di innovazione anche sotto questo punto di vista.
Certi di una Sua cortese risposta, Le porgiamo i migliori auguri di buon lavoro
Stefano Cascinu
Presidente Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM)
Francesco Cognetti
Presidente Fondazione “Insieme Contro il Cancro”
Tumori, anche quello al colon regolato da un ormone
Filadelfia, 11 ottobre 2014 – Anche il cancro al colon, come quello dell’utero e del seno, potrebbe essere correlato a un disfunzionamento ormonale. Se così fosse, si potrebbe pensare a una terapia ormonale sostitutiva per i pazienti a rischio di sviluppare questa particolare forma di neoplasia. Lo rivela uno studio realizzato da ricercatori della Thomas Jefferson University che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cancer, Epidemiology, Biomarkers & Prevention. Gli esperti, guidati da Scott Waldman, hanno analizzato il tessuto intestinale di 281 pazienti affetti da cancro al colon e hanno osservato, in riferimento a quello di persone sane, una drastica riduzione di guanilina. Si tratta di un ormone particolare, prodotto in loco dalle stesse cellule e assorbito da un particolare recettore: GUCY2C. Questo ormone regola la rigenerazione delle cellule della parete intestinale. In questo tratto dell’intestino il riciclo cellulare avviene in media ogni tre giorni. È evidente quindi la funzionalità di questo ormone: senza segnali che mantengono la divisione cellulare, è più probabile che si verifichi la divisione cellulare abnorme, che può portare alla neoplasia. I ricercatori hanno anche osservato un calo fisiologico della produzione di questo elemento con l’età e questo potrebbe essere associato a una maggiore incidenza della neoplasia negli over50.
Lorenzin: “Lo sport elemento per sviluppare la prevenzione”
Roma, 8 ottobre 2014 – “I fattori che influenzano la predisposizione ad ammalarsi sono al primo posto il fumo, al secondo l’alcool, al terzo l’alimentazione e al quarto lo stile di vita sedentario. Per questo motivo lo sport è uno degli elementi principali della prevenzione”. E’ quanto ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante il convegno al CONI Investimento nello sport, investimento anticiclico. Sull’argomento si è espresso anche il Presidente del Comitato Olimpico Giovanni Malagò. “Chi è sovrappeso da ragazzino lo sarà probabilmente da adulto – ha spiegato – I costi della cura del solo diabete di tipo 2 sono di circa dieci miliardi di euro all’anno, poco meno del 10 per cento della spesa sanitaria complessiva. Noi come CONI potremmo chiamarci fuori da questo problema, perché non è scritto nel nostro statuto, ma non possiamo e dobbiamo invece continuare a collaborare con tutti nel lanciare l’allarme sulla sedentarietà”. “Mille impianti sportivi in mille giorni: è un’iniziativa che presenteremo con il Premier Renzi – ha annunciato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione territoriale e allo Sport Graziano Delrio -. Abbiamo bisogno dell’imprenditoria privata, dei fondi per lo sviluppo europeo, e soprattutto del credito sportivo”.
Cancro, al Sud solo il 45% della popolazione coperto da rilevazioni. Nasce il registro tumori Campania per ottimizzare cura e prevenzione
Napoli, 3 ottobre 2014 – In Italia sono operanti 40 registri tumori generali e 5 specializzati (per neoplasia o fascia d’età). Ma se al Nord il 68% della popolazione è coperto da un sistema di registrazione, al Centro (27%) e al Sud (45%) la situazione è ben diversa, a causa di lacune o problematiche strutturali che hanno impedito il corretto funzionamento di questo importante strumento di monitoraggio. Ecco quindi che l’avvio del registro tumori nella Regione Campania va a colmare un vuoto importante nella gestione della patologia oncologica nel Meridione, sia dal punto di vista degli specialisti e degli operatori del settore, sia da quello dei pazienti. Se ne parla questa mattina in occasione del Convegno Nazionale “Il registro tumori della Campania, tra numeri e strategie di intervento”, promosso dalla V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale della Regione. “È il raggiungimento di un risultato storico – dichiara l’on Michele Schiano di Visconti, Presidente della Commissione –. Finalmente, dopo i numerosi tentativi andati a vuoto nel corso delle passate legislature, abbiamo dotato la nostra regione di un fondamentale strumento di monitoraggio oncologico. Il registro tumori consente di ottimizzare il coordinamento di tutte le attività messe in campo per attuare la prevenzione oncologica, soprattutto sul fronte che riguarda l’incidenza dei fattori ambientali sullo sviluppo delle differenti tipologie di tumori”. Le informazioni raccolte includono dati anagrafici e sanitari essenziali per lo studio dei percorsi diagnostico-terapeutici, la ricerca sulle cause del cancro, la valutazione dei trattamenti più efficaci, la progettazione di interventi di prevenzione e la programmazione delle spese sanitarie. “Fino ad oggi la mancanza di un Registro regionale ha sicuramente impedito una programmazione unitaria degli interventi di contrasto da parte del nostro sistema sanitario – aggiunge Schiano di Visconti –. Ma siamo certi che le eccellenze sanitarie campane, ben rappresentate oggi, apprezzeranno l’istituzione di una struttura volta a razionalizzare il più possibile il loro lavoro di ricerca, monitoraggio e prevenzione”. In quest’ottica sarà importante la collaborazione con tutti gli operatori (medici di medicina generale, ASL, Aziende Ospedaliere, enti territoriali, istituzioni) della Sanità regionale. “La collaborazione tra i differenti operatori e le diverse strutture sanitarie è di fondamentale importanza. Anzi, è sicuramente l’anima del buon funzionamento del Registro tumori – sottolinea l’on. Schiano di Visconti – Parliamo di uno strumento di raccolta ed elaborazione dati finalizzata al coordinamento di tutte le forze e le professionalità già in campo nella lotta ai tumori, dal campo della ricerca a quello della cura”. Ma i numeri possono essere importanti anche per incrementare i messaggi e le campagne sull’importanza della prevenzione. “È da sempre la miglior strada perseguibile in ambito sanitario, perché garantisce una migliore qualità di vita al cittadino e quindi la conseguenza economica non può che essere positiva nel medio lungo periodo – afferma il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il cancro –. I numeri, i dati, sono fondamentali per dare anzitutto la reale dimensione del problema da affrontare. Inoltre, il confronto delle rilevazioni, nel lungo e medio termine, permette di verificare se i piani di prevenzione applicati stiano sortendo un buon esito”. Anche la presenza delle reti oncologiche regionali è importante per stabilire parametri condivisi che permettano oltre che il funzionamento, anche il monitoraggio dell’offerta socio-assistenziale. “Sicuramente, questo è uno dei tanti vantaggi del buon funzionamento del Registro Tumori – conclude Schiano di Visconti –: andare a generare una sana competizione tra le forze in campo affinché l’offerta socio-assistenziale possa migliorare continuamente. In questo la Regione Campania non ha nulla da invidiare alle altre Regioni italiane, è solo provata dal dissesto finanziario lasciatoci in eredità dalle precedenti legislature, ma che grazie alla nostra azione è stato pienamente risanato”.
Tumori, scoperta mutazione genetica che regola divisione cellule
New York, 2 ottobre 2014 – Esiste una mutazione genetica che, nel caso di una malattia rara che causa una forma di invecchiamento precoce, gioca un ruolo determinante nella rapida divisione delle cellule. È lo stesso meccanismo che rende aggressivi i tumori. A scoprirlo un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan e della Um Health System. Gli studiosi hanno scoperto una mutazione della proteina che causa una grave patologia rara, la discheratosi congenita, che oltre ad essere utile per la comprensione di questa malattia, potrebbe essere impiegata anche contro il cancro. La mutazione infatti interferisce con il meccanismo della telomerasi che, a sua volta gioca un fattore chiave nella divisione delle cellule tumorali. “La sua inibizione – spiega Jayakrishnan Nandakumar, principale autore della ricerca pubblicata sulla rivista Genes and Development – può essere un modo efficace per uccidere le cellule ‘impazzite’”.
Press release: Lung Cancer White Paper launched
Brussels, 10 November: A White Paper aimed at tackling unnecessary deaths caused by lung cancer was launched today in the European Parliament (Tuesday, 10 November) and aims to promote greater access to innovative treatment and more efficient organisation of research.
The authors, the European Alliance for Personalised Medicine (EAPM), say that lung cancer patients urgently need action at the highest level. The document is a direct appeal to EU and Member State policymakers, legislators and regulators.
EAPM writes that improvements will “depend primarily on greater collaboration between Member States and across the healthcare sector. The collaboration should include patients, caregivers and patient organisations, who have an indispensable contribution to make”.
Lung cancer is the biggest global killer of all cancers. Fewer than half of newly diagnosed sufferers live beyond a year, with only 16 percent surviving for five years.
It is such a huge killer partly because it is harder to detect in its early stages. By the time a person begins to notice symptoms, it has often spread to other parts of the body and is, therefore, difficult to treat.
The majority of lung cancers in both sexes are caused by smoking, but about 15 percent are not, and the majority of those non-smokers are women, mostly young women.
Lung cancer in women has increased by a staggering 600% over the past 30 years. Today, more are killed each year by lung cancer than they are by breast, ovarian and uterine cancer combined.
Various theories have been posited for this (estrogen as a tumour promoter, is one example) but, put simply, scientists are just not sure.
The Paper adds: “It is clear that physicians need more effective ways to detect and target these cancers. “European Respiratory Society, lung cancer expert Prof. Jean-Paul Sculier, said: “The battle against lung cancer is lagging behind, for example, the fight against breast cancer. One reason is a general lack of funding for research. More research is desperately needed. Another reason is a relative lack of patient advocacy because so many patients die.”
Gordon McVie, EAPM Secretary, said: “More effort is needed in prevention. Public awareness of the disease and the risk factors should be developed, particularly among younger people, women and front-line healthcare professionals.”
Stefania Vallone, from Women Against Lung Cancer, said: “Many citizens are asking: ‘Why does Europe matter? How does Europe help us?’ In the era of personalised medicine, the EU can help in many ways. “Personalised medicine starts with you and me. It’s all about empowering the patient and giving the right treatment to the right one at the right time – in our case for the lung cancer patients. Sound simple? Well, it isn’t, for a variety of reasons, but the concept is already starting to revolutionise medicine and the way treatment is delivered.”
The White Paper notes that “understanding a new diagnosis is frightening and, because treatments are moving so fast due to developments in science, often confusing. Patients need to realise that treatment strategies will depend on the type of lung cancer, what stage it has reached, their general state of health and more. Add to this the treatment options of surgery, radiation therapy, chemotherapy and established or experimental targeted drugs, plus the various possible side-effects and it becomes a minefield”.
“Healthcare workers must play a vital role in empowering the patient to allow him or her to fully understand the circumstances and make choices,” it adds.
With the increased knowledge of the human genome, physicians can analyse a patient’s genetic make-up —with careful consideration to the tumour cells, which can be unique — and target subsequent therapy to treat the individual patient and the individual tumour.
EAPM says personalised medicine allows scientists to investigate a tumour and try to identify genes to predict for drug sensitivity, or genes that may possibly predict patients who will do better and need no further treatment, or those who might benefit from further treatment. In the future, more and more treatment decisions will be based upon the molecular characteristics of an individual tumour. More research could lead to identifying lung cancer earlier, which would increase the cure rates immensely.
Denis Horgan, EAPM executive director, said: “Personalised medicine for patients with non-small-cell lung cancer is already here. For example, pathologists can perform the most complete and accurate sub-typing of tumours possible. “Next-generation sequencing looks set to allow extensive genetic analysis of single samples, although various technical, logistical and ethical problems – Big Data and data protection, for example – need to be solved.”
“Legislators have a huge role to play here, without a doubt,” Cristian Busoi MEP added.
Regine Deniel Ihlen, from Lung Cancer Europe summed it up, saying: “This is crunch time for Europe. The clock is ticking for patients. But there is time. Time that allows us to put the patients at the centre of their own care but it also means prioritisation is the order of the day. “Better health for citizens and patients is essential to Europe’s prosperity. We cannot grow without healthier citizens that can contribute to the Member Sate and the EU project.”
Among the White Paper’s ‘asks’ are the need for an acknowledgement that lung cancer is one of Europe’s biggest killers and that the European Union can play an important role in helping to tackle the disease.
It adds that the EU should put guidelines in place that will allow Member States to set-up quality assured early detection programmes for lung cancer, and that there is a need for increased public-private partnerships, such as IMI II. The Paper also calls for increased collaboration between pharmaceutical researchers to find the best treatments for patients, which will reduce the cost burden for individual companies in developing treatment.
Finally, it says: “Member States and the EU institutions should act together to overcome the barriers to innovation, including recognising the real value of new treatments and making access to them easier, boosting research across Europe, and including all stakeholders – and particularly patients – in policy formation.”
Press release: Lung Cancer White Paper launched (PDF)
LuCE-EU-Policy-Position-Paper 2015 (PDF)
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Confronting America’s Smoking Pandemic, Part 1: 1939-1966 | See more at: www.cancernetwork.com
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ABRAXANE® Approved by European Commission for First-Line Treatment of Patients with Non-Small Cell Lung Cancer (PDF)
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MEDIA RELEASE – Novartis lung cancer drug Zykadia® recommended for EU approval in patients with ALK+ NSCLC previously treated with crizotinib (PDF)
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PRESS RELEASE – Celgene Receives Positive CHMP Opinion for ABRAXANE® for First-Line Treatment of Patients with Non-Small Cell Lung Cancer (PDF)
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PRESS RELEASE VARGATEF® (nintedanib*)
Ingelheim, Germany, (27 November 2014) – Today Boehringer Ingelheim announced that the European Commission has granted EU marketing authorisation for VARGATEF® (nintedanib*), valid for the 28 countries within the EU. VARGATEF® in combination with docetaxel is indicated for use in adult patients with locally advanced, metastatic or locally recurrent non-small cell lung cancer (NSCLC) of adenocarcinoma tumour histology, after first-line chemotherapy.
“The approval of nintedanib offers a much needed new treatment option for adult lung cancer patients with advanced adenocarcinoma in the second-line setting,” commented PD. Dr Martin Reck, Head of Department of Thoracic Oncology, Lung Clinic Grosshansdorf, Germany and lead investigator of the LUME-Lung 1 trial. “The clinical data has shown that patients receiving nintedanib plus docetaxel experienced over one year overall survival with no further compromise to their quality of life, compared to docetaxel alone.”
Adenocarcinoma is the most common type of lung cancer and the majority of patients are diagnosed in an advanced stage.2 Most patients will experience disease progression during or after first-line chemotherapy and there is a significant unmet need for new, effective second-line treatments.3 “We are delighted by the European Commission’s decision to approve VARGATEF® in the EU and feel extremely proud that our long standing commitment to oncology research and development has brought a new option to lung cancer patients with this specific type of disease,” said Professor Klaus Dugi, Chief Medical Officer, Boehringer Ingelheim. “The approval of VARGATEF® expands our oncology portfolio, following last year’s approval of GIOTRIF® (afatinib) for another specific type of lung cancer. In the idiopathic pulmonary fibrosis indication, nintedanib has recently been approved by the U.S. FDA.”
The approval of nintedanib*, a triple angiokinase inhibitor, is based on the outcomes of the LUME-Lung 1 clinical trial which enrolled 1,314 patients with NSCLC, after first-line chemotherapy.1 Data from the study, published in Lancet Oncology (Feb 2014), demonstrated that compared to docetaxel alone, nintedanib* when added to docetaxel significantly extended median overall survival from 10.3 to 12.6 months (p=0.0359; HR: 0.83) for patients with adenocarcinoma, with a quarter of patients surviving for two years or more (survival at 24 months – nintedanib* plus docetaxel, 25.7% of patients vs. placebo plus docetaxel, 19.1% of patients, p=0.0359; HR: 0.83).1 Nintedanib* demonstrated a manageable adverse event profile without further compromising patients’ overall health-related quality of life.
Adding nintedanib* to docetaxel did not significantly increase discontinuation rates, compared to docetaxel alone.1 Nintedanib* is an oral, twice-daily treatment and is the second approved compound in the Boehringer Ingelheim oncology portfolio. GIOTRIF® (afatinib**) was the first oncology drug from the portfolio to be approved to treat non-small cell lung cancer patients with distinct types of EGFR-mutation positive NSCLC.
References
- Reck M, Kaiser R, Mellemgaard A, et al. Docetaxel plus nintedanib versus docetaxel plus placebo in patients with previously treated non-small cell lung cancer (LUME-Lung 1): a phase 3, double-blind, randomised controlled trial. Lancet Oncol 2014;15:143–55.
- Howlader N, et al. SEER Cancer Statistics Review, 1975-2011, National Cancer Institute. Bethesda, MD, http://seer.cancer.gov/csr/1975_2011/, based on November 2013 SEER data submission, posted to the SEER website, April 2014.
- Hilberg F, Roth GJ, Krssak M, et al. BIBF1120: triple angiokinase inhibitor with sustained receptor blockade and good anti-tumor efficacy. Cancer Res 2008;68: 4774-82
PRESS RELEASE VARGATEF® (nintedanib*) (PDF)
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Lung Cancer: We’re Listening – helping us to better understand life with lung cancer
Lung Cancer: We’re Listening is a survey that uses pictures to allow lung cancer patients and family members from around the world to express, share and compare experiences. The information gathered from this survey will be used to improve lung cancer awareness and support services.
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Go to http://www.wearelistening.info/ to share your experience of life with lung cancer
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“Widower re-creates his wedding day photos with three-year-old daughter”: read the article
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27th September 2013, Amsterdam: New European association for lung cancer patients launched today
Press Release (Pdf)
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Bonnie J. Addario starring at The Steve Harvey Show in USA
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From VITAL OPTIONS lNTERNATIONAL Newsletter – Summer 2013: NEW Videos Released From ASCO 2013
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Breaking News: The Lung Times Newsletter
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Vital Options International – Newsletter – May, 2013
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11th Annual National Young Adult Cancer Awareness Week April 1-7, 2013
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Lung cancer ‘overtaking breast cancer in European women’
http://www.bbc.co.uk/news/health
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Pfizer’s XALKORI® receives Conditional Marketing Authorization from the European Commission for the treatment of adults with previously treated ALK-Positive Advanced Non-Small Cell Lung Cancer In The EU. Press Release
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News from American Society of Clinical Oncology (ASCO)
ASCO: Afatinib Improves PFS, Quality of Life in EGFR Mutation-Positive Lung Cancer
http://www.cancernetwork.com/conference-reports/asco2012/lung-cancer
European Medicines Agency boosts EU transparency with online publication of suspected side effect reports
Best practices on civic participation on active ageing policies
Active Citizenship decided to dedicate a project to the 2012 European Year for Active Ageing and Solidarity between Generations. “Best practices on civic participation on Active Ageing policies” directly falls into the 6th European Patients’ Rights Day, which will be celebrated as every year the 18th of April. This fundamental project will be concluded through the Conference “Active Ageing citizens at the center of EU health policy”, to be held in Brussels the 15th – 16th May 2012.
Newsletter from National Lung Cancer Partnership.
National Radon Action Month: January is National Radon Action Month…